Gazzetta urbana veneta: Num. 16

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Num. 16. Sabbato 23. Febbrajo 1788.

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S’ingannerebbe a partito chi credesse, che i difensori del Giuocator Nero avesser messo la piva in sacco. Al contrario si fanno essi sentire colla più vigorosa resistenza, lontani da qualunque disposizione d’arrendersi alle dicisioni contrarie al loro parere. Noi non possiamo ricusar di pubblicare le due seguenti Lettere sopra una Questione, che ha veramente occupato troppo spazio in questi Fogli, e riuscirà per molti nojosa, perchè non ripetono le ragioni d’una parte già referite, ma in campo mettono quelle dell’altra, che a tenore delle nostre promesse dobbiamo pubblicare, chiudendo con esse le dispute, che determineranno una inappellabil sentenza.
Decisione Seconda.

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Carta/Carta al director

Il Giocator N. G. S. che decide la questione di Scacchi, proposta in questa Gazzetta, a favore del Giocator detto Bianco, si trova molto confuso nel voler addurre le ragioni per provare la giustizia della sua sentenza. Se questo sia vero, si legga la Gazzetta al Numero 12. Sono per altro persuaso, che se la questione fosse stata esposta con maggior chiarezza, e vi fossero tutte annesse le ragioni, che si leggono nella stessa Gazzetta, esposte sotto la decisione ai N. G. S., egli stesso sarebbe stato di diversa opinione, come molti altri lo furono dopo lette le dette ragioni, e particolarmente in Brescia dove fù molto agitata questa controversia, e dove quasi tutti sono dell’opinione del Giocator nero. Pure se restasse qualche dubbio a quelli, che propendono per il Giocator Bianco, sopra il dire che nella Questione proposta non si vedono derogate le regole generali del gioco, dirò che queste non sono derogate, se non nella parte che il Giocator Bianco si obbliga dar scacco matto al Nero con la Pedina marcata, e che venendo questa presa dal Nero, il Bianco avrebbe perduto il gioco. Dopo questo patto tutte devono correre le regole generali del gioco, e fra queste si accorda, che il Re debba difendersi dallo Scacco. S’inganna il N. G. S. nel dire che quando il Re aveva ricevuto Scacco di Cavallo spetta ad esso il moversi, e non ad altri, egli doveva dire, che quando il Re aveva ricevuto scacco di Cavallo doveva difendersi, poichè non deve restringere la difesa al solo moversi, che vale a dire ritirandosi, perchè per le regole generali del gioco può il Re difendersi dal Cavallo, o ritirandosi, o distruggendo con un altro pezzo di Cavallo che l’offenderebbe nella futura mossa. Così è parlare con le regole del gioco, ed esservando queste regole del gioco, ed osservando queste regole generali adattarle al Patto, che presa la Pedina bianca dal Giocator Nero, questo terminava con la vittoria il gioco. Egli se ne approfittò nel caso riferito, poicchè nel prender la Pedina distrusse anche il Cavallo rendendolo immobile, poichè senza la Pedina non può proseguire il giuoco. Dopo presa questa Pedina non resta il Re moro esposto allo scacco del Cavallo bianco, poicchè per ferirlo conviene che faccia la sua mossa, e per farla è necessario, che il gioco sussista; ma se perduta le Pedina il gioco per il Patto è terminato, come il Cavallo può dopo moversi se più non sussite il gioco? Come può dirsi che dopo che il Nero ha presa la Pedina marcata, ch’è l’anima del gioco, possa il Cavallo bianco uccidere il Re moro, se tutti i Pezzi bianchi senza l’esistenza della Pedina sono corpi morti senza moto, e senza vita? Il Re non è mai preso se non quando non può più difendersi, o essere difeso, ma nel caso presente fù difeso dalla Regina, che distrusse con un sol colpo i suoi nemici, levando a tutti l’anima, e le forze, che tutte stavano per il Patto nella Pedina marcata. Mi scuserà quello che ha scritto il caso, se alla sua opinione ragionata dopo la decisione di N. G. S., ho voluto aggiungere qualche richiaramento, di cui credo che avesse bisogno chi deciso il contrario, non per mancanza di cognizione, ma per difetto della esposizione del Quesito. L. S. P. P.
Altra sullo stesso Argomento.

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Carta/Carta al director

Nello sciegliere i Quesiti nessuno vorrebbe essere il primo; se un’altro o bene, o male incomincia, l’esempio commove, e le dispute insorgono; così appunto mi determina l’Autore della prima opinione sopra il Quesito degli Scacchi segnato N. G. S., senza per altro essere al caso di seguire il suo parere. In questa controversia parmi, che vi sia di bisogno più di Criterio, che d’esperienza di Gioco; poichè non si tratta semplicemente d’un Patto, ma di quali Regole siano a questo Patto applicabili; chi è dunque al caso d’intenderne meglio i loro rapporti; e lo spirito, sara senza dubbio un miglior GIudice sebbene un Giocator poco raro. In questo Quesito adunque vi sono Leggi, e Patti; quelle han da essere sempre osservabili sin dove non sieno da questi circonscritte; sin qui saranno tutti d’accordo; la questione dunque si riduce a conoscere l’estensione, e gli effetti di questo Patto. Mi sembra, che sia semplice affatto la di lui natura. Qui si propone una Pedina marcata, in essa è affidata la sorte del Gioco di modo che ella sola direttamente debba essere la vinta, o la vincitrice, e vinti, o vincitori insieme con Lei han da essere tutti gli altri Pezzi. Che intende da questo principio l’Autore di quella prima opinione? Intende egli, che nè per questo pure si possa considerar quella Pedina per un’altro Re? Se egli semplicemente l’intende così, ha la disgrazia d’ingannarsi; vi entra una distinzion decisiva: quella Pedina non è un’altro Re legittimo, e naturale; và benissimo: ma essa per forza del Patto è divenuta un vero Re passivo, e questo basta per perder la partita, e la causa. Per essere un Re passivo altro non si esige se non che il Giocatore sia d’accordo di perdere in quella Pedina quanto perderebbe nel Re; ora nella perdita del Re perdono in un punto solo la vita, e l’azione tutte quante rimangono ancora altre Figure a combattere; che giova dunque egualmente, che il Cavallo minacci il Re avversario lasciando esposta la propria Pedina marcata, quando il Giocatore anticipatamente con la miglior difesa del mondo rintuzza quella minaccia estinguendo generalmente in quella Pedina o del Cavallo, o di tutti gli altri nemici il moto, e la vita? Quello dunque, che in un simil caso succederebbe al Re esposto egualmente, dovrà succedere nella Pedina; poichè È stata di comun consenso vestita di tutte le qualità passive del Re; anzi la di lui anima istessa le è stata affidata, poichè perduta la Pedina e perduto il Gioco, benchè esista ancor libero, ed illeso il suo Re. O bisogna dunque negare, che per difendere il Re non si posso distrugger l’Avversario, o che non sia distrutto l’avversario nella perdita della Pedina, e non potendosi fare nè l’uno, nè l’altro mi lusingarei, che il Giocatore non troverà in seguito Avvocati per la sua Causa. Se vi saranno, li sentiremo volentieri. D. V. S.
Continuazione degli Ordini in materia d’ori & argenti. Pesador. XXIX. Che il Pesador non possi pesare alcun Bolzone d’argento, nè soglia d’oro da porvi sopra, se non vedrà il tutto impresso dal Bollo di S. Marco, e Sazato da’Ministri di Zecca a ciò destinati, dovendo esso ricevere il Bollettino di detto Sazo; e ricenvendo ori o argenti privi di tali segni sia in obbligo di presentarli all’anzidetto Eccell. Magist. sotto quelle pene che &c. XXX. E perchè li caratti 25 e mezzo d’oro di zecchino, che per ogni Marca a porre sopra i Bolzoni son obbligati i Mercanti, a norma della Legge, vi siano intierameute posti, sia debito dello stesso Pesador, ricevuto il Bolzone bianco il pesarlo per sapere minutamente quant’oro vi anderà sopra, pesando anche la foglia d’oro per aggiustarla se ne mancasse, tenendo conto d’ambidue i pesi, e consegnando poi al Masser il Bolzone, e la foglia sopr’esso legata. Dovrà in oltre consegnare un Bollettino di suo pugno del peso d’esso, distinguendo oro ed argendo, al Padrone del Bolzon onde coll’assistenza del Masser posto nel fuoco e saldato l’oro sul medesimo sia da esso ripesato sotto pena &c. XXXI. Sia dovere del Suddetto tenere in Libro a parte nota distinta di tutti li pezzi che saranno fatti da cadauno Mercante, delle Verghe, che di volta in volta verranno tirate in Zecca, segnando il peso d’ognunga, il nome del Proprietario, la quantità de’pezzi, se d’oro, o d’argento; onde passare poi tal nota al Ministro deputato a registrarla in altro Libro a tal effetto destinato, in pena &c. Si continuerà.

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Da un Paesetto di Terraferma, che nominar non è necessario, ci è pervenuta una curiosa Lettera, da non lasciarsi senza qualche risposta. Il Giovine d’uno Speziale da Medicine, è quello che la scrisse con molta grazia, ingenuità, e buon senso.

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Carta/Carta al director

Nella Bottega in cui servo (dic’ egli con altre parole) si radunano la sera tutti i Dotti di questi contorni, che per lo più tali non son che di nome. Quello, che dà il tuono alla conversazione, è un certo Medico vecchio di cui forse la Morte non ha migliore ministro. Non tace mai, parla di tutto, a tutto s’oppone, decide senza pensarci, non istima nessuno, e per forza vuol esser l’Oracolo di queste Contrade. L’altra sera fu interrogato sulla Patria d’Ippocrate, in qual Secolo vivesse, e sopra qualche particolarità della sua vita. Rispose senz’esitare un momento, ch’era nato in Coo una dell’Isole Baleari trecent’anni dopo la venuta di G. C. e che si rese famoso per i suoi Scritti, ma che nell’esercizio della sua professione non aveva mai fatto nulla di bene. Gli si oppose un Parroco di Campagna, che non legge il Breviario soltanto, e cercò di convincerlo che aveva detto delle solennissime corbellerie, ma il Medico lo stordì a forza di grida, e facendolo tacere cantò la vittoria.

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Si rivolge a noi questo Giovine pregandoci con tutta la gentilezza di pubblicare i spropositi di quel susurrone, se vero è pure che n’abbia detti sull’argomento accennato, e se a noi non mancano le autorità da svergognarlo. A ciò può bastare la versione del seguente Articolo, che di buon grado facciamo per servire chi ci stimola con tanta cortesia.

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Retrato ajeno

„Ippocrate é il più celebre Medico dell’antichità, ed è presentemente ancora l’Oracolo della Medicina, ad onta di tutti i progessi di quest’Arte, e delle sue nuove scoperte. Egli nacque nell’Isola di Coo, una delle Cicladi verso l’anno 460 avanti l’Era Cristiana. Instrutto da’suoi maggiori, e dall’osservazione della Natura, liberò gli Ateniesi da un’orribile peste che si afflisse moltissimo al cominciamento della guerra del Peloponneso. Il diritto di Cittadinanza, una corona d’oro, l’iniziazione ne’ gran misterj, furono le ricompense a lui decretate. Questo grand’uomo si distinse in oltre col più nobile disinteresse, e con una rara modestia. Allorchè accorgevasi d’essersi ingannato, egli non arrossiva di confessarlo, temendo ch’altri sull’esempio suo cader potessero nell'errore medesimo. In una delle sue Opere, che tratta delle malattie epidemiche, conviene che di quarantadue ammalati de’quali egli ebbe cura non potè salvarne che diciassette, e che tutti gli altri perirono: all’incontro parlando d’una certa squinanzia accompagnata di forti accidenti, dice che tutti rimasero guariti. Se fossero morti, soggiunge con un’ammirabile semplicità, io non avrei riguardo alcuno di dirlo. In un altro luogo modestamente egli lagnasi dell’ingiustizia di quelli che discrediatano la Medicina sotto il pretesto che sì spesso si muore trà le mani de’Medici: come se, dic’ egli, non si potesse imputare la morte dell’ammalato alla violenza insuperabile del male ma solo al Medico che l’ha trattato.”

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Vagliasi di tali cognizioni lo strepitoso Chiacchierone, che parla a caso di questo gran Padre della Medicina, e per correggere gli errori urlati, e per evitarne degli altri sul proposito che sì poco conosce. Legga, e studj gli Autori se d’essi vuole parlarne da Cattedra. Se intende il Francese, d’aver proccuri gli Aforismi ed i Pronostici dello stesso Ippocrate tradotti dal celebre Sig. Bosquillon Dottor Reggente della Facoltà di Medicina di Parigi, e Professore di Lungua Greca nel Collegio Reale. Vedrà nelle sue note le differenti materie trattate da quel Genio sublime dell’Antichità, e com’egli usasse un’attenzione particolare al polso, di cui credevasi che non avesse cognizione veruna. Vedrà come da esso sia benissimo descritta la febbre che sopraggiunge alle partorienti, ed un’infinità di sintomi particolari che si credevano incogniti agli antichi. Ecco ciò che avventuratamente possiamo dare in risposta al vostro Foglio, Signor Speziale Carissimo. Giacchè dite, che alla vostra bottega giunge questa Gazzetta, il Medico descritto la leggerà, e allora tocca a voi difendervi dal suo risentimento. Col non prescriverci veruna eccezione nel pubblicare il di lui carattere, mostrate di non temerlo. Dio vi liberi dalle suo mani, tanto per la facilità con cui suole sgombrare i letti degli ammalati, che per lo spirito di vendetta che portrebbe dirigere la sua cura.
Conchiusione della Terminazione sulle Scuole. X. Ad oggetto di promuovere l’utilissimo Studio della Giurisprudenza Civile, si dichiara inerentemente alla Parte del Serenissimo Maggior Consiglio 30. Aprile 1781, che quei Scolari, i quali avranno sotto Maestri approvati dal Magistrato, terminato il corso intero dei Studj legali, ed aspirassero all’impiego d’Interveniente, avranno il privilegio d’esser descritti nel Libro bollato del Cancelliere del Collegio degl’Intervenienti, egualmente come se fatti avessero li loro Studj nelle Pubbliche Scuole. XI. Per l’esatta esecuzione delle prescritte Regole, e Discipline, e per il buon andamento di tali Scuole, si terrà il Magistrato nostro nell’esercizio della più accurata vigilanza; al qual fine si prevalerà del mezzo dei Visitatori Sinodali, o di altre riputate Persone, come crederà più opportuno, e vi aggiungerà tutte quelle prescrizioni, che a misura dei tempi, dei casi, e dei luoghi crederà necessarie, onde procurar possibilmente quell’uniformità di Educazione, che per ogni riguardo di Nazione, e di buon Governo si rende tanto utlie, ed è assolutamente prescritta dalla Sovrana Autorità dell’Eccellentissimo Senato. E la presente, approvata che sia, sarà stampata, e diffusa, onde sia nota per la pontuale sua esecuzione in tutte le parti. (Andrea Querini Rifor. Zaccaria Vallaresso Rif. Francesco Pesaro Cavalier Proc. Riformator.) Giuseppe Gradenigo Segr.

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Ecco la versione Italiana de’Versi Francesi proposti nel precedente numero di questo Foglio all’abilità de’traduttori. Essa ci sembra felice, tanto più ch’è legata ad un solo metro, ed obbligata alla rima in ogni suo vero, e speriamo che tale abbia a trovarla il Pubblico intelligente.

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Lesbia è buona, Lesbia è dolce, Pien lo spirito ha di grazia: Quando parla il cor ti molce; Mai d’udirla non ti sazia. E se il ben ai di mirarla, T’ è impossibil non amarla. V’ è chi stima, ch’Ella è donna Di cervello un pò mutabile; Più di Quercia, e di colonna Io però la credo stabile; Ne v’ è tema ch’io m’ inganni, Poiche m’ odia da trent’ anni.
In Senato. 21 Corrente. Provenditor A Imoschi. E. Z. Gotardo Catti. 2 Sopra Ori e Monete. E. Pietro Civran. E. Ant. Vendramin qu. Franc. Libri usciti di fresco dalli Torchj Veneti. M. Accii Plauti Comaediae ex reces. Jo: Antonij Vulpii cum notis felestioribus. Apud Thom. Bettinelli. 1788. 8. Dialoghi tra i Signori Abb. Andres, e Rubbi in difesa della Letteratura italiana. Opuscolo secondo. Presso il Zatta. 1787. 8. Vite de’Santi dell’antico Testamento. Tom. V. Presso il Piotto. 1787. 12. Greppi. Capricci Teatrali. Tom. II. Per i Storti 1787. 12. Porretti Grammatica. Presso il Viezzeri. 1788. 12. Le guerre Carilinaria, e Giungurtina di Salusrio tradotte in italiano dal D. Bianchi. Presso Tom. Bettinelli. 1787 8. Muzani. Quaresimale. Presso il Bettinelli. 1787. 4. Biluart. Compendium Theologia S. Thomae Tom. III. Presso il Coletti 1788. 4. Soave. Elementi d’Aritmetica. Per il Graziosi. 1787. 8. Noghera. Sui nuovi sistemi, e metodi d’insegnare, e d’imparare le belle lettere ragionamenti. Per il Remondini. 1787.8. Martini. Nuovo Testamento. Tom. V. Per i Pitteri. 1786.8. Jasmin. Pensieri Teologici. Per Giovanni Antonio Pezzana. 1787.12. Filicaja. Poesie. Per il Baseggio. 1787. 12. Spiegazione del Libro di Giobbe’. Tom. Primo. Per Antonio Locatelli 1787. 12. Zendrini. Ragionamento di Plutarco intorno all’amministrazione de’pubblici affari tradotto dal Greco. Per il Palese 1787. 8. Gaubio. Institutiones pathologiae. Tom II. Per i Pasquali. 1787. 8. Muratori. Annali Continuazione sino al Tom 4.0 Secondo. Per il Palese 1787. 12. Pepoli. Teatro. T. III. Per il Palese 1787. 8. si continua. Encyclopedie. Histoire des n. maux. Tom. Troisieme premiere partie. Presso il Bettinelli 1787. 4. Calini. Catechismo ragionato. Tomo iV. Per il Rosa. 1787. 8. Lucich. Epistola paraenetica. Per il Piotto. 1788. 12. Teatro, e Discorso sulle Donne Diario Mensuale, per il cor. mese di Febbrajo 1788. In Treviso per Giulio Trento. Si vende anche in venezia dal Fogliarini in Merceria vicino al Caffè di Menegazzo. Nel Primo Articolo si esamina qual sia l’indole e l’impronta, che segna il proprio carattere della Commedia. Deffinita la sua natura d’un ridicolo, che risulta da’costumi, e da’fatti si propongono per modelli: Il Misantropo e l’Ammalato immaginario del Moliere, Il Cicisbeo del Fagiuoli, la Finta ammalata del Goldoni. Si riconosce la essenza di questo Spettacolo dall’invenzione de’Greci, seguita de’Latini, e da’buoni Autori Italiani. Disapprovansi le Eugenie, le Scozzesi, i Disertori come Commedie spurie, e Favole Romanzesche. Si rimprovera il difetto del moderno Teatro Comico di stimare oltre al giusto ed al vero le cose de’Forastieri. Si mostra che ogni Nazione ha la sua Commedia, e che il rappresentare in una quella dell’Altra, è un trascorrere fuori di quelle linee, che sono state impresse dal costume. Si accusa lo slacio soverchio e spropositato delle Favole Spagnuole attribuendo la fallace illusione da esse prodotta alla stanchezza e quasi noja delle cose mostrati, deridendo la millanteria dè loro Scrittori che con lunghe Prefazioni si pregiano d’aver arricchito il Teatro e la Poesia d’una nuova forma di Commedie, che si usavano ancora da’Greci sotto il titolo d’Ilarodie perchè riuscivino a lieto fine. L’Autore conchiude l’Articolo con queste parole.

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Cita/Lema

“Se un Capo-Comico avrà la discrezione di provvedersi di un numero conveniente di Commedie moderne Italiane, temperate alla norma de’nostri costumi, e del nostro modo di pensare, ed immaginare, son certo che in poco tempo verrà a riprodurre in Italia quel gusto che abbiamo perduto non per mancanza di genio, ma per desiderio di novità.“

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Il Secondo Articolo contiene il Parere intorno alle Donne del Sig. D’Alembert scritto al Sig. Rousseau con un Esame sopra il medesimo dell’Autor del Diario, che sarà continuato in quello del mese venturo. Nel Foglio di Mercordì p. v. daremo una qualche idea anche di questo Parere, e dell’Esame suddetto.
Lunedì 25 corrente verrà celebrata la Festa di S. Mattia Titolare della Chiesa de’Monaci Camaldolesi di Murano. Sotto la protezione di questo Santo Apostolo esiste una Scuola di divozione delle più antiche di questa Città essendo stata fondata nell’anno 1247. Ha il suo Altare nella Chiesa di San Bartolommeo, la cui Tavola è dipinta da Leonardo Corona da Murano. Possede in Reliquia una porzione considerabile d’un osso di detto Santo. Frà gli esercizj di Pietà a cui si presta questa Confraternita v’ ha quello di sepellire per carità li poveri del suo Corpo, nell’Arca posta a piedi dell’Altare suddetto colla seguente inscrizione. Confratum S. Mathie. Le appartengono molti Stabili, la maggior parte de’quali sono posti nella Contrada di San Geremia. L’attuale Guardiano è il Signor Giuseppe Rombi. L’Arte de’Peltraj celebra la sua Festa il giorno di San Giovanni Evangelista all’Altare della Scuola medesima, mediante un’annua conribuzione. Esposizione per carta. A Sant’ Agostino Sabbato, Domenica, e Lunedì 23, 24, e 25 corrente
Oratore. Il Reverendissimo Signor D. Pietro Bisson Piovano di Bonisiol Territorio Trevisano.

Guardiano.
Il Signor Matteo Fracasso.

d’Affittare. Una camera fornita sopra il Calderajo a SS. Giov. e Paolo vicino al Caffè d’Angelini. Uno Stabile buono, con tutte le sue comodità, riva in casa, pozzo, e magazzini, in Calle della Testa, paga all’anno Duc.200. Si darà anche un solo Appartamento, a chi lo desiderasse, proporzionando ad esso l’affitto. Le chiavi sono da quel dalla Malcasia in detta Calle. Magazzen Grande al Ponte di Noale a S. Felice papa all’anno Duc. 60. Le chiavi sono dal Linariolo al suddetto Ponte: Casa due in Calle della Scuola a S. Rocco pagano d’affitto Duc. 26. 38. Le chiavi sono dal Tessero in Campiello a S. Rocoo. Li Signori Accademici Orfei non i Rinnovati hanno dato lo Spettacolo, che riuscì d’universale soddisfazione, e del quale abbiamo parlato col sentimento della dovuta stima ed ammirazione nel precedente di questi Fogli. Se l’Anonimo, che ce ne diede l’avviso in iscritto, non avesse avuto il piacere d’ingannarci, o non avesse innocentemente sbagliato non saremmo alla necessità di questa correzione. Martedì p. p. alle ore 16 passò agli eterni riposi il Reverendiss. D. Fracesco Zaghi Piovano di S. Angelo Rafaele nato in S. Cassiano li 31. Dec. 1727 ed eletto al Piovanato li 5 Set. 1774, Canonico della Patriarcale di S. Pietro di Castello, compianto da tutta la Parrocchia per le ottime qualità, che adornavano l’animo suo. La di lui Orazione Funebre fu recitata dal Reverendo D. Francesco Monselice Alunno di quella Chiesa. Giovedì fu eletto in suo Successore con Voti 62 e 17 contarj il Rever. Sig. D. Giuseppe Giusti. Attesa la rinunzia al Vescovato di Treviso fatta da Monsignor Frà Paolo Franc Zustinian Cappuccino fu eletto al sublime Ecclesiatico Posto vacante il Reverendiss. P. Ab. Bernardo Marin Canonico Lateranense, per la cui esaltazione s’accesero Alla Carità de fuochi di gioja. Si fà pubblicamente intendere, che li 25. Febbraro 1788 corrente li N.N., H.H., e Signori Giovernatori Deputati dalla Veneranda Congregazione delal Pia Fraterna de’Poveri Vergognosi in S. Antonin Commissaria Testamentaria del qu. Carlo Felice Donandoni qu. Gio: Antonio, si porteranno sul Pubblico Incanto per la Vendita degl’Effetti, Gioje, Argenti, Abiti, Biancherie, e Mobili di ragione della Commissaria sudetta, e seguirà nella Casa d’Abitazione del sudetto qu. Donandoni in Contrada di San Provolo.
Ricapiti per questo Foglio in Venezia Dal Colombani Librajo al Ponte di Rialto. Alla Spezieria della Vigilanza al Ponte de’Dai. Dalla Stamperia Zerletti Venezia.