Gazzetta urbana veneta: Num. 11
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Ebene 1
num 11. mercordì 6. Febbrajo 1788.
Risposta.
Il
giornale Letterario Enciclopedico di Milano così ne parla.
Sentiamo vera soddisfazione che il valoroso Bresciane Signor
Marini Abbia fatto argomento d’un bellissimo Sonetto, il
Poemetto del Sig. Ab. Rovelli, quale frà i comuni applausi
abbiamo noi colmato di elogi nel Vol. XII. di questo Giornale.
Il Giovine Signor Marini rivolgendo in lode dell’Abate Rovelli,
l’estro suo armonioso ed elevato, e parte della rara coltura
delle sue idee, rende a un saggio Precettore una prova di giusta
riconoscenza, ed al Pubblico un testimonio di una felicissima
poetica educazione. Brescia.
Abbiamo notizie da Verona, che la Festa del Venerdì
Gnoccolare, sempre bella, dilettevole, e magnifica, è riuscita
quest’ anno più sorprendente e sfarzosa del solito per la
quantità, gusto, e ricchezza de’Legni, che l’hanno decorata,
particolarmente de’superbi tiri a sei de’quali copioso fu il
numero. Era tale la calca, che alla metà del Corso si formò un
gruppo, che non potevasi sciogliere, e impediva l’avanzamento
delle Carrozze, che formavano il maestoso corteggio.
L’Eccellentissimo Rappresentante, sempre dolce e obbligante
anche ne’suoi comandi medesimi, eseguire li fece in atto
uffizioso da uno staccamento di Cavalleria, che spiccossi per
ordine suo ad aprire la strada. Trà il solito palco a San Zen
eretto per l’apparecchio de’gnocchi, e la finestra ove
presentasi l’E. S. a mangiarne qualcuno alla vista del Popolo,
si formò oltre l’ordinario, un ben fermo ponte su cui passò il
Maccherone a cavallo del suo ben ornato Sommaro, a fargliene
l’offerta. Questa novità piacque, ed accrebbe la comune
giocondità, che rende sé bello e lieto un tal giorno a quella
ridente Città. La serenità del tempo contribuì a far meglio
gustare una Solennità sì famosa, alla quantità strabocchevole di
Forastieri, trà i quali moltissimi di rango, che concorsero per
goderla. Noi, che in altra occasione ci siamo intervenuti,
crediamo più di quanto scritto ci viene, e accrescendo
coll’immaginazione la maggior pompa, ch’è un tributo alla
gloriosa ottimità dell’attuale Reggimento, s’è presentato al
nostro guardo lo Spettacolo in tutta l’ampiezza dello splendido
suo apparato. Fu turbata un poco la popolare esultanza, ed
amareggiato l’animo compassionevole di S. E. da un omicidio
avvenuto nella Corte della Podestaria, poco prima che la
funzione avesse cocominciamento. Il misero ucciso, era uno di
quelli, che in essa doveva aver parte cioè un Torcolato. L’ampio
uccisore lo privò di vita con un colpo di coltello, e forse al
presente si troverà nelle forze della Giustizia dal cui potere
avrà il meritato castigo. Nel giorno medesimo successe una
disgrazia anche in questa Capitale alla ore 19. Nel disfare la
macchina in Piazza, che servito aveva alle Feste del dì
precedente, certo Giacomo Rovei detto Forneretto d’anni 31,
precipitò dal Secondo Ordine della medesima sul palco vicino
dove i Castellani avevano fatto i giuochi delle Forze, e sul
fatto morì. Fosse o il suo troppo coraggio, o la mala sua forte,
questo infelice era soggetto a frequenti pericolose cadute, che
minacciarono il tristo fine che fece in sì fresca età. Il giorno
3 del corrente alle ore 23 s’appiccò il fuoco dal Ciambellajo,
detto trà noi Scaletter, a Santa Sofia, ma l’ora
diurna accordò un pronto riparo, e non fece gran male, se tale
considerar non si voglia lo spavento del Vicinato. Esposizione
per carta. Mercordì 6 corrente
nulla.
Alli
Carmini. Oratore il M. R. P. Maestro Andrea Boniforti
Fiorentino. Oratori Sacri in Venezia Per la corrente Quaresima.
S. Lorenzo. L’Illustr. Sig. Abb. Giambattista Manzi Ex-Gesuita
Milanese. S. Zaccaria. Il M. R. P. M. Giuseppe Frassen
Inquisitor di Treviso M. C. S. Morse. Il M. R. P. Giordano Rossi
Napolitano dell’Ordine de’Predicatori. S. Samuel. Il Sig. D.
Andrea Chiozini d’Ostiglia Diocesi di Mantoa, Domenica, Martedì,
Mercordì, Venerdì, e Domenica parimenti. S. Zulian. Il M. R.
Sig. Abb. Don Angelo Borutti della Diocesi di Torcello. S. Lio.
L’Illustr. Sig. Don Pellegrin Buganza Ex-Gesuita Mantovano. S.
Cossan. Rev. Don Gio: Barrista Armani Veronese. Ss. Apostoli. il
M. R. P. M. Ambrogio Maria Schioldi de’Servi di Maria Milanese.
S. Maria Formosa. Sig. Abb. Don Benedetto Tetamo Ex-Gesuita
Palermitano. S. Luca. Il M. R. P. Celestino di S. Giuseppe,
Carmelitano Scalzo da Bologna. S. Silvestro. Il M. R. P. Abb.
Don Giuseppe Antonio Mioli da Tiene. La sera Pre Gian Domenico
da Padova Vic. Cap. S. Paolo. Il P. Luigi Maria da Bologna Pred.
Missionario Cap. S. Trovaso. L’Illustr. Sig. Co: Canonico Dot.
Cesare Fiumi d’Assisi Ex-Gesuita. S. Fosca. Il R. Sig. Abb. Don
Paterio Barozzini Ex-Gesuita da Brescia. S. Marcuola. Don
Vicenzo Dot. Mantoani Arciprete di Canal di Rovigo. S. Geremia.
Il M. R. P. Antonio da Mantova M. R. S. Appolinare. Il M. R.
Abb. Mauro Strambazzi da Cesena. S. Giacomo dall’Orio. Il R.
Sig. P. Antonio Massa Canonico di Palermo. S. Simon Grande. Il
Co: Abb. Vicenzo Giustinian Nobile Veronese. Alli Carmini. Il M.
R. P. M. Andrea Boniforti di Firenze Reg. de’Padri Carmelitani
di Firenze. S. Domenico di Castello. P. M. Vicenzo Matteuzzi di
Vicenza. L’Angelo Raffael. Il P. F. Francesco Lettor Rettori di
Brescia. S. Niccolò. Frà Giuseppe da Bassano. Ss. Redentore. Frà
Alvise da Verona Cap. S. Gio: di Rialto. Frà Redolfo da Bologna.
S. Euffemia. Frà Antonio da Verona Confessor Cap. Alle Terese.
Il P. M. Deffinitore Carlo Cambarini Carmelitano da Bergamo. S.
Francesco della Vigna. Il M. R. P. Filippo di Lugo Lettor
Giubilato. S. Anna. Don Andrea Cardini Sacerdote Veneto. S.
Giobbe. Il P. M. Giuseppe Orazio di Vicenza. Ai Servi. Il M. R.
P. M. Pellegrino Maria Serioli di Milano. Alli Frari. Il M. R.
P. Maestro Giuseppe Maria Zampetti M. C. dall’Acquila del Regno
di Napoli. S. Croce della Giudecca. La Domenica, Mercordì,
Venerdì e tutte le Feste il dopo Pranzo, il Rev. Sig. Don
Bartolomeo Zender Can. Teol. della Cattedral di Venezia. Ss. Gio
e Paolo. Il P. M. Cingia Toscano. S. Pietro Martire di Murano.
Il P. Lettor Vincenzo Maria Perazzolo Dom. di Bergamo. Alle
Penitenti. Frà Francesco Antonio d’Adria. Alle Cappucine. Frá
Sebastiano da Treviso. S. Bonaventura. R. P. Lorenzo Giusto da
Padova. La Croce (Corpus Domini) Frà Giampietro da Venazia Vic.
S. Elisabetta (S. Gio: di Rialto) Frà Ermenigildo da Castel Novo
Cap. Se vi saranno errori verranno corretti in altro Foglio.
Nella Relazione, ch’ebbimo sulla Tragedia intitolata Keleffa,
che si rappresentò nel Teatro particolare della chiarissima
Accademia de’Rinnovati, si fece Autore delle Scene il celebre
Signor Cav. Fontanesi quando non è di suo che il Sipario. Avendo
saputo, che le dipinse il Signor Lorenzo Sacchetti stimiamo
nostro dovere renderne avvistato il Pubblico, perchè il suo nome
riceva quel vantaggio, che danno le belle Opere. Commedie. Ricapiti
per questo Foglio in Venezia Dal Colombani Librajo al Ponte di
Rialto. Alla Spezieria della Vigilanza al Ponte de’Dai. Dalla
Stamperia Zerletti Venezia.
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Metatextualität
Sino dalli 24 del p.p. mese ci è
pervenuta la seguente Lettera, ch’ora stimiamo opportuno il
dare in luce. Non si ommettono le lodi a noi dirette per non
mutilarla, persuasi che i leggitori vorranno riputarle come
semplici tratti d’urbanità, che onorano la cortesia di chi
scrisse, ma non convengono alla scarsezza de’nostri meriti,
che colla più candida ingenuità confessiamo. Tale fu il
sentimento con cui ricevute le abbiamo.
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Brief/Leserbrief
Sig. Gazzettiere Gentilissimo.
Non v’ha dubbio, che il Commerciò non formi la
grandezza, e la felicità degli Stati. Ogni buon Suddito
deve per ciò amare l’ingrandimento del medesimo, ed io
il primo, mio caro Signor Gazzettiere. Godo adunque
rilevare dalla vostra Gazzetta Num. 6. il copioso numero
de’Bastimenti, ch’ebbero in cotesta Città il loro
arrivo, non che di molti la partenza. Pure mi sia
permesso il dirvi, che spiacemi veder di simili notizie
pieno il Foglio; perché queste forse saranno state le
ragioni, per cui avrete lasciato addietro altri più
dilettevoli racconti, de’quali scarso molto riesce il
summentovato Foglio. Sappiate adunque rendere compartite
le Notizie. Molti sono in Città gli Assocciati della
vostra Gazzettina, e tutti la leggono con molto piacere.
Questa più virtuosa, e più seconda credevasi vederla al
rinnovare dell’Anno. Ma fallaci furono le loro lusinghe,
perché piuttosto sembra oltre l’usato avvilita, e priva
di quel sale col quale ha saputo sì bene coltivarsi
l’amore de’Leggitori. Non credo già, che un soverchio
timore l’opprima. Gli uomini d’età avanzata al
cominciare d’ogn’anno accrescono le loro amarezze perché
vieppiù s’accostano al loro fine. Lo stesso però non
accade alli Bambini, perché questi col corso del tempo
acquistano più ragione, e lume e meglio conoscono il
loro essere. Nello stato di questi, è adunque la vostra
Gazzetta, che conta pochi mesi d’essenza; nè deve aver
il timore d’un sollecito fine. Animatela adunque ad
essere più benemerita verso li suoi concorrenti, onde
mantenere in questi la perseveranza del loro amore.
Avvisatela, ch’evvi pure nel numero degli Assocciati degli Amanti della Poesia, e per ciò
qualche volta sia ella cortese di compiacere ancor
questi. Vi desidero dal cielo ogni bene, e mi protesto
di essere Vostro Affetuosiss. Amico, ed Assocciato al
vostro Foglio.
Metatextualität
È necessario il
ripetere, che trà i varj umori i quali concorrono alla
lettura de’pubblici Fogli quello che piace, o giova ad uno,
disgusta o è indifferente per un altro. L’articolo d’arrivo,
e partenza di Bastimenti, è interessante per molti in
Terraferma da cui soltanto furono determinati
all’Assocciazione; ma certamente non deve essere riputato da
nessuno inutile ed incompetente ad una Patria Gazzetta. Che
se talvolta, o l’abbondanza della materia, o la necessità di
raccogliere in un solo Foglio ciò che in più d’uno bene
compartito starebbe, occupa troppo spazio, bisogna
immaginarsi delle cagioni di non poter fare altrimenti, e
far che ceda all’indulgenza il rigore. Tutto quello, che un
Gazzettiere può dire in sua discolpa non si può stampare, o
almeno non conviene, quando convertir non vogliasi il Foglio
in una collezione d’accuse, e d’apologie private tanto
confacevoli alle riduzioni de’Caffè, quanto incongrue
all’oggetto da cui siamo occupati. La nota de’Cambj, che
regolarmente apparisce, è forse la cosa su cui generalmente
si scorre come superflua, o non intesa; pure solo per essa
acquistammo, pochi giorni sono, un nuovo Assocciato. La
conchiusione è questa: Bisogna far più bene, o meno male che
si può, e lasciare che il Mondo dica, perché il contentare
tutti è impossibile, e chi vuol far istrada non ha da
voltarsi ad ognuno che chiama. Quanto all’avvilimento di cui
accusasi l’attuale progredimento di questo Foglio, sarebbe
da temere, che il nostro amor proprio ci mettesse agli occhi
la benda per nascondercelo se l’aumento giornaliero
dell’Assocciazione non giustificasse in nostro parere, che
non accordasi a quello di chi ci scrisse, e chiamasi nostro
Assocciato. Se abbiamo la sincerità di confessare, che
l’abilità nostra non può estendersi a segno di presentare al
Pubblico ciò che meriti veramente la sua approvazione,
abbiamo altresì il coraggio di vantarsi d’averlo finora
servito con un impegno eguale mettendo in uso quel poco, che
da noi si sà, a norma degli eccitamenti, e degl’impulsi che
n’ebbimo. Che se questi scarseggiarono nel corso dello
spirato Carnovale ci siamo ingegnati però d’empire il vuoto
a cui fummo abbandonati col parlare a lungo sopra il Teatro,
e farsi argomento di buona parte d’alcuni Fogli gli
arrabbiati lamenti d’un ingiusto Declamatore. Se fu detto,
ciò che da’ Dotti sapevasi; se mancò nel Discorso una certa
connessione, e in alcune situazioni dir potevasi molto di
più, non si deve lagnarsi della privazione del molto
quand’ogni poco ha da bastare in un lavoro di questa natura
fatto a precipizio da un solo, ch’oltre al peso dello
scriverlo è aggravato da molti altri, che opprimono. s’egli
è solo, fu detto in un Caffè, perché non dice Io in vece di
Noi? Perché, si rispose, i Gazzettieri hanno il privilegio
di parlare in plurale come i Principi, ed il nostro vuole
anch’ egli valersene. Quel sale, che se non è da Venosa sarà
da Trapani, di cui trova il nostro Assocciato
conditi i primi Fogli, e mancanti gli ultimi, a noi sembra,
che sia sparso in tutti, ma si sente dove più, dove meno,
secondo le varie occasioni di metterlo in opera. Si vuole,
che questa Bambina cresca, e grandeggj? Bisogna nutrirla, e
non serrare la mano avara, che porger le potrebbe il
necessario alimento: altrimenti rimarrà sempre nella
presente sua infanzia, e a noi toccherà il curvarsi per
sostenere ogni suo passo senza speranza di vederla avanzarsi
ad una giovinezza robusta. Gradisco l’Autore della riportata
Lettera la sincerità di questa risposta, e vegga in ciò che
segue se manchiamo di soddisfare il suo genio allorché ci si
presenta l’occasione di farlo.
Metatextualität
Il Nobile Signor Abbate Don
Filippo Rovelli de’Marchesi di Ceva, Professore di Belle
Lettere nel Reale Collegio di Monza, è l’Autore delli due
Canti intitolati Emo Comandate della Squadra Veneta. Il
Signor Giuseppe Marini Bresciano compose in sua lode il
seguente
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Sonetto. Ove di grida i suoi
diserti assorda Cartago invendicata, e rabbia spira Che il
folgore de’Scipj ancor ricorda, È l tradito Annibal piange e
sospira; Suona il tuo canto, e al rombo e al suon s’accorda
De’ bronzi, e del Leone al rughio e all’ira, E l’ode con
orror l’avara ingorda Turba, che Marte, e la Vendetta
aggira. Oh! gran viltà! Mentre l’avara e rea Masnada in mar
dalla terribil prora Fulminava il Campion, Pindo tacea! Sol
la tua marzial Cetra sonora Dal suolo Insubre rammentar
dovea All’Adria trionfal, che grande è ancora.
Metatextualität
Nel Foglio
venturo riprodurremo un altro Sonetto dell’Autore medesimo
in lode di S. E. Giovanni Labia Nipote dell’Eccellentissimo
Sig. Cav. e Proc. Emo, nel quale si conoscerà
forse meglio il genio felice di questo Giovine, che potrebbe
arricchire l’Italiano Parnaso se un pò più la Poesia fosse
da lui coltivata.
26 Gennajo 1788.
Funzioni Sacre. „La ristrettezza del tempo quest’anno ha accumulati i Tridui in questa Città che si fanno in suffragio delle Anime purganti. Questa divozione è particolare di questa Città ed i due Tridui di San Giuseppe, e del Carmine sono d’argomento di sorpresa a’Forastieri per la moltiplicità de’lumi, per lo sfarzo delle cere, e per la magnifica simmetria.” Spettacoli.31. Detto.
„Domenica vi fu corso di Carrozze dalle ventidue sino alle ventiquattro sì numeroso e sì elegante, che stando alle finestre della Piazza dell’Ospitale somministrava agli Spettatori il più bel colpo di vista. Le finestre ed i pergoli per tutta la strada erano empite dal bel Mondo, e dal bel Sesso, ed i tiri a quattro, le eleganti Carrozze ed i leggiadri Faston, che a vicenda segnavan la strada, formavano un sempre nuovo Spettacolo. La sera vi fu Cavalchina, che fu numerosa e pulita, e vi furono delle Contraddanze a otto ed a quattro leggiadramente disposte ed eseguite dalle Nobili Dame. Martedì vi fu Serata per i Ballerini Grotteschi, ed il concorso al Teatro fu abbondate. Per dare un attestato della loro riconoscenza al generoso Pubblico, diedero quella sera con sommo valore il Ballo del Scimiotto, e delle Sberle, che sempre ottiene fu questo Teatro le acclamazioni.”Metatextualität
La Relazione seguente ci è venuta da mano
incognita, e la diamo in tutta l’originale sua assenza.
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Brief/Leserbrief
Il prossimo passato Giovedì,
detto Giovedì grasso, comparve per queste nostre strade,
e sulla Pubblica Piazza un Portantina, oggetto strano,
sorprendente novissimo a questa nostra Città di Venezia,
quasi come il sarebbe veder girare una Carrozza. Era
portata da due uomini vestiti con magnifica antica
Livrea, e questi uomini avevano poi altri due livreati
Compagni, coi quali si davano cambio ogni tanto, a fine
di sostenere la fatica, che durò dalle 19 incirca fino
quasi all’una ora di notte. Entro la Portantina sedeva
un giocondo Vecchio, che con grandioso Occhialetto
guardava or quà or là, e che con somma cortesia
salutava, parlava, rispondeva a chiunque voleva a lui
accostarsi. La Portantina aveva sulla cima un elegante
Cartello col motto elegantissimo Non tutti perde la
vecchiezza i gusti. Un eloquente Brighella, e un non
meno eloquente Arlecchino accompagnavano l’allegro
vecchio, e ciò che dava compimento alla vaga e leggiadra
mascherata erano gli strumenti che le facevano
corteggio; due campane ed un bovino corno formavano di
quando in quando dolcissimo armonioso concerto. È
sommamente mirabile l’ingegno inventore di questo
Spettacolo. Accortosi, forse tardi, che in qualche luogo
non avrebbe potuto la Portantina passare per la troppa
altezza, dopo lunga meditazione trovò l’arduo e
prodigioso espediente d’uscirne di
tempo in tempo, e dove non poteva essa macchina passar
diritta, la faceva egli passare piegata, torta,
bistorta, e talora anche strascinata. O feracissima
immaginazione! La Piazza, le strade, i balconi, i
cortili hanno goduto di sì improvvisa vista, la cui
bellezza metterà in soggezione chi verrà ingegnosamente
mascherarsi, essendo troppo difficile l’uguagliare non
che il superare l’ingegno, e il talento di sì spiritoso
inventore, il quale promette anzi minaccia il Pubblico
di divertirlo assai meglio nel venturo Carnovale.