Cita bibliográfica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 14", en: Gazzetta urbana veneta, Vol.1\014 (1788), pp. 105-111, editado en: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Los "Spectators" en el contexto internacional. Edición digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1822 [consultado el: ].


Nivel 1►

Num. 14

Sabbato 16. Febbrajo 1788.

Nivel 2► Metatextualidad► Da più d’una parte ci vennero delle interrogazioni per sapere veramente quale sia la sventurata Famiglia, che passò tra i singulti della miseria l’ultima notte dello scorso Carnovale, il cui Capo ci diresse la riferita Lettera. Siamo certissimi, che la richiesta non è mossa da una semplice curiosità ma, almeno in qualcuno, dalla buona volontà di giovarle; il che prova che non mancano al Mondo delle Anime caritatevoli, come abbiamo detto, ma loro manca sovente l’occasione d’impiegare col maggior merito le loro elemosine, perché non si danno la pena di cercarla, o sedurre si lasciano dalle apparenze della estrema povertà. Abbiamo il dispiacere di non poter indirizzare ad un soccorso sì degno i passi di chi cerca il soggiorno di quelle Creature infelici, ma ci resta sempre il conforto d’aver posto mano nel quadro delle loro disgrazie in modo da far qualche impressione ne’ cuori de’nostri Leggitori sensibili, a’quali, se vorranno secondare i loro pietosi movimenti, si presenterà pur troppo l’opportunità di sfamare dell’innocenza oppressa, della vecchiaja abbandonata, e di salvare dell’avvenenza in pericolo. Trà i Parrocchi delle nostre Contrade, trà i Sacerdoti che frequentano nel loro incarico spirituale le Case de’miserabili, scelgano essi i più probi, i più pratici, quelli che calcano le vie del Cielo colla santità de’loro costumi, si lascino guidare da essi, e dicano poi se v’è penuria d’incontri d’esercitare la umana misericordia a prò della vera derellitta indigenza. Certe Anime dure, che soffrire non possono ciò che offende la loro insensibilità, spacciano per favole e sogni queste triste pitture, che il nostro Foglio presenta. Potrebbe darsi, che vero non fosse, o almeno non in tutto, quello che scritto ci viene, ma un dubbio tale non ha da togliere alla nostra penna il vanto d’affaticarsi a benefizio degli sventurati, oggetto che ci occupa ogni volta che ripetiamo i gridi dell’afflizione. ◀Metatextualidad

Addizione al Primo Articolo del Foglio di Mercordì.

L’epoca della fondazione della Scuola della Madonna de’Mascoli nella [106] Ducale Basilica di San Marco, è precisamente all’anno 1221. La musica della Messa, che si canterà domani 17 corrente, è un dono fatto alla Scuola medesima dal celeberrimo Signor Baldissera Galuppi detto il Buranello, che gloriosamente coprì per molt’anni il posto di Maestro della Ducale Cappella di San Marco. Vi assistono in forma Capitole li Reverendissimi Maestri di Coro, e di Cerimonie, solli Canonici, unitamente al Guardiano Grande, che al presente è il Signor Rocco Stradi, e alli Bancali della Scuola suddetta.

Elezioni Parrochiali.

Nel giorno dieci corrente fu eletto in Chirurgo di Contrada di Santa Maria Formosa con 59 Voti favorevoli contro 31 di negativi il Signor Francesco Martignon. v’erano altri due in concorrenza. Il suo stipendo estratto dalla Cassa de’Poveri della Parrocchia, è di trenta Ducati all’anno correnti.

Disgrazie.

L’infelice, che si portò affogato alla Piazzetta nel Sabbato della scorsa settimana, non s’è potuto riconoscere da alcuna persona.

Richiesta Replicata.

Metatextualidad► Si lamenta l’Incognito, che vorrebbe qualche risposta sul quesito del Bilancio a Castelletto di non avere trovato chi gli dia qualche lume, e cortesemente ci stimola a rinnovare le sue premure. ◀Metatextualidad

Scacchi.

Nivel 3► Che seccatura! Ancora Scacchi? Non ne possiamo più . . . . . . Cheti cheti, Leggitori Carissimi, particolarmente Voi che non conoscete punto questo giuoco di riflessione, che fa lambiccar il cervello, come nol conosciamo noi pure. Gl’intendenti non s’annojano all’udire trattar questa Causa, come non annojansi di figgersi ad un tavolino per delle intere notti senza distrarre un momento l’applicazione dal campo delle loro battaglie; ma bensì sdegnerebbero delle ripetizioni del giudizio pubblicato a favore del Giuocator Bianco: ond’ è che pensiamo d’accennare soltanto altre due Lettere, che lo confermano, senza stendere nel Foglio presente. Una è scritta da chi segnasi Assocciato al Vostro Foglio, l’altra ha questa sottoscrizione. B. A. G. M. Non comparve sinora veruna disputa a prò del Giocator Nero, nè la menoma Apologia. Se verrà la faremo vedere: i bravi Avvocati fanno pompa d’ingegno nelle Cause più difficili, e giacché non c’è da temere la condanna delle strasordinarie 1 qualcuno salir dovrebbe in bigoncia a difendere il Moro, se di difesa è capace. ◀Nivel 3

Metatextualidad► La maggior parte delle Lettere, che dirette sono per questa Gazzetta, scritte appariscono da persone che concorsero all’Assocciazione della me-[107]desima. Può esser vero, ma forse molti e molti si vagliono di questo titolo per credere d’obbligarci a servirli. Esso nulla contribuisce, in tal caso, all’effetto del loro disegno, come alcuni se ne saranno accorti, de’cui Fogli non abbiamo neppure fatto menzione. Qualunque sia la sottoscrizione, è lo stesso che non si vegga allorché lo Scrittore resta anonimo; e se le cose inviateci son degne di luce (o almeno tollerabili, giacché nella penuria bisogna escludere certa delicatezza nello scegliere) esse d’uopo non hanno d’una spezie di raccomandazione per essere ammesse alla stampa.

In data delli due corrente Dai Confini dello Stato Veneto, ci è pervenuta una di queste Lettere sottoscritta da Un vostro cordiale Assocciato. Essa è in carta colore di rosa languido più propria a contenere i sospiri d’un Amante, che le ricerche ad un Gazzettiere. Narrasi nella medesima che nel Distretto Vicentino un Giovine regalò negli ultimi giorni dello scorso Carnovale alla prossima futura sua Sposa dodici Capponi vivi pregandola a conservarli in perpetuo controassegno del suo sviscerato Amore. Siccome la condizione della Sposa è superiore in civiltà ed in fortune a quella dello Sposo, così sembra tanto inconveniente un tal dono all’Autor della Lettera color di rosa, che brama di farlo noto, non si sà poi a qual fine. Servendolo ebbimo in vista la ricerca al Pubblico d’un secreto da conservare in perpetuo vivi dodici Capponi, parola che non sà se possa esser intesa in questa Città, lo Scrittore del Foglio accennato, come se non ci fosse una Cappella, e non si recitassero dell’Opere Serie ogni anno, perché ce la spiega con questa Nota: ◀Metatextualidad

Galli castrati, non sapendo se costà sia inteso il termine di Capponi.

Metatextualidad► Qualche volta ci sia permesso d’inserire nella Gazzetta anche le notizie dei questa natura, che facendo ridere mostrano quanto abbiamo da scartare trà le cose che ci vengono.

Copia fedelissima d’un Biglietto scritto da un buon Cristiano per questo Foglio. ◀Metatextualidad

Nivel 3► Carta/Carta al director► Nivel 4► Exemplum► Martedì 12 del presente Febbrajo molto Popolo si mise in curiosità vedendo accesa una candela dinanzi a M. V. che risposta si stà sopra la Porta del Battisterio di San Marco. Si seppe, che fu portata da uno Schiavone divoto di questa B. V. per sapere se un suo Figlio, ai cui non ha nuove da molto tempo, sia ancora in vita. Fece accendere quella candela a MV. colla fede di riputarlo vivo se non si fosse estinta, e colla sommissione di rassegnarsi alla Divina volontà se smorzandosi avesse avuto il temuto segno dalla sua morte. Ad onta del forte vento, che soffiò in tal giornata, la candela resistì colla sua fiamma, ed arse sino alla sua consumazione. Se il prodigio consolò il Popolo attento, che lo ammirava, è facile immaginarsi la somma letizia dello Schiavone supplicante. ◀Exemplum ◀Nivel 4

Nivel 4► Exemplum► Di questa Immagine Sacra alcuni Scrittori raccontano cose maravigliose; ma frà tutte è notabile la Grazia concessa ad un Dalmatino il quale venendo da Chioggia a Venezia, sorpreso nottetempo da furiosa burrasca mentre stava in pericolo di naufragare raccomandatosi alla protezione di M. S: vi- [108] de e riconobbe la lampada, quantunque molte miglia lontano, che ardeva innanzi a questa Sacra sua Immagine. Fattosi per ciò animo, dirizzando verso d’essa la prora, arrivò felicemente in questa Città, ove rese alla sua Liberatrice le dovute grazie, e stabilì un’annua rendita per far ardere perpetuamente due lampade ad onore della Madre di Dio avanti la prodigiosa sua Immagine. ◀Exemplum ◀Nivel 4

Sono soliti di prostrarsi verso di essa implorando il patrocinio della Clementissima Vergine quegli sciagurati, che condotti sono il Patibolo, recitando delle divote Preci.

Ogni sera al suono dell Ave Maria s’accendono due torcie dinanzi a questa miracolosa Immagine. ◀Carta/Carta al director ◀Nivel 3

Post Fata Quiescit.

Un Galantuomo possessore d’uno Stabile buono in Rio Marin, che paga d’affitto all’anno Duc. 120 ha perduto ogni speranza d’esigere la prigione d’anni due di cui gli era debitore il suo Affittuale, ch’è morto. Uomo dabbene ma sventurato aveva per molto tempo servito senza mercede una Potenza del Nord, ed ora che il Consolato cominciava a fruttargli una certa rendita, la morte andò a trovarlo a Treviso, e con quel piede, che batte egualmente a tutte le porte, picchiò anche alla sua, e convenne aprirgliela. L’onesto suo creditore usava pazienza da una rata all’altra sperando d’esser pagato all’arrivo de’Vascelli ch’erano in viaggio, ma trovavano venti tanto contrarj, che non arrivavano mai. Tutte le Bandiere fuorché quella, che tanto premeva al discreto Padrone di Casa, e poteva bene cercar notizie al Magistrato Eccellentissimo alla Sanità, leggere le Liste mercantili, guardar l’arrivo de’Bastimenti su questa Gazzetta, che non trovava mai nulla che gli accomodasse. Doveva finalmente arrivare un Legno dall’America carico di ricchi prodotti da cui tali utilità promettevasi l’Affittuale, che non gli occorreva di più per pagare in un tratto tutti i suoi debiti. Veder faceva sulla Carta Geografica al Padrone della sua Casa tutti i mari per i quali passar doveva il sospirato Vascello, e gl’insegnava i varj venti che facevano bisogno per farlo giungere prestamente, onde l’Uomo dabbene faceva voti ora alla Tramontana, ora allo Scirocco per averli propizj a’tempi opportuni2 ma Eolo dispose al contrario dalla gelida sua Caverna, e Dio sà dove l’Americano veleggia mentre il Console sepolto a piè d’una quercia fà sentire il Parcere Sepultis al suo Creditore, che si contenterebbe almeno delle chiavi della sua Casa ora vuota, ma non può aver nemmen quelle da chi legalmente portò via tutto.

Compendio degli Ordini

Degl’Illustr. & Eccellentissimi Signori Prov. in Zecca & Illustriss. Masseri all’Argento.

Intese queste vigili Magistrature alla conservazione dell’Arte Batti- Oro e Tira Oro sì utile e decorosa a questa Città in vigore delle saggie institu-[109]zioni avvalorate dall’Eccellentissimo Senato a tenore della Parte 17 Ottobre 1592, scoprendo l’inesecuzione d’alcune, e gli abusi introdotti, hanno ordinato la ristampa delle medesime sino dall’Anno 1727 29 Maggio, ora rinnovate al comando degli Attuali Eccellentissimi Signori sud. e pubblicate il dì Primo del cor. Feb.

Mercanti da Oro.

I. Che chiunque vorrà fare in questa Città il Mercante d’ori e argenti tirati, lattuti, e filati debba nuovamente nel termine di giorni 15 dopo la pubblicazione degli ordini presenti darsi in nota nel Magistrato delle L.L. E.E. ed offerire idonea pieggieria del Dazio ch’esige la Zecca per il lavorar ori & argenti, e di ogni contrabbando che far potesse in pregiudizio delle medesima, sotto pena &c.

II. Le sud. peiggierie dovran essere approvate con ballottazione dalle L.L. E.E. ed in caso che alcuno d’pieggj morisse, o per altra causa si levasse di pieggieria, sia obbligato il Mercante a darne una nuova; e tutte debban essere rinnovate ogni 5 anni.

III. Che niun Mercante possa lavorar, nè far lavorar ori & argenti che non siano passati per mano delli Sazadori e Ministri di Zecca.

IV. Che alcuno non ardisca tenere in nessun sito che gli appartenga, argane, arganelle, trafile, tenaglie, cai, martelli, incudini, od altri instrumenti da lavorar ori & argenti.

V. Sia espressamente proibito a cadaun Mercante da oro il poter tirar, o far tirar bolzoni bianchi, o dorati, piccoli, o grandi fuori di Zecca.

VI. Sia ognuno d’essi soggetto alle Denunzie secrete, e provata l’Accusa sottoposto alle pene &c.

VII. ch’ogni Mercante tirato ch’abbia il suo bolzon in Zecca tagliar lo faccia in quanti pezzi vorrà onde siano tutti bollati, tagliate prima le punte bianche senza soglia d’oro, perché tali pezzi siano conosciuti tirati in Zecca.

VIII. Che i medesimi esser non possano fuori di Zecca tagliati in pezzi più minuti.

IX. Che i bolzoni trovati in qualità a norma delle Leggi siano impressi del bollo di S. Marco nelle teste, segno che aver dovranno anche nella soglia d’oro sopra il bolzon.

X. Obbligansi i Mercanti da oro a dar in nota i maestri lavoranti che li servono, e dove abitino.

XI. Non possano essi, benché descritti in Zecca vender oro ad argento battutto, tirato, o filato, nè guarnimenti, senza un Mandato a stampa da rinnovarsi di 6 in 6 mesi.

XII. È loro vietato tenere nelle proprie case lavoranti tira- oro, o garzoni, quando però non fossero Mercanti operaj, dovendo servirsi di quelli, che avranno dato in nota.

XIII. Niuno esser possa Mercante e Operajo, ma sia tenuto a far lavorare fuori di Casa sua da quegli Operaj, che avrà dato in nota.

XIV. Si proibisce ad ogni Mercante il comprar da alcuno operajo tira oro, nè da altri, alcuna quantità d’ori, o argenti &c. permettendosi l’acquistarli per le giornaliere occorrenze da Mercanti registrati in Zecca.

XV. Vietasi espressamente il poter battere in sua Casa verghe d’oro o d’argento, e il tener instrumenti necessarj a tali opere.

XVI. Che tutti li sud. Mercanti vadino, o mandino in Zecca a far battere le loro verghe, o bolzoni.

[110] XVII. Dovrà essere consegnato ad essi di volta in volta un bollettino stampato su cui, il Ministro deputato dovrà scrivere il nome del Mercante, e num. delle verghe date in nota.

XVIII. Che il Bollettino sud. servir non possa, che per quel solo giorno in cui il Mercante l’avrà ricevuto.

XIX. Sia ognun d’essi obbligato a dichiarire il peso delle marche d’ogni bolzon nel fare il Bolettino da consegnarsi al fabbro per batterlo.

XX. Così pure per far battere la soglia d’oro dovranno i Mercanti portarsi in Zecca a prendere il Bollettino, dichiarando il peso presso a poco del bolzone da indorarsi.

XXI. Che niuno possa fare lavori mescolati d’ori buoni e falsi, eccettuando certi cordoni, trine, bottoni, cordelle, e simili non soggette al bollo.

XXII. Che sia proibito tenere in casa, o in bottega, nè vendere la menoma quantità di lavori forastieri d’oro, e d’argento.

XXIII: Li veli da spalle, si in pezza che separati ne’quali v’entri oro, o d argento, di maggior valuta di lire sei l’uno, i pendoni, le mantelline, le stolette, i berrettoni, ed altri lavorj con oro od argento di maggior valuta della descritta, come pure le cordelle di seta tessute con oro ed argento di maggior prezzo di Lire 2 al braccio, dovrà tutto esser bollato.

XXIV. Introdotto grave disordine nell’ estrazione di tali manifatture non soggette a Dazio per la Parte dell’Eccelso Consiglio di X 1518. 13 Marzo, senza prendere in Zecca la solita Bolletta, hanno Le L.L. E.E: ordinato.

XXV. Che tutti i Mercanti, o altre persone, volendo spedire ori, argenti, &c. debbano di volta in volta prendere in Zecca la Bolletta, che servirà per otto giorni soltanto, sotto pena &c.

Il resto in seguito.

Solennità ordinarie.

Nello scorso Mercordì giorno dedicato a Santa Falca V. M. si celebrò la di lei Festa nella Chiesa Parrocchiale Col. che ha per Titolare la Santa medesima; posta nel Sestiero di Canalregio di questa Città. Secondo l’Ughelli ed un’antica Cronaca Manoscritta, la sua fondazione si riconosce all’anno 873 sotto il governo spirituale di Crasso Fazio Vescovo Olivolense. Ma come molti Scrittori di gran’autorità pongono in dubbio la residenza di questo Vescovo, così universalmente fu ricevuta l’opinione, che condotto da Tripoli d’Africa a Torcello il corpo della S. V. M. Fosca, di là si estendesse la divozione per essa anche in questa Città da cui furono eccitati i Fedeli a concorrere con abbondanti elemosine per erigerle un Tempio nell’ anno 1297. Fu questo rifabbricato nel 1679, e adornato colla facciata di marino a spese del Veneto Senatore Filippo Dona, opera del cui zelo sono pure i due altari laterali al maggiore. La consacro nel 1733 Girolamo Fanno Vescovo di Nona, coll’assenso del Patriarca Marco Gradenigo.

Trà le belle pitture, che la fregiano, distintamente si ammira quella di Vittore Carpaccio rappresentante i Santi Pietro, Paolo, Sebastiano, Cristoforo, e Rocco.

Metatextualidad► Con quattro righe Scritte in francese siamo Interrogati se mai a nostra [111] cognizione fosse qualche Aneddoto del celebre Dottor Swift, che potesse scoprire le cagioni di quelle smanie, di que’ delirii, e di quelle stravaganze onde sono sparse le sue Lettere. È facile, dice chi ha scritto, che possiate appagarmi, giacché ne’vostri Fogli dell’anno scorso, avete mostrato d’essere provveduto di molti Pezzi, che fanno conoscere il genio, il carattere, gli studj, le virtù, e le passioni della Nazione Inglese. ◀Metatextualidad

Serva in risposta la seguente Traduzione, che facciamo sul momento in cui ci venne l’impulso.

Nivel 3► Retrato ajeno► Il famoso Dottore Jonatah Swift, Decano di San Patrizio, malgrado l’estrema giocondità diffusa nella maggior parte delle sue Opere, passò sempre per un carattere melanconico, singolar e bizzarro. Si vedeva, che tale fosse naturalmente: e così l’hanno rappresentato quelli che scrissero la sua vita: ma tutti si sono ingannati. Swift era nato per la ilarità: una sventurata passione lo immerse nella tristezza.

È noto che il Cavalier Temple fu il di lui Padre. Allevato nella sua abitazione vide in essa la prima volta la bella Stella. Questa Giovinetta viveva con sua Madre sotto il nome di Miss Johnson. Swift ignorava che quella Signora fosse da molti anni la favorita del Cavaliere suo Genitore. Essa dicevasi Vedova d’un Negoziante, che dopo aver sofferto in Inghilterra molte disgrazie, era passato in Olanda a finire i suoi giorni. Miss Esther, o Stella, aveva quattordici anni, una figura leggiadra, uno spirito coltivato. Fu essa confidata al Dotto Swift, che la condusse a Dublino, coll’assenso del Cavaliere e di Madama Johnson, onde perfezionala nell’educazione, e ne’ talenti. Tutta la filosofia del Decano non seppe resistere a vezzi della sua bella Studente. Egli l’amò, fu corrisposto, e si pretende ancora, ma senza prove, che la facesse sua Sposa nell’anno 1716.

Mentre questi due Amanti vivevano nella più dolce confidenza, Swift ricevè una Lettera. Da quel momento il suo carattere divenne torbido, inquieto il suo umore, la sua condotta bizzarra. Dinanzi a Stella egli non è più galante, nè tenero, ma comparisce tetro, abbattuto, e talvolta agitato fino al furore. Stella cade anch’essa in una profondissima melanconia. Una parola svelerà questo enigma. Swift era di Lei fratello. Sino allora l’aveva egli ignorato. Nati uno e l’altra da un medesimo Padre lo seppero troppo tardi.

Ecco la cagione degli apparenti capriccj del Decano di Dublino, della sua condotta con Stella, delle sue inegualità, de’suoi trasporti, e delle sue follie. Ciò vedesi chiaramente nelle sue Lettere. Egli si lamenta, si calma, se la prende col Cielo, maledisse la sua sorte e tutto il genere umano; e sa degl’inutili sforzi per cangiare la sua tenerezza in amor platonico, e la violenza della sua passione in amicizia fraterna. Ora scrive a Stella sul tuono d’amico, d’amante, ora su quello di protettore, di fratello, di sposo.

Alcuni inimici di Swift hanno creduto, che le sue bizzarrie avessero, origine dall’innalzamento della Casa di Hannover al trono d’Inghilterra, che rovino le sue più belle speranze. Questa circostanza può forse avervi contribuito: ma la necessità di rinunziare alla diletta sua Stella, fu per esso lui mille volte più amara del dolore di non poter isperare più avanzamento. ◀Retrato ajeno ◀Nivel 3

Aggiunta al Catalogo

Delli Predicatori di questa Città.

A Santa Ternita.

Li Venerdì. L’Illustrissimo Sig. Ab. D. Xaverio Deputez Veneto.

Esposizione per Carta.

Alli Domenicani Osservanti

Domenica e Lunedì 17 e 18 corrente.

Oratore il M. R. P. Piccardi.

A S. Domenico di Castello

Martedì e Mercordì 19 e 20 corrente.

Orat. il M. R. P: Maestro Capretti.

Governo

In Senato 14 corrente

Aggiunto ai Censori

E. Zuanne Zusto.

Prezzi delle Biade.

Il Formento dalle L. 29 alle 30. e mezza

Il Sorgo Turgo a L. 22.

Cose Perdute.

In una delle ultime sere di Carnovale nel Nobilissimo Teatro di S. Samuele, è stato perduto un guanto Inglese giallo. La persona a cui successe questa disgrazia non può darsi pace, ed offerisce un ducato d’argento di mancia a chi glielo portasse, perché non saprebbe come impiegare quello che gli è rimasto. La Gazzetta accettò di buon grado l’impegno di pubblicare questa perdita, e questa esibizione, sicura che non sarà sordo al suo eccitamento che avendolo ritrovato vorrà tranquillare la sua coscienza col darlo al legittimo suo padrone, e buscarsi una mancia sì generosa.

Il ricapito è al Caffè di Florian a San Marco.

Cambj.

5 Febbrajo

Parigi cinquantanove.

Lione cinquantotto e tra quarti.

Roma sessantatre.

Napoli cento e diciotto e un ottavo.

Livorno centuno e mezzo.

Genova novantadue e mezzo.

Amsterdam novantuno e tre quarti.

Londra cinquanta.

Augusta centuno e un quarto.

Vienna cento e novantatre e mezzo.

Ricapiti per questo Foglio in Venezia

Dal Colombani Librajo al Ponte di Rialto.

Alla Spezieria della Vigilanza al Ponte de’Dai.

A Bergamo dal Locatelli Librajo.

A Brescia dal Colombo Librajo.

A Verona dal Lonardi Librajo.

A Padova dalli Fratelli Conzatti Libraj.

A Treviso dal Trento Librajo.

A Udine dal Damiani Librajo.

Alla Stamperia Zerletti Venezia. ◀Nivel 2 ◀Nivel 1

1Pena pecuniaria a cui talvolta sono soggetti certi Avvocati Veneti e s’intende un risarcimento di spese della Causa determinato da’Voti delle Quarantie, e de’Collegj, che le fanno cadere a peso di chi sostiene, o difende de’Clienti d’un torto spaccato, o d’odiose pretese.

2La superstiziosa Gentilità giunse a fare di più: innalzò un Tempio al vento Garbino.