Citation: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 42", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.1\042 (1788), pp. 329-336, edited in: Ertler, Klaus-Dieter (Ed.): The "Spectators" in the international context. Digital Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1849 [last accessed: ].


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NUM. 42.

Sabbato 24. Maggio 1788.

Invenzioni nell’Arti.

“Il servirsi del truciolo (in dialetto Veneziano pianaure) per formare de’Cappelli, è un Arte da più Secoli inventata nella nostra Italia, la quale grado a grado perfezionandosi rese le sue manifatture poco meno che necessarie per l’uso adottato da molte Nazioni come sono li Tedeschi, i Prussiani, i Moscoviti, i Polacchi, i Francesi, i Spagnuoli, i Portoghesi, gli Olandesi, gl’Inglesi, gli Americani, ed in gran parte gl’Italiani medesimi.

L’Inghilterra però è quella che più dell’altre tutte se ne serve per essere stata la prima a conoscere, che le flussioni di capo, i dolori di denti, ed altri simili incomodi, che tormentavano le sue donne derivavano dal tenere scoperta la testa particolarmente la notte. Riconosciuta la causa di tanti mali accettò il costume del Cappello preferendo agli altri quello di truciolo per la maggiore sua leggerezza e candidezza in confronto di quello di paglia.

La sola Italia ha la facilità di fabbricar tali Cappelli, perché la natura ha voluto che il salice, materia prima di questo lavoro, non allignasse oltremare, né di là de’ monti: il che somministra facilità d’impiego a migliaja di lavoratori, ch’utilmente in tale manifattura si esercitano.

Questa mancava affatto nelli Stati Veneti, ed era riserbato il merito ad un Dalmatino d’introdurla, e migliorarla sopra le altre. Conosciuta dalla Sovrana Sapienza dell’Eccellentissimo Senato l’utilità che derivarne poteva al minuto Popolo ed al Commercio da questa nuova introduzione, concesse al Signor Niccolò Parrochi il Gius Privativo per anni 15 in tutto lo Stato Veneto, ed egli piantò la sua Fabbrica in questa Contrada di Sant’Antonino in cale de’Greci.

Dopo lo studio d’anni tre comparve finalmente esposta al Pubblico la sua manifattura in una Bottega della nostra già terminata Fiera dell’Ascensione.

Gli proccurò questa l’universal applauso dei Nazionali, e la meraviglia e sorpresa de’Forastieri.

Ha egli il merito d’aver ritrova-[330]ta la maniera ed invenzione non mai eseguita nell’altre Fabbriche, di ridurre il vilissimo Salice ad uso di fingere il più ben inteso ricamo su’Cappelli di truciolo, che inganna mentre da tutti vien creduto di seta.

La minutezza dei pezzi con cui è formato, de’quali n’entrano in un Cappello di maggior prezzo fino 8 mila circa, che resistono all’umido, ed hanno tutti il loro dritto e rovescio, oltre alla finezza e vivacità de’colori, ed ai più vaghi ben intesi disegni, son cose tutte, che formano il sommo pregio di questa sorprendente nuova manifattura, e che rende degni i suddetti Cappelli d’ornare il capo alle nobilissime Dame.

Danno a divedere le cose esposte, che se l’Inghilterra, e la Francia hanno de’Genj, e degl’Ingegni, non mancherebbero questi neppure nella nostra Italia, se le Arti avessero i loro Mecenati, e fosser protette.

Ha il Parocchi il merito d’aver ritrovato il modo di tingere così perfettamente il Salice, ch’entra rozzo in natura nella sua Fabbrica, e viene convertito in tanti Cappelli, che sortono dalla stessa ricamati leggiadramente.

Fec’egli fornire la suddetta Bottega tutta di legno preparato, ed inserviente al mentovato lavoro, tinto di colori vivissimi, a vago disegno disposto all’intorno, e con finissime fettuccie del medesimo erano costruiti gli ornati, festoni, fiocchi, e persino i cordoni degli stessi erano flessibili e con varj colori intralciati, locchè la rese la più nobile e brillante Bottega della Sensa, d’idea affatto nuova, tutta tappezzata di ricamati Cappelli, e copiosamente fornita con molte altre qualità de’medesimi, i più vili de’quali si danno al prezzo di soldi 20, e gradatamente ascendono fino a quello di 4 zecchini l’uno.

La detta Fabbrica, come s’è detto, è a S. Antonino nella Cale de’Greci appresso l’abitazione delle Monache della stessa Nazione.”

Il nuovo Organo istromentato, che s’è udito per la prima volta il giorno 11. corrente in questa nostra Chiesa di San Basso, è riuscito uno dei più perfetti, ed è per tale riconosciuto dagl’intendenti più accreditati, e singolarmente dagl’insigni Maestri, che accompagnarono con l’accennato Istromento le Sacre Fonzioni nelli giorni 11. 12. e 17. corrente. La costruzione è del celebre Professore Signor Don Francesco Merlini Alunno della Chiesa medesima. Frà le molte opere che l’Autore distinguono, questa può chiamarsi l’indubitabile prova di quella fondata esperienza, che mediante una naturale inclinazione, ed un’incessante fatica si è egli da sé medesimo procurata, in una professione, per cui necessaria si rende la perfetta cognizione di varie Scienze, ed Arti. Oltre alla precisione, e alla delicatezza delle voci, che formano la parte virtual, ed essenziale dell’Istromento, v’è anche nel meccanismo quella singolar perfezione, e finitezza di lavoro, ch’è solo effetto dell’inclinazione, e del genio. Li rinomati Soggetti che accompagnarano le Sacre Fonzioni nelli giorni sopra indicati furono li Signori Giulio Martinelli, e Giovanni Avvanzini di Crema il quale onorò anche Giovedì 22. corrente. In seguito quest’Organo sarà suonato dal-[331]lo stesso Autore, ch’è già l’ordinario Organista della Chiesa suddetta.

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Chirurgia

Letter/Letter to the editor► Stimatiss. Sig. Gazzettiere.

Ella resta pregata di voler occludere in uno de’suoi fogli il presente Articolo, di cui spero non isdegnerà favorirmi.

Non è molto tempo, che è stato pubblicato in uno de’periodici fogli (del Sig. Graziosi) in data di Treviso, la cura felicemente riportata di un’ernia incarcerata nella persona del Reverendissimo . . . . . Parroco di S. Tommaso di quella Città, e trattata dal valente Sig. Bragiola Chirurgo ec. ec.

Non è stata niente meno sorprendente quella, che ne scorsi giorni fu fatta dal scientifico Professore Signor Giacomo Plenario Medico-Chirurgo della Terra di Ponte di Piave: qual Professore dopo aver dato infiniti saggj distinti di sua abilità in publico, e privato servizio pel corso d’un decennio sopra Pubbliche e private Navi essendo passato evidentemente a grado a grado alla più fondata abilità, e cognizione, ne diede sempre delle ripruove non dubbie nella sua Patria ed altrove con infinite seriorissime, e difficilissime cure, non che di sommissimo azzardo e di massima importanza.

Un giovine di circa 26 anni di temperamento robusto, per nome Domenico Morabello, rilevando casualmente una puntura dall’arcione di una fibbia nel dito pollice della dritta mano, che per gli effetti, e triste conseguenze fu più fatale del morso letale delle vipere più velenose; si comunicò immediatamente a quest’infelice l’alterazione, principiando dall’estremità delle falangi, a tutto il carpo, e meta - carpo della mano, indi lunghesso il braccio compreso l’umero sino al petto: crebbe così rapidamente e con vigore la flogosi, che minacciò in progresso il dover perdere miseramente il braccio mediante l’amputazione; tutto a fine, se v’era caso, di riserbargli la vita. Dopo d’aver posto in pratica sulle prime i più validi presidj dell’arte, non fu possibile almeno d’evitare gli abscessi, i rilasci, i scini, infinite suppurazioni, gl’esostosi, e minaccianti fatali mortifigioni, e sfacelli: ma il Professore non scoraggendo mai il suo paziente gli promise tutto quello poteva desiderare; quindi dopo d’aver trattato giudiziosamente co’mezzi della fisica l’universale, diede di piglio alle opportune scarificazioni, e con li più robusti, e poderosi topici locali esterni, gli riuscì di ridurlo in poco tempo, non solo fuori di pericolo, ma di rimontarlo quasi affatto nel suo pristino stato, quando che dopo d’aver superata una strage di questa sorta, e nel volersi chiudere tutti li sopraccennati emissarj, non che ridotto vicino ad una perfetta cicatrizzazione, non gli si avesse manifestato circa la stessura del cubito parte interna, una fistola tortuosa di cinque dita trasverse di estensione verso l’umero, e di rilevante profondità, avente una robusta callosità che corredava tutta l’interna parte (solita produzione ne’ mali, di quest’indole) ed essendo sottoposta all’arteria, e vena bracchiale interna, e allo stesso musculo bicipite ec., non erano dunque di quelle, che dovendo necessariamente aprirsi niente più degl’integumenti, si separano per il più ciecamente senza rischio, e senza azzardo. Il paziente, che aveasi posto in seria apprensione, essendo stato di segreto consigliato, e posto alla tortura da altro Professore, e maestro dell’arte Signor A. B. quale gli disse, che assolutamente l’operazio- [332] ne sarebbe difficilissima e azzardosissima, e che passerebbe il rischio di soccombere svenato, o almeno di restarne storpio tutto il tempo di sua vita, se l’imprudenza di chiunque volesse cimentarlo col taglio. Ricusò dunque con fermezza, e con timore il paziente, onde il Plenario non dovesse eseguir l’operazione da esso propostagli in anticipazione, e non sapendo il motivo di questa sua costante renitenza, risoluto, e con aria di autorità gli disse d’aver diritto sopra il suo braccio, non solo per averlo sottratto da tutte le seguite intempestive catastrofi, ma che in progresso sarebbe risponsabile con la riputazione qualora esso insistesse in questa sua opinione, e che egli con fondamento lo assicura, a non dubitare di alcun sinistro, e così oltre l’esortarlo a rimanersi tranquillo lo pieggia con la riputazione medesima, e con il sagrifizio del proprio interesse senza alcun discapito del suo cliente. Ecco che il suo paziente si rasserena, si persuade, e in un s’affida, e tutta ripone la sua fiducia nell’esperto, e provido suo liberatore, quale immediatamente, con matura pratica, con intrepidezza, e giudiziosa maestria, non che con la solita sua particolar prontezza, eseguisce il taglio senza che succeda alcun degli accidenti presagiti dal Signor A. B. Delude le di lui erronee esagerazioni, che ad altro non erano tendenti, che a disanimare il povero paziente, e insinuargli nuovi timori, e massimo avvilimento. In tanto il suo paziente in progresso di poco tempo si ritrovò bel e liberato, capace di presente a sostenere qualunque fatica, e far qualunque azione, senza aver riportato in suo discapito se non se il semplice vestigio di sue cicatrici.

Suo Aff. Serv. ed Amico

G.G.I. ◀Letter/Letter to the editor ◀Level 3

Level 3► Letter/Letter to the editor► Signor Gazzettiere.

“Il Gentiluomo di cui si fece onorata menzione al N. 28 della sua Gazzetta fu in uno de’passati giorni civilmente dai bairri legato, e condotto nelle carceri, luogo a cui egli porta del grande amore, stante la frequenza con cui vi rientra. Io mi fò un dovere di rendere consapevole che lesse l’altra mia nell’accennato Num. 28 d’un altro piccolo anecdote della sua sagacità prima che fosse condotto nel sullodato Collegio.

Abitava egli in Casa di certo . . . . imbroglione del Foro quale anni sono per i suoi raggiri causidici fu ben bastonato in tuono d’Elamì. Questa casa è contigua a quella de’Signori . . . . . . che per lo più stanno nelle nostre Valli. Il metafisico Gentiluomo avend’osservato le più minute cose si è risolto un giorno di frangere il portellino d’un acquedotto, ch’esiste nel muro divisorio di queste due case. Passato per questo buco in una stalla attraversa il cortile, e salendo con molt’agilità sui balconi della cucina getta lo sguardo all’intorno ed elegge per preda in quel giorno una cazzaruola ed una vivandaja di stagno. Ritorna al buco ond’entrà, ma era sì angusto, che molto penò a passarvi colla preda; nell’uscire colle gambe in fuori io non saprei se più rassomigliasse a quei Greci che scaturivano dal famoso cavallo di Troja, ovvero alla nascita d’Arlecchino dall’uovo. In altro viaggio rubò un pajo di lenzuoli, ma a lungo non andò il giuoco. Un ciabattino che avea la cura di tal casa, e che di quando in quando ne faceva la visita, accortosi della mancanza della roba, non già del come, scrisse ai Padro-[333]ni quali dopo fecero trasportare molte cose in un’abitazione nobile. Per essere più breve ommetterò certe altre particolarità, e dirò solo che il povero Gentiluomo restò mal contento del trasporto che si fece. Egli passeggiava in tal giorno avanti la casa, ora si fermava un poco distante osservando con ammirazione e disgustosa sorpresa il trasporto di ciò ch’egli voleva sciegliere.

Questo Signore capitava spesso nel Caffè ben dipinto ma non nominato in una sua Gazzetta. Si assicuri che il Corpo della Nobiltà non resta offeso da tali racconti come nol son io sebbene di questo Ceto, ma non di quelli che frequentano il famoso Caffè. D’essi approfittare dovrebbe certo Conte del fumo, che la fa da Rodomonte. Si ricrei colla sua pipa, e co’suoi schiammazzi di pubblicar qualche pezzo della sua vita. Sono con vera stima ec.” ◀Letter/Letter to the editor ◀Level 3

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Verona 21 Maggio 1788.

Letter/Letter to the editor► “Tutti li Forastieri di rango, che qui furono di passaggio nel loro ritorno dalla Fiera di Venezia alloggiarono a questo rinomato Albergo delle due Torri.

Il giorno 8 corrente vi giunse il Pincipe (sic.) Jablonouschi colla Consorte, e Figlia, che partirono per Milano.

Il dì 11 arrivarono tre distintissime Famiglie Unghere Ardedi, Nadasti, Neiperg, con molti altri Viaggiatori di qualità.

Jeri è passato per Castelnuovo un incognito Personaggio proveniente da Livorno, e diretto per la Germania.” ◀Letter/Letter to the editor ◀Level 3

Brescia.

Si è ricevuta da cotesta Città, per via d’un Espresso, la funesta notizia, che S.E. il Signor Giacomo Foscarini del qu. Sebastiano Kav. Precipitato dal sediolino in cui correva si ruppe una gamba in modo da far disperare non solo di poter rimetterla nel suo pristino stato, ma da far in oltre temere della sua vita.

Teatri.

Si assicura, che oltre al Signor Pacchierotti, per l’Impresa del Nobilissimo Teatro di S. Samuele abbiano accettata la Scrittura il Sig. Matteo Babbini, e l’abilissima danzatrice Signora Carolina Pitrot.

Cause.

Jeri è seguito il Giudizio a questo Sereniss. Consiglio di 40 C.N. della Causa di Vacui della quale abbiamo data l’informazione fondamentale al Numero 38 di questi Fogli.

Al Taglio 19 al Laudo 10 n.s. 3. Onde vinsero li N.N.U.U. Semitecolo.

Solennità Sacre.

Per non ripeter quanto detto abbiamo nell’anno passato sulla Pubblica funzione del Corpus Domini, ch’è sempre bella e magnifica, ma sempre la stessa come l’altre tutte stabilite dalle Leggi, e dall’uso, riferiremo soltanto ciò che si tacque in questo Foglio nell’anno scorso.

Al Corpus Domini Chiesa di Monache nel Sestiero di Canal Regio v’è una Scuola di divozione detta de’Nobili, perchè v’entrano in essa tutti gli Eccell. Procuratori di S. Marco, li Senatori ed altri Patrizj, benchè v’abbiano luogo pure i Mercanti. La festività della Chiesa è solennissima in tal giorno, come pure quella di detta Scuola ove il dopo pranzo intervengono tutte le Scuole Grandi. Li Guardiani di quelle del Santiss. di questa Città hanno dovere d’intervenirvi essi pure e di offerire un candelotto del peso di libre due ed un Ducato da L. 6:4 a benefizio della Scuola suddeta.

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Vicenza 19 Maggio 1788.

Letter/Letter to the editor► Amico Carissimo

“Oggi li Nobili Signori Deputati della Città hanno presentato all’Eccellentissimo Podestà Camillo Gritti, che termina il suo Reggimento, un dono d’una superbissima spada d’oro ed un Libro ricamato, accompagnando la preziosa offerta con un complimento fatto dal Deputato più vecchio Sig. Conte Alfonso Capra, al quale rispose con molta energia S.E. Gritti.

La sua partenza seguirà alli 31 del corrente Maggio. Sull’Isola, vicino al Palazzo Chiericato, si eresse un Arco Trionfale ornato delle Statue de’suoi gloriosi Antenati ove a suo onore saranno accesi de’fuochi d’artifizio.

Vi potete immaginare quanto brilli questa Città, che tutta è in movimento, tanto più che l’attuale sua Fiera accresce il concorso. Domani s’apre il Teatro Nuovo colla Comica Compagnia del Pelandi, che ha recitato a Padova in cui ritrovasi per Prima Donna la Signora Teodora Ricci. Giovedì godremo la funzione della Rua di cui sono in grandissima aspettazione per questo fanatismo, che mostra il Popolo a una tal Festa. La rinunzia della Bacchetta, e la partenza suddetta somministrerà un nuovo Spettacolo. Il successore del N.U. Gritti è Sua Eccell. March. Giovanni Pindemonte gli apparecchj del cui Reggimento fanno conoscere per ora la sua magnificenza, l’equità sua, e il suo sapere promettono poi un compenso alla perdita dell’ottimo Rappresentante a cui questa Città si mostra sensibile.” ◀Letter/Letter to the editor ◀Level 3

Li Signori Vicentini si divertono a meraviglia, e con tal occasione me la godo anch’io nell’ore, che i miei affari mi lasciano in libertà. Sono di cuore.

Poesia.

Il celebre Signor Angiolo Talassi di cui abbiamo fatto menzione onorevole nel Foglio di Mercordì darà un’Accademia di Poesia estemporanea in una Sala in Corte del Teatro a S. Moisè la sera della Domenica Primo Giugno p.v. Egli improvviserà sopra i differenti Temi storici, favolosi, fisici, morali ec. che gli saranno proposti dalla cortese Udienza. I biglietti d’ingresso si distribuiranno dal Signor Paolo Colombani Librajo agli scalinetti del Ponte di Rialto al prezzo di Lire 4 l’uno.

Sarà questa una gran summa per chi non pregia che la Musica, o il Ballo, ma chi non è sordo al divino linguaggio delle Muse; e al talento di far un trillo o un passaggio, di misurar i passi o saltare, preferisce quello d’improvvisar de’bei Versi su qualunque Soggetto offerto, dono che dall’altre distingue l’Italiana Nazione, ed è sì raro anche tra noi, non lascierà fuggirsi questa occasione d’avere un trattenimento nobile, instruttivo, piacevole quale lo hanno trovato i più gran Letterati, i Signori della più alta condizione, i Principi, ed i coronati Sovrani, ne’ tanti varj Paesi dove guidato da un lodevole genio il Talassi si sostenne colla singolarissima sua abilità.

Verrà in luce trà poco, per quanto sappiamo, il suo Viaggio di Russia scritto da lui medesimo nel quale con un candor che innamora tutte egli narra le vicende triste e felici che accompagnarono i passi suoi nella gita dalla sua Patria alla Capitale di quell’ [335] Impero, e nel suo ritorno. Daremo una qualch’idea di quest’Opera interessante allorchè positivamente si sappia essere sotto il torchio, o ad esso disposta. Intanto eccitando le colte persone a prevalersi dell’Accademico invito assicurarle possiamo, che la lettura dell’accennato suo viaggio loro riuscirà più saporita e più cara dopo averlo conosciuto, ed inteso a verseggiare improvvisamente: come certamente quei che lo leggeranno senz’averlo mai veduto né udito ne avranno per ciò dispiacere. Metteremo in chiaro la ragion di quest’asserzione in uno de’Fogli venturi.

Delitti

Nella p.p. Settimana a Crema, che ancora freme per l’esecrando omicidio dello sventurato Conte Sanseverini, il cui delinquente si conduce nelle pubbliche carceri di questa Metropoli, successe un fatto non meno orribile il cui racconto irrita e commuove. Vennero a rissa de’Bombardieri e de’Birri, uno di questi tentò replicatamente d’uccider alcuno di quelli col suo infame archibugio ma fortunatamente le faville della pietra percossa non acceser la polvere. Separatisi gli uni dagli altri senza che nascesse alcun male tre Birri s’avviarono verso una Porta della Città, e trovando tre galantuomini che trà loro discorrevano di certi affari li presero per Bombardieri quando tali non erano. L’inganno bastò a determinarli ad ucciderli, e l’empia volontà avrebbe avuto l’effetto se due tiri di pistola iti a vuoto non fossero. Così fosse stato anche di quel di fucile, che ferì miseramente un di loro, e lo ridusse a morte due giorni dappoi. Lo scellerato uccisore si salvò in un Convento fuori della Città dove S.E. Rappresentante mandò a prenderlo per i Soldati giacché tutti gli altri Birri erano fuggiti.

Tanto abbiamo da una sincera Relazione vocale.

Idea del Tometto

che serve di Continuazione all’altro,

che porta per titolo

i segreti disvelati della Magia Bianca.

In alcune sessioni si accennano le seguenti macchine, e si spiegano i seguenti giuochi molto più sorprendenti di quelli, che formano da qualche tempo l’ammirazione delle capitali, e delle più illustri Città.

Di Monsieur Decremps

In Padova MDCCLXXXVIII.

Per li Fratelli Conzatti a S. Lorenzo.

Organi, timpani, flauti, ed altri instrumenti, che suonano da loro.

Anitre, cigni, ed altri volatili, e rettili artifiziali che muovonsi, nuotano, strisciansi, mangiano, e digeriscono.

Voci umane che sortono da automati, ed armoniosi concerti eseguite da pure macchine.

Canarini artefatti, che saltano nelle loro gabbie, e cantano moltissime ariette.

Ritratti d’uomini insigni, che sul momento divengono raggianti di viva luce la testa, e le chiome.

Automato che giuoca a scacchi, e d’ordinario vince la partita.

Automato che suona ad ogni cenno qualunque aria sul flauto; anche se sia isolato in mezzo d’un giardino.

Tavole nuovissime, sulle quali si fanno muovere varie macchine a piacere senza leve, senza fili di ferro, e senza magnetismo.

Giuoco novissimo e sorprendente, con cui si rileva quante uno in qualunque lingua ha scritto sopra una data carta [336] in camera da se solo, e che subito dopo abbruciò il suo scritto.

Si fa ch’egli trovi la risposta, chiusa in una cassetta colla chiave, qualche miglio distante, senza che alcuno della compagnia si allontani; e si fa prima ch’egli sigilli la carta e la contrassegni, e poi comandi di qual colore desidera, che siano i caratteri.

Nel luogo poi ove va a cercare questo scritto, dove solo egli si ritrova, se gli fanno sentire, e veder tutte le meteore dell’atmosfera, urli, e fischii di animali i più feroci, muggiti del mare in tempesta, spiriti, folletti, arpie, scheletri con torcie accese, e gli stessi diavoli perfin dell’inferno.

Far passare nello stomaco di taluno una pozione senza, ch’ei se ne accorga.

Bacchetta Magica e sua costruzione: Modo di adoperarla da se stessi, e di farla maneggiare da un Automato. Maniera di riconoscere con essa tra dodici scatole in qual di loro sia stata ascosa una moneta. Come si possa col suo mezzo scoprire sorgenti sotterranee, o il sito di acquedotti non conosciuti, anche ad occhi bendati.

Operazione sopra un verso latino, che si può cangiare in più di tre milioni di maniere, colla quale sembra possibile il prevedere, ed obbligare l’altrui pensiero.

Altra operazione misteriosa sopra duecento parole, le di cui definizioni riunito formano un Logogrifo scientifico.

Il prezzo sarà di L. 2:10.

Cambj Venezia 24 Maggio

Lione e Parigi cinquantotto.

Roma sessantadue e tre quarti.

Napoli cento e diciassette.

Livorno centuno e cinque ottavi.

Milano cento e 54 e un quarto.

Genova novantuno e cinque ottavi.

Amsterdam novantatre e mezzo.

Londra cinquanta.

Augusta cento e due e un quarto.

Vienna cento e novantasette.

Forastieri.

A questa Locanda dello Scudo di Francia son arrivati il Sig. Conte Prospero Carletti di Milano con sua Moglie, il Sig. Canonico Benci di Siena con due Servitori, li Signori Walhins e Bocok Inglesi con due Servitori, il Cav. di Dübman con due Dame, il Nob. Sig. de Schivedenseld di Vienna, ed alcuni Francesi e un Nizzardo.

La partenza della Sig. Principessa Solkoski colla Figlia, tre Persone di seguito, e quattro Servitori, per Firenze, Roma, e Napoli, è fissata al dì 26 cor.

All’Albergo Reale sono giunti da Bolzano il giorno 18 alcuni Signori. È allestito un Appartamento di dieci camere tutte di nuovo fornite il quale servirà per S.E. il Generale Co: Tauumb Svedese; arriverà egli alla fine del mese presente.

Da questo Albergo jeri sono partiti per la via di Vienna Mylord Bersen con quattro Signori Inglesi, e per Roma il Nob. Sig. Baron di Nolli con suo Fratello, essendosi fatto sposo con S.E. Maria Suander Sorella del Primo Ciamberlano di S.M. il Re delle due Sicilie.

Il Colombani si trasferisse dal Ponte di Rialto alla Calle stretta che mette in Campo a S. Bartolommeo dalla parte del Fontico de’Tedeschi vicino al Fruttajuolo, dove si troverà Mercordì. ◀Level 2 ◀Level 1