Gazzetta urbana veneta: Num. 16
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Livello 1
Num. 16. Sabbato 23. Febbrajo 1788.
Decisione Seconda.
Altra sullo stesso Argomento.
Continuazione degli Ordini in materia d’ori &
argenti. Pesador. XXIX. Che il Pesador non possi pesare alcun
Bolzone d’argento, nè soglia d’oro da porvi sopra, se non vedrà
il tutto impresso dal Bollo di S. Marco, e Sazato da’Ministri di
Zecca a ciò destinati, dovendo esso ricevere il Bollettino di
detto Sazo; e ricenvendo ori o argenti privi di tali segni sia
in obbligo di presentarli all’anzidetto Eccell. Magist. sotto
quelle pene che &c. XXX. E perchè li caratti 25 e mezzo
d’oro di zecchino, che per ogni Marca a porre sopra i Bolzoni
son obbligati i Mercanti, a norma della Legge, vi siano
intierameute posti, sia debito dello stesso Pesador, ricevuto il
Bolzone bianco il pesarlo per sapere minutamente quant’oro vi
anderà sopra, pesando anche la foglia d’oro per aggiustarla se
ne mancasse, tenendo conto d’ambidue i pesi, e consegnando poi
al Masser il Bolzone, e la foglia sopr’esso legata. Dovrà in
oltre consegnare un Bollettino di suo pugno del peso d’esso,
distinguendo oro ed argendo, al Padrone del Bolzon onde
coll’assistenza del Masser posto nel fuoco e saldato l’oro sul
medesimo sia da esso ripesato sotto pena &c. XXXI. Sia
dovere del Suddetto tenere in Libro a parte nota distinta di
tutti li pezzi che saranno fatti da cadauno Mercante, delle
Verghe, che di volta in volta verranno tirate in Zecca, segnando
il peso d’ognunga, il nome del Proprietario, la quantità
de’pezzi, se d’oro, o d’argento; onde passare poi tal nota al
Ministro deputato a registrarla in altro Libro a tal effetto
destinato, in pena &c. Si continuerà.
Conchiusione della Terminazione sulle Scuole. X. Ad oggetto di
promuovere l’utilissimo Studio della Giurisprudenza Civile, si
dichiara inerentemente alla Parte del Serenissimo Maggior
Consiglio 30. Aprile 1781, che quei Scolari, i quali avranno
sotto Maestri approvati dal Magistrato, terminato il corso
intero dei Studj legali, ed aspirassero all’impiego
d’Interveniente, avranno il privilegio d’esser descritti nel
Libro bollato del Cancelliere del Collegio degl’Intervenienti,
egualmente come se fatti avessero li loro Studj nelle Pubbliche
Scuole. XI. Per l’esatta esecuzione delle prescritte Regole, e
Discipline, e per il buon andamento di tali Scuole, si terrà il
Magistrato nostro nell’esercizio della più accurata vigilanza;
al qual fine si prevalerà del mezzo dei Visitatori Sinodali, o
di altre riputate Persone, come crederà più opportuno, e vi
aggiungerà tutte quelle prescrizioni, che a misura dei tempi,
dei casi, e dei luoghi crederà necessarie, onde procurar
possibilmente quell’uniformità di Educazione, che per ogni
riguardo di Nazione, e di buon Governo si rende tanto utlie, ed
è assolutamente prescritta dalla Sovrana Autorità
dell’Eccellentissimo Senato. E la presente, approvata che sia,
sarà stampata, e diffusa, onde sia nota per la pontuale sua
esecuzione in tutte le parti. (Andrea Querini Rifor. Zaccaria
Vallaresso Rif. Francesco Pesaro Cavalier Proc. Riformator.)
Giuseppe Gradenigo Segr.
In Senato. 21
Corrente. Provenditor A Imoschi. E. Z. Gotardo Catti. 2 Sopra
Ori e Monete. E. Pietro Civran. E. Ant. Vendramin qu. Franc.
Libri usciti di fresco dalli Torchj Veneti. M. Accii Plauti
Comaediae ex reces. Jo: Antonij Vulpii cum notis felestioribus.
Apud Thom. Bettinelli. 1788. 8. Dialoghi tra i Signori Abb.
Andres, e Rubbi in difesa della Letteratura italiana. Opuscolo
secondo. Presso il Zatta. 1787. 8. Vite de’Santi dell’antico
Testamento. Tom. V. Presso il Piotto. 1787. 12. Greppi. Capricci
Teatrali. Tom. II. Per i Storti 1787. 12. Porretti Grammatica.
Presso il Viezzeri. 1788. 12. Le guerre Carilinaria, e
Giungurtina di Salusrio tradotte in italiano dal D. Bianchi.
Presso Tom. Bettinelli. 1787 8. Muzani. Quaresimale. Presso il
Bettinelli. 1787. 4. Biluart. Compendium Theologia S. Thomae
Tom. III. Presso il Coletti 1788. 4. Soave. Elementi
d’Aritmetica. Per il Graziosi. 1787. 8. Noghera. Sui nuovi
sistemi, e metodi d’insegnare, e d’imparare le belle lettere
ragionamenti. Per il Remondini. 1787.8. Martini. Nuovo
Testamento. Tom. V. Per i Pitteri. 1786.8. Jasmin. Pensieri
Teologici. Per Giovanni Antonio Pezzana. 1787.12. Filicaja.
Poesie. Per il Baseggio. 1787. 12. Spiegazione del Libro di
Giobbe’. Tom. Primo. Per Antonio Locatelli 1787. 12. Zendrini.
Ragionamento di Plutarco intorno all’amministrazione de’pubblici
affari tradotto dal Greco. Per il Palese 1787. 8. Gaubio.
Institutiones pathologiae. Tom II. Per i Pasquali. 1787. 8.
Muratori. Annali Continuazione sino al Tom 4.0 Secondo. Per il
Palese 1787. 12. Pepoli. Teatro. T. III. Per il Palese 1787. 8.
si continua. Encyclopedie. Histoire des n. maux. Tom. Troisieme
premiere partie. Presso il Bettinelli 1787. 4. Calini.
Catechismo ragionato. Tomo iV. Per il Rosa. 1787. 8. Lucich.
Epistola paraenetica. Per il Piotto. 1788. 12. Teatro, e
Discorso sulle Donne Diario Mensuale, per il cor. mese di
Febbrajo 1788. In Treviso per Giulio Trento. Si vende anche in
venezia dal Fogliarini in Merceria vicino al Caffè di Menegazzo.
Nel Primo Articolo si esamina qual sia l’indole e l’impronta,
che segna il proprio carattere della Commedia. Deffinita la sua
natura d’un ridicolo, che risulta da’costumi, e da’fatti si
propongono per modelli: Il Misantropo e l’Ammalato immaginario
del Moliere, Il Cicisbeo del Fagiuoli, la Finta ammalata del
Goldoni. Si riconosce la essenza di questo Spettacolo
dall’invenzione de’Greci, seguita de’Latini, e da’buoni Autori
Italiani. Disapprovansi le Eugenie, le Scozzesi, i Disertori
come Commedie spurie, e Favole Romanzesche. Si rimprovera il
difetto del moderno Teatro Comico di stimare oltre al giusto ed al vero le cose de’Forastieri. Si mostra che
ogni Nazione ha la sua Commedia, e che il rappresentare in una
quella dell’Altra, è un trascorrere fuori di quelle linee, che
sono state impresse dal costume. Si accusa lo slacio soverchio e
spropositato delle Favole Spagnuole attribuendo la fallace
illusione da esse prodotta alla stanchezza e quasi noja delle
cose mostrati, deridendo la millanteria dè loro Scrittori che
con lunghe Prefazioni si pregiano d’aver arricchito il Teatro e
la Poesia d’una nuova forma di Commedie, che si usavano ancora
da’Greci sotto il titolo d’Ilarodie perchè riuscivino a lieto
fine. L’Autore conchiude l’Articolo con queste parole.
Lunedì 25
corrente verrà celebrata la Festa di S. Mattia Titolare della
Chiesa de’Monaci Camaldolesi di Murano. Sotto la protezione di
questo Santo Apostolo esiste una Scuola di divozione delle più
antiche di questa Città essendo stata fondata nell’anno 1247. Ha
il suo Altare nella Chiesa di San Bartolommeo, la cui Tavola è
dipinta da Leonardo Corona da Murano. Possede in Reliquia una
porzione considerabile d’un osso di detto Santo. Frà gli
esercizj di Pietà a cui si presta questa Confraternita v’ ha
quello di sepellire per carità li poveri del suo Corpo,
nell’Arca posta a piedi dell’Altare suddetto colla seguente
inscrizione. Confratum S. Mathie. Le appartengono molti Stabili,
la maggior parte de’quali sono posti nella Contrada di San
Geremia. L’attuale Guardiano è il Signor Giuseppe Rombi. L’Arte
de’Peltraj celebra la sua Festa il giorno di San Giovanni
Evangelista all’Altare della Scuola medesima, mediante un’annua
conribuzione. Esposizione per carta. A Sant’ Agostino Sabbato,
Domenica, e Lunedì 23, 24, e 25 corrente
Oratore. Il Reverendissimo Signor D. Pietro Bisson Piovano di Bonisiol Territorio Trevisano.Guardiano.
d’Affittare. Una camera fornita sopra
il Calderajo a SS. Giov. e Paolo vicino al Caffè d’Angelini. Uno
Stabile buono, con tutte le sue comodità, riva in casa, pozzo, e
magazzini, in Calle della Testa, paga all’anno Duc.200. Si darà
anche un solo Appartamento, a chi lo desiderasse,
proporzionando ad esso l’affitto. Le chiavi sono da quel dalla
Malcasia in detta Calle. Magazzen Grande al Ponte di Noale a S.
Felice papa all’anno Duc. 60. Le chiavi sono dal Linariolo al
suddetto Ponte: Casa due in Calle della Scuola a S. Rocco pagano
d’affitto Duc. 26. 38. Le chiavi sono dal Tessero in Campiello a
S. Rocoo. Li Signori Accademici Orfei non i Rinnovati hanno dato
lo Spettacolo, che riuscì d’universale soddisfazione, e del
quale abbiamo parlato col sentimento della dovuta stima ed
ammirazione nel precedente di questi Fogli. Se l’Anonimo, che ce
ne diede l’avviso in iscritto, non avesse avuto il piacere
d’ingannarci, o non avesse innocentemente sbagliato non saremmo
alla necessità di questa correzione. Martedì p. p. alle ore 16
passò agli eterni riposi il Reverendiss. D. Fracesco Zaghi
Piovano di S. Angelo Rafaele nato in S. Cassiano li 31. Dec.
1727 ed eletto al Piovanato li 5 Set. 1774, Canonico della
Patriarcale di S. Pietro di Castello, compianto da tutta la
Parrocchia per le ottime qualità, che adornavano l’animo suo. La
di lui Orazione Funebre fu recitata dal Reverendo D. Francesco
Monselice Alunno di quella Chiesa. Giovedì fu eletto in suo
Successore con Voti 62 e 17 contarj il Rever. Sig. D. Giuseppe
Giusti. Attesa la rinunzia al Vescovato di Treviso fatta da
Monsignor Frà Paolo Franc Zustinian Cappuccino fu eletto al
sublime Ecclesiatico Posto vacante il Reverendiss. P. Ab.
Bernardo Marin Canonico Lateranense, per la cui esaltazione
s’accesero Alla Carità de fuochi di gioja. Si fà pubblicamente
intendere, che li 25. Febbraro 1788 corrente li N.N., H.H., e
Signori Giovernatori Deputati dalla Veneranda Congregazione
delal Pia Fraterna de’Poveri Vergognosi in S. Antonin
Commissaria Testamentaria del qu. Carlo Felice Donandoni qu.
Gio: Antonio, si porteranno sul Pubblico Incanto per la Vendita
degl’Effetti, Gioje, Argenti, Abiti, Biancherie, e Mobili di
ragione della Commissaria sudetta, e seguirà nella Casa
d’Abitazione del sudetto qu. Donandoni in Contrada di San
Provolo. Ricapiti per questo Foglio in Venezia Dal
Colombani Librajo al Ponte di Rialto. Alla Spezieria della Vigilanza
al Ponte de’Dai. Dalla Stamperia Zerletti Venezia.
Livello 2
Metatestualità
S’ingannerebbe a partito chi
credesse, che i difensori del Giuocator Nero avesser messo
la piva in sacco. Al contrario si fanno essi sentire colla
più vigorosa resistenza, lontani da qualunque disposizione
d’arrendersi alle dicisioni contrarie al loro parere. Noi
non possiamo ricusar di pubblicare le due seguenti Lettere
sopra una Questione, che ha veramente occupato troppo spazio
in questi Fogli, e riuscirà per molti nojosa, perchè non
ripetono le ragioni d’una parte già referite, ma in campo
mettono quelle dell’altra, che a tenore delle nostre
promesse dobbiamo pubblicare, chiudendo con esse le dispute,
che determineranno una inappellabil sentenza.
Livello 3
Lettera/Lettera al direttore
Il Giocator N. G. S. che
decide la questione di Scacchi, proposta in questa
Gazzetta, a favore del Giocator detto Bianco, si trova
molto confuso nel voler addurre le ragioni per provare
la giustizia della sua sentenza. Se questo sia vero, si
legga la Gazzetta al Numero 12. Sono per altro persuaso,
che se la questione fosse stata esposta con maggior
chiarezza, e vi fossero tutte annesse le ragioni, che si
leggono nella stessa Gazzetta, esposte sotto la
decisione ai N. G. S., egli stesso sarebbe stato di
diversa opinione, come molti altri lo furono dopo lette
le dette ragioni, e particolarmente in Brescia dove fù
molto agitata questa controversia, e dove quasi tutti
sono dell’opinione del Giocator nero. Pure se restasse
qualche dubbio a quelli, che propendono per il Giocator
Bianco, sopra il dire che nella Questione proposta non
si vedono derogate le regole generali del gioco, dirò
che queste non sono derogate, se non nella parte che il
Giocator Bianco si obbliga dar scacco matto al Nero con
la Pedina marcata, e che venendo questa presa dal Nero,
il Bianco avrebbe perduto il gioco. Dopo questo patto
tutte devono correre le regole generali del gioco, e fra
queste si accorda, che il Re debba difendersi dallo
Scacco. S’inganna il N. G. S. nel dire che quando il Re
aveva ricevuto Scacco di Cavallo spetta ad esso il
moversi, e non ad altri, egli doveva dire, che quando il
Re aveva ricevuto scacco di Cavallo doveva difendersi,
poichè non deve restringere la difesa al solo moversi,
che vale a dire ritirandosi, perchè per le
regole generali del gioco può il Re difendersi dal
Cavallo, o ritirandosi, o distruggendo con un altro
pezzo di Cavallo che l’offenderebbe nella futura mossa.
Così è parlare con le regole del gioco, ed esservando
queste regole del gioco, ed osservando queste regole
generali adattarle al Patto, che presa la Pedina bianca
dal Giocator Nero, questo terminava con la vittoria il
gioco. Egli se ne approfittò nel caso riferito, poicchè
nel prender la Pedina distrusse anche il Cavallo
rendendolo immobile, poichè senza la Pedina non può
proseguire il giuoco. Dopo presa questa Pedina non resta
il Re moro esposto allo scacco del Cavallo bianco,
poicchè per ferirlo conviene che faccia la sua mossa, e
per farla è necessario, che il gioco sussista; ma se
perduta le Pedina il gioco per il Patto è terminato,
come il Cavallo può dopo moversi se più non sussite il
gioco? Come può dirsi che dopo che il Nero ha presa la
Pedina marcata, ch’è l’anima del gioco, possa il Cavallo
bianco uccidere il Re moro, se tutti i Pezzi bianchi
senza l’esistenza della Pedina sono corpi morti senza
moto, e senza vita? Il Re non è mai preso se non quando
non può più difendersi, o essere difeso, ma nel caso
presente fù difeso dalla Regina, che distrusse con un
sol colpo i suoi nemici, levando a tutti l’anima, e le
forze, che tutte stavano per il Patto nella Pedina
marcata. Mi scuserà quello che ha scritto il caso, se
alla sua opinione ragionata dopo la decisione di N. G.
S., ho voluto aggiungere qualche richiaramento, di cui
credo che avesse bisogno chi deciso il contrario, non
per mancanza di cognizione, ma per difetto della
esposizione del Quesito. L. S. P. P.
Livello 3
Lettera/Lettera al direttore
Nello sciegliere i Quesiti
nessuno vorrebbe essere il primo; se un’altro o bene, o
male incomincia, l’esempio commove, e le dispute
insorgono; così appunto mi determina l’Autore della
prima opinione sopra il Quesito degli Scacchi segnato N.
G. S., senza per altro essere al caso di seguire il suo
parere. In questa controversia parmi, che vi sia di
bisogno più di Criterio, che d’esperienza di Gioco;
poichè non si tratta semplicemente d’un Patto, ma di
quali Regole siano a questo Patto applicabili; chi è
dunque al caso d’intenderne meglio i loro rapporti; e lo
spirito, sara senza dubbio un miglior GIudice sebbene un
Giocator poco raro. In questo Quesito adunque vi sono
Leggi, e Patti; quelle han da essere sempre osservabili
sin dove non sieno da questi circonscritte; sin qui
saranno tutti d’accordo; la questione dunque si riduce a
conoscere l’estensione, e gli effetti di questo Patto.
Mi sembra, che sia semplice affatto la di lui natura.
Qui si propone una Pedina marcata, in essa è affidata la
sorte del Gioco di modo che ella sola direttamente debba
essere la vinta, o la vincitrice, e vinti, o vincitori
insieme con Lei han da essere tutti gli altri Pezzi. Che
intende da questo principio l’Autore di quella prima
opinione? Intende egli, che nè per questo pure si possa
considerar quella Pedina per un’altro Re? Se egli
semplicemente l’intende così, ha la disgrazia
d’ingannarsi; vi entra una distinzion decisiva: quella
Pedina non è un’altro Re legittimo, e naturale; và
benissimo: ma essa per forza del Patto è divenuta un
vero Re passivo, e questo basta per perder
la partita, e la causa. Per essere un Re passivo altro
non si esige se non che il Giocatore sia d’accordo di
perdere in quella Pedina quanto perderebbe nel Re; ora
nella perdita del Re perdono in un punto solo la vita, e
l’azione tutte quante rimangono ancora altre Figure a
combattere; che giova dunque egualmente, che il Cavallo
minacci il Re avversario lasciando esposta la propria
Pedina marcata, quando il Giocatore anticipatamente con
la miglior difesa del mondo rintuzza quella minaccia
estinguendo generalmente in quella Pedina o del Cavallo,
o di tutti gli altri nemici il moto, e la vita? Quello
dunque, che in un simil caso succederebbe al Re esposto
egualmente, dovrà succedere nella Pedina; poichè È stata
di comun consenso vestita di tutte le qualità passive
del Re; anzi la di lui anima istessa le è stata
affidata, poichè perduta la Pedina e perduto il Gioco,
benchè esista ancor libero, ed illeso il suo Re. O
bisogna dunque negare, che per difendere il Re non si
posso distrugger l’Avversario, o che non sia distrutto
l’avversario nella perdita della Pedina, e non potendosi
fare nè l’uno, nè l’altro mi lusingarei, che il
Giocatore non troverà in seguito Avvocati per la sua
Causa. Se vi saranno, li sentiremo volentieri. D. V. S.
Metatestualità
Da un Paesetto di Terraferma, che nominar non è
necessario, ci è pervenuta una curiosa Lettera, da non
lasciarsi senza qualche risposta. Il Giovine d’uno Speziale
da Medicine, è quello che la scrisse con molta grazia,
ingenuità, e buon senso.
Livello 3
Lettera/Lettera al direttore
Nella Bottega
in cui servo (dic’ egli con altre parole) si radunano la
sera tutti i Dotti di questi contorni, che per lo più
tali non son che di nome. Quello, che dà il tuono alla
conversazione, è un certo Medico vecchio di cui forse la
Morte non ha migliore ministro. Non tace mai, parla di
tutto, a tutto s’oppone, decide senza pensarci, non
istima nessuno, e per forza vuol esser l’Oracolo di
queste Contrade. L’altra sera fu interrogato sulla
Patria d’Ippocrate, in qual Secolo vivesse, e sopra
qualche particolarità della sua vita. Rispose
senz’esitare un momento, ch’era nato in Coo una
dell’Isole Baleari trecent’anni dopo la venuta di G. C.
e che si rese famoso per i suoi Scritti, ma che
nell’esercizio della sua professione non aveva mai fatto
nulla di bene. Gli si oppose un Parroco di Campagna, che
non legge il Breviario soltanto, e cercò di convincerlo
che aveva detto delle solennissime corbellerie, ma il
Medico lo stordì a forza di grida, e facendolo tacere
cantò la vittoria.
Metatestualità
Si rivolge a noi questo Giovine
pregandoci con tutta la gentilezza di pubblicare i
spropositi di quel susurrone, se vero è pure che n’abbia
detti sull’argomento accennato, e se a noi non mancano le
autorità da svergognarlo. A ciò può bastare la versione del
seguente Articolo, che di buon grado facciamo per servire
chi ci stimola con tanta cortesia.
Livello 3
Eteroritratto
„Ippocrate é il più celebre
Medico dell’antichità, ed è presentemente ancora
l’Oracolo della Medicina, ad onta di tutti i progessi di
quest’Arte, e delle sue nuove scoperte. Egli nacque
nell’Isola di Coo, una delle Cicladi verso l’anno 460
avanti l’Era Cristiana. Instrutto da’suoi maggiori, e
dall’osservazione della Natura, liberò gli Ateniesi da
un’orribile peste che si afflisse moltissimo al
cominciamento della guerra del Peloponneso. Il diritto
di Cittadinanza, una corona d’oro, l’iniziazione ne’
gran misterj, furono le ricompense a lui decretate.
Questo grand’uomo si distinse in oltre col più nobile
disinteresse, e con una rara modestia. Allorchè
accorgevasi d’essersi ingannato, egli non arrossiva di
confessarlo, temendo ch’altri sull’esempio suo cader
potessero nell'errore medesimo. In una delle sue Opere,
che tratta delle malattie epidemiche, conviene che di
quarantadue ammalati de’quali egli ebbe cura non potè
salvarne che diciassette, e che tutti gli altri
perirono: all’incontro parlando d’una certa squinanzia
accompagnata di forti accidenti, dice che tutti rimasero
guariti. Se fossero morti, soggiunge con un’ammirabile
semplicità, io non avrei riguardo alcuno di dirlo. In un
altro luogo modestamente egli lagnasi dell’ingiustizia
di quelli che discrediatano la Medicina sotto il
pretesto che sì spesso si muore trà le mani de’Medici:
come se, dic’ egli, non si potesse imputare la morte
dell’ammalato alla violenza insuperabile del male ma
solo al Medico che l’ha trattato.”
Metatestualità
Vagliasi di tali cognizioni lo
strepitoso Chiacchierone, che parla a caso di questo gran
Padre della Medicina, e per correggere gli errori urlati, e
per evitarne degli altri sul proposito che sì poco conosce.
Legga, e studj gli Autori se d’essi vuole parlarne da
Cattedra. Se intende il Francese, d’aver proccuri gli
Aforismi ed i Pronostici dello stesso Ippocrate tradotti dal celebre Sig. Bosquillon Dottor Reggente
della Facoltà di Medicina di Parigi, e Professore di Lungua
Greca nel Collegio Reale. Vedrà nelle sue note le differenti
materie trattate da quel Genio sublime dell’Antichità, e
com’egli usasse un’attenzione particolare al polso, di cui
credevasi che non avesse cognizione veruna. Vedrà come da
esso sia benissimo descritta la febbre che sopraggiunge alle
partorienti, ed un’infinità di sintomi particolari che si
credevano incogniti agli antichi. Ecco ciò che
avventuratamente possiamo dare in risposta al vostro Foglio,
Signor Speziale Carissimo. Giacchè dite, che alla vostra
bottega giunge questa Gazzetta, il Medico descritto la
leggerà, e allora tocca a voi difendervi dal suo
risentimento. Col non prescriverci veruna eccezione nel
pubblicare il di lui carattere, mostrate di non temerlo. Dio
vi liberi dalle suo mani, tanto per la facilità con cui
suole sgombrare i letti degli ammalati, che per lo spirito
di vendetta che portrebbe dirigere la sua cura.
Metatestualità
Ecco la
versione Italiana de’Versi Francesi proposti nel precedente
numero di questo Foglio all’abilità de’traduttori. Essa ci
sembra felice, tanto più ch’è legata ad un solo metro, ed
obbligata alla rima in ogni suo vero, e speriamo che tale
abbia a trovarla il Pubblico intelligente.
Livello 3
Lesbia è buona, Lesbia è dolce,
Pien lo spirito ha di grazia: Quando parla il cor ti molce;
Mai d’udirla non ti sazia. E se il ben ai di mirarla, T’ è
impossibil non amarla. V’ è chi stima, ch’Ella è donna Di
cervello un pò mutabile; Più di Quercia, e di colonna Io però la credo stabile; Ne v’ è tema ch’io m’
inganni, Poiche m’ odia da trent’ anni.
Livello 3
Citazione/Motto
“Se un Capo-Comico avrà la
discrezione di provvedersi di un numero conveniente di
Commedie moderne Italiane, temperate alla norma
de’nostri costumi, e del nostro modo di pensare, ed
immaginare, son certo che in poco tempo verrà a
riprodurre in Italia quel gusto che abbiamo perduto non
per mancanza di genio, ma per desiderio di novità.“
Metatestualità
Il Secondo Articolo contiene il
Parere intorno alle Donne del Sig. D’Alembert scritto al
Sig. Rousseau con un Esame sopra il medesimo dell’Autor del
Diario, che sarà continuato in quello del mese venturo. Nel
Foglio di Mercordì p. v. daremo una qualche idea anche di
questo Parere, e dell’Esame suddetto.
Oratore. Il Reverendissimo Signor D. Pietro Bisson Piovano di Bonisiol Territorio Trevisano.