Sabbato Primo Marzo 1788.
Non avrà voto nelle deliberazione
della Società, chi non ci sarà entrato almeno con cinque Azioni; e
ne avrà due chi ne possederà dieci, tre chi ne avesse venti, e
quattro chi trenta, ma non più s’anche fosse maggiore il numero
delle sue Azioni. Sarà legittima ogni Riduzione, e valide le sue
risoluzioni perse dalla pluralità de’voti, egualmente se pochi o
molti individui si uniranno a comporla.
XI. Come non può vedersi il netto dell’utile o danno de’Tocchi di Sicurtà del corso d’un anno che molto tempo dopo, così ogni anno dovrà farsi dalli Direttori un Bilancio provvisionale estratto esattamente da’Libri Giornale e Maestro della Compagnia nel modo &c.
Se da detto Bilancio così formato ogn’anno nel mese di Marzo risulterà un avanzo netto, allora li Sig. Direttori detratto da esso il dieci per cento che si assegna in compenso delle loro cure, ed uno per cento d’elemosine a’poveri, riconosceranno del residuo ogni Individuo proporzionatamente alle suo Azioni, onde corrispondere il pagamento nel susseguente Aprile.
E se all’incontro apparisse intaccato il fondo di Cassa de’Duc. 40 m. dovrà ogni Azionario nello stesso mese d’Aprile scrivere in B. G. alli Presidenti Cassieri della Compagnia l’occorrente a prorata delle sue Azioni, per supplire all’intacco, e ciò fino alla consunzione del settanta per cento, ch’ognuno è obbligato di contribuire al bisogno.
XII. Potrà ognuno vedere, cedere, e alienare le proprie Azioni prevj gli atti convenienti verso la Società pel riconoscimento de’nuovi Socj, e sempre preferita la medesima all’acquisto de’caratti che ceduti venissero.
XIII. In qualunque caso di naufragio o danno, che nascesse, siano per conto della Società destinati per capi di ricupero li cinque prenominati Direttori, uno o più d’essi, come meglio converrà; e la provvigione dovuta per la figura di capi di ricupero esser debba tra tutti cinque divisa.
XIV. In capo a’dieci anni fissati alla durazione della Compagnia,
cesseranno li Signori Deputati dal toccare Sicurtà, e formato un
generale deffi-
XV. Per qualunque questione che nascesse trà Socj o loro legittimi Rappresentanti, a cagione della Compagnia durante il corso di essa, o spirata che sia, s’intenda sempre proibito il procedere per le vie del Foro con atti Giudiziarj in pena di Ducati mille applicabili all’Ospedale della Pietà, a chi mancasse, qual pena ancora supplita si stabilisce, che qualunque contesa abbia ad essere rimessa in due Soggetti, uno per parte scielti, con facoltà a’medesimi di scegliere un terzo in caso di discordia per deffinitivo giudizio, laudando ora per allora le loro Terminazioni come Spazj di Laudo de’Sereniss. Consigli e Collegj.
XVI. A cauzione di tutti gl’Interessati nella presente Società ed a
cautela di tutti li Contraenti colla medesima, sarà questa Scrittura
di Compagnia notificata al Magistrato Eccellentissimo de’Sopra Banchi e presentata in atti al Pubblico
Veneto Nodaro.
S’ implora da Dio Signore la Benedizione alla presente Intrapresa.
N.H.MSS. Francesco Morosini 2.0 K. e Proc. di S. Marco
N.H.MSS. Niccolò Erisso p.0 K., e Proc. di S. Marco
N.H.MSS. Lodovico Manin K., e Procurator di S. Marco
N.H.MSS. Vettor Pisani Procurator di S. Marco
N.H.MSS. Angiolo Emo K., e Procurator di S. Marco
Girolamo Asc. Giustinian K.
N.H. Giacomo Miani
N.H. Alvise Emo
N.H. Vicenzo Tron
N.H. Sebastiano Zen
N.H. Zuanne Pesaro
N.H. Francesco Pisani
Sigg. Fratelli Revedin qu.Antonio Zuanne Lazzaro
Zuanne Lazzaro
Menachem di Leon Vivante
Gio: Diego Marinovich
Pietro Cappellis
Rech, e Lammit
Giovanni Vanautgardem
Fratelli Svajer
Antonio di Benedetto Buratti
Giacomo Revedin qu. Angelo
Giuseppe Antonio Cavallar
Vicenzo Tripovich
Giacomo Peruzzi
Giovanni Heinzelmann
Giuseppe Zoppetti
Valentin Comello
Gio: Battista Tamossi
Amadeo Cristiano Haid
Federico Pfauz
Girolamo Haù
Tommaso Carminati
Antonio Bellatto
Paulo Avanzetti
Giuseppe Casara
Matteo Chiorco
Gio: Antonio, e Giacomo Curnis qu. Zuanne
Franc. di Girolamo Fracasso
Simon Carminati
Marin Bellini
Franc. Sonzogno qu. Pietro
Franc. Georgio Maii
Vincenzo Bonsiol
Gio: Andrea Bonzio qu. Ant. Marco Astori d’Antonio
Gius. qu. Franc. Cavenezia
Gabriel Cornet
Andrea Bortolotti
Sebastiano Gaggio qu. Antonio
Pietro Piccoli qu. Gugliemo
Antonio Duodo
Daniel Bonfil, e Figlio
Occioni, e Milesi
Gius. Treves qu. Emanuel
Gio: Maria Guizzetti
Giuseppe Occioni di Gio: Luigi ux. o nomine
Bartolommeo Cornet
Aurelio, e Carlo Todero
Corrado Martens
Niccolò Zuccalà
Franc. Domenico Manenti
Bonomo Algarotti
Giovanni de Serpos
Simon Stella
Pietro Cita
Leon. qu. Demetrio Capitanacchi
Zuanne Pasco
Carlo Lazzarini
Abram di Davin Almeda
Spiridion Colovò
Caliman Grassini
Giovanni Guarnieri
Liberal Carnio
Bartolommeo Bevilacqua
Paolo Santini
Felice Lucchesi
Giuseppe Carminati, e Figli
Pietro Luisello
Giuseppe Mangilli
Riesch, e Wagner
Francesco Marsand
Gio: Battista Stua
Almorò Daniel Pisani
Gio: Battista Albrizzi
Gio: Antonio, e Fratello Pagan
Antonio Cita
Pietro Fontanella, e Antonio Cita
Francensco Camerata
Zuanne Zeffiri
Niccolò Beati qu. Giuseppe
Abram Vita d’Angeli
Marco d’Abram Malta
Leon di Jacob Vita Vivante
Anni sono
si stabilirono in questa Città una Signora Genovese con
persona se dicente suo Marito ed una picciola Ragazza di due
anni appena. Passati alcuni anni in cui avevano messo in
piedi una picciola Bottega di mode sparirono i due finti
conjugati e lasciarono l’orfana figlia dell’età di diec’anni
in mano ad una buona Donna che la serviva di Maestra. La
compassione delle anime sensibili e cristiane fece che fosse
la figlia accettata in un Ritiro. Giunta alla età in cui la
natura fa conoscere i suoi diritti sugli esseri a Lei
soggetti, e bramando anche di godere d’una libertà, la
Ragazza era per prender marito. E già il tutto era pronto;
ma troppo necessario erano le sedi di Battesimo per parte
sua, e però non sapendo ella dir altro se che era nata a
Genova e sbagliando sul cognome della Madre e del Seduttore,
ch’ella credeva suo Padre, si rendeva difficile il modo di
trovar la verità. Frattanto che persone s’interessavano e
scrivevano per saper ed indagare dei lumi su tale Orfanella
si era questa collocata in qualità di Cameriera presso una
Dama. Quando la combinazione ha fatto, che il Padre vero
siasi egli pure indirizzato al Negoziante stesso in Genova
per indagare le notizie di sua figlia che era parimenti
ricercato da qui per estraere le fedi. Il giubilo del Padre
è stato estremo: si è scritto tosto alla Dama che la figlia
sarebbe stata mandata a prendere da persona sicura. Questa
si è distaccata colle lagrime le più amare dalla
sua Padrona. A Novi ha riconosciuto il suo vero Padre, e si
è svenuta fra le braccia paterne. Ella è figlia unica di
ricco Banchiere. Ella, che ha dato alle stampe alcune
. . . . . Commedie, ecco che io le somministro un
Argomento tratto dalla verità, e se non è suscettibile di
tale composizione potrà servire per il suo foglio.
Serv. ed Associato N.N.
Serin
è pregata di stamparla nella prossima Gazzetta imminente.
Quale delle tre Italiane traduzioni meriti la palma tocca
giudicarlo agl’intendenti di Poesia, e particolarmente di questo
genere; a’conoscitori perfetti d’ambedue le Lingue. Se verrà qualche
decisione ragionata non mancheremo di darla prontamente in luce.
Ricercasi da un Anonimo in qual Opera del Signor Serin si trovi l’Arietta esibita
alla versione. Potrà comunicarcelo chi ce l’ha mandata, o chiunque
altro il sapesse. Le riflessioni sopra la medesima piacquero
infinitamente ad alcuni de’colti Assocciati a questo Foglio, che
sentir ci fecero la loro approvazione, non meno per la forza
d’argomentare, che per la precisione, e facilità con cui son esse
concepute ed espresse.
Conchiusione dell’idea del Libretto
intitolato Teatro e discorso sulle Donne, che vendesi dal Fogliarini per soldi
dieci.
Alembert scritto al Signor Roussau intorno alle donne, è tratto dal Melan. de Littere d’Histoir. V. 2. a Amsterdam.
Questo celebre Autore, uno de’più grandi ch’abbia avuto a’nostri
giorni la Francia difende il ben Sesso contro il Cittadino di Ginevra ch’esclama: dove si
troverà una Donna amabile, e virtuosa? Trattiamo in esse la
Natura, dice il loro Apologista, come la trattiamo ne’giardini;
cerchiamo di ornarle tenendole oppresse. Non possiamo dissimulare,
egli aggiunge, che nell’opere di genio e di piacere, elle
riuscirebbono meglio di noi; ma specialmente in quelle che son
animate da sentimento, e da tenerezza. Rimprovera il Roussau di non aver mai lette nell’originale
le Lettere d’Eloisa quando giunge a dire che le donne non sanno descrivere nè sentir amore.
Sostiene che la debolezza del corpo non facendo ostacolo
all’opere di genio, e di sagacità negli uomini, com’ è provato da
mille esempj, così un’educazione più solida e maschia potrebbe ad
esse render atte anche le femmine, sentimento di Cartesio che le giudicò più capaci che noi non siamo alla
Filosofi, come lo dimostro una sventurata Principessa che fu la più
illustre trà gli Scolari di quel gran Filosofo. Impugna la massima
avanzata dal sud. Roussau che la coltura dello
spirito sia perniziosa alla virtù degli uomini, e molto più la
quella delle donne. Conclude, che se la verità spandesse un
Nell’Esame di questo Parere,
dice il Compilatore del Diario, che le proposizioni del Signor
d’Alembert intorno alle donne, potrebbero
forse aver luogo in qualche Globo del Fontenelle,
ma nel nostro non mai. Aggiunge ch’essendo esse formate dalla
Natura più deboli degli uomini, vuole ragione, e la loro stessa
utilità, che siano custodite, e protette come sua
parte, e ch’elleno scambievolmente si prestino a sovvenirli
in ragione della loro debole, e inferior condizione decretata, e
voluta, e ostentata dalla Natura. Cita
Aristotele, al passo ove dice che: Alcuni sono per
natura liberi, ed altri servi, e l’annotazione del Pufendorfio, che nega un
diritto di natura al più robusto della persona, o più perspicace
e più scaltro sopra a chi per questi riguardi è meno di lui:
ma riflette, che questa inuguaglianza è però principio e radice
di subordinazione in quelli che son da meno, e di precedenza in
quelli che vagliono più, quali concorrono ad un patto sociale, ed
una ragione economica. La testura delle donne, ei soggiunge, il
tuono della loro voce, la delicatezza della loro carnagione, le
convulsioni a cui sono soggette, provano la debolezza del corpo. In
opposizione al Signor d’Alembert sostiene che
questa influisca su quella dello spirito; e che se la debolezza
accidentale degli uomini non impedisce alla loro mente d’alzarsi a
sublimi pensieri, e in essi fermarsi, ciò non può fare la essenziale
e costitutiva delle donne risultante da tutti gli elementi che
compongono il corpo, fibre, umori, visceri ed
elaterio. Lasciando al d’Alembert le Lettere d’Eloisa egli rammenta Il Laberinto
d’Amore del Boccaccio, e la Satira VI. di Giuvenale. Riconosce il pudore
delle donne dalla pusillanimità, che nasce dalla loro
debolezza, porta un paragone per sostenere il suo assunto, e
promette il resto nel mese venturo.
Questo saggio
sopra il Libretto annunziato può invogliare il bel Sesso a
provvedersene per difendere la sua causa trattata sì liberamente
e con forza dalla Parte avversaria, chiamando in soccorso Mons.
Thomas, che molto può assisterlo col suo
Essai sur le caractere des femmes.
Schio nella Settimana
grassa del Carnovale prossimo passato. Abbiamo ritardata la sua
pubblicazione per riferirlo con fondamento al solo oggetto
d’imprimere nelle menti, e ne’cuori degli uomini un salutare terrore
per il maneggio dell’armi da fuoco la cui domestichezza sì spesso fà
nascere delle tremende disgrazie.
Signor
Gazzettiere.
Ecco il succinto dettaglio di quanto mi
ricercate. Il Lunedì grasso alle ore 17. circa certo
Francesco Rampon, era accordato al servizio
del Maniscalco di Schio, fu introdotto in
casa del Sig. Antonio Alberti dal
servitor del medesimo ad oggetto d’allestir l’occorrente per
indi insieme mascherarsi il dopo pranzo da Contrabbandieri. A
tal fine Rampon prese da un angolo della
casa certo archibuso, che sembrava negletto, comincia ad
esaminar-lo, e nel preparar
lo stesso (come da certi vien detto), senza osservar dove fosse
diretta la bocca (o come altri vogliono) rivogliendo per
ischerzo la stessa verso la serva dell’istesso Signore la quale
era appena entrata in casa, le sortì una fiera arcobugiata;
colpì essa fra il torace, e l’umbilico l’infelice serva
Anna Righetta, e nel momento restò esangue
vittima, o della riprensibile inavvertenza, o del condannabile
scherzo del sud. Rampon. Questo è quanto
si può raccogliere sopra un fatto, che più preciso non si può
rilevare per mancanza di testimonj.
Ignoriamo da qual Paese, e da quale mano ci sia venuto il
Foglio che qui diamo in luce. La sola tardanza di pubblicarlo ci
sembrebbe una colpa.
Signore.
Sapendo quanto voi abbiate a cuore di rendere la vostra Gazzetta tanto utile che interessante, io credo di rispondere alle ciste che vi animano, pregandovi di rendere manifesta una scoperta, che veramente è stata fatta da molto tempo, ma che probabilmente è ancora ignorata da una infinità di persone, come ho potuto vedere in alcuni de’vostri Fogli sul soggetto di cui son per parlarvi.
Accade frequentemente in cotesta vostra Patria, come in ogni altra gran a’cammini, con ispavento delle Famiglie per le fatali conseguenze che può produrre, se mancano i più pronti soccorsi. Quelli, che ordinariamente s’impiegano cagionano un grand’imbarazzo, e sovente non giungono ad arrestare i progressi delle fiamme. Io dunque propongo un mezzo facile e semplice per estinguere il fuoco in simili casi. L’esperienza che molte volte ne feci, ed anche recentemente, avendo sempre avuto l’esito che le desiderai, mi son finalmente determinato a pubblicarla indicandone il modo da me praticato.
Tosto che mi son accorto, che il fuoco s’era comunicato alle fuligine che turava la gola del cammino incendiato, cavai tutta la legna che allora trovavasi sul focolare lasciandovi soltanto la brace: presi poi tre o quattro cipolle ch’io tagliai in sottilissime fette, ed avendole stese sopra gli accesi carboni, ho sempre veduto con un eguale soddisfazione cessare le fiamme quasi nell’istante medesimo che il vapore esalato dalla cipolla innalzavasi nel cammino. È necessario avvertire, che bisogn’ aver cura di tenere chiuse le porte e le finestre della camera, o cucina dov’è il focolare, per non aver contraria l’aria esteriore.
Questa maniera d’estinguere il fuoco non è, come vedesi, nè difficile, nè dispendiosa; ed io credo che volontieri verrà adottata perché non c’è Famiglia sì povera, che tener in casa non possa tre o quattro cipolle.
Siccome io non sono l’autore di questa scoperta, così nemmeno pretendo di partecipare alla gloria di quello che fu il primo a fare l’esperienza di cui vi parlo; ma almeno sarò ben soddisfatto s’io posso pubblicandola contribuire alla tranquillità de’particolari, e garantirli dalle conseguenze alla tranquillità de’particolari, e garantirli dalle conseguenze funeste che ponno derivare dall’incendio d’un cammino.
Giacché voi, Signor Gazzettiere, a-
Si dà per certa notizia, che al servizio del Nobilissimo
Teatro di San Samuele verrà per la prossima ventura Sensa il celebre
Signor Onorato Viganò non meno ammirabile per
le invenzioni, che per la felice esecuzione de’suoi Balli, come in
passato ed in varj tempi n’ebbimo in questa Città le più sicure
onorisiche prove. Aggiungesi, che un suo Figlio ora cresciuto allo
stato di capacità sia un ballerino molto stimabile, e che sotto la
direzione d’un Padre e Maestro sì intelligente debba ovunque
meritare que’ pubblici applausi, che qui si presagiscono, e che
ottenne in Roma ove da qualch’anno s’è esercitato.
Nella dignità di Guardian Grande alla Carità è succeduto
elettivamente all’Illustrissimo Signor Matteo
Michele Soranzo l’Illustrissimo Signor Leonardo Spinotti.
Frà i Nobilissimi Casini che in questa Capitale mantengonsi
con isplendidezza e decoro uno de’primi è quello di S. Samuele così
denominato dal Teatro di tale Contrada. Questo è posto nelle
Procuratie Vecchie, e per istituzione non pagano che le Dame
componenti la Società, intervenendo i Cavalieri senz’ alcun
aggravio. Siccome le contribuzioni mensuali, e quelle d’entrata
forniscono delle summe eccedenti le spese, ed attualmente la cassa
ha un avanzo di 1500 zecchini, così ogni anno si estraggono quattro
Grazie di zecchini 50 l’una, che toccano in forte a quattro delle
Dame suddette. Mercordì p. p. seguì l’Estrazione dell’anno cor. a
favore delle L. L. E. E. Margherita Condulmer
Corner, Barlenda Berlendis Barziza, Cavaliera . . . . Civran
Contarini, Cecilia Michel Zustinian.
Certo falegname di cui d’uopo è credere, che l’abilità non
fosse mediocre, perché lavorar soleva ne’Palazzi de’nostri Signori,
servivasi del suo mestiero come mezz’ opportuno di fare il ladro
domestico. Si dice, che i recenti suoi latrocinj li abbia commessi
in Cà Gritti a San Marcuola, ed in Cà Moncenigo a San Samuele. Teneva una spezie di
magazzino a prigione sotto una Scala in Corte Firenzuola a San Giacomo dall’orio ove chiudeva le cose
rubate. L’altro jeri fu aperto questo luogo per ordine
dell’Illustrissimo Collegio de’Signori di Notte al Criminal, e dopo
un esatto inventario furono di là traportati argenti, rami, specchi,
commestibili ed altri capi, che restituiti verranno senza in menomo
aggravio a’riconosciuti legittimi loro padroni. È incerto, se trà
alcuni ladri presi nel giorno suddetto vi fosse anche costui. Si
crede, che abbia avuto a tempo l’avviso di mettersi in salvo.
Dalli Torchj di Carlo Palese è
uscito l’Elogio Funebre dell’Eccellentissimo Kav. Erizzo che abbiamo steso nel precedente di questi Fogli. È
stampato in bella carta, buon carattere, e colla solita sua
esattezza. Si vende dal Fogliarini al prezzo
di soldi dieci.
Sabbato e Domenica 1 e 2 corrente
Oratore il M. R. O. Dorigo.
Lunedì e Martedì 3 e 4 corrente
Oratore il Reverendissimo D . . . . . . Zender Canonico Teologale di
Castello.
Domani sarà li 2. cor. quarta Domenica di Quaresima, all’Altar
maggiore della Chiesa Ducale di S. Marco si esporrà la Rosa d’oro dono de’Sommi Pontefici. La
prima l’ebbe da Sisto IV. il Doge Niccolò
Marcello l’anno 1474, la seconda da Alessandro VI. il
Doge Agostin Bargarigo nel 1495, la terza
da Gregorio XIII. il Doge Sebastiano Veniero,
la quarta da Clemente VIII. la Dogaressa Morosina Morosini Grimani nel 1597, l’ultima da
Clemente XIII. (Rezzonico) il Doge Francesco Loredano nel 1758.
L’attuale Guardiano di S. Agost. non é il Sig.
Fracasso ma il Sig. Gius. Occioni.
Jeri fu eletto Piovano di S. Eustachio con voti 27 e 2 il M. R. D. Matteo Poryia Curato della Contrada.
Il posto di Canonico di S. Marco resta ancora vacante. s’è riferita per isbaglio nel precedente Foglio l’elezione del Reverend. Piovano di S. Giuliano, che seguì è vero sopra di lui ma al Canonicato di Castello non di S. Marco.
28 Febbrajo corrente.
Parigi cinquantanove.
Lione cinquantanove e un quarto.
Roma sessantatre e tre quarti.
Napoli cento e diciotto e tre
quarti.
Livorno centuno e mezzo.
Milano cento e cinquantaquattro.
Genova novantadue e cinque
ottavi.
Amsterdam novantadue e mezzo.
Londra quarantanove e tre quarti.
Augusta cento e uno.
Vienna cento e novantadue.
Si và formando una seconda Compagnia d’Assicuratori, che dicesi abbia ad essere composta di sessanta Socj ognuno de’quali dovrà sborsare dieci mila Ducati per istabilire un fondo di 160 m. Si crede che gl’Individui saranno tutti Schiavoni e Greci. Aspettiamo lumi maggiori per parlarne con fondamento.
24 corrente.
Bergantino Inglese nominato Il Triston
Capitan Giacomo Wisker venuto da Londra
e Witbj raccomandata a sè medesimo.
A Marco Zinelli. Da Londra 15 Balle Pepe.
Una Partita Allume di Rocca a rifuso.
Agli Eccell. Deputati alle
Tariffe
Un Pacch. Merci diverse da Londra.
27. Detto. Piel. Pat. Matteo Bartoli
venuto da Macasca con
4 Cai Oglio di portata Pat. e Marin tenuta di Barile 36.
Addi Detto Piel. Patron Antonio Rocco
Venuto da Macasca con 6 Cai Oglio di portata Pat. e Marin
tenuta Barile 55 il resto in seguito.
Si sente, che il ladro di cui abbiamo parlato, non sia un
falegname ma un certo Milanese, che girar vedevasi per queste
strade con un berrettone alla polacca, e che un avviso
accidentale abbia potuto sottrarlo alle forze della Giustizia.