Sugestão de citação: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 36", em: Gazzetta urbana veneta, Vol.1\036 (1788), S. 281-288, etidado em: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Os "Spectators" no contexto internacional. Edição Digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1843 [consultado em: ].


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Num. 36.

Sabbato 3. Maggio 1788.

Portogruaro 27 Aprile 1788.

Signore

Il fatto, che io la prego voler inserire ne’suoi Fogli non interessa la semplice curiosità; la riunione del Reverendo Capitolo di Concordia alla Collegiata di Sant’Andrea di questa Città mostra come deve cedere lo spirito di partito al pubblico decoro, ed al vero vantaggio della Chiesa. Noi siamo debitori massimamente di questo consolante avvenimento al paterno zelo, e protezione del nostro esimio Prelato, ed alla prudente direzione dell’Illustre Presidente del Rev. Capitolo.

Attila, e tutti i Barbari, che calarono dopo di lui nell’Italia rovinarono per tal maniera l’antichissima Città di Concordia, posta un miglio al di sotto di questa nostra sul fiume Lemene, che l’aria resasi grave, ed insalubre que’Canonici pensarono di trasferir la loro quotidiana ufficiatura a Portogruaro, e ciò eseguirono nel 1425. Non si hà memoria del tempo in cui ritornarono a Concordia; certo si è che nel 1586. ripigliarono le loro funzioni nella Chiesa Maggiore di Portogruaro, e si fermarono fino al 1770 in cui per mal intensi diritti, e per parte del Capitolo, e per parte del Clero, e per quella della Comunità Giuspatronante ne nacque una separazione, e dalla munificenza del Principe impetrarono la Chiesa di San Francesco delli soppressi Minori Conventuali. Da quell’anno fino al presente una tal divisione con sommo dolore fù riguardata sempre dagli ottimi Cittadini, e si udirono di tempo de’generosi eccitamenti per una nuova riunione; furono finalmente esauditi sì giusti voti, e radunatisi i Deputati di tutti i Corpi segnarono un accordo il più ben inteso, alla garantia, e perpetuità del quale vi aggiunse graziosamente la Sovrana Autorità dell’Eccellentissimo Senato Sapientissimo Decreto, e non si attende più da noi, che il girono 18. del prossimo Maggio dedicato alla SS. Trinità, in cui non vedremo che un solo Clero assistere ai Divini uffizi assumendo i Cappellani componenti la nostra Collegiata il Titolo di Canonici Soprannumerari col diritto esclusivo di concorso al Canonicato vacante in certi determinati mesi, astenendosi nondimeno dalle concesse insegne Canonicali, e contentandosi della sola Romana, e della così detta Zanfarda di pelli nobili, [282] distinta da quella de’semplici Mansionarj. Intanto la Chiesa vien preparata colla possibil decenza; una musica eseguita dalli migliori Professori della nostra Città, e delle Città vicine farà eco alla nostra esultanza; l’Autore della quale è il celebre P. Carlo Fabani attuale Organista della Tisana; vi farà in oltre un’orazione al proposito che potrà infiammare gli spiriti alla vera unione alla maggior gloria di Dio, ed ai più vaghi disegni. Tutto il Paese d’intorno ci promette un numeroso concorso, e noi sapremo grado a chi prende parte nelle nostre allegrezze. Quel giorno formerà certamente un’Epoca brillante per noi, e poi nostri posteri, che di età in età celebreranno la memoria dei chiarissimi Promotori. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Hò l’onore di trasmetterle questa nuova, di pregarla come sopra, e di attestarle ec.

Cause particolari.

Il passato Martedì 29. Aprile la Chiesa d’Anguillara guadagnò la Causa contro i Presidenti dell’Arca del Santo di Padova al Serenissimo Consiglio di Quaranta C. V. Si trattava se gli Affittuali, che lavorano i beni dell’Arca del Santo in Anguillara fossero obbligati a concorrere cogli altri al mantenimento della comune Parrocchia. Il Signor Gallino con una disputa delle più forti ed eloquenti seppe far distinguere da tutti evidentemente, che la causa degli affittuali dell’Arca del Santo, non era la causa di S. Antonio. Sarebbe stato il caso ben singolare, che S. Antonio se l’avesse presa contro Dio. Che assurdi! Io per me penso, che s’abbia unito anche il voto di S. Antonio agli equissimi suffragj di quell’augusto Consiglio.

Nível 3► Carta/Carta ao editor► Signor Gazzettiere.

Se noi ci dividessimo tutti in differenti classi, di cui ciascuna s’applicasse in particolare a qualche atto di generosità, sarebbe questo il vero mezzo di fortificare i modi della civil Società, e di animar la virtù. Poiché la ricerca de’medesimi piaceri è il fondamento ordinario del commercio, e della famigliarità che gli uomini hanno trà loro, sembra che le medesime disgrazie dovessero appresso poco produrre il medesimo effetto. Se i Nobili, che hanno avuto la disgrazia di perder la vista; se i ricchi che storpiati son dalla gotta per essere vissuti trà gli agii, l’abbondanza, e la lussuria, volessero soccorrere i ciechi indigenti, e quel picciol numero di poveri che attaccati son dalla gotta, senza che la dissolutezza v’abbia la menoma parte; o quelli che da una vita laboriosa, da un colpo fatale, da una caduta, o da qualch’altro accidente della vecchiezza sono resi impotenti; se, dico io, tali gottosi volessero porgere degli ajuti a’bisogni di quelli che si trovan ridotti nel loro stato medesimo, il sentimento d’una simile condotta sarebbe il più efficace rimedio ch’essi potessero prendere per calmar i vivi dolori che soffrono negli attacchi d’un mal sì crudele.

Nível 4► Exemplum► Io sono stato a Londra sei anni sono, ed ho conosciuto un Signore, che ricuperata avendo la vista risolse di mantenere a sue spese tre poveri ciechi per tutto il corso della sua vita. ◀Exemplum ◀Nível 4 Questa buona opera essendosi divulgata fece nascere l’idea ad un uomo dabbene di proporre alla Nobiltà impotente l’imitazione di quest’esempio, secondo le differenti malattie da cui fosse afflitta; e che in conseguenza ogni povero individuo oppresso dalla [283] miseria, e da’mali avesse una spezie di diritto a’soccorsi degli opulenti che ne soffrivan di simili. Si prevalse dell’eccitamento un meschino, che scrisse il Biglietto seguente.

Nível 4► Carta/Carta ao editor► Signor Riccardo.

“Voi avete la gotta, e la pietra con sessanta mila lire Sterline di capitale. Io ho la pietra, e la gotta, senza un soldo in saccoccia. Pregherò Dio per Voi se vi compiacerete di mandarmi per il portatore di questo Biglietto venti scellini.” ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 4

Questo Signore gliene mandò trenta. Mi sembra, Signor Gazzettiere, che vorreste pure col Foglio vostro esser utile al Pubblico; che in esso trattar vi piaccia la causa de’poveri, e son certo che di buon grado darete in luce questo mio Scritto. Qualunque ne sia l’effetto avrò sempre la compiacenza d’avervelo comunicato ad un retto fine, come voi l’avrete d’aver secondato l’onesto mio desiderio. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Risposta.

Voglia il Cielo, Signore, che il vostro zelo, e la nostra condiscendenza possano contribuire al sollievo de’miseri. Desiderandolo vivamente non lo speriamo. Non è che manchino alla nostra Patria dell’anime benefiche e compassionevoli, ma certi tratti d’umanità, che caratterizzano la Nazione Inglese sembrano sogni e chimere tra noi. Quei che si propongono d’imitarla hanno in mira piuttosto che le sue virtù i vizj suoi. Farla all’Inglese in queste Contrade s’intende sforzare il temperamento agli eccessi, affogar la ragione nella birra e nel punch, mangiar per vomitare, e vomitar per mangiare, esaurire le forze fisiche sul fiore della giovinezza, spargere del ridicolo sulle verità più venerande, e finire la vita quando secondo l’ordinario suo corso s’invigorisce e raffermasi. Povera Inghilterra se non avesse che questi bei modelli da presentare all’imitazione! Ma il buono massiccio resta colà concentrato, e le debolezze, i pregiudizi, i difetti si spargono anche negli altri Paesi, e prendono radice ed allignano sventuratamente. Se qualche poveruomo osasse di scrivere ad un ricco un Biglietto del tenore di quello che abbiamo riportato udirebbe rispondersi che la gotta non è un male da pitocchi, che invano pretende di nobilitar con tal nome una lue venerea; che se la goda giacché non ha avuto giudizio. Piuttosto che buona copia si vuol essere originale imperfetto, e si spacciano per favole e sogni certi atti di virtù, che trà noi non si praticano. Lasciamo far il bene alla loro usanza a quei che ne sono capaci; il pretendere che gli esempi del Tamigi influiscano sugli Abitatori dell’Adria, in certi modi di beneficare, è cosa vana. Nondimeno il riferirne alcuni è sempre lodevole. Delle teste sane, de’cuori ottimi ve ne sono per tutto, ed è più il riguardo di singolarizzarsi, che il pregiudizio, che trattenga da certi modi di giovare alla povertà que’tanti Signori di questo Paese i quali per suo soccorso dispongono delle summe considerabili.

Non v’hà nell’annuo corso de’giorni il più bello e festoso per questa Metropoli, allorché la luce e la serenità lo accompagnino, di quello dedicato all’Ascensione di N. S. G. C. Tale fu il p. p. Giovedì destinato alla più solenne e magnifica delle nostre ordinarie funzioni. L’apparecchio del Ducale Banchetto, il passeggio aperto [284] nella Fiera la cui fabbrica bella e ammirabile per non essere di più vagheggiata ha la sventura di ritrovarsi collocata in mezzo ad una Piazza così singolare per l’ampiezza sua, e per il pregio delle moli superbe che la circondano, hanno trattenuto piacevolmente qualch’ora molti Forastieri, e gran gente di questo Paese prima che S. S. scendesse colla Serenissima Signoria, e li sotto Pregadi dal Ducale Palazzo per rinnovare lo Sposalizio del mare. Allora tutto fu movimento ed imbarchi per il Lido. Il vento che spirava discretamente non disturbò lo Spettacolo anzi servì temprare il calore del Sole, e ad accrescere la vaghezza dell’apparato coll’ondeggiare della laguna inargentata da’raggj Solari, e collo sventolare delle bandiere, e delle purpuree fiammole delle due galere, che seguirono il maestoso dorato Naviglio, e de’legni pubblici, e mercantili, che stesi in lungo ordine dall’Isola di San Giorgio fino rimpetto alla Motta di S. Antonio, salutarono il suo passaggio nella gita, e ritorno co’frequenti tiri d’artiglieria non destinati ad insanguinargli allori marziali, ma ad iscuotere festosamente i quieti rami del pacifico ulivo. L’allegro suono delle campane s’unì al rimbombo de’spari; i densi globi di fumo che dilatavansi negli spazj dell’aria velando tratto tratto alcune parti del gran Quadro movibile gli davano nelle accidentali sue varietà un non sò che di pittoresco, e di vago, che rendeva il colpo d’occhio più bello al solto Popolo spettatore. Immenso fu il numero delle banche che precedettero, e seguirono il viaggio dell’aureo Legno la cui pompa in tal giorno si accresce colla maestà del manto Ducale, e delle Patrizie Porpore. Asserisce il Sansovino, ma non con certezza, che il suo nome di Bucentoro corrottamente sia derivato dalla parola ducentorum usata nella Sovrana ordinazione di costruirlo in maniero, che contener potesse duecento uomini: Quod fabricetar Navilium ducentorum bominum. Niente più facile che la voce ducentorum cangiata siasi in quella di ducentore, e che poi la Lettera B abbia tolto la mano alla D. Comunque sia questo nome adottato dall’uso è ricevuto ed usato da tutti gli buoni Scrittori come lo è quello della Senfa per cui s’intende Fiera dell’Atcensione.

Non sarà forse inutile per tutti quei che leggono questo Foglio, ed in particolare per certuni d’Esteri Stati, il ricordare e che la famosa vittoria ottenuta in tal giorno dall’armi Venete nell’an. 1176 sopra Federico Barbarossa Imperatore in difesa del Sommo Pontefice Alessandro III. diede origine alla gran funzione, che per il corso di sei Secoli chiamò d’anno in anno mai sempre non meno gli abitatori de’vicini Paesi, che i Forastieri ad ammirarla. In grazia di questi permesso ci sia il riferire, che giunto il Bucentoro oltre il Castello di S. Andrea di Lido rimpetto all’imboccatura del Porto, S. E. Reverendissima Monsingnor Patriarca benedice la marina, girarsi la poppa dell’aureo Naviglio verso il mare, viene abbassata la spalliera della Sedia Ducalo, il maestro di cerimonie presenta un anello d’oro a Sua Ser., che gettandolo in mare profferisce queste parole: Desponsamus re Mare in signum veri perpetuique Dominii. (1 ) Ciò se-[285]gue allo sparo dell’Artiglieria del Castello suddetto, poi il Bucentoro s’accosta a terra e S. S. col nobilissimo accompagnamento si porta nella Chiesa di San Niccolò del Lido, uffiziata in prima dalli Monaci Benedettini il cui soppresso Convento ora serve ad altr’uso, ed ascolta la solenne Messa cantata, che successivamente si celebra dalle Congregazioni Ecclesiastiche di questa Città. L’Urbana Milizia posta in gala militare e stesa regolarmente nelle vicinanze della Chiesa, e sul ponte vicino solennizza l’arrivo e partenza del Bucintoro collo scaricamento degli archibugj, il che segue pure a certi indicati segni della Messa. La moschetteria maneggiata in altro sito giù del ponte medesimo dalla stessa Milizia replica anch’essa i suoi strepitosi saluti. Durante la Messa si stende un lungo corso di barche, ch’esercita la bravura, e la forza de’gondolieri i cui sudori soglion essere in tal giorno ben compensati. Divisa la gente in terra ed in acqua, e separata in più classi, a parte a parte presenta delle curiose vedute. Chi gira intorno al militare Seraglio, chi a’quartieri de’Soldati di cavalleria, chi da’siti eminenti domina il mare. Si và, e si viene, si passeggia, e si gira, e si vede di tutto. Uomini e donne, vecchi e fanciulli, poveri e ricchi, forastieri e nazionali col perpetuo lor movimento stancano l’occhi di chi vuol tutto osservare. Le faccende del Caffè sono un precipizio. Non vi son mani che bastino a servire gli affollati avventori. In altre parti la spensierata Plebe facendosi tavola dell’erboso terreno, o sedendo sotto le trabacche de’vivandieri saziasi di trippe e di pennini, e s’imbalsama di vin di Macasca confortator delle sue miserie. Anche da questa libertà popolare trasse argomento di piacere più d’un Forastiero.

Fu rapido e felice non meno nell’andar che nel ritornare il viaggio del Bucentore, sontuoso il Ducale Banchetto secondo il solito, e verso la sera folto e numerosissimo il corso di barche lungo le zattere, che diede compimento a’divertimenti diurni, e non lasciò desiderare che un qualche numero di Peote fornite in decoroso accompagnamento alla sola che videsi dell’Eccellentissima Casa Mocenigo di San Samuele.

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Da Padova.

Carta/Carta ao editor► Si rende noto al Pubblico, che chi volesse intervenire alli Bagni ultimamente eretti, o siano Bagni Nuovi in Abano per le operazioni di Bagni, Fanghi, Doccie, Stillicidii, ed altro, potrà indrizzarsi al Sig. Sebastiano Zanoni Direttore de’medesimi in Padova, col ricapito alle Lettere e alle Spezieria della Serena S. Appolonia.

Il famoso Lon è quasi ristabilito in salute, ed uscirà presto dall’Ospitale. Dicesi che la prima sua visita l’abbia destinata all’orticello in cui seppellì il corpo del suo delitto. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Verona 29 Aprile 1788.

“La novità, che qui corre è una diceria che niuno possa tenere in Scatola tabacco foresto, e che chiunque sarà soggetto alla visita. Chi per paura, chi per rabbia, chi per impegno, gettò via la Scatola per non prendere più tabacco, e sostituì ad esso fiori ed erbe purga capo, acque odorifere ec. Si son unite delle Compagnie a fare delle scommesse, e particolarmente una di quaranta e più nobili nel Caffè di Garbin in Brà, obbligandosi il primo che mancasse all’impegno di dare un pranzo a sue spese ad ar-[286]bitrio della Compagnia. In fine per dir tutto in poco non v’è neppure una quarta parte di quei che prendevan tabacco, ch’ora ne prendi, e per tutto si discorre su questo Articolo. Ma tale astinenza avrà ella durata. Pochissimi son padroni del loro naso quando l’hanno abbandonato al vizio.” ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Teatri.

L’Aria del Primo Atto, che canta il Signor Rubinelli, il Rondeau del Terzo trasportato alla seconda Recita nell’Atto Secondo, sono i due Pezzi di Musica che nell’Opera di San Benedetto incontrano l’aggradimento universale. Il Primo Ballo piace assaissimo, e si lodano con trasporto le Scene. Belle decorazioni, e Vestiario. Il Signor Maestro Andreozzi, il Sig. Rubinelli, il Sig. Clerico, son nomi che suonano tra gli applausi.

Dello Spettacolo del Teatro di San Samuele si dice male, o non si dice bene. Pate che tutto il merito si ristringa del Primo Musico, che da’Professori è stimato.

Così generalmente vien detto intorno alle due Opere delle quali renderemo un conto più esatto dopo averle vedute.

Addizioni

All’Articolo Sensa.
Cariche Patrizie intervenute al Banchetto di Giovedì.

Un Giudice del Proprio

Li sei Consiglieri

Li tre Capi della Quarantia Criminale

Li tre Capi dell’Ecc. Cons. di X

Due Censori

Li tre Avvogadori di Comun

Il Reggimento dell’Arsenale

Li Proveditori di Comun

Mag. alla Sanità

Mag. sopra Gastaldo

Mag. alle Ragion Vecchie

Mag. alla Ragion Nuove

Mag. Sopra Camere

Camerlinghi di Comune.

Magis. Sopra Offizj

Magis. Sopra Dazj

Mag. Sopra Conti

Mag. alle Legne

Mag. del Cattaver

Coll. De’X. Savj

Il Castellano di S. Felice di Verona

Quello di Brescia

Il Podestà di Malamocco

Il Podestà di Murano

Il Podestà Torcello

Il Capita della Nuova Cittadella di Corfù

Il Nobile che portò lo Stocco nella funzione della Vigilia col suo Compagno.

Esposizione per carta.

3 e 4 corrente

a San Cassano

Oratori. Il primo giorno il Reverendo Signor D. Giacomo Dot. Robaccini. Il Secondo D. Lor. Morelli tutti due di Chiesa.

A S. Croce alla Zuecca

5 e 6 corrente.

Cambj

Venerdì 2 Maggio

Lione cinquantotto

Parigi cinquantotto.

Roma sessantadue e un terzo.

Napoli cento e diciasette e un quarto.

Livorno centuno e tre quarti.

Milano cento e cinquantaquattro e mez.

Genova novantadue e un ottavo.

Amsterdam novantatre.

Londra quarantanove e sette ottavi.

Augusta cento e due.

Vienna cento e novantasette.

Bastimenti Arrivati

30 Aprile p. p.

Piel. Pat. Fel. Benuzzi da Ragusi con a chi spetta 195 Bal. Lana, 31 Colli Cera, 10 Pelli cuoj, un fag. Rame vecchio, un Bar. carne salata.

Chec. Capit. Gaet. Picello da Salonicchio. Parc. Ant. Molena.

A Dem. Pari 45 Bal. Gottoni sodi. A Zuan. Lazzaro 118 Bal. gottoni sodi, 2 Balle Seta. A Dan. Polacco una Bal. Salonicchi. A Dom. Serioli, o chi presenterà 21 Bal. Got. sodi. A Seb. Battaja 21 Bal. Got. sodi. A Dan. Bonsil 10 Bal. Salonicchi. Ad Abram Vita Angeli 60 Bal. Gottoni. A Moisè David Serfatti 27 Bal. Gottoni. A Marco d’Abram Malta 40 Bal Gottoni. A Franc. Alberti 2 Bal. detti. Ad Ant. Molena 20 Bal. detti. A Gius. Treves 100 Bal. detti. A Nic. Vianello 5. Bal. pelli di Lepre. A Giorgio Anastasio 32 Balle Singonia da Cappotti una Bal. Salonicchi. A Dom. Serioli 60 Bal. Gottoni, 4. Bar. Vino da Scopulo. A Cristofolo Martini 2 Carattelli Vino Scopulo.

Con molti Tram da Salonicchio.

Pol. Napol. Capit. Filippo di Cesare da Livorno, rac. a sé med.

A Francesco Fracasso

114092 Pelci Baccaladi. A Giuseppe Reali 3 Ballotti Garofolata, una Cassetta Sal Armoniaco. A Pietro Berrolini 2 Botti Cinna. A Giam. Guizzetti una Bal. Tamarindi, e una Pillatro. A chi presenterà 6 Caratelli Droghe. A’R. R. P. P. al Monastero Gerosolimitano un Ballotto Spolvaro. A Samuel Moravia una Bal. Tamarindi. All’ord. 4 Bal. Droghe.

Trab. Pat. Zorzi Peruzzia da Cattaro con pubblici materia li e milizie.

2 Maggio

Chec La Bella Annetta Capit. Giuseppe Nava da Smirne e Trieste con A Giu. Benghin Vallonia Migl. 90

Capi dell’Ecc. Cons. di X.

per il mese presente

E. Zorzi Emo.

E. Agostino Garzoni.

E. Z. Francesco Correr.

D’Affitare

Casino sulla Fondamenta della Calle del Rimedio a Santa Maria Formosa vicino alla Malvasia con Fornitura di Tele, e Portiere corrispondenti, per l’annuo Affitto di Ducati 65.

Le Chiavi del medesimo sono nelle mani del Patrone della Bottega di Caffè a piedi del Ponte dell’Anzolo.

Bottega con annesso Luoco solito servire di picciolo Magazzino, ora forma parte della stessa Bottega in Calle della Testa a Santi Giovanni, e Paolo. Paga all’anno Ducati 45.

Le Chiavi sono appresso il Tagliapietra ivi vicino.

Oggi, giorno dedicato all’Invenzione di Santa Croce v’è festiva solennità nella Chiesa Parrocchiale, che dà nome al così detto Sestiero, in quelle delle Monache Francescane, delle Benedettine alla Giudecca, e della Nazione Armena vicina al Ponte de’Ferali a San Giuliano. Nella Ducale Basilica viene esposto il Sangue Prezioso di N. S. G. C.

“Lunedì 5 e Mercoledì 7 Maggio corrente nel nobile Teatro di San [288] Luca il rinomato Signor Cav. Pinetti farà vedere le sue operazioni.

La sera del Lunedì si darà principio ad un’ora in punto, e successivamente resta stabilito l’incominciamento dello Spettacolo alle ore due. Si suppone, che nelle sere da lui destinate alle sue esperienze non vi siano altri pubblici trattenimenti, ond’è da credere, che ad onta della sua ampiezza, il suddetto Teatro stenti a bastare al concorso.”

Forastieri d’alta condizione, che alloggiano a questo Albergo della Regina d’Inghilterra.

Sua Altezza Serenissima la Signora Principessa di Lobcovich nata Savoye Soissons Carignan col Principe suo Figlio, e di lei seguito. Questa Principessa è Vedova.

Sue Eccellenza il Signor Conte di Peralda Grande di Spagna, e suo seguito.

Il Signor Conte de Joville Consigliere di S.M. Cristianissima, e di lui seguito.

Il Signor Conte, e la Signora Contessa de Grasseles Francesi.

Molti altri Signori Polacchi, Milanesi, e di questo Stato.

Non essendo stata sufficiente la Locanda del Signor Petrillo a S. Giovanni Grisostomo all’alloggio de’Forastieri, che giunti sono da lui, egli ne dispose alcuni in abitazioni particolari trà i quali il Principe Luigi di Lisctesthein. Una quantità di Signori Inglesi si ritrova nel suo Albergo, e trà essi S. A. Lord di Cowper Principe del S. R. I. e Pari della Gran Brettagna, che da molt’anni soggiorna in Firenze, ed è stato ancora non ha molto tempo in questa Città nella stagione del Carnovale. Questo illustre Soggetto, che alla nobiltà del sangue, e alla ricchezza dello stato unisce un genio sublime protettore delle Scienze, e delle bell’Arti, e una bontà di cuore, che lo rende caro ed utile agli uomini, è l’ospite più generoso, e grato ch’abbia la Toscana, e l’esempio della vera grandezza.

Molti altri Viaggiatori della sua Nazione si ritrovano in questa Città alloggiati al Leon Bianco, allo Scudo di Francia, ed altrove. Frà i Francesi di considerazione sappiamo esservi Monsieur de Vaudreuil.

Nel Foglio di Mercordì avremo sicure notizie di quelli che alloggiano, od alloggiarono all’Albergo Reale a San Polo, e daremo relazione delle partenze, cangia menti, ed arrivi che in questi giorni succederanno.

Le maschere sono quest’anno permesse per tutto il corso del mese corrente. Così vi potrà essere una vicenda distributiva nelle recite delle due Opere, e combinarsi le loro pause nelle sere che sarà aperto il Teatro di San Luca. ◀Nível 2

Alba O.m. Leva il Sole O.m. Mezzodì O.m. Mez.notte O.m. Luna Leva O.m. Tram. O.m.

4 Cor. 7.4. 9.8. 16.19. 4.18. 8.24. 22.4.

5 7.0. 9.5. 16.17. 4.17. 9.4. 23.17.

6 6.57. 9.2. 16.16. 4.15. vacuo 0.21.

7 6.53. 8.58. 16.14. 4.13. 9.46. 1.31.

In Venezia da Paolo Colombani Librajo agli Scalinetti del Ponte di Rialto. ◀Nível 1

1Nel Folgio di Mercordì vegnente riferiremo i documenti fondamentali delle suddette parole, che per base non hanno una semplice cerimonia.