Gazzetta urbana veneta: Num. 35

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Livello 1

Num. 35. Mercordì 30. Aprile 1788.

Livello 2

Traduzione della Favoletta Francese sul Corvo, e l’Ape.

Livello 3

Fabula

Viver certo, e campare posso un’età sì vecchia, Che sino a’cento arrivi, disse il corvo alla pecchia. Gonfio dalla speranza la insulta, e con dispetto Di effimera durata esso la chiama insetto. Che ha fatto de’tuoi giorni, ovver che ne farai? Stiamo pur a vedere, l’Ape risponde omai. Mira i favi di miele: dell’opra mia son frutti: Vivo poco, e in travaglio impiego i giorni tutti. Cosa importa, e che giova, che buona o avversa sorte Ci conduca più presto, ossia più tardi a morte? Di cent’anni nell’ozio un’ora assai più vale Di cui buon uso faccia il misero mortale.

In M. C. 23 Cor.

Offiz. al Cattaver E. Costanzo Arnaldi F. E. Gir. Ant. Valaresso. Offiz. al Form. a S. Marco E. Bart. Semitecolo q. Lor. F. E. Marc’Ant. Diedo. Offiz. alla Dogana da Mar E. Antonio Franc. Contarini F. E. Giov. Barbaro. 2 Prov. al Cottimo d’Alessandria E. Paolo da Riva E. Franc. Maria Badoer. F. E. Paolo Balbi e E. Lod. Morosini 2. Prov. al Cottimo di Damasco E. Dom. Badoer di E. Marin F. E. Lor. Pizzamano. Prov. alla Giust. Nuova. E. Bened. Contarini F. E. Matteo Soranzo. 5 della Quarantia C. N. alla loro Ord. E. Ang. Contarini q. Ales. E. Ang. Memmo 6. q. Ang. Primo E. Gir. Corner 2. q. Gir. Primo E. Giambat. Falier di E. Giov. E. Nic. Contarini q. Giov. In Senato 26 cor. Sopra Prov. alla Sanità E. Antonio Capello Primo. Presid. alla Milizia da Mar E. Pietro Manin. 2 Soprantend. alla Camera de’Confini MS. Francesco Pesaro K. e Proc. E. Zaccaria Valaresso.

In M. C. 27 detto.

Podestà a Chioggia per E. Filippo Priula giust. la Parte. Reggim. c. p. dura m. 16. elez. dello Scrutinio confermata dal M. C. E. Germanico Angaran di E. Francesco. Avv. ai Consigli. E. Franc. Foscolo di E. Daulo Augusto Prov. alle Biave E. Antonio Savorgnan fu Patron all’Arsenal. Pieggio E. Cristof. Maria Poli. Finisce E. Giambat. Albrizzi 6. Offiz. al Cattaver E. Dom. Pizzamano qu. Niccolò F. E. Vettor Morosini. Sindico E. Gius. Michiel 4. q. Gius. F. E. Rizzardo Balbi. Sig. di Notte Criminal Sest. S. X. E. Lor. Bon. q. Alvise F. E. Xaviero Mosto. Offiz. al Formento a S. Marco E. Pietro Ant. Bembo q. Francesco. F. E. Antonio Diedo. Prov. al Cottimo di Londra E. Giac. Mosto q. Z. Alv. F. E. Barbarigo Riva. 2 Prov. al Cot. d’Alessandria E. Pietro Ant. Balbi q. Giac. E. Vic. Zen q. Dom. F. E. Rugger Badoer, e Gir. Contarini. Esattor alle Rason Nove E. Gir. Foscarini q. Giac. Ben. F. E. Ant. Vettor Dolfin. Offiz. alla Giustizia Vecchia E. Gasp. Moro 4. q. Gasp. 2. F. E. Vido Marcello. Sabbato p. p. S. E. il Sig. Conte de Chalon, fu Ambasciatore di S. M. Cristianissima appresso questa Serenissima Repubblica, s’è congedato dall’Eccellentissimo Collegio, e partì jeri alla volta di Parigi. Il Regio Secretario ora ne sostiene le veci. In esecuzione del Decreto 26. corrente dell’Eccellentissimo Senato, gl’Illustrissimi & Eccellentissimi Sig. Prov. di Comun si porteranno alla consueta ora nel dì 2. Maggio venturo e successivi al luogo solito del Magistrato Eccellentissimo de’Governatori dell’Entrate a Rialto per deliberare al maggior offerente il partito della fabbrica, e vendita del Cinabro in questa Città, e in qualunque altro luogo dello Stato per una condotta d’anni dieci princ. il 31 Maggio p. v.

Livello 3

Lettera/Lettera al direttore

Brescia 27. Aprile 1788.
Spettacoli
Venerdì sera si cangiò il Dramma Buffo e si recitarono per la prima volta i due Castellani Burlati. Il concorso al Teatro fu discreto, e l’opera è piacciuta estremamente. Questo Dramma deve rimpiazzare la Frascatana che si è sentita tante volte, e sempre con piacere in ogni Città d’Italia. La Musica è allegra ed eccellente, ed i nostri Attori di cui abbiamo parlato nell’altra Opera eseguiscono le rispettive lor parti con somma premura, e con espressione. La Signora Maddalena Granati cava talvolta alcune note con tanta grazia, e con sì grata melodia che rapisce. Ella possiede la Musica al sommo grado e però dominatrice della sua voce flessibile e molle talora si compiace di fare dei grati passaggi che toccano il core. Ma non per questo resta di essere applaudito il nostro Tenore che ci incanta nelle sue Arie di portamento, e che nei Duetti e Quintetti in nulla cede nelle risposte alla Prima Donna. Il Signor Cipriani Buffo caricato forma poi le nostre delizie colla sua maniera ridicola e cogli atteggiamenti non meno che colla sua maniera di cantare del tutto propria a lui solo; Egli oltre di ciò possiede il Pantomino in grado sommo, e nei Recitativi piace assai per la sua declamazione. Insomma lo Spettacolo è bello ed il Teatro è sempre frequentato.

Avviso al pubblico È stata fissata in Brescia colle dovute Permissioni una Corsa di Cavalli col Fantino, per il giorno 3. Mag. 1788. Per chi bramasse frattanto di esser arrolato nel numero di essi Fantini col proprio Cavallo, e per dar notizia a questo Pubblico del metodo, con cui è stata disposta la Corsa, li Nobili Signori Presidenti alla medesima fanno sapere: Che il luogo destinato alla Corsa sarà per la via di S. Francesco, ed in seguito per il solito corso delle Carrozze fino a S. Eufemia. Dovranno due giorni prima della Corsa presentarsi alli Nob. Sig. Presidenti suddetti i Fantini, che vorranno correre col lor Cavallo, onde farsi annotare; con condizione, che ciascuno di essi debba essere scortato del nome di qualche Nobile Bresciano, che lo presenti come suo proprio; altrimenti non farà arrolato, e non gli verrà permesso di correre. Non dovranno i Fantini oltrepassare il numero di dodici per poterli dividere in tre squadre eguali di numero, quattro per cadauna: avvertendo che nel prescritto numero saranno ammessi tanto Cavalli, che Cavalle. Nel giorno che si presenteranno ai Nob. Sig. Presidenti, saranno da Essi imbussolati i nomi di tutti, e si estraranno a sorte i primi quattro, ed in seguito similmente la seconda, e terza Quadriglia. Saranno queste vestite con uniforme, che verrà loro somministrato: la prima Bianco, la seconda Celeste, e la terza Rosa. Correranno prima i Bianchi dalla mossa a S. Eufemia, ed il primo, che arriverà, sarà colà trattenuto. Indi si farà lo stesso coi quattro Celesti, di poi coi Rosa; e dato tempo, onde risposi il primo, che giugnerà di questi, si faranno correre di nuovo i tre Vincitori assieme all’opposto, cioè da Santa Eufemia alle prime mosse. Il primo, che arriverà, avrà in premio Num. 30. Scudi di Milano; Il secondo simili Num. 10; Il terzo pure N. 6. L’Impresario fa sapere, che per crescere il divertimento Spettacoloso del giorno della Corsa darà la sera dopo l’Opera una festa di ballo per la quale sarà permesso l’uso della Maschera, ed il Teatro sarà illuminato a cera tanto per l’Opera, che per il Ballo. Anco l’illuminazione del Scenario in quella sera sarà dupplicata di Cristalli, eguale affatto a quella del Teatro della Scala di Milano. Spera l’Impresario di poter servire questo Rispettabilissimo Pubblico di qualche altro Spettacoloso divertimento, del quale però ne darà un preventivo avviso.

Metatestualità

Questa seconda traduzione ci è giunta jeri da Verona, e la pubblichiamo perché al vicino confronto si giudichi della preferenza.

Livello 3

Il Corvo, e l’Ape Favola
Traduzione dal Francese.

Fabula

Gonfio per la lusinga Di viver fino al suo centesim’anno Un Corbacchion maligno Una Pecchia burlava Ed effimero insetto la chiamava. Ma de’lunghi tuoi giorni Dì, che facesti mai? E di que’che verran cosa farai? Rispose a lui quell’utile operaja: Vedi i favi del mele Da me con tanta industria lavorato; È breve la mia vita, Ma non avrò cessato Giammai dall’opra mia Quando finita sia. Che importa ch’uno presto, o tardi muora? Cent’anni d’ozio vile Non vaglion di buon opra una sol’ora.

Metatestualità

Una Lettera a noi scritta da Crema ratificò la trista notizia riferita in questo Foglio al Num. 33. Antonio Galimberti è l’ingrato uccisore del Signor Conte Niccolò Vimercati Sanseverini.

Livello 3

Esempio

Era questi suo pieggio per l’affitto della bottega, non della casa, e si trovava in difetto l’orefice di varie rate, per non amare il lavoro ma il giuoco ed il vino. Vane furono le ammonizioni del benefico Cavaliere all’empio dirette, onde risolse di notificare al padrone della bottega, che ritiravasi dalla malleveria; e questi licenziò sul fatto il vizioso artigiano, che andò a lagnarsi col Cavaliere d’essere rovinato per sua cagione colla di lui Famiglia. Il suo benefattore gli dichiarò assolutamente di non voler essere esposto per lui ad ulteriori discapiti, facendogli un dono di quanto aveva per esso pagato. Si osservò, che nell’allontanarsi dal Cavaliere il Galimberti fece un atto di minaccia. La sera stessa, che fu delli 19. cor. alle ore 24 circa lo scellerato l’attese giù del Ponte del Serio, e l’uccise con un’archibugiata, che non gli lasciò nemmeno profferire una parola. Le Dame, ch’erano in carrozza seco lui oppresse rimasero dal dolore, e dallo spavento. Furono recate a braccia d’uomini nella carrozza d’altra Dama, ch’era dietro alla loro, uscita anch’essa a prendere il fresco, e condotte alla loro abitazione. Il Cavaliere interfetto era ammogliato da pochi anni, e lasciò un solo figlioletto. La di lui Vedova Madre è inconsolabile, la Città tutta freme. Sino alle ore 4 della notte non si aveva notizia alcuna dell’arresto del reo.

Metatestualità

Tanto abbiamo dalla suddetta Lettera in aggiunta, e schiarimento della data relazione, del Foglio Mercordì p.
Addizione.

Livello 3

Esempio

Il Galimberti allo spuntare del giorno successo alla notte del suo delitto, si ritrovò in un sito solo cinque miglia lontano da Crema. La tortuosa sua fuga per sentieri non battuti deluse le perquisizioni de’Soldati, e de’birri, che spediti furono per arrestarlo. Entrato nella rustica Casa d’un Villico lo pregò di voler cangiare il di lui vestito col suo. O fosse a sue cognizione il barbaro fatto seguito di cui rapidamente si sparse intorno la nuova, o conoscesse dalla ricerca e dai segni che il fuggitivo doveva esser reo di qualche gran colpa atroce, è certo che il Contadino finse di secondare la sua volontà, lo fece entrare in una stanza, lo chiuse in essa, e corse poi a far suonare campana a martello. Radunatasi in armi la gente di quel Comune fu egli preso, legato, e condotto a Crema nelle forze della Giustizia. Dicesi, che l’idea dell’estremo supplizio fosse in esso disacerbata dall’empia esultanza di morir vendicato, e che proferisse queste parole allorché fu arrestato: Almeno il Sanseverino mi ha pagata la polvere. Se ciò è non v’hà dubbio, che quell’ottimo Cavaliere gli donasse uno Scudo nell’intimargli la sua risoluzione, com’è riferito in alcune Lettere.

Metatestualità

Un anonimo, che secondo il solito sottoscriversi Vostro Assocciato, in una Lettera in data de’15 cor. non sappiamo da qual Paese venuta ci rimprovera civilmente della ommissione d’alcune cose scritte per questa Gazzetta, e non comparse alla luce. Trova egli ingiuste le nostre lamentazioni per esser privi d’aneddoti interessanti, quando non vogliamo far uso di que’che ci vengono. Dice, che bisogn’accettar il poco sulla speranza del molto, e non disgustar nessuno. Senza sospettare dell’oggetto de’suoi rimproveri, o della sincerità delle sue espressioni, dichiariamo d’essergliene obbligati, ma non possiamo apologeticamente rispondergli come faremmo in una Lettera particolare. Il cominciare a dir una ragione ci condurrebbe a produrle tutte in discolpa; verrebbe un lungo articolo su questo soggetto, e che ne risulterebbe poi? Dispiaceri da una parte, e dall’altra, doglianze, rimproveri, e sforzi per dimostrare, che abbiamo dato luogo a delle cose meno degne delle rifiutate; e confronti che sembrano validi a chi è riscaldato dall’amor proprio, ma fanno pietà al buon senso. Adottata la massima di valerci del buono, o del passabile, condanniamo ciò che non è tale all’obblio, quando però vero sia, che ci giunga alle mani. A questo scarto si unisca quello, ch’esigono certi pezzi per la loro licenziosità; e poi quanto poco ci resta! Strana è la ricerca fatta dallo stesso Incognito per sapere non in Lettera ma in istampa quanti siano gli Assocciati a questo Foglio, e se sia maggior il numero in questo secondo Semestre, che stà per finire, di quello ch’era nel primo. Ci fa egli giustizia ed onore riputandoci amanti del vero; e poiché trattasi d’una scommessa, che il nostro silenzio gli farebbe perdere (se quanto asserisce non è pura invenzione) condiscendiamo ad assicurarlo, che spirati i primi sei mesi della nostra impresa tredici Assocciati hanno detto non voglio altro, e il XIV. l’abbiamo perduto, perch’era passato al Zante un mese prima. Dalli primi Decembre dell’anno scorso sino al giorno presente la loro perdita è stata compensata da un centinajo di nuovi concorrenti, de’quali faremo vedere il nome, cognome, e Patria, a guisa della lista de’Predicatori, a chi ne dubitasse. Se non è qui chi ha scommesso in contrario mandi una Proccura in atti di Notajo, che alla persona destinata in esso a rappresentarlo si mostrerà tutto. Oh si vorrebbe sapere quanti erano in prima, quanti sono adesso. Questo non si vuol dire, perché non è necessario a decidere la questione.
La Nob. Sig. Rossa Hoffmannin Prussiana, persuasa dalla lettura de’buoni Libri, com’è detto sotto un Sonetto Veneziano colla coda fatto sul di lei Sacrifizio, delle Verità del Cattolicismo, è fuggita dalla Patria, e dalla sua Casa di Calvinisti, per abbracciarlo. Colle Carità de’Fedeli ha vestito l’abito Religioso di S. Benedetto in S. Vito di Burano, prendendo il nome di Maria Benedetta Francesca. Jeri soltanto alle ore 22. uscirono da questo Regio Arsenale la Fregata, lo Sciambecco, e la Galera, ma non gli altri Legni minori accennati nel prec. Foglio. Questa sera si apriranno li due Nobili Teatri d’Opera seria. Ecco la Compagnia de’Bal. di quello di S. Benedetto

Primi Ballerini Serj

Sig. Franc. Clerico, Sig. Rosa Clerico Panzieri, Sig. Gaet. Clerico.

Primi Grotteschi.

Sig. Pietro Pinucci. Sig. Luigia Bragaglia.

Terzi Ballerini

Sig. Pietro Palladini Sig. N. N.

Primi Ballerini fuori de’Concerti

Sig. Margh. Rossi Torelli, Sig. Lor. Panzieri, Sig. Luig. Banchetti con 24 Agenti del Concerto. Il Sec. Ballo ha per titolo il Divorzio Fortunato. Le Scene sono del celebre Sig. Cav. Franc. Fontanesi, il Vest. del Sig. Gius. Bacchetta. Il Dramma del Nob. Teatro di S. Samuele è intitolato Creso. La musica del Sig. Pietro Terziani M. di Cap. Romano. Gli Attori posti coll’ordine del Libretto sono il Sig. Ang. Franchi, la Sig. Cat. Lusini, il Sig. Carlo Marinelli, il Sig. Mich. Cavana, la Sig. Felicita Zolla, il Sig. Giov. Danielli. Inv. e dir. de’Balli il Sig. Onorato Viganò

Primi Ballerini Serj li Signori

On. Viganò, Vicenza Viganò, Salv. Viganò

Primi Grot. a perfetta vicenda

Sig. Colomba Torselli, Sig. Vic. Montignani, Sig. Ortensia Agostini, Sig. Pietro Marchisi.

Terzi Ballerini

Sig. Giulio Viganò, Sig. Gasp. Stellato. con 18 del Corpo di Ballo

Primi Bal. di mezzo carat. fuori de’concerti

Sig. Carlo Bencini, Sig. Aur. Benaglia. Il Primo Ballo Trag. Pant. Orizia e Borea, il Secondo La Donna incostante ossia il Festino de’Teatri di Roma. Le Scene del Sig. Ant. Mauro, il Vestiario del Sig. Giov. Monti. Lunedì 5 Maggio venturo si aprirà questo Nob. Teatro in S. Luca ove il Sig. Cav. Pinetti comincierà a soddisfare la pubblica curiosità anche in questa Capitale colle fisiche sue celebrate esperienze. Trattenimenti Accademici. Domenica nella Sala delli Signori Accad. Rinnovati fu recitata la Trag. il Tancredi, seguita dalla Farsa il Pigmalione in Francese, Parte mirabilmente sostenuta da S. e. il Sig. Conte Ales. Pepoli. Si trovò nelle decoraz. e nel vest. di questa Rappresentazione una magnificenza, una dignità da Corte, che allettò e sorprese la foltissima colta Udienza concorsa a goderla. Vi furono due bellissime Scene del tutto nuove fatte a spese d’uno de’Socj, del Sig. Lor. Sacchetti Padovano, autore di quelle ancora, che furono meritamente applaudite nella Keleffa, e nell’Amleto. Lunedì la Nobile Società Accad. delli Riuniti a San Gregorio rappresentò due Farse. Jeri nel Teatrino particolare dell’Eccellentissimo Pepoli a S. Fantino si replicò la Trag. il Venceslao.

Livello 3

Disperazione corretta da un riflessivo coraggio.

Esempio

In un Boschetto poco lontano dalla Città di . . . . . . trovavasi al declinare del Sole un poveruomo abitatore della vicina campagna, ove s’era recato a far legna per la misera sua Famiglia, e stanco dal faticoso lavoro riposava sul fascio raccolto, e legato, prima d’alzarselo in collo, e portarselo a casa. Era in tale positura allorché scoprì alla lontana un Signore bene in arnese, colla spada al fianco, colla nappa sul cappello, passeggiando in aria trista e pensosa. Egli credè che fosse quello qualche Uffiziale colà giunto per battersi in duello, e che aspettasse il nemico. La curiosità lo spinse ad avvicinarsegli per un obbliquo viottolo coperto da una fila di piante ramose. Quando gli fu quasi di rimpetto lo vide trarsi di tasca una carta, leggerla con agitata commozione, poi lacerarla, indi impugnare una pistola, e con una chiave batter la pietra. Ciò fatto se la rivolse alla fronte, gettò a terra il cappello, prese foco la polvere, ma non uscì il colpo. Un trasporto d’umanità fece volare il buon Contadino sopra quel disperato, e strappargli la pistola di mano; ma egli snudò la spada, e la rivolse contro del suo liberatore, che a piè fermo attendendolo tranquillamente gli disse: Ferite: io temo poco la morte al paro di voi, ma ho un coraggio maggiore del vostro. Da vent’anni e più vivo trà gli affanni dell’indigenza, ed ho lasciata a Dio la cura di metter fine a’miei mali. Colpito il Cavaliere (era tale) dalla fermezza di queste parole, restò qualche momento muto ed immobile poi sparse un torrente di lagrime, e traendosi di saccoccia la borsa la donò a quell’onest’uomo, volendo saper il suo nome, e il sito della sua abitazione, ed obbligandolo a giurare che non avrebbe mai narrato quel caso ad alcuno.

Metatestualità

Chi ce lo ha scritto non dice come l’abbia saputo, ma protesta, ch’è vero, e recente; che Amore fu cagione d’un tanto pericolo, e che il narrarlo nel nostro Foglio potrà servire d’utile esempio agli uomini per istare in guardia contro le seduzioni dell’amabile potentissimo sesso, che fa perdere il cervello agli Orlandi.
Bastimenti Arrivati

25 Corrente.

Piel. P. Giov. Carmeich da Macasca e dalla Brazza con 20 cai Vino 2 fag. rame vecchio, una Bar. oglio e alcuni Tramessi.

26 Detto.

P. Ant. Venatich da Ragusi. Ad Occioni e Milesi e Piet. Scipioni 403 Bal. Lane, 209 cuoja asciutte, 3. Bal. Montoni, 70 Schiavine. Piel. P. Giorgio Roscovich da Macasca con 26 cai Vino, 2 cai Oglio 2 Rot. Rassa, 2 fag. Rame vecchio, e diversi Tramessi. Piel. P. Giac. Godovich da Traù con 5 cai Oglio.

27 Detto.

Trab. P. Ant. Marsich d’Arbe con 100 Passa Legne un Rot. Rassa uno di Bedena, e alcuni Tramessi.

28 Detto.

Tart. Cap. Giorgio C. Ivanovich da Corfù, Parc. C. Luca Ivanovich. Ad esso 60 cai Oglio. A Giov Einselman 50. A Rech e Laminitz. 4. Ad Isac Gentili 4. A Tom. Guizzetti 3 A Stef. Gritti 6. A Franc. Lucovich 12. A Giov. Verona 6. A Giacob Giacur 8. A Malta e Semo 12. A Menach. Vivante di Leon 5. A Giacob Mulli 7. A Frat. Cattrivà 1. A Fel. Lucchesi 4. Ad And. Lucovich 2. A Nad. C. Tripovich 3. A Vic. C. Tripovich 3 con vari Tramessi.

29 Detto.

Piel. Cap. Mat. Marchesini da Cattaro rac. al C. Paolo Biscuchia A chi spetta 20 Fag. pelli Boldroni, e un migl. Legno Scodano, 40 lib. Rame vecchio, 4 cavezzi Rassa, 13 cassoni cand. di sevo, e 2 cassette. Piel. P. Mat. Gagliardo da Spalatro e Sebenico. Dal Laz. di Spalatro 310 Lingue fumate 17 Bar. Sufini. Dalla Città. 4935 tocchi Porcina fumata, 3 Bar. Oglio, e una Damigliana, 2 cassette cand. di sevo, 58 Vesciche strutto, una Bar. Lingue. Da Sebenico 280 Pezze Form. Morlacco. Un Casino ben fornito vicinissimo alla Piazza può essere molto a proposito nell’attuale affluenza di Forastieri, che non ritrovano sito nelle Locande. Se per il corso della Sensa c’è chi voglia valersene, lo faccia sapere al Colombani venditore di questo Foglio al Ponte di Rialto. Abbiamo in questa Città un grandissimo numero di Forastieri di varie Nazioni, e le nostre Locande non bastano al loro ricevimento. Volendo anche scegliere quelli soltanto, che sugli altri sollevansi per sublimità di rango, e di titoli, l’Articolo diverrebbe maggiore dello spazio, che in questo Foglio resta da empire. Lo riserbiamo però al numero del p. v. Sabbato in cui potremo arricchirlo, e presentarlo con maggior esattezza. Intanto per incominciare a dir qualche cosa diamo la relazione seguente. Allo Scudo di Francia. S. A. la Sig. Principessa Solhoski con seguito di molti Polacchi. Il Signor Conte de Lanbergh con dieci trà Cavalieri, e Dame, sei Uffiziali, e sedici Servitori Tedeschi. Molti altri Forastieri di qualità Francesi, Alemanni, e Milanesi. Al Leon Bianco. Il Principe, e la Principessa Jablonoscki, e la loro Figlia, Polacchi. Come le altre principali questa Locanda è pure interamente occupata da molti Signori di diversi Paesi, e d’alta portata.
Alba O.m. Leva il Sole O.m. Mezzodì O.m. Mez.notte O.m. Luna Leva O.m. Tram. O.m. Pr. Mag. 7.14. 9.16. 16.23. 4.22. 7.3. 18.41 2 7.11. 9.13. 16.21. 4.21. 7.29. 19.47. 3 7.7. 9.11. 16.20. 4.20. 7.53. 20.56. Ricapiti per questo Foglio A Padova dalli Fratelli Conzatti Libraj. A Verona da Giuseppe Lonardi Librajo. A Brescia da Dionisio Colombo Librajo. A Bergamo da Francesco Locatelli Librajo. A Udine da Giambatista Damiani Librajo. A Venezia da Paolo Colombani Librajo. Dalla Stamperia Zerletti Venezia.