Metatextualität
Da più d’una parte ci vennero
delle interrogazioni per sapere veramente quale sia la
sventurata Famiglia, che passò tra i singulti della miseria
l’ultima notte dello scorso Carnovale, il cui Capo ci
diresse la riferita Lettera. Siamo certissimi, che la
richiesta non è mossa da una semplice curiosità ma, almeno
in qualcuno, dalla buona volontà di giovarle; il che prova
che non mancano al Mondo delle Anime caritatevoli, come
abbiamo detto, ma loro manca sovente l’occasione d’impiegare
col maggior merito le loro elemosine, perché non si danno la
pena di cercarla, o sedurre si lasciano dalle apparenze
della estrema povertà. Abbiamo il dispiacere di non poter
indirizzare ad un soccorso sì degno i passi di chi cerca il
soggiorno di quelle Creature infelici, ma ci resta sempre il
conforto d’aver posto mano nel quadro delle loro disgrazie
in modo da far qualche impressione ne’ cuori de’nostri
Leggitori sensibili, a’quali, se vorranno secondare i loro
pietosi movimenti, si presenterà pur troppo l’opportunità di
sfamare dell’innocenza oppressa, della vecchiaja
abbandonata, e di salvare dell’avvenenza in pericolo. Trà i
Parrocchi delle nostre Contrade, trà i Sacerdoti che
frequentano nel loro incarico spirituale le Case
de’miserabili, scelgano essi i più probi, i più pratici,
quelli che calcano le vie del Cielo colla santità de’loro
costumi, si lascino guidare da essi, e dicano poi se v’è
penuria d’incontri d’esercitare la umana misericordia a prò
della vera derellitta indigenza. Certe Anime dure, che
soffrire non possono ciò che offende la loro insensibilità,
spacciano per favole e sogni queste triste pitture, che il
nostro Foglio presenta. Potrebbe darsi, che vero non fosse,
o almeno non in tutto, quello che scritto ci viene, ma un
dubbio tale non ha da togliere alla nostra penna il vanto
d’affaticarsi a benefizio degli sventurati, oggetto che ci
occupa ogni volta che ripetiamo i gridi dell’afflizione.
Addizione al Primo Articolo del Foglio di Mercordì.
L’epoca della fondazione della Scuola della Madonna de’Mascoli
nella Ducale Basilica di San Marco, è precisamente
all’anno 1221. La musica della Messa, che si canterà domani 17
corrente, è un dono fatto alla Scuola medesima dal celeberrimo
Signor Baldissera Galuppi detto il Buranello, che gloriosamente
coprì per molt’anni il posto di Maestro della Ducale Cappella di
San Marco. Vi assistono in forma Capitole li Reverendissimi
Maestri di Coro, e di Cerimonie, solli Canonici, unitamente al
Guardiano Grande, che al presente è il Signor Rocco Stradi, e
alli Bancali della Scuola suddetta. Elezioni Parrochiali. Nel
giorno dieci corrente fu eletto in Chirurgo di Contrada di Santa
Maria Formosa con 59 Voti favorevoli contro 31 di negativi il
Signor Francesco Martignon. v’erano altri due in concorrenza. Il
suo stipendo estratto dalla Cassa de’Poveri della Parrocchia, è
di trenta Ducati all’anno correnti. Disgrazie. L’infelice, che
si portò affogato alla Piazzetta nel Sabbato della scorsa
settimana, non s’è potuto riconoscere da alcuna persona.
Richiesta Replicata.
Metatextualität
Si lamenta
l’Incognito, che vorrebbe qualche risposta sul quesito del
Bilancio a Castelletto di non avere trovato chi gli dia
qualche lume, e cortesemente ci stimola a rinnovare le sue
premure.
Scacchi.
Ebene 3
Che
seccatura! Ancora Scacchi? Non ne possiamo
più . . . . . . Cheti cheti, Leggitori Carissimi,
particolarmente Voi che non conoscete punto questo giuoco di
riflessione, che fa lambiccar il cervello, come nol
conosciamo noi pure. Gl’intendenti non s’annojano all’udire
trattar questa Causa, come non annojansi di figgersi ad un
tavolino per delle intere notti senza distrarre un momento
l’applicazione dal campo delle loro battaglie; ma bensì
sdegnerebbero delle ripetizioni del giudizio pubblicato a
favore del Giuocator Bianco: ond’ è che pensiamo d’accennare
soltanto altre due Lettere, che lo confermano, senza
stendere nel Foglio presente. Una è scritta da chi segnasi
Assocciato al Vostro Foglio, l’altra ha questa
sottoscrizione. B. A. G. M. Non comparve sinora veruna
disputa a prò del Giocator Nero, nè la menoma Apologia. Se
verrà la faremo vedere: i bravi Avvocati fanno pompa
d’ingegno nelle Cause più difficili, e giacché non c’è da
temere la condanna delle strasordinarie
1qualcuno salir dovrebbe in bigoncia a difendere il
Moro, se di difesa è capace.
Metatextualität
La maggior parte delle Lettere,
che dirette sono per questa Gazzetta, scritte appariscono da
persone che concorsero all’Assocciazione della medesima. Può esser vero, ma forse molti e molti
si vagliono di questo titolo per credere d’obbligarci a
servirli. Esso nulla contribuisce, in tal caso, all’effetto
del loro disegno, come alcuni se ne saranno accorti, de’cui
Fogli non abbiamo neppure fatto menzione. Qualunque sia la
sottoscrizione, è lo stesso che non si vegga allorché lo
Scrittore resta anonimo; e se le cose inviateci son degne di
luce (o almeno tollerabili, giacché nella penuria bisogna
escludere certa delicatezza nello scegliere) esse d’uopo non
hanno d’una spezie di raccomandazione per essere ammesse
alla stampa. In data delli due corrente Dai Confini dello
Stato Veneto, ci è pervenuta una di queste Lettere
sottoscritta da Un vostro cordiale Assocciato. Essa è in
carta colore di rosa languido più propria a contenere i
sospiri d’un Amante, che le ricerche ad un Gazzettiere.
Narrasi nella medesima che nel Distretto Vicentino un
Giovine regalò negli ultimi giorni dello scorso Carnovale
alla prossima futura sua Sposa dodici Capponi vivi
pregandola a conservarli in perpetuo controassegno del suo
sviscerato Amore. Siccome la condizione della Sposa è
superiore in civiltà ed in fortune a quella dello Sposo,
così sembra tanto inconveniente un tal dono all’Autor della
Lettera color di rosa, che brama di farlo noto, non si sà
poi a qual fine. Servendolo ebbimo in vista la ricerca al
Pubblico d’un secreto da conservare in perpetuo vivi dodici
Capponi, parola che non sà se possa esser intesa in questa
Città, lo Scrittore del Foglio accennato, come se non ci
fosse una Cappella, e non si recitassero dell’Opere Serie
ogni anno, perché ce la spiega con questa Nota:
Galli
castrati, non sapendo se costà sia inteso il termine di Capponi.
Metatextualität
Qualche volta ci sia permesso
d’inserire nella Gazzetta anche le notizie dei questa
natura, che facendo ridere mostrano quanto abbiamo da
scartare trà le cose che ci vengono. Copia fedelissima d’un
Biglietto scritto da un buon Cristiano per questo Foglio.
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Brief/Leserbrief
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Exemplum
Martedì 12 del
presente Febbrajo molto Popolo si mise in
curiosità vedendo accesa una candela dinanzi a M.
V. che risposta si stà sopra la Porta del
Battisterio di San Marco. Si seppe, che fu portata
da uno Schiavone divoto di questa B. V. per sapere
se un suo Figlio, ai cui non ha nuove da molto
tempo, sia ancora in vita. Fece accendere quella
candela a MV. colla fede di riputarlo vivo se non
si fosse estinta, e colla sommissione di
rassegnarsi alla Divina volontà se smorzandosi
avesse avuto il temuto segno dalla sua morte. Ad
onta del forte vento, che soffiò in tal giornata,
la candela resistì colla sua fiamma, ed arse sino
alla sua consumazione. Se il prodigio consolò il
Popolo attento, che lo ammirava, è facile
immaginarsi la somma letizia dello Schiavone
supplicante.
Ebene 4
Exemplum
Di questa Immagine
Sacra alcuni Scrittori raccontano cose
maravigliose; ma frà tutte è notabile la Grazia
concessa ad un Dalmatino il quale venendo da
Chioggia a Venezia, sorpreso nottetempo da furiosa
burrasca mentre stava in pericolo di naufragare
raccomandatosi alla protezione di M. S: vide e riconobbe la lampada, quantunque
molte miglia lontano, che ardeva innanzi a questa
Sacra sua Immagine. Fattosi per ciò animo,
dirizzando verso d’essa la prora, arrivò
felicemente in questa Città, ove rese alla sua
Liberatrice le dovute grazie, e stabilì un’annua
rendita per far ardere perpetuamente due lampade
ad onore della Madre di Dio avanti la prodigiosa
sua Immagine.
Sono soliti di prostrarsi verso di essa
implorando il patrocinio della Clementissima Vergine
quegli sciagurati, che condotti sono il Patibolo,
recitando delle divote Preci. Ogni sera al suono dell
Ave Maria s’accendono due torcie dinanzi a questa
miracolosa Immagine.
Post Fata Quiescit. Un Galantuomo possessore d’uno
Stabile buono in Rio Marin, che paga d’affitto all’anno Duc. 120
ha perduto ogni speranza d’esigere la prigione d’anni due di cui
gli era debitore il suo Affittuale, ch’è morto. Uomo dabbene ma
sventurato aveva per molto tempo servito senza mercede una
Potenza del Nord, ed ora che il Consolato cominciava a
fruttargli una certa rendita, la morte andò a trovarlo a
Treviso, e con quel piede, che batte egualmente a tutte le
porte, picchiò anche alla sua, e convenne aprirgliela. L’onesto
suo creditore usava pazienza da una rata all’altra sperando
d’esser pagato all’arrivo de’Vascelli ch’erano in viaggio, ma
trovavano venti tanto contrarj, che non arrivavano mai. Tutte le
Bandiere fuorché quella, che tanto premeva al discreto Padrone
di Casa, e poteva bene cercar notizie al Magistrato
Eccellentissimo alla Sanità, leggere le Liste mercantili,
guardar l’arrivo de’Bastimenti su questa Gazzetta, che non
trovava mai nulla che gli accomodasse. Doveva finalmente
arrivare un Legno dall’America carico di ricchi prodotti da cui
tali utilità promettevasi l’Affittuale, che non gli occorreva di
più per pagare in un tratto tutti i suoi debiti. Veder faceva
sulla Carta Geografica al Padrone della sua Casa tutti i mari
per i quali passar doveva il sospirato Vascello, e gl’insegnava
i varj venti che facevano bisogno per farlo giungere
prestamente, onde l’Uomo dabbene faceva voti ora alla
Tramontana, ora allo Scirocco per averli propizj a’tempi
opportuni
2ma
Eolo dispose al contrario dalla gelida sua Caverna, e Dio sà
dove l’Americano veleggia mentre il Console sepolto a piè d’una
quercia fà sentire il Parcere Sepultis al suo Creditore, che si
contenterebbe almeno delle chiavi della sua Casa ora vuota, ma
non può aver nemmen quelle da chi legalmente portò via tutto.
Compendio degli Ordini Degl’Illustr. & Eccellentissimi
Signori Prov. in Zecca & Illustriss. Masseri all’Argento.
Intese queste vigili Magistrature alla conservazione dell’Arte
Batti- Oro e Tira Oro sì utile e decorosa a questa Città in
vigore delle saggie instituzioni avvalorate
dall’Eccellentissimo Senato a tenore della Parte 17 Ottobre
1592, scoprendo l’inesecuzione d’alcune, e gli abusi introdotti,
hanno ordinato la ristampa delle medesime sino dall’Anno 1727 29
Maggio, ora rinnovate al comando degli Attuali Eccellentissimi
Signori sud. e pubblicate il dì Primo del cor. Feb. Mercanti da
Oro. I. Che chiunque vorrà fare in questa Città il Mercante
d’ori e argenti tirati, lattuti, e filati debba nuovamente nel
termine di giorni 15 dopo la pubblicazione degli ordini presenti
darsi in nota nel Magistrato delle L.L. E.E. ed offerire idonea
pieggieria del Dazio ch’esige la Zecca per il lavorar ori &
argenti, e di ogni contrabbando che far potesse in pregiudizio
delle medesima, sotto pena &c. II. Le sud. peiggierie dovran
essere approvate con ballottazione dalle L.L. E.E. ed in caso
che alcuno d’pieggj morisse, o per altra causa si levasse di
pieggieria, sia obbligato il Mercante a darne una nuova; e tutte
debban essere rinnovate ogni 5 anni. III. Che niun Mercante
possa lavorar, nè far lavorar ori & argenti che non siano
passati per mano delli Sazadori e Ministri di Zecca. IV. Che
alcuno non ardisca tenere in nessun sito che gli appartenga,
argane, arganelle, trafile, tenaglie, cai, martelli, incudini,
od altri instrumenti da lavorar ori & argenti. V. Sia
espressamente proibito a cadaun Mercante da oro il poter tirar,
o far tirar bolzoni bianchi, o dorati, piccoli, o grandi fuori
di Zecca. VI. Sia ognuno d’essi soggetto alle Denunzie secrete,
e provata l’Accusa sottoposto alle pene &c. VII. ch’ogni
Mercante tirato ch’abbia il suo bolzon in Zecca tagliar lo
faccia in quanti pezzi vorrà onde siano tutti bollati, tagliate
prima le punte bianche senza soglia d’oro, perché tali pezzi
siano conosciuti tirati in Zecca. VIII. Che i medesimi esser non
possano fuori di Zecca tagliati in pezzi più minuti. IX. Che i
bolzoni trovati in qualità a norma delle Leggi siano impressi
del bollo di S. Marco nelle teste, segno che aver dovranno anche
nella soglia d’oro sopra il bolzon. X. Obbligansi i Mercanti da
oro a dar in nota i maestri lavoranti che li servono, e dove
abitino. XI. Non possano essi, benché descritti in Zecca vender
oro ad argento battutto, tirato, o filato, nè guarnimenti, senza
un Mandato a stampa da rinnovarsi di 6 in 6 mesi. XII. È loro
vietato tenere nelle proprie case lavoranti tira- oro, o
garzoni, quando però non fossero Mercanti operaj, dovendo
servirsi di quelli, che avranno dato in nota. XIII. Niuno esser
possa Mercante e Operajo, ma sia tenuto a far lavorare fuori di
Casa sua da quegli Operaj, che avrà dato in nota. XIV. Si
proibisce ad ogni Mercante il comprar da alcuno operajo tira
oro, nè da altri, alcuna quantità d’ori, o argenti &c.
permettendosi l’acquistarli per le giornaliere occorrenze da
Mercanti registrati in Zecca. XV. Vietasi espressamente il poter
battere in sua Casa verghe d’oro o d’argento, e il tener
instrumenti necessarj a tali opere. XVI. Che tutti li sud.
Mercanti vadino, o mandino in Zecca a far battere le loro
verghe, o bolzoni. XVII. Dovrà essere consegnato ad
essi di volta in volta un bollettino stampato su cui, il
Ministro deputato dovrà scrivere il nome del Mercante, e num.
delle verghe date in nota. XVIII. Che il Bollettino sud. servir
non possa, che per quel solo giorno in cui il Mercante l’avrà
ricevuto. XIX. Sia ognun d’essi obbligato a dichiarire il peso
delle marche d’ogni bolzon nel fare il Bolettino da consegnarsi
al fabbro per batterlo. XX. Così pure per far battere la soglia
d’oro dovranno i Mercanti portarsi in Zecca a prendere il
Bollettino, dichiarando il peso presso a poco del bolzone da
indorarsi. XXI. Che niuno possa fare lavori mescolati d’ori
buoni e falsi, eccettuando certi cordoni, trine, bottoni,
cordelle, e simili non soggette al bollo. XXII. Che sia proibito
tenere in casa, o in bottega, nè vendere la menoma quantità di
lavori forastieri d’oro, e d’argento. XXIII: Li veli da spalle,
si in pezza che separati ne’quali v’entri oro, o d argento, di
maggior valuta di lire sei l’uno, i pendoni, le mantelline, le
stolette, i berrettoni, ed altri lavorj con oro od argento di
maggior valuta della descritta, come pure le cordelle di seta
tessute con oro ed argento di maggior prezzo di Lire 2 al
braccio, dovrà tutto esser bollato. XXIV. Introdotto grave
disordine nell’ estrazione di tali manifatture non soggette a
Dazio per la Parte dell’Eccelso Consiglio di X 1518. 13 Marzo,
senza prendere in Zecca la solita Bolletta, hanno Le L.L. E.E:
ordinato. XXV. Che tutti i Mercanti, o altre persone, volendo
spedire ori, argenti, &c. debbano di volta in volta prendere
in Zecca la Bolletta, che servirà per otto giorni soltanto,
sotto pena &c. Il resto in seguito. Solennità ordinarie.
Nello scorso Mercordì giorno dedicato a Santa Falca V. M. si
celebrò la di lei Festa nella Chiesa Parrocchiale Col. che ha
per Titolare la Santa medesima; posta nel Sestiero di Canalregio
di questa Città. Secondo l’Ughelli ed un’antica Cronaca
Manoscritta, la sua fondazione si riconosce all’anno 873 sotto
il governo spirituale di Crasso Fazio Vescovo Olivolense. Ma
come molti Scrittori di gran’autorità pongono in dubbio la
residenza di questo Vescovo, così universalmente fu ricevuta
l’opinione, che condotto da Tripoli d’Africa a Torcello il corpo
della S. V. M. Fosca, di là si estendesse la divozione per essa
anche in questa Città da cui furono eccitati i Fedeli a
concorrere con abbondanti elemosine per erigerle un Tempio nell’
anno 1297. Fu questo rifabbricato nel 1679, e adornato colla
facciata di marino a spese del Veneto Senatore Filippo Dona,
opera del cui zelo sono pure i due altari laterali al maggiore.
La consacro nel 1733 Girolamo Fanno Vescovo di Nona,
coll’assenso del Patriarca Marco Gradenigo. Trà le belle
pitture, che la fregiano, distintamente si ammira quella di
Vittore Carpaccio rappresentante i Santi Pietro, Paolo,
Sebastiano, Cristoforo, e Rocco.
Metatextualität
Con quattro righe Scritte in francese siamo Interrogati se
mai a nostra cognizione fosse qualche Aneddoto
del celebre Dottor Swift, che potesse scoprire le cagioni di
quelle smanie, di que’ delirii, e di quelle stravaganze onde
sono sparse le sue Lettere. È facile, dice chi ha scritto,
che possiate appagarmi, giacché ne’vostri Fogli dell’anno
scorso, avete mostrato d’essere provveduto di molti Pezzi,
che fanno conoscere il genio, il carattere, gli studj, le
virtù, e le passioni della Nazione Inglese.
Serva in
risposta la seguente Traduzione, che facciamo sul momento in cui
ci venne l’impulso.
Ebene 3
Fremdportrait
Il famoso Dottore Jonatah
Swift, Decano di San Patrizio, malgrado l’estrema
giocondità diffusa nella maggior parte delle sue Opere,
passò sempre per un carattere melanconico, singolar e
bizzarro. Si vedeva, che tale fosse naturalmente: e così
l’hanno rappresentato quelli che scrissero la sua vita:
ma tutti si sono ingannati. Swift era nato per la
ilarità: una sventurata passione lo immerse nella
tristezza. È noto che il Cavalier Temple fu il di lui
Padre. Allevato nella sua abitazione vide in essa la
prima volta la bella Stella. Questa Giovinetta viveva
con sua Madre sotto il nome di Miss Johnson. Swift
ignorava che quella Signora fosse da molti anni la
favorita del Cavaliere suo Genitore. Essa dicevasi
Vedova d’un Negoziante, che dopo aver sofferto in
Inghilterra molte disgrazie, era passato in Olanda a
finire i suoi giorni. Miss Esther, o Stella, aveva
quattordici anni, una figura leggiadra, uno spirito
coltivato. Fu essa confidata al Dotto Swift, che la
condusse a Dublino, coll’assenso del Cavaliere e di
Madama Johnson, onde perfezionala nell’educazione, e ne’
talenti. Tutta la filosofia del Decano non seppe
resistere a vezzi della sua bella Studente. Egli l’amò,
fu corrisposto, e si pretende ancora, ma senza prove,
che la facesse sua Sposa nell’anno 1716. Mentre questi
due Amanti vivevano nella più dolce confidenza, Swift
ricevè una Lettera. Da quel momento il suo carattere
divenne torbido, inquieto il suo umore, la sua condotta
bizzarra. Dinanzi a Stella egli non è più galante, nè
tenero, ma comparisce tetro, abbattuto, e talvolta
agitato fino al furore. Stella cade anch’essa in una
profondissima melanconia. Una parola svelerà questo
enigma. Swift era di Lei fratello. Sino allora l’aveva
egli ignorato. Nati uno e l’altra da un medesimo Padre
lo seppero troppo tardi. Ecco la cagione degli apparenti
capriccj del Decano di Dublino, della sua condotta con
Stella, delle sue inegualità, de’suoi trasporti, e delle
sue follie. Ciò vedesi chiaramente nelle sue Lettere.
Egli si lamenta, si calma, se la prende col Cielo,
maledisse la sua sorte e tutto il genere umano; e sa
degl’inutili sforzi per cangiare la sua tenerezza in
amor platonico, e la violenza della sua passione in
amicizia fraterna. Ora scrive a Stella sul tuono
d’amico, d’amante, ora su quello di protettore, di
fratello, di sposo. Alcuni inimici di Swift hanno
creduto, che le sue bizzarrie avessero, origine
dall’innalzamento della Casa di Hannover al trono
d’Inghilterra, che rovino le sue più belle speranze.
Questa circostanza può forse avervi contribuito: ma la
necessità di rinunziare alla diletta sua Stella, fu per
esso lui mille volte più amara del dolore di non poter
isperare più avanzamento.
Aggiunta al Catalogo Delli Predicatori di questa Città. A
Santa Ternita. Li Venerdì. L’Illustrissimo Sig. Ab. D. Xaverio
Deputez Veneto. Esposizione per Carta. Alli Domenicani
Osservanti
Domenica e Lunedì 17 e 18 corrente.
Oratore il M. R. P. Piccardi. A S. Domenico di Castello
Martedì e Mercordì 19 e 20 corrente.
Orat. il M. R. P: Maestro Capretti. Governo
In
Senato 14 corrente
Aggiunto ai Censori E. Zuanne
Zusto. Prezzi delle Biade. Il Formento dalle L. 29 alle 30. e
mezza Il Sorgo Turgo a L. 22. Cose Perdute. In una delle ultime
sere di Carnovale nel Nobilissimo Teatro di S. Samuele, è stato
perduto un guanto Inglese giallo. La persona a cui successe
questa disgrazia non può darsi pace, ed offerisce un ducato
d’argento di mancia a chi glielo portasse, perché non saprebbe
come impiegare quello che gli è rimasto. La Gazzetta accettò di
buon grado l’impegno di pubblicare questa perdita, e questa
esibizione, sicura che non sarà sordo al suo eccitamento che
avendolo ritrovato vorrà tranquillare la sua coscienza col darlo
al legittimo suo padrone, e buscarsi una mancia sì generosa. Il
ricapito è al Caffè di Florian a San Marco. Cambj.
5 Febbrajo
Parigi cinquantanove. Lione
cinquantotto e tra quarti. Roma sessantatre. Napoli cento e
diciotto e un ottavo. Livorno centuno e mezzo. Genova novantadue
e mezzo. Amsterdam novantuno e tre quarti. Londra cinquanta.
Augusta centuno e un quarto. Vienna cento e novantatre e mezzo.
Ricapiti per questo Foglio in Venezia Dal Colombani Librajo al
Ponte di Rialto. Alla Spezieria della Vigilanza al Ponte de’Dai.
A Bergamo dal Locatelli Librajo. A Brescia dal Colombo Librajo.
A Verona dal Lonardi Librajo. A Padova dalli Fratelli Conzatti
Libraj. A Treviso dal Trento Librajo. A Udine dal Damiani
Librajo. Alla Stamperia Zerletti Venezia.