Gazzetta urbana veneta: Num. 16

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Num. 16.

Mercordì 25. Luglio 1787.

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In Senato.
21. Luglio.
Due All’Entrate Pubbliche.

E. Alvise Zusto. E. Francesco Lippomano. Li tre Senatori, che compongono questa gravissima Magistratura, si appellano Revisori e Regolatori dell’Entrate Pubbliche in Zecca. La loro prima elezione fu fatta nell’anno 1584. Unitamente a’Proveditori della Zecca, e al Collegio de’Savj, riformarono le regolazioni del 1579. Nell’anno 1596. furono pubblicati, in risultato delle loro applicazioni, que’Capitoli che hanno per titolo Regolazioni della Zecca. Provigion del Danaro. E. Antonio Zen. Dall’enormi spese, che fece questa Repubblica, nella difesa del Regno di Cipro contro de’Turchi, nacque la necessità d’obbligare i Nobili, ed i Ministri che sevivano ne’Pubblici Impieghi, a contribuire all’erario Pubblico una qualche parte de’loro stipendj e salarj, relativa alla maggiore o minore utilità, per cui nell’anno 1571. fu creato il Magistrato delli Proveditori sopra Danari che formasi da tre Senatori. Li due Aggiunti si elessero dal Senato nel 1641. Poco tempo dappoi, opera di questa Magistratura così ampliata, comparve quella Redecima sì famosa trà i regolamenti Economici di questo Governo. In M.C.

Il dì 18. Luglio.

Podestà a Chiozza dura mesi 16. Reggimento con pena. Elez. dello Scrutinio confermata dal M. C. E. Antonio Farsetti qu: Daniel.

Pod. E. Cap. A. Treviso.
Prima Prova.

Camerlingo a Treviso dura mesi 16. E. Zorzi Muazzo qu: Z. Antonio. Forastier. E. Dom. Gritti qu: Alvise. Fioriva in tal guisa il commercio Veneto al declinare del duodecimo Secolo, che dalle più rimote Provincio venivano ad istabilirsi in questa Città innumerabili Forastieri. Conseguenza d’un immensa quantità di mercantili affari marittimi, nasceva una faraggine di civili contese: laonde si tolse al Magistrato del Proprio quella facoltà che aveva anco sopra gli Esteri, per darla a questo a’cui tre Giudici apparteneva la giudicatura delle cause trà Estero ed Estero. In progresso di tempo s’estese la loro autorità sopr’altri oggetti indipendenti dall’originaria instituzione di questa magistratura, di cui non esiste alcun antico Capitolare. Sopr’Atti. Questo terzo esperimento non ebbe miglior destino delli due precedenti, ma servì ad annunziare la prossima elezione d’un Patrizio di gran Famiglia a cui mancò un solo Voto, per superare la facoltà negativa. Noi desideriamo, ch’egli torni ad essere nominato nella prossima ventura riduzione del M. C. onde segnar col suo nome il confine a questa opposizion di suffragj. Fontico de’Tedeschi. E. Giacomo Corner qu: Camillo di Santa Termita. Giustizia Nuova. E. Zo. Got. Cati. Li Giustizieri in numero di sei componevano un Collegio instituito nel 1261., e diviso in due Magistrati di tre Giustizieri Vecchj e tre Nuovi nel 1262. A questi restò l’incombenza sopra le osterie, le taverne, e tutti i Venditori al minuto, di vino. Durò fino all’anno 1501. La loro autorità, senz’essere soggetta a vicende: ma in appresso per migliorare la regolazione del Dazio del vino venduto a spina, il Senato creò il Collegio de’Sette Savj al quale vanno in appellazione i giudizj de’tre Giustizieri Nuovi. Cinque della quarantia C. N.

riballottati alla loro ordinaria.

E. Federico Calbo. E. Z. Francesco Manolesso. E. Marc. Aur. Soranzo di Pietro. E. Antonio Maria Valaresso. E. Domenico Condulmer. Solennità Ordinarie. Domenica 22. corrente giorno consecrato a S. M. Maddalena, si celebrò la sua festa nella Chiesa della Parrocchia, dedicata a questa Santa, che pochi anni sono minacciando rovina per la sua antichità, venne riedificata in più ampla e simmetrica forma, ed or ora ridotta alla sua perfezione. Dice il Sansovino che la Chiesa antica fu eretta dalla Famiglia Baffa. Altri aggiungono che la Famiglia Carole divise con quella il merito della sua edificazione nell’anno 1222. Certo si è, che nel sito dov’era vedesi, v’era un Castello chiamato Baffo, circondato dall’acque che scorrevano nell’ora detto Rioterrà, e che il campanile era la torre ad esso adiacente. Nel susseguente Lunedì dedicato al Santo Vescovo e Martire Apollinare vi fu in questa Chiesa, posta nel Sestiero di S. Polo, la consueta annua funzione. Essa fu fabbricata a spese del Nobile Alessandro Scievola da Ravenna, che venuto a piantare il suo domicilio in Venezia, volle segnalare la sua divozione verso il Santo protettore della sua Patria, coll’erigervi un Tempio. Ciò seguì nell’anno 1034. Venne rifabbricata al cominciare del Secolo XV., e solennemente consecrata del Patriarca Giovanni Tiepolo nel 1630. Li Pittori delle cui opere è adorna, sono Andrea Schiavone, Luigi Bensatto, il Palma giovine, il Padovanio, il Mariotti, Giambatista Tiepolo, e Giulio dal Moro. Oratorj Nuovi. Domenica 22. correnti si cantò nel Pio Luogo de’Mendicanti un Oratorio nuovo del celebre Signor Maestro Anfossi, intitolato Ninive Conversa in cui s’espose la prima volta al Pubblico una Fanciulla nominata Francesca Darduina. Le Signore Sacchetti e Pavan ottennero gli applausi meritati dalla loro singolarissima abilità. Commercio.

Metatextualité

In adempimento della pubblica nostra promessa, ecco un’esattissima informazione dell’origine, e stato nascente della Compagnia di commercio, che si và formando in questa Città, per il mar nero, tratta da incontrastabili autentici documenti.
L’Eccellentissimo Magistrato de’cinque Savj alla Mercanzia, sempre inteso a dilatare i rami del Veneto commercio, ed a farne fiorire di nuovi, non trascurando mai mezzo alcuno di render utili al pubblico il suoi grandi oggetti, si valse del Signor Dottor Michel Angiolo Parri, allorché trovavasi in Russia per affari mercantili, onde ritrarre que’lumi che valevoli fossero ad intraprendere trà questa Nazione e quel vastissimo Impero, una vicendevole negoziazione. Ritornato il suddetto in Venezia, ebbe l’ordine di comunicare le sue scoperte alli Mercanti di questa Piazza, acciocchè potessero con fondamento agire in conseguenza delli benefici Sovrani impulsi, ricevuti da’Capi della medesima, relativamente alle pubbliche deliberazioni del 21. Decembre 1786, emenate sulla proposizione dell’Eccellentissimo Pietro Pesaro Savio in Settimana, il cui zelo indefesso ebbe sempre in mira i vantaggi della Nazione, e lo rese uno de’più riputati Soggetti, che compongono le Auguste Assemblee del Collegio, e del Senato. Non avendo trovato la Società Mercantile, combinabili cogl’interessi suoi le viste della Sovrana Munificenza, il Magistrato de’Cinque Savj ordinò al Dottor Parri di proccurare un Saggio effettivo dell’accennato commercio, valendosi di que’mezzi, che la sua esperienza trovassi i più convenienti. Si prestò il medesimo all’esecuzione de’venerati comandi tentando di formare una privata Compagnia, sotto gli auspizj dell’Eccellentissimo Senato, che dichiarò la sua protezione alla cominciata Impresa, con li Decreti 2. e 30. Giugno p. p. il Primo per opera proponente del venerando Statista E. Francesco Foscari, i cui giorni sono raccomandati al Cielo de’voti pubblici, il Secondo per mezzo di E. Francesco Battaja la cui attività e fermezza segnalate si sono in molte onorevoli congiunture. Ci è giunta oggi una Lettera di Vicenza, a tempo di potere aver luogo nel Fogli presente, non meritando l’esclusiva come qualch’altra.

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Lettre/Lettre au directeur

Signor Gazzettiere.
L’improvviso e terribile Oragano, che atterrò la maggior parte del nostro Anfiteatro in Campo Marzio, colla perdita di due persone, e molte di ferite, fu una ragione per cui il Pubblico ancora spaventato da sì orribile caso, non ascoltò con animo tranquillo la nuova Opera posta in iscena il giorno di tale disgrazia; sicchè non ebbe quell’esito felice che si sperava, anzj si può dire che in quella sera sia interamente caduta. Anco la Signora Pozzi, fosse per cattivo umore, o per altre sue ragioni particolari, ha contribuito in gran parte alla sua decadenza. Oggi poi tutto si è cangiato. L’Opera è alle Stelle, la nostra Prima Donna ha cantato sorprendentemente, e il Signor Bruni ha superato sé stesso, sì per l’armoniosa sua voce, che per il suo modo di recitare. Li migliori pezzi di questo Dramma sono la Cavatina del Primo Uomo, l’Aria d’agilità della Prima Donna, e due Rondeaux di queste Prime Parti nell’Atto Secondo, ma in particolare quello della nostr’amabile Pozzi, che può dirsi inimitabile. In Campo Marzio lavorasi a precipizio, e si spera che mediante l’indefesso travaglio de’nostri disgraziati ma veramente intrepidi falegnami, l’Anfiteatro sarà in pochi giorni rimesso nel suo stato primiero, e potranno aver effetto gli annunziati Spettacoli.

Vicenza li 24. Luglio.

Metatextualité

Dalla Posta di Padova, riceviamo una Lettera, che ha tutti i segni d’essere scritta in questa Città, e consegnata a qualche portatore di Lettere, per farcela avere. Veramente diranno con ragione li nostri Leggitori, che non potevamo darla in luce, senza mancar alle nostre promesse; ma sò che molti trà essi amano di divertirsi, e non bisogna lasciarsi scappare tutte le occasioni di far ridere la gente di buon umore. A tal oggetto ci facciamo lecito di sottoporre agli occhi del Pubblico, l’invito contenuto nel Foglio seguente.

Niveau 3

Lettre/Lettre au directeur

Signor Gazzettiere.
Il desio d’acquistare un nome perenne, ed il riflesso di dare esteso campo alla letteraria Società di divertirsi, mi spinse vergar questo foglio. Un animo allevato sino da suoi primi anni nel seno delle ridenti Grazie, e nudrito del latte più puro delle Castalie Sorelle non può certamente, che beare gl’altrui animi co’melliflui versi, ed armoniosi. Io senza dubbio sono uno di que’tali dal cielo favorito per la Poesia di un estro sublimissimo coltivato sempre ne’giardini più fioriti, e deliziosi d’Elicona. Li miei Versi ponno dare a suoi Assocciati un piacere non indifferente. Avrei avuto mille composizioni che non senza qualche onore avrebbero potuto incontrare la publica (sic.) luce, ma mai si mi presentò più propizia occasione. Il Campo ora mi si è aperto, sorga qualche bel spirito, e diami materia di verseggiare, che io qual annoso Abete saldo ed immobile a burascosi venti farò forza per respingerli. Stò attendendo intanto motivi di scrivere, e mi dò l’onore di servirla. Devotissimo Servitore.
Carlo Gaudenzio uno d’Associati.

Avviso
appartenente alla Vendita di questa Gazzetta.

Metatextualité

Si fa noto a quelli, che non essendosi assocciati al nostro Foglio, sogliono prenderlo di volta in volta, o ricercano de’numeri per perfezionare la Raccolta, che mancano l’uno e il due, i quali non si danno separati nè dal Colombani né dagli altri Libraj della Terraferma, onde chi volesse averli tutti non potrà essere servito che in assocciazione, essendo destinate per essa le poche copie perfette, che restano libere; che veramente son poche a dispetto di chi dice e vorrebbe che fossero molte, onde verificare i maligni presagj suoi sopra la nostra impresa. Prescindendo dalli due Primi, offeriamo però gli altri numeri a chi li bramasse, i quali separati si danno dal Colombani dispensatore di questa Gazzetta.

Ricerca.
di Libri.

La Persona, che ricercò le tre Opere accennate in uno de’passati nostri Fogli, ritrovò l’Iconologia di Parma, ma vorrebbe anco il Vocabolario della Crusca Edizione di Firenze; e rinnova al Pubblico le sue raccomandazioni. Chi l’avesse, e volesse privarsene lo significhi al Colombani. Chi avesse due mezzadi forniti o da fornire, ad uso d’Interveniente, nella Contrada di San Moisè, o di S. M. Zobenigo, o di S. Fantin, o anco di S. Angiolo, lascj una memoria scritta dal Pirier in campo a S. Bartolommeo, che la persona da cui son chiesti, si porterà a vederli. Oggi, 25. Giugno il Serenissimo M. C. elesse alla Magistratura Sopr’Atti il N. H. E. Odoardo Collalio. Riforma del Calendario.

Metatextualité

Giacchè abbiamo rinvenuto un articolo, in un’Opera francese, che può appagare la ricerca di chi brama de’lumi su questo soggetto, e non dispiacere a molti de’nostri Lettori, che non isdegnano di trovare in questi Fogli delle materie astratte e dal loro scopo rimote, ci diamo la soddisfazione di pubblicarlo cosi tradotto.

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Allorchè il Calendario su riformato, sotto il Pontificato di Gregorio XIII, la Regina Elisabetta, ch’era poco disposta ad approvare tutto ciò che veniva da Roma, non volle che i suoi Popoli s’assoggettassero a quel nuovo modo di contare: e ad esempio suo, la Provincia d’Utrecht, la Città di Ginevra, e alcuni altri Principati d’Allemagna, che s’erano separati dalla Chiesa Romana, serbarona l’Era Giuliana, che allora si chiamo Vecchio Stile. Può dirsi che l’Anno non ha ne principio né fine: e per ciò i Greci lo nominavano Eniauto, che significa reiterazione, e ritorno a sé medesimo. Il suo geroglifico è un Serpente che ringhiotte la propria coda. Alcuni l’hanno cominciato dalla Primavera, altri dall’Autunno: ti Cristiani dalla Circoncisione che viene il primo di Gennajo: gli Astronomi dal mese di Marzo allorchè il Sole entra nel Segno del Montone, e che il mese d’Aprile è ful punto d’aprire il seno secondo della Natura. La divisione dell’Anno in quattro Stagioni, ciascuna delle quali è di tre mesi composta, non è ignota ad alcuno: ma si può offervare, che le quattro parti del giorno divise in sei ore l’una, rappresentano queste quattro Stagioni dell’Anno: il mattino la Primavera: il Mezzogiorno l’Estate: la sera l’Autunno: e le sei ore, tre che precedono la mezzanotte e tre che ad essa succedono, l’Inverno. Da questa divisione possiamo calcolare i diversi movimenti, che sentono il corpo e lo spirito, nel corso della giornata e dell’anno. Sulcominciare del Cristianesimo, i tempi si contavano per Olimpiadi ognuna delle quali era d’anni cinque. Ma fotto l’Impero di Giuliano, nell’anno 532. Di G. C. Si cominciò a contar l’anno dalla nascita del Salvatore. Il Papa Gregorio XIII. Osservè nel 1582, che a noverare esattamente, l’anno aveva 365. Giorni, 5. Ore, 49. Minuti, e 16. Fecondi. Sotto di Giulio Cesare l’anno contavasi di 365. Giorni e 6. Ore intere; e questa differenza di quasi 11. Minuti, nel corso di 134. Anni, formava un di interno, per cui succedeva talvolta che trà il giorno di Pasqua e l’Equinozio, v’erano due mesi, contro la prima instituzione di questa Festa, che sempre doveva essere celebrata la Domenica dopo il plenilunio che fa l’equinozio di Primavera. Questo Papa dunque levò dieci giorni, per l’errore che poteva esser corso a motivo degli 11. Minuti, dalla nascita di G. C. fino all’anno 1582. Vale a dire quando per l’uso antico, da noi chiamato Era Giuliana, contavasi gli undici del mese, il suddetto Pontefice non contò che il primo. Essendo il suo calcolo trovato il più giusto degli altri, si ricevè da quasi tutta l’Europa, e per distinguerlo dall’altro si nominò Era Gregoriana.

Metatextualité

Agli amatori delle cose Patrie, non potrà che piacere la cognizione che l’anno trà noi comincii dal Marzo, secondo i metodi dell’Astronomia, sebbene gli veneti antichi fossero determinati da divota cagione a principiarlo dal mese suddetto. Intendasi qui di que’leggitori, che non son dotti, che alli dotti facciamo una prosondissima riverenza, e rispettiamo il loro sapere.

Lettere
Che abbiamo ricevuto nella Settimana presente.

Metatextualité

Speravamo, che il silenzio dell’Accademico Planetario segnar dovesse il termine alla contesa sul canto delle cicale, ed eravamo disposti a non dir più nulla su tale argomento, se la questione ravvivata veniva da qualch’altra parte. Ma un erudito Foglio a noi pervenuto da chiozza, ha più potere del fatto proponimento, e defraudar non vogliamo il Pubblico d’un pezzo, che giustisicando la ricerca dell’Accademico, abbatte l’argomento più forte di chi gli diede quella lunga risposta, che abbiamo stampata. Riferbiamo ad un altro numero di questa Gazzetta, l’accennata Lettera, se in questo non potremo inserirla. Ce ne giunse un'altra da Brescia, ma ci perdoni chi la scrisse se la condanniamo all’obblio. Quand’egli c’invierà qualche cosa di meglio, come promette, non mancheremo di soddisfare la sua volontà. Un Vicentino ci narrò in una terza Lettera le recenti disgrazie della sua Patria, ma con tanto difordine, e con una confusione tale, senza dettagliare i fatti, e dir nulla che non si sappia, che questa pure merita il destino di quella di Brescia. Tanto più che contiene foltanto ciò che v’era in una Relazione venduta jeri per le strade die questa Città, il cui compositore ha moralizzato col solito tuono che s’ufa all’occasione de’Giustiziati.
Ritorno di Patrizj. Lunedi 23. corrento alle ore venti circa, tornò a questa sua Patria Sua Eccell. Co: Carlo Aurelio VVidman, dopo aver compiuta la sua carriera marittima coll’ultima carica di Capitan delle Navi. All’atto che sbarcò al Lazzeretto Vecchio, tutti i Legni che si trovano in quarantena nel Canal dei Marani, l’hanno salutato con replicati tiri di cannone, che sentir fecero il loro strepito a tutta questa Città. Giunse sul Bastimento di Capitan Domenico Ballarin venuto da Corfù. La esultanza della Marina Veneta su un tributo giustissimo reso alla sua virtù. La voce comune del Popolo non inganna. Basta parlare con che l’hà servito, e combinare tutte le relazioni che son venute dal Levante intorno a questo coltissimo ed amabile Cavaliere, per trovar ogni lode insegriore al suo merito, e per rendere omaggio alla magnanimità del suo cuore, ed alle doti rarissime del suo docile spirito. Cariche in Vendita. Quaderniere alla Cassa Dazj, e Cassa grande alle Biave. Scontro alli Prò in zecca. Scontro Masser all’oro in Zecca. Scontro in Pena alli Governatori dell’Entrade. Scontro in Don alli Governatori dell’Entrade. Quaderniere alla Sanirà. Dazj. D’ordine di S. E. Giacomo Boldù Camerlingo alla Cassa dell’Eccelso Consiglio di X. Si fa intendere, che si esporrà al pubblico Incanto al Primo del prossimo venturo Agosto, il Dazio di vino A Spina della comunità di Buje incamerato per debiti dalla Cassa suddetta. Verrà deliberato a norma della Terminazione dello stesso Eccelso Consiglio, del di 27. Luglio 1768.

Metatextualité

Giacché ci resta il vacuo necessario per la Lettera di Chiozza, la diamo in luce nel Foglio presente.
Signor Gazzettiere.

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Lettre/Lettre au directeur

Rileggendo l’altro giorno i pensieri di versi del Co: Algarotti per rinvenirvi un detto, che mi ricordava d’aver una volta quivi veduto, il quale faceva a un certo mio proposito, ecco che mi si para dinanzi agli occhi il quesito proposto nella di Lei Gazzetta al numero 6. Da quel Sig. Accademico Planetario sul canto delle cicale; il quel quesito veramente io m’avea dimenticato d’aver letto, come di cosa di cui forse allora io non ne avrò fatto caso. Nel settimo Tomo delle opere di questo illustre Scrittore dell’edizione di Livorno Egli dice cosi:

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Citation/Devise

“Donde mai viene che i Greci, nazione fornita di organi cosi dilicati, amavano talmente il canto delle Cicale? Anacreonte le chiama dolci profeti delle State: Omero qualifica la voce loro di voce fiorita, di voce gigliata, secondo che traduce il Salvini; e Teocrito per lodare il canto di un pastore lo mette sopra quello di una Cicala, come noi lo metteremmo sopra quello di un rosignuolo, o di un’Egiziello. Virgilio chiama le Cicale rauche, e con orecchio men fino dei Greci diede loro un epiteto assai più giusto.
Veh, dissi, non si potrebbe egli quasi credere che il Sig. Accademico avesse tolto da questo Autore la sua domanda? Ma i begl’ingegni s’incontrano, e voglio anche persuadermi che cotesto signore, siccome uomo ingenuo e sincero, non voglia poi farsi bello delle altrui penne, ne moveat cornicula risum furtivis nudata coloribus. E mi determina a credere che possa essere stato pensier suo, il vedere ch’egli attribuisce ad Omero la denominazione di dolci profeti della State data alle Cicale, quando Algarotti la fa di Anacreonte con più verità ed esattezza. Nondimeno io compartisco il Sig. Accademico, perché supponendolo uomo di moltiplice lettura massime di poeti greci, non è maraviglia che nell’atto di scrivere abbia confuso queste idee; essendo pur vero che alle volte la nostra memoria al maggior uopo ci tradisce. Siccome anche l’Algarotti pare che abbia fatta una piccola confusione dicendo che il Salvini traduce voce fiorita, o gigliata, perché a prima vista si crederebbe che questo fosse nella sua traduzione di Omero; ma ivi traduce voce dolce.
Il seguito nel Foglio venturo. Morti. Il Signor Paolo Rubelli della Fam. de’Tintori alle Pietà.