Gazzetta urbana veneta: Num. 13
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Num. 13
Belle Lettere. Il signor Abbate Cunicchio è notissimo alla Letteraria Repubblica per la sua
pretta purità Virgiliana nella Lingua Latina, ch’egli tante volte fece gustare a dotti ne’suoi
elegantissimi Versi. La sublime sua Musa, il cui canto celebra gli oggetti della pubblica
estimazione, e gli ingegni che si sollevano dal comun merito, ha deguamente lodata la Versione degli
Epigrammi Francesi fatta con tanta felicità dal Signor Conte Carlo Roncalli col seguente.
Epigramma.
Cunichius Roncallio Roncalli, vincis que vertis Carmina; Musa Gallica succumbit semper & Ausonia. Et quidquid falsum scripsit lepidumque, lepore Miratur fieri falsius usque tuo. Perge opus ob magnum late clarescere; perge Externas patriis vincere divitias. Autoria inter pres antistas cuilibet: que Do Autor cecinit, doius epse canis. La edizione di questo bel Libretto del Signor Conte Roncalli fu fatta a sue spese in Parma dal celebre Signor Bodoni, il cui merito nell’arte tipografica fa che l’Italia superata non resti da’torchj della Francia, e dell’Inghilterra. In piccola forma questo più dirsi il capo d’Opera della sua abilità. Il Nobile autore ne ha regalate le copie generosamente agli Amici suoi, ed alle persone che godono il suo favore, legate in pelle ed ornate con ricchezza, e buon gusto. Ma il pregio intrinseco dell’Operetta, e la bellezza della stampa la resero sì ricercata, che il Signor Conte non può più soddisfar le premure di chi gliela chiede. Siamo lusingati di vederne trà poco una seconda Edizione in questa Città, che se non potrà reggere al confronto della prima, servirà almeno a provvedere chi con molta ansietà la ricerca.
Bastimenti arrivati Adì 10. Luglio 1787. Pielego Natività dalla Madonna Pat. Nat. Petich, da
Cattaro con formaggio morlacco. Ad. Detto. Trabacolo Mad. delle Grazie, Pat. Mat. Zara,
da Zara con Bovi e oglio di portata. Ad. 11. Detto. Pielego, Gesù Gius. e Maria Pat. Triffon Bamba
da Corfù con Vallenia. Ad. Detto. Sciambecco Mad. del Rosario Cap. Zuanne Biscuchia da Mosconizzi
con oglio, placche di rame, e poca cera. Ad. Detto. Nave Penelope Cp. Andrea Marinovich da
Costantinopoli e Corfù con attrezzi Pubblici di rifiuto, e diversi tramessi. Ad. Detto. Checchia S.
Eussemia Cap. Leonardo Davanzo da Alessandretta, Cipro, Zante, e Corfù, con filadi, gottoni, droghe,
telarie, vino Cipro, rame et altro. Ad. 12. Detto. Piel. S. Anna Cap. Cristofolo Sbutega da Napoli
di Romania con formaggio moriotto. Ad. Detto. Checchia la B. V. Cap. Angiolo Favro da Corfù e S.
Maura con sale, vallonia et oglio. Ad. Detto. Polacca Ss. Rendetor Cap. Silvestro Bevilacqua da
Malta e S. Mauro con sale, e poco formaggio di grazie. Ad. Detto. Gallion Mad. dei Carmini Cap.
Pasqu. Molena da Malta e S. Maura con sale e oglio. Ad. Detto. Pielego S. Antonio di Padova Patron
Zuanne Calegari da Spalatro con pelami, lane da calcina, cera, pelo di camello, zenie & altro.
13. Detto. Nave Mad. del Buon Consiglio Cap. Dom. Daltin da Malta e S. Maura con sale, e pochi
gottoni & oglio. Ad. Detto. Checchia la Venere Cap. Zuanne Zambella da Malta e S. Maura con
sale. Nota de’prezzi da pagarsi dai Signori Forestieri alle Locande Nobili di Vicenza, cioè allo
Scudo di Francia, al Cappello, ed alle due Rode, in occasione dell’Opera, che si rappresenta nel
Teatro di detta Città, rassegnata dei Locandieri all’Eccellentissimo Sig. Capitan Grande. Pranzo di
tre portate alle Nobile, cioè Prima portata 6 Seconda. 6 Rilevi 2 Deser Piatti 8 L. 8 per Testa.
Cena la sera. Ambigù Piatti 6 Frutti e Formag. 6 L. 4 per Testa Camera a due Letti. L. 8
Con un Letto solo. L. 5. Per Camera. Per la Servitù per dormire L. 10 a Testa. Le Candele di cera si
pagano a parte. Pranzo Mercantile, cioè Due Suppe. Due Lessi. Una Frittura, non di Lattecchj. Un
Rosto. Un Antrè Roba salata. Insalata. Un Piatto di Pasticceria. Frutti. L. 5 per Testa. Cena la
sera Ambigù, Piatti. 5 Frutti Piatti 4 L. 3 per Testa. Camera a due Letti. L. 6 Con un solo L. 4)
Per Camera Per la servitù come sopra. Candele di cera c. 5. Notata di Cavali L. 2 Rinfresco di
Cavalli L. 1 Per cavallo. Tutti quelli, che desiderassero un trattamento maggiore de’sovraccennati,
saranno puntualmente serviti dai respettivi Locandieri.
Sabbato 14. Luglio 1787.
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Metatextualidad
Un Gazzettiere è sempre soggetto a ricevere disgusti ed a darne. Per
quanto nella sua pericolosa navigazione destramente veleggj ora a poggia ora ad orza, è impossibile
che per ischivare uno scoglio non urti in un altro. La destrezza, l’arte, l’ingegno ponno fargli
schivare un naufragio, ma non esentarlo dagli scossi delle burrasche. Cominciamo ad isperimentare
queste dispiacevoli verità. Per non inserire nel nostro Foglio una rancida Novelletta, che nausear
poteva i Lettori, l’Anonimo che ce la diresse, certamente sarà malcontento di noi. I proprj parti
non mai si reputano indegni da chi li ha creati: e le cose altrui, che si traducono, o si adottano
per buone, non si vogliono mai creder cattive a fronte delle più gravi autorità, che d’esse
decidono. Ora siamo nella ingrata necessità di ricusare ad un altro incognito la soddisfazione che
vorrebbe, di vedere stampata in questa Gazzetta una Lettera speditagli da Treviso, e la Risposta da
lui data ad essa. Noi non potremmo servirlo senz’annojare il Pubblico, ch’esige i più rispettosi
riguardi, e tollerar non potrebbe, vere o false che sieno, delle freddure da conciliare il sonno.
Ciò quanto ai disgusti ch’altri ricevono necessariamente da noi. Passiamo a quelli, che noi
riceviamo dagli altri. L’aprire agli uomini una comunicazione de’loro bisogni, e de’loro pensieri,
senza ch’abbiano a tollerare il menomo aggravio, è certamente un oggetto da meritare la loro
riconoscente benevolenza. Sinora abbiamo dato luogo a tutti i ricorsi, e sappiamo certamente che
alcuni ebbero l’effetto desiderato. Ma l’umana malignità, che aguzza il suo diabolico ingegno per
introdurre il veleno fino negli antidoti, al contrario dell’utile Farmacia, che adopra delle parti
viperee nella composizione de’più salutari rimedj, ha trovato il modo di rendere la nostra penna
ministra innocente d’una burla, che inquieta un iracondo artigiano. Fu recata la sera del prossimo
passato mercordì, da persona incognita, una Lettera al Colombani, scritta a nome del Signor Giacomo
Pompeati, in cui venne pregato di consegnar al Gazzettiere un Avviso inserito nella medesima per la
vendita d’uno Specifico contro della Sordità, assegnando il ricapito dal Piati Calderajo
in Contrada di San Canziano. Nella sera medesima data ci fu la Lettera e l’Avviso da un amico del
Pompeati, che non avendo conceputo sospetto alcuno, ci esortò a secondare la scritta premura. A solo
fine di giovare al creduto dispensatore dello Specifico, ed alle persone che d’uopo ne avessero,
abbiamo senza esitanza collocato l’Avviso in fine del Foglio del Mercordì p. p. Tosto che fu letto e
diffuso, si scopri ch’era una maligna invenzione per metter in ridicolo tanto il Pompeati che il
Piati, ch’ambidue sono sordastri. Manifestiamo l’inganno per impedire ogni futura ricorrenza al
calderajo, ch’è sulle furie, e facciamo sapere al bell’ingegno che scrisse l’avviso, che si fanno
tutte le possibili indagazioni per la non difficile riconoscenza del suo carattere, ond’abbia a
pentirsi d’aversi fatto giuoco di due galantuomini, che meritano d’essere rispettati; di noi che
abbiamo per oggetto soltanto il diletto e l’utile de’nostri Leggitori; ma quel ch’è peggio del
Pubblico, per cui chi non ha riguardi è ben degno d’un castigo, che servir possa d’esempio.
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Ejemplo
Moderazione da Saggio
opposta ad un ingiusto risentimento. Vivono sotto un medesimo tetto, senza mai parlar di dividersi,
Passati ambidue a villeggiare in un bel Palazzino, contava il prodigo sopra venti botti di
vino, e sul formento vicino al ricolto, per ammassare cinquecento zecchini da fare un viaggio con
una Virtuosa, che ricusa sempre Teatri senza mai avere un trattato. Era già vicino ad istabilire
l’accordo con uno di que’Negozianti discreti, che sogliono comperare il grano in erba, quando dalla
Città gli fu recato un sequestro a cauzione d’un suo creditore, ch’era mezzo rovinato per lui, e non
poteva aver mai che delle promesse, e delle belle parole. Un colpo di fulmine l’avrebbe meno
stordito. Dalla confusione passò al furore, e disse quanto gli venne in bocca. Il compratore non
volle trattenersi nemmeno un momento di più: fece attaccar i cavalli, e andò a fatti suoi. Le ragioni del saggio Fratello non valsero a placare il vizioso. Questi tornò in Città, e ripieno
d’uno spirito di vendetta se la intese con due Sicarj, de’quali s’era servito in altre occasioni,
per far bastonare il suo creditore. Gli tenne dietro il Cavaliere prudente, e col suo credito trovò
in poch’ore un centinajo di zecchini. Con tale scongiuro alla mano si fece palesare il reo disegno
dal disperato, onde potè far avere lo sfratto a’due manigoldi, e impedire il delitto. Arrossite, gli
disse poi, d’aver meditata un’azione sì turpe. Imparate da chi ci governa. Gli atti di Giustizia
hanno vigore anche contro di loro, e le Leggi ricevono forza dal sottomettere alla loro autorità i
legislatori medesimi.
Allorché il Prodigo si trovò provvisto d’un centinajo di zecchini corse dalla sua teatrale
Bellezza, e passò seco lei a Milano. Ne perdè al giuoco sessanta il primo giorno in cui v’arrivò, e
si ridusse in capo a una settimana senz’avere più un soldo. La Virtuosa compagna consultò allora la
sua direttrice virtù, e decise d’attaccarsi a un Inglese con cui è passata a Torino, consigliando
prima il suo amante a tornare alla Patria ed a mettersi in grazia di Dio. Rimasto senza denari, e
senza quella fedelissima Amica, non sa più come fare per mantenersi, e accheta il Locandiere
prolungando da un ordinario all’altro le sue speranze d’una cambiale ch’è in viaggio, e mai non
arriva. Toccherà al Fratello a supplire a tutto, la cui economia sembra che debba servire a vizj
dell’altro. Questa fraterna bontà avrà del mistero per la maggior parte delle nostre Famiglie nelle
quali l’unione è la qualità più rara che in esse ritrovisi.
opposta ad un ingiusto risentimento. Vivono sotto un medesimo tetto, senza mai parlar di dividersi,
Nivel 4
Retrato ajeno
due Nobili Fratelli d’una Città dello Stato Veneto, che s’uniscon sì
bene ne’loro pensieri, e nelle lor operazioni, come s’unisce l’acqua col fuoco. Il maggiore non ha
bisogni, perché illeso dalle passioni, e da’vizj. Ama la lettura de’buoni Libri, ma li prende ad
imprestito per non ispendere. Schietto nel vestire, frugale nel vitto, spende più ne’suoi Servitori,
che per se medesimo. Occupato continuamente nelle più ragguardevoli Cariche della sua Patria, ne
sostiene nobilmente la loro dignità, con un tale disinteresse, e con un zelo del pubblico bene, che
lo rende a tutti stimabile e caro.
Nivel 4
Retrato ajeno
Il minore non ha mai denari che gli bastino a saziare la sua
prodigalità. Non sa nemmeno leggere, e chiama le Lettere una pubblica pestilenza, come chiamavale
l’Imperatore Licinio. Tutte le mode son sue, e vuole nella tavola una voluttà da Sardanapalo. Non
gli viene mai conferito alcun posto onorevole, perch’è ben conosciuto. Carico di debiti fino alle
ciglia, non ne accresce il numero perché non trova più chi gli creda. Per reggere a’disordini d’uno
scialacquatore così rovinoso, bisogna che la saviezza del primo sia d’un carattere inimitabile.
Nivel 4
Ejemplo
Questa sentenza ci risveglia la memoria d’un passo Storico della vita
di Giacomo Primo Re d’Inghilterra, che molto viene a proposito. Fu egli arrestato un giorno nella
sua Carrozza da’birri della Giustizia. Le sue Guardie scagliarsi volevano sopra quella canaglia, ma
il Re lo vietò, e chiedendo la cagione del proprio arresto, seppe che s’eseguiva ad instanza del
Sellajo di Corte, creditore da alcuni mesi di cinquanta lire sterline. Egli lo fece pagare sul
fatto, e disse queste memorande parole: Non v’è niente di più giusto che chi fece le Leggi le
osservi: perch’esse da ciò ricevono tutto il loro vigore.
Nivel 3
Carta/Carta al director
Portogruaro. Ogni Artigiano, che nella sua professione distinguesi,
ha un diritto alle lodi del Pubblico. Le Muse si sfiatano per celebrare i trilli di tante Regine da
scena, e i salti de’Ballerini, e poi giacciono nell’obblio i meriti di cert’ingegni privilegiati
dalla natura, per non trovare una penna che li faccia conoscere.
Nivel 4
Ejemplo
Certo Matteo Ruberti di Ceneda orologiajo, venne ad istabilire la sua
dimora in questa Città. Si mise ad accomodare campane, e vi riuscì quanto meglio si poteva sperare.
Ne fa fede una da esso ridotta a perfezione, ch’è molto grande, nella Chiesa Parrocchiale e
Collegiata di S. Andrea di questa Città; quella della Villa di Teglio, e molt’altre campanelle tutte
per opera sua rese giuste e sonore. D’una ne fuse un pezzo, e la ricompose poi nelle sua integrità
colla solita felice riuscita. Questi esperimenti propizj hanno reso chiaro il suo nome, e chiamare
lo fecero in varj Paesi dov’egli è passato ad esercitare la singolarissima sua abilità.
Li patti da esso accordati sono di perdere la fattura quando non gli viescisse bene il lavoro.
Quest’uomo rozzo d’esterno, ma d’un ingegno sì fino, non sa nemmeno parlare, e sembra il più stolido
di tutti i viventi. Non sarà il primo a dare un esempio di sommo merito senz’eloquenza. Il celebre
Ferracina, Archimede della Meccanica, era una statua in cattedra, e confondeva l’Accademie col
linguaggio delle sue operazioni.
Metatextualidad
Tocca a Voi, Signor Gazzettiere, a pubblicare i talenti del Ruberti,
non meno per fargli aver delle lodi, che per informare chi avesse bisogno della sua abilità, e per
onorare la di lui Patria. Accogliete di buon grado questa notizia, e datemene un contrassegno
coll’inserirla nel vostro Foglio, ch’io non mancherò di somministrarvene in avvenire dell’altre,
quando le crederò degne di stampa.
Cunichius Roncallio Roncalli, vincis que vertis Carmina; Musa Gallica succumbit semper & Ausonia. Et quidquid falsum scripsit lepidumque, lepore Miratur fieri falsius usque tuo. Perge opus ob magnum late clarescere; perge Externas patriis vincere divitias. Autoria inter pres antistas cuilibet: que Do Autor cecinit, doius epse canis. La edizione di questo bel Libretto del Signor Conte Roncalli fu fatta a sue spese in Parma dal celebre Signor Bodoni, il cui merito nell’arte tipografica fa che l’Italia superata non resti da’torchj della Francia, e dell’Inghilterra. In piccola forma questo più dirsi il capo d’Opera della sua abilità. Il Nobile autore ne ha regalate le copie generosamente agli Amici suoi, ed alle persone che godono il suo favore, legate in pelle ed ornate con ricchezza, e buon gusto. Ma il pregio intrinseco dell’Operetta, e la bellezza della stampa la resero sì ricercata, che il Signor Conte non può più soddisfar le premure di chi gliela chiede. Siamo lusingati di vederne trà poco una seconda Edizione in questa Città, che se non potrà reggere al confronto della prima, servirà almeno a provvedere chi con molta ansietà la ricerca.
Nivel 3
Relato general
In un Caffè dove seggono a scranna degli uomini dotti, e
de’saputelli, nacque l’altra sera una Letteraria contesa intorno al merito del Signor Conte Vittorio
Alfieri di Asti. Chi lo voleva il più gran Tragico Poeta ch’abbia mai avuto l’Italia; chi rideva
d’un tale elogio. Discese il Dialogo dal Piano e dalla condotta delle azioni, allo stile.
Sosteneva un Abbate, che per bocca dimenavasi il quindi e quinci, che l’Alfieri era il solo che
avesse tra noi saputo parlare il linguaggio di Melpomene. Opponevagli uno strepitoso Avvocato, che
tutto il suo male stava appunto nello stile, chiamando barbari e duri i suoi Versi, e decidendo che
non sapeva farne di dolci ed armonici. A disinganno di questo Signor Avvocato, e di quanti sono
dell’opinione sua stampiamo il seguente
Fu composto dall’Alfieri all’occasione di visitare la Cella del Petrarca su’Colli Euganei.
Nivel 4
Sonetto. O Cameretta, che nel
sen chiudesti Quel grande, a la cui fama angusto è il Mondo, Quel sì gentil d’Amor mastro profondo,
Per cui Laura ebbe in terra onor celesti. O di pensier soavemente mesti Solitario ricovero giocondo,
Di quai lagrime amare il petto inondo Al veder ch’ora inonorata resti. Prezioso diaspro, agata, ed
ore Foran debito fregio, e degno appena Di rivestir sì nobile tesoro. Ma nò: tomba fregia d’uom
ch’ebbe regno Vuolsi, e por gemme ove disdice alloro; Qui basta il Nome di quel Divo indegno.