Citazione bibliografica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 22", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.1\022 (1787), pp. 1-8, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1928 [consultato il: ].


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Num. 22

Martedì 14. Agosto 1787.

Livello 2► Venerdì prossimo passato, trà la pioggia benefica, che a ristorarci discese, volò una saetta in Cà Pisani a San Polo, entrò in una camera appartenente alla Vedova Dama, incenerì porzione d’una poltrona, ed un farsetto da donna, ch’era sulla medesima; scorse poi nell’appartamento ed assorbì la doratura d’un quadro, indi agitando il giuoco di campanelle, che ritrovò in suo passaggio, dileguossi senza cagionar altri danni. Grande fu il terrore sparso in quel Palazzo, e nelle abitazioni vicine: ma lode al Cielo, non rimase alcuno né morto, né ferito.

Quasi nel tempo medesimo scoccò un altro fulmine a Murano, sopra un casone dietro al Negozio Bigaggia. Neppur questo offese persona veruna.

La dirotta pioggia poi che cadde la sera della prossima passata Domenica su questa Città, e su molti Paesi della Terraferma, fu invocata dalle comuni preghiere, e per temperare l’aria infocata che tornava ad affannarci, e per abbeverare le aride campagne su cui piangeva i suoi perduti sudori l’agricoltor addolorato. Ma la consolazione fu oppressa dallo spavento, per il vivo fuoco strisciante onde ardeva il Cielo: per il fragore de’tuoni il cui rimbombo assordava; per il fremito e contrasto de’venti, che parea minacciasse le più solide Fabbriche, e per lo scoppio de’fulmini. Non si conta trà le disgrazie il turbine che ad Uriago divelse delle annose grossissime Piante; la Barca di canna che rovesciossi nel Canale della Giudecca; la saetta che colpì il Campanile de’SS. Apostoli, e poi discese nella sottoposta Casa del Fabbro ferrajo, perché nulla è succeduto di peggio. Il terror è un male, che passa col pericolo: ma la perdita de’nostri simili è quella che merita le lagrime dell’umanità.

Solennità Estraordinarie.

Contro le persecuzioni dell’umana malignità, o le ingiustizie del Mondo, è sempre un gran conforto il testimonio interno d’una illibata coscienza, le sue segrete intelligenze celesti: ma son poche quell’anime fortificate dalla Cristiana Filosofia a segno d’esser insensibili a’mali presenti sulla speranza de’beni futuri. Esclusa la jattanza, [2] e la vanagloria, quale più innocente soddisfazione può l’uomo giusto provare quaggiù, di quella che deriva dal vedere compensate le azioni sue dagli applausi sinceri d’un Popolo grato? dalle sue unanime benedizioni? L’esempio commotivo, che diede al partire Sabbato passato dopo pranzo da questa sua Patria, il Signor D. Gio: Battista Biasetti eletto Arciprete di S. Niccolò della Mira, può avere una utile influenza sul destino di quelli, che calcano l’orme, che lo condussero all’attuale sua dignità. Amato e riverito dalli Parrocchiani di SS. Apostoli, giacché non hanno potuto festeggiare il Piovanato a cui aspirava, vollero almeno dargli tutti i pubblici attestati possibili della loro divozione nel giorno che lo divise da essi, il quale fu per lui di trionfo. Gli artigiani della Contrada hanno adornato le mostre delle loro botteghe con tutti quegli apparati che fare si sogliono per l’Ingresso de’Parrochi; dalle finestre pendevano i variopinti tappeti, e i serici addobbamenti; il linguaggio delle Muse era espresso in ogni parte in una quantità di Sonetti e Canzoni celebranti il Soggetto di tanto giubilo. Il rincrescimento di perderlo fu superato dalla compiacenza del suo innalzamento. Nel congedarsi dalle Famiglie più ragguardevoli della Parrocchia fu obbligante, affettuoso, e fece versar delle lagrime miste di dolore, e di gioje. Lo sparo de’mascoli distribuiti nel campo di quella Contrada in quantità non ordinaria, fu l’addio di separazione, che sentir fecesi in gran lontananza. All’affetto di quelli, ch’egli ha lasciati, s’aggiunse l’esultanza di quei che l’acquistano; panegirico amplissimo del sommo suo merito. Erano questi raccolti in alcuni Burchielli parati festosamente, che uniti a molte altre Barche tutte aventi segni di solennità, formarono il suo brillante accompagnamento. Tutti i luoghi che guardano su’canali per cui è passato, furono pieni di spettatori, come se una Regata li avesse mossi.

Il freddo Stoicismo sorride a queste popolari dimostrazioni; ma il saggio imparziale ammira nell’oggetto della pubblica contentezza un merito strasordinario, e gli rende omaggio.

Se ci verrà qualche relazione dalla Mira sopra il suo ricevimento, e sulle Feste apparecchiategli, non mancheremo di darla in luce: ma troviamo tant’avarizia in quelli che dovrebbero spontaneamente arricchire il nostro Foglio di novità, che non ci lusinghiamo d’averla sì facilmente.

In Senato.

11. Agosto.

Armar.

E. Pietro Vettor Pisani Proc. di San Marco.

Allora quando si creò nell’anno 1497. questa Magistratura, non era composta che di due Patrizj, i quali chiamavansi Proveditori ed Esecutori alle cose marittime. Dallo stato provisionale passò questa all’Aristocratica fermezza due anni dappoi, ricevuta dall’autorità del Consiglio di X. e sua Aggiunta, il quale l’accrebbe d’un terzo Proveditore e diedele compimento. A tal epoca li tre Nobili, che la compongono, ebbero il titolo di Proveditori all’Armar. Le loro imcombenze economiche riguardano la marittima Armata grossa e sottile.

Ad Pias Causas.

E. Alvise Zusto.

E. Francesco Lippomano.

E. Gio: Battista Albrizzi 4.

In M.C.

12. Agosto.

Carmerlingo a padova dura mesi 16.

E. Lodovico Maria Soranzo.

Auditor Vecchio.

E. Pietro Alessandro Manolesso qu: Giorgio, fu 40.

Li tre Auditori delle Sentenze fermano un Magistrato, ch’ebbe la sua instituzione nell’anno 1343. La di lui potestà fu in varj tempi ora soggetta a diminuzione, ora onorevolmente accresciuta. Ebbe in delegazione le appellazioni di tutte le Cause puramente civili; onde gli Auditori chiamavansi Avogadori Civili; e nell’anno 1376. il Consiglio di X. loro assegnò un sito distinto delle Riduzioni del M. C.

Entrata.

E. Giov. Diedo di E. Piero Alvise.

Dieci Savj.

E. Marc’Ant. Michiel qu: Giovanni.

6. Del Pregadi

E. Lor. Memo Capo dell’Ecc. Cons. di Dieci, qu: Pietro, fu Consiglier.

E. Giambat. Contarini qu: Simon Proc. di S. Marco, fu Consiglier.

E. Ang. Diedo qu: Antonio Cavalier, fu Consiglier.

E. Alv. Mocenigo secondo qu: Serenissimo, fu Consiglier.

E. Francesco Battaja qu: Giovanni, fu Consiglier.

E. Giovanni Grassi qu: Angiolo, fu Consiglier.

Del Cons. di X.

E. Agostin Barbarigo.

In una Lettera pervenutaci da Treviso intendiamo, che colà sia piaciuta quella che scrisse il Letterato Forestiero alla Signora Giovanna Pavan. Il suo autore c’interroga se sia vero, che Letterato si chiami chi gliel’hà scritta, e chi sia la persona proposta alla Pavan per esempio d’entusiasmo soverchio, e di bel talento tratto dalla vanità fuor di carriera. Sospetta che sia la Signora Sacchetti: ma non trova fondamento al suo dubbio, e dice essere informato, che questa Ragazza sostiensi nelle altezze del suo merito, ed è universalmente applaudita benché i torchj non istridino ad istampare composizioni poetiche in lode sua. Dissente dall’espressione del Forestiero intorno ai Sonetti, ed accorda che non vagliano niente i cattivi, ma sostiene ch’uno di buono può onorare i talenti meglio assai della prosa. Non capisce come chiamandosi Forestiero intorno ai Sonetti, ed accorda che non vagliano niente i cattivi, ma sostiene ch’uno di buono può onorare i talenti meglio assai della prosa. Non capisce come chiamandosi Forestiero dica poi desidero alla mia Nazione de’progressi in ogni genere, né quale Nazione abbia ad intendersi. Bramerebbe conoscerlo, gli protesta stima, ed a noi rivogliesi per esserne pubblicamente informato.

Metatestualità► A tutte questo ricerche rispondiamo: [4] Che la sua Lettera è fedelmente stampata a norma dell’Originale, senza che usato si sia il menomo arbitrio nella sostanza, o nel titolo: Che non manifestiamo la nostra opinione sulla persona in cui la Pavan deve specchiarsi, la quale può essere fallevole; e tacer per prudenza si deve quand’anco tale non fosse: Che non conosciamo lo scrittore Forastiero: e che se lo conoscessimo non per questo verrebbe nominato nel nostro Foglio; stimando sacro dovere di non mai palesare che da sé stesso non manifestassi. ◀Metatestualità

Metatestualità► Un Incognito ci ricerca in un suo Biglietto, che lo caratterizza persona gentile, e inclinata a favorire la nostra impresa, qualche particolarità intorno al matrimonio di Witrite Cappellano di Cromvvell, sapendo che l’aneddoto dev’essere interessante, e protestando di non averlo mai letto con tutte le sue circostanze. È fortuna per noi il potere servirlo prontamente colla traduzione del seguente Articolo. ◀Metatestualità

Livello 3► Racconto generale► La ipocrisia sollevò Cromwell al trono dell’Inghilterra: e durante la sua tirannica usurpazione, tutti i di lui Cortigiani furono furbi: ma non giunsero mai alla raffinata scaltrezza del loro padrone.

Aveva questi un Cappellano chiamato Girolamo Witrite, uomo ardito, ambizioso, e capace d’intraprendere qualunque cosa per il suo innalzamento. Fosse amore, o politica, questo favorito osò di aspirare alla mano di Francesca figlia minore di Cromwel. Era giovine, ben fatto, eloquente, e seppe piacerle. La stretta intelligenza di questi due Amanti, non isfuggì ai guardi attenti del Tiranno dell’Inghilterra. I di lui sospetti erano in apparenza leggieri, e volle che la condotta del Cappellano, e di sua Figlia, esaminata fosse diligentemente da più fedeli de’suoi domestici, prima di prendere veruna risoluzione. Fu avvisato un giorno, che il Cappellano era appresso della sua Bella; egli corse pieno di rabbia a trovarlo, e lo sorprese in atto di baciare a Francesca la mano, ginocchiato a’suoi piedi. Se l’audace amante sconcertato si fosse, è fuori di dubbio, che Cromwell destinato l’avrebbe al supplizio. Ma in vece di sbigottirsi, con tuono di fermezza gli disse:

O Cromvvell, Genio tutelare della Gran Brettagna, degnatevi di unirvi a me, e piegata s’è possibile, l’animo della Principessa vostra Figlia. Io sono prosteso a’suoi piedi, ed ho giurato di non alzarmi, s’Ella non m’accorda in isposa Miss M . . . .  la giovine sua Damigella.

Cromwell fu certamente sorpreso dal discorso del suo Cappellano: ma sì perfettamente egli conosceva tutti i ripieghi della furberia, che mai non rimaneva ingannato. Finse di credergli, e ordinò in quel momento a sua Figlia di non opporsi all’amor di Witrite. Si fece venire sul fatto un Ministro, e Miss M . . . .  e fu celebrato il matrimonio sotto gli occhi del Protettore, che in grazia di questa unione regalò agli Sposi una somma di cinquecento lire sterline, ed in seguito ebbe cura della loro fortuna.

Il Tiranno finse d’essere disingannato: Witrite ottenne ciò che non aveva bramato giammai ed ambidue s’ingannarono vicendevolmente, certi ch’uno non era dell’altro la vittima. ◀Racconto generale ◀Livello 3

Metatestualità► Soddisfatti d’aver potuto rispondere a questa dimanda, lascieremo in avvenire il merito ad altri d’appaga-[5]re la curiosità di quelli, che ce ne facessero d’una natura fuori del ristretto circolo delle nostre cognizioni. Dal deposito della memoria, e da un grosso volume di scartafaccj, cavar possiamo bensì una gran quantità d’aneddoti storici e letterarj, ma se le ricerche non tendono a questi due centri, tutto quello che far possiamo è di pubblicarle, offerendo a’leggitori di questo Foglio l’occasione di farsi onore colle risposte. Ci vorrebbe una copiosa Libreria, e quel tempo che ci manca, per dare alle nostre esibizioni una estensione maggiore. Aprendo un commercio allo spirito coll’accettare e stampare gli altrui quesiti e risposte, e contribuendo a queste il più che possiamo, è tutto quello che si può fare da noi per rendere in qualche modo interessante queste Gazzetta. ◀Metatestualità

In M.C.

13. Agosto.

Aud. Vecchio.

E. Ottavian Zane qu: Zuanne.

Cattaver.

E. Ang. Venier di E. Camillo.

Rason Nove.

E. Aur. Venier qu: Zuanne

Del Pregadi.

E. Prospero Valmarana.

E. Zuanne Gritti.

E. Francesco Vendramin.

E. Francesco Savorgnan.

Del Consiglio Di X.

E. Renien Zen.

All’Incanto.

Gl’Illustrissimi et Eccellentissimi Signori Governatori all’Entrate, si porteranno il giorno 20. del mese corrente al Pubblico Incanto a Rialto, per deliberare per una o due Condotte d’anni due l’una, da cominciar al termine delle attuali, il

Canevino a S. Marco, e il

Bastione a S. Simon Piccolo

Salvo sempre il consenso, e l’approvazione dell’Eccellentissimo Senato.

Tratteninenti Accademici.

La sera delle prossima passata Domenica, li Seguaci di Talia fecero la prova del Giulio Sabino in Roma Tragedia del Signor Cavaliere Greppi Bolognese, che fu rappresentata pochi anni sono dalla Comica Compagnia di questo Teatro di San Gio: Grisostomo. Venerdì prossimo venturo daranno essi la prima Recita della medesima quando le attuali disposizioni alterate non vengano da qualche ragionevol motivo. Siamo informati che si studia con tutta esattezza per emular il valore delle altre Accademie recentemente istituite in queste Città, e speriamo di poter quanto prima notificare al Pubblico il felici progressi anco di questa, com’abbiamo accennato nei primi numeri del Foglio presente.

Oratorj Nuovi.

Mercordì 15. corrente giorno dell’Assunzione di M. V. nella Chiesa del Pio Luogo de’Poveri Derelitti detto l’Ospitaletto, si canterà un’Azione Sacra intitolata Sebà messa in Musica dal Signor Maestro Francesco Gardi. Sarà sostenuta dalle Signore Paola Caldara, Lucia Bianchi, Giovanna Fantinato, Catterina Terzi, e Giustina Lorena. La Prima Parte è chiusa da un Terzetto delle Signore Bianchi, Caldara, e Fantinato, e l’Azione dalla replica d’una Sinfonia militare.

Vengono Ricercate.

Due Camere fornite, o almeno una grande con focolare e che sia chiara. Si vorrebbero trà lo spazio, che stendesi dalla Contrada di S. Bartolommeo a quella di S. Angiolo, o nelle sue vicinanze, tanto dalla parte della Piazza, che da quella opposta. Chi le cerca è uomo solo, e non mangia in Casa. Se qualche onesta Famiglia civile è al caso di prevalersi di questa occorrenza, lo comunichi alla Signora Chiara Todeschini in Calle di Cà Lando a San Luca, che avrà da essa le informazioni necessarie.

Da Vendere.

Una Casa grande atta al servizio di Nobile Famiglia, in Padova, nelle vicinanze di S. Lucia, rifabbricata di fresco, divisa in più Appartamenti, ed in tutte le sue parti in buon essere, con Rimessa grande per Legni, Stalla per dieci cavalli, ed ogn’altra comodità. Contigue ad essa un Casino con cui comunica, che può servire anco separato.

Chi applicasse all’acquisto può intendersela in Padova con il Dottor Luigi Conti, e a Venezia coll’Eccellente Signor Giovanni Cavalli, i quali hanno i documenti della sicurezza dell’acquisto, e sono incaricati del prezzo fissato alla vendita.

Brescia 11. Agosto.

Spettacoli.

Jeri fu giorno di gran gala in Fiera, ove fece anche solenne ingresso S. E. Zuanne Labia Capitanio. Si annoverarono da trecento Carrozze, e queste quasi tutte di moderno disegno. Se ne contarono sedici di nuove, eseguite sui modelli di Parigi, o di Londra. Noi qui abbiamo ora degli Artefici eccellenti nella costruzione di tali macchine, che nulla invidiano agli stranieri. La sontuosità ed il lusso si diffondeva anche nelle Livree, e ne’fornimenti. I nostri Battaglioni di Cavalleria erano messi assai elegantemente, e questi pure seguivano il trionfo dei cocchj aurati; e il tutto insieme formava uno spettacolo di ricchezza, e di grandezza. La notte vi fu gran concorso al Teatro, e tal giorno fu tutto dedicato al piacere, al divertimento, alla comparsa.

Suo Servitore
N. N. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Bastimenti Arrivati.

3. Agosto 1787.

Checchia la Mad. del Rosario Cap. Crist. Cosovich veneto da S. Mauro, con Sale.

Ad. Detto.

Pinco Napol. la Madonna dell’Assunta Capit. Pietro Sposito da Goro, vuoto.

Ad. Detto.

Polacca Napol. la Mad delle Grazie Capit. Pasq. Savarese da Goro, vuoto.

Ad. Detto.

Piel. Mad. della Salute Capit. Gio: Naratich da S. Maura e Corfù con Sale.

Ad. 4. Detto.

Polacca S. Antonio Cap. Vic. Carmeich da Patrasso e S. Maura, con gottoni e sale.

Ad. Detto.

Trab. Pat. Zuanne Supisich, da Zara, con castrati.

Ad. 5. Detto.

Martegana Mad. del Lauro Capit. Giuseppe Tramontana Napol. da Napoli e Messina con marmi, pocellana, polvere di gripola e soghero.

Ad. 8. Detto.

Trabacolo Providenza Divina Capit. Andrea Zenaro da Santa Maura con sale.

Ad. 9. Detto.

Nave Mad. del Scarpello Cap. Zorzi Voivodich da Smirne, e Golfo con Valonia.

Ad. 13. Detto.

Bracera S. Euffemia Patron Francesco Bertoli da Zara con sugo di marasca, e montone.

Bastimenti
Di Partenza.

Ad. 4. Detto.

Cap. Luigi Vianello Veneto per Ceffalonia.

Ad. Detto.

Cap. Franc. Vianello Veneto per Ceffalonia.

Ad. Detto.

Cap. Domenico Vianello Veneto per Ceffalonia.

Ad. 6. Detto.

Cap. Matteo Zar Veneto per Malta.

Ad. Detto.

Capit. Giacomo Robbs Inglese, per Zante e Ponente.

Ad. 7. Detto.

Cap. Domenico Vianello Veneto per Ceffalonia.

[8] Metatestualità► Da mano amica riceviamo altri due Sonetti del Signor Conte Alfieri: uno sullo stesso Soggetto di quello già da noi pubblicato, l’altro sulla Tomba di Dante. Diamo luogo di buon grado al Primo nel Foglio presente, e destiniamo ad un altro il secondo, colla lusinga di far cosa grata agli amatori della Lirica Poesia. ◀Metatestualità

Livello 3►

Visitando
Il conte Vittorio Alfieri
La cella del petrarca sulli euganei.
Sonetto.

È questo il nido, onde i pensier tuoi casti,

Cigno di Sorga, all’aure ivi spargendo?

Qui di tua donna privo, in lutto orrendo

Di tua vita l’avanzo a Lei sacrasti?

In quelle angosce, che sì ben cantasti,

Io pure immerso misero gemendo,

Se di mio supplicar te non offendo,

Vena ti chiedo, che a narrarle basti.

Colei, che sola in vita mi ritiene,

È tal, che ai pregi suoi stil non s’eguaglia.

Sicchè a laudarla lagrimar conviene;

Ma di quel pianto, che a far pianger vaglia,

Di quel, con che scrivendo le tue pene

Movi d’affetti tanti in noi battaglia.◀Livello 3 ◀Livello 2 ◀Livello 1