Gazzetta urbana veneta: Num. 9

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Num. 9. mercordì 30. Gennajo 1788.

Nivel 2

Il Goldoni sarebbe stato sempre il più gran Poeta Comico dell’Italia, anche senza confronto alcuno: ma l’emulazione del Chiari il cui stile seducente e fiorito gli servì a contendergli per qualche tempo la palma, accendendo una pubblica discordia apparecchiò un trofeo alla superiorità del suo merito, e divenne un mezzo necessario perché il Popolo riscaldato dallo spirito di partito s’affollasse a’Teatri nutrendo l’interesse degl’Impresarj, e mettendoli in istato di compensar le loro fatiche. Decisa la gran causa, e cessate le gare, s’intiepidì poco a poco quel fervore, che animava prò e contra ogni ordine di persone, ed al vincitore glorioso non restò che lo sterile vanto d’aver sottomesso l’emolo suo, e d’esser chiamato il Riformatore della Comica Poesia. Degno de’ premj, che Roma accordò a Terenzio, e delle ricchezze che produssero a Plauto le sue Commedie1non ebbe nè una gratificazione, nè un titolo, onori e beni, che in tanti e tanti Paesi decretansi a de’ Ministri inutili, che le spugne son degli Stati. Cicerone condannava i Teatri; perciocché trà le spese lodevoli annoverava soltanto quelle, che avevano per oggetto la pubblica utilità. Ma questa pubblica utilità non deriva forse dalla vera Commedia? Qual’è il suo scopo? Descrivere i costumi degli uomini, metter, in generale, i loro vizj in ridicolo, correggerli piacevolmente, e quasi, può dirsi, senza che se n’accorgano. Quel mezzo più certo, e facile d’instruire il Popolo dilettandolo? Un buon Teatro Comico, purgato dalle sozzure de’zanni, e diretto da un Capo sapiente ed onesto, sarebbe la delizia, e la Scuola delle Nazioni. Meriterebbe allora l’onore che riceveva da’Greci i quali in Teatro tenevano le loro Assemblee, e lo volevano illeso dalle ingiurie vocali, come i Tempj, ed il Foro; o quello ch’ ebbe da Arato, che parlò in esso al Popolo, siccome Filippo parlò a’suoi Macedoni. Ogni qualità si conosce per il suo contrario, e la sublimità del merito del Goldoni risulta dal confronto di quell’ abisso di sciocchezze, e di turpitudini in cui trovò precipitato il Teatro Comico, quando s’accinse alla grand’ impresa di farlo risorgere. Vide che il far fronte direttamente al corrotto gusto del Popolo lo metteva in pericolo di sparger invano i sudori suoi, ed egli scrisse le sue prime Commedie colle maschere, cominciando a fargli gustare in mezzo al loro ridicolo quelle scene naturali, e ingegnose, che lo disposero a ricevere il salutar cangiamento. Seppe escluderle con giudizio, a tempo, una alla volta, e far conoscere al Mondo, che si poteva far ridere anche non decenza, e che i più bei quadri sono quelli che si copiano dalla Natura. Di fatti la Putta Onorata, la Bona Muggier, e tant’altre Commedie di carattere Veneziano, sono pitture da Tiziano, che incantano col bello della loro semplicità. La Casa nuova é uno di que’ Pezzi, che mostrano, forse più di tutti gli altri, il sommo suo ingegno. Un argomento, che sembra da nulla, come la Corda di Plauto, divenne trà le sue mani atto all’intreccio d’una Commedia, che dalla prima sino all’ultima scena, interessa, diverte, tocca, ed in fine commove, con una moralità procedente dalla ben condotta azione. Allorché fu posta la prima volta in iscena scriveva questo Foglio Urbano l’erudito Sig. Conte Gasparo Gozzi, e dall’ingenua sua penna ebbe un degnissimo elogio. Noi l’abbiamo veduta in iscena a Firenze tradotta dal vernacolo Veneziano, nell’idioma Toscano, e intitolata La Sgomberatura. Abbiamo conosciuto alla prova la solidità del merito del Goldoni, che resse a quel cangiamento. Anche spoglia de’vezzi del nostro dialetto, quella Commedia piacque infinitamente ad una coltissima Udienza, (sic.) e si replicò più volte. Che dir non potrebbesi a gloria del nostro benemerito Autore, se a parte a parte si volesse considerarlo nelle tante varie produzioni della ferace sua fantasia? Anche nelle meno stimabili, ed in quelle ch’ebbero minor fortuna dell’altre, si trova sempre de’caratteri, delle scene, delle situazioni, che colpiscono, e non appartengono che alla maestra sua mano. Egli non imitator d’Aristofane, che mise in ridicolo gli Dei della sua Patria, ed in iscena il Divino Socrate, perché applaudiva le Tragedie d’Euripide, e disprezzava in generale le Commedie, facendolo filosofare in una Corba in quella intitolata le Nuvole; ma del castigato Menandro, originale su cui si formò Terenzio, sferzò in generale i vizj degli uomini, li mise in Teatro quali sono, un urtò nello scoglio del meraviglioso, e del strambo, maneggiò felicemente una popolare morale, senza mai perdere di vista il gran punto importante d’unire l’utile al dolce. Questi sono i pregj costituenti un Autor benemerito della Società, questo si chiama far buon uso de’doni che la Natura largisce alle menti umane. Senza trovar tra noi i tempi, e i costumi della Grecia quando i Poeti si contendevano il premio delle Teatrali Composizioni scegliendo gli arbitri al giudizio, ebbe il coraggio di tentar una Riforma, la cui buona riuscita impresse il suo nome negli aurei volumi dell’Immoralità. Ma la via della gloria, ch’è per tutti erta e penosa, non lo condusse in Italia ad un asilo di riposo, e di qui te. Estinto quel fazionario tumulto che portava le piene a’ Teatri, si destò la Comica ingratitudine contro di lui; e noi udimmo un Impresario, che più non vive, a ripetere: quando lo presi al mio servizio (come fosse un servo a livrea) non avea, che una veste logora, e sudicia, e poi abiti non v’erano, che gli bastassero. Contava i cento ducati per Commedia, che dati gli aveva, senza parlar mai de’migliaja, da lui guadagnati col mezzo delle sue composizioni. E quì bisogna riflettere, ch’egli non meno dell’Emolo suo, era in necessità d’improvvisar le Commedie per ricavare un’annua utilità sufficiente al suo congruo mantenimento, e che la sua Raccolta sarebbe nella sua restrizione assai più stimabile in ogni parte, se la costituzione infelice de’ nostri Teatri non l’avesse obbligato a farne molte in assai poco tempo. Il Pubblico sempre amante di novità, e facile ad iscordarsi anche de’più benemeriti Autori, privo del fomite delle gare, andava dicendo, ch’egli aveva vuotato il sacco, ma conobbe la Francia se gli restava ancor qualche cosa da vuotare, e s’era estinto il fuoco della vivace sua fantasia, che destinata non sembra a ricevere dall’età il nocumento ordinario. A questi torti s’aggiunse quello d’esser incolpato della rovina del Teatro Comico, per aver introdotto il gusto delle cose studiate, ed estinto quello della Commedia dell’Arte, che da’Commedianti vecchj ancora si chiama il Capo d’Opera dell’umane invenzioni. Si conoscono i loro Soggetti più favoriti, e si sà quanto valgiano. Scheletri irregolari e mostruosi, erano vestiti all’improvviso d’un diluvio di parole superflue nelle quali consisteva tutta la bravura degli antichi Attori. I loro rancidi pistolotti si ripetevano sempre, senza la menoma varietà; e siccome non costava ad essi veruna fatica il recitare in quel modo, così la necessità di studiare loro riusciva penosa ed aspra, e se la prendevano contro chi l’avea fatta nascere.

Metatextualidad

La conclusione di questo Articolo nel Foglio venturo.

Metatextualidad

Copia d’una Lettera di Verona in data 24 corrente, scritta da un Gentiluomo di quella Città ad un suo amico di questa.

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Carta/Carta al director

Comparve jeri sulle Scene Filarmoniche di questa Città il Demofonte Dramma del celebre Metastasio meno mutilato della Didone, musica del Signor Tarchi in questa non celebre. La Sig. Giuliani ha cantato bene, e sarà sempre la stessa fino all’ultima Recita. Porri, forse troppo stretto ne’vestiti, si muove meno di prima, ma è una gran cosa quella sua voce, e quella perfetta intonazione. Il Tenore è già il Professore della Compagnia; non è più Jarba, ma con 25 anni fa ottimamente da Padre nella sua Parte di Demofonte. Seconda Donna, Secondo Uomo, e li altri hanno dato prove di poter coprire posti superiori a quelli che hanno. Scenario Magnifico, perch’è il Vecchio Vecchione del Teatro; Vestiario sufficiente nell’ Opera; bello e seducente l’Abitino di Dircea, Vittima piena di sentimento, reso più animato da una lunghissima sparsa chioma fluttuante alle agitazioni del cuore nella Catastrofe del Secondo Atto. Il piccolo Olinto vestito alla matelote, è un punto d’erudizione per quelli, che credono nuovo simile vestiario. De’ Balli non si può dir niente, perché ammalata la Prima Ballerina non fu eseguito il Ballo nuovo, e furono in sera di prima Recita, storpiati i due Balli vecchi. Sia ciò detto a gloria del nostro Rossi Impresario fortunato superiore a’ giudizj del Pubblico, ed economo in tutto. Vi saranno ancora 6 veglie mascherate ne’giorni 27 e 30 cor. e ne’ 1, 2, 3, e 4 del venturo. Due ve ne furono riuscite a meraviglia. Simile Spettacolo appartiene al solo Teatro dove gli Spettatori alti e bassi fanno mirabile colpo d’occhio. Quanti nuovi Cappellini, che si videro in testa alle Ninfe dell’Adige! e la Theodore, a la Tharave, a la Provenzale, e che sò io. Venite che vi persuaderete del nostro Paese in maschera.
Non siamo sicuri nemmeno in Chiesa.

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Ejemplo

Nella scorsa settimana un Negoziante di Merceria udiva Messa col dovuto raccoglimento di spirito, nella Ducale Basilica di San Marco. Aveva posto il suo cappello sul gradino d’un Confessionale vicino, dove i penitenti ginocchiansi. Gli si avvicinò un sudicio pitocco, chiedendogli qualch’elemosina, ed ei gliela fece. Terminata la messa prese il Cappello, uscì di Chiesa, se lo mise in testa, e andò a far un giro per divertimento in Piazza, e sulla nuova riva delli Schiavoni. Tornato alla sua abitazione, gli si presentò la Moglie, che dopo un grido, per carità dissegli, cavatevi quel cappello, che io di toccar non ardisco, e gettatelo via. Egli rimase sbalordito, se lo levò dal capo, e lo trovò logoro, unto, bisunto, schifevole, e da vero tignoso. Aprì una finestra, e lo lanciò nel sottoposto canale, tutto acceso di sdegno.
L’abbiamo detto ancora, che nelle Chiese bisogn’ avere il cuore a Dio, ed anco a sè stessi, perché trà i poveri questuanti non mancano mai di quegli accorti birboni, che si prevalgono di verte estasi di divozione per assassinar nel Tempio del Signore, che a lui raccomandasi. Nel suo Testamento 17 Settembre 1507 il N. U. Giambattista Boncj instituì un Priorato di 400 Ducati di annua rendita, successivo di quattro in quattr’anni elettivamente, ne’più vecchi individui d’un certo numero di Famiglie Patrizie, ch’ora ridotte sono a quello d’ottanta. Stabilì in esso Commissarj della sua volontà gli Eccellentissimi Precuratori di Citra, prescrivendo che gli Elettori esser non debbano più di cinquanta, e che intervenendo in maggior numero abbiano da restar esclusi li minori d’età. Non è a nostra cognizione quali siano le Famiglie ch’hanno diritto a tal elezione: sappiamo bensì quali son quelle, ch’hanno aperto l’adito alla concorrenza, ma troppo lungo riuscirebbe il darne il Catalogo. La Riduzione del Corpo elettivo convocato dagli Eccellentissimi Procuratori Giovanelli, Memo, e Pesaro, si tenne nella Canonica di San Salvatore, e la superiorità de’ voti favori il N. U. Gian Carlo Zorzi fu di Giacomo. Li concorrenti erano soltanto dodici. Funzioni Sacre. Venerdì p. p. nell’anticipata Solennità della Traslazione di S. Marco, comparve trà le Scuole Grandi quella di S. Teodoro colla più splendida pompa avendo rinnovata tutta a Argenteria con Sovrana permissione, sotto il Guardianato dell’attuale Signor Luigi Scarsellini, in lode del quale videsi in tal giorno esposto un ben istampato Sonetto. Trà gli altri pezzi massiccj si ammirò il Soler d’argento, ch’è del tutto nuovo, prescindendo dalla statua, a’ lati del quale vi sono le seguenti Inscrizioni Diligenti Cura Et Animo Non Attenta Insidia Temporum Argenta Vetustate Labefacta In Novum Redegit et Auxit Aloysius Scarsellin. Praef. A. mdcclxxxviii. Statuam. Hanc Mart. Theodori Amas Fusant. Sculptam A Jacobo Sansovino Injuria Temporis Ad. Pristinum Decorem Restitutam. Oggi nella Chiesa di S. Geminiano di cui si celebra la Festa, si estraggono a caso dieci nomi delle Fanciulle della Parrocchia, dall’ urna in cui tutti son posti, e quelle che restano favorite dalla sorte hanno una grazia per ciascheduna di Duc. 25 al caso di maritarsi, o di monacato. Il Legato è del qu: Tom. Roncone da Ravenna, che nel suo Testamento lasciò commissarj in perpetuo li Piovani di S. Giminiano, di S. Giuliano, e di S. Giov. in Bragola; ma atteso un Decreto dell’Eccellentissimo Senato 10. Dec. 1768, ora son investiti della detta Commissaria li Guardiani pro tempore delle Parrocchie suddette. Mestre. „Nelle Rimesse del Signor Pasquali alle Rive di questa terra, oltre alle Affittanze consuete de’posti per le Carrozze a lir. 77 all’anno, si ricevono Legni a dieci soldi al giorno, al qual oggetto si son esse accresciute di nuove fabbriche. I Veneziani, che tengono Carrozze, non avevano una situazione sicura da collocarle prima che l’attività ed avvedutezza del Signor Pasquali loro presentasse il comodo, e ben inteso ricovero, che onora la sua invenzione, e di cui attualmente si servono più di cento Affittuali.” In vendita. Una Tavoletta, ossia Pettiniera consistente in Pezzi Num. 13 miniatura a vernice del famoso Mons. Martin Parigino. Chi volesse farne l’acquisto dirigasi al Caffè del Signor And. Angelini, a SS. Gio: e Paolo, che da lui gli verrà insegnata la vicina Casa ove ritrovasi. Cose Perdute. Manca un gattino cinerizio degno de’lamenti poetici del Signor Balestrieri ad un Padrone di Casa agitato, che darebbe un ducato effettivo di mancia per ricuperarlo. Non si sà se il bricconcello ingrato alle carezze ed a’buoni trattamenti sia volontariamente fuggito, o se qualcuno invaghito della sua bellezza, e delle rare sue qualità, abbia commesso il delitto d’un furto gattesco. Se il suo Padrone sapesse, ch’è morto gli farebbe fare un Piagnisteo sul gusto di quello, che onorò la memoria di Pipo celebre Cane vicentino, ma sperando che viva esibisce il ducato a chi glielo porti. Dove mò ha da andare? All’Abitazione del Sig. Valentin Francesconi in Campo Rusolo a S. Gallo, o alla Bottega sua da Caffè sotto le Procur. Nuove, denominata di Florian. Esposizione per Carte.

Venerdì, e Sabbato 1 e 2 prossimo Febbrajo

a San Franc. di Paola. Oratore il M. R. P. Maestro Conti. In luogo del defunto Reverendissimi D. Franc, Borin nato in Sant’Eufemia della Giudecca Primo Settembre 1709 ed eletto Piovano di San Giovanni in Oleo li 22 Luglio 1764 Canonico di San Marco successe il Reverendo Sig. D. Giovanni Valier Suddiacono Titolato in età d’anni 59. Ebbe un competitore nel Reverendo Sig. D. Domenico Benedetti attuale Curato d’anni 31, che riscosse 43 Voti per il sì, e 47 per il nò. Quelli dell’Eletto furono 51 di sì e 39 di nò. Al Canonicato di S. Marco Sua Serenità elesse il Reverendissimo Signor D. Gerardo dall’Osta Piovano di San Geminiano. La Spettabile Presidenza della Pia Fraterna de’ Poveri in S. Maria Formosa, fà sapere, che il giorno 10 Febbrajo p. v. ridurrà il Capitolo per l’elezione d’un Chierico, onde chi volesse concorrere debba darsi in nota al Cancelliere di detta Pia Fraterna. Teatri. La nuova Commedia La vedova, che ha vivo il Marito, fu ricevuta alla prima recita con tutti i segni della più sprezzante disapprovazione, malgrado la quale le si fece avere una replica. Non ebbe questa scarso concorso, perchè in quella sera, che fu il Sabbato de’ 26 corrente, il famoso Paccò Grottesco nella Compagnia de’Ballerini invitò il Pubblico a beneficarlo essendogli stato accordato da’ Commedianti il soprappiù de’ soldi quindici per ogni Biglietto, o pagamento testatico, onde il patto venne a fruttargli una buona summa. Questo Fanciulletto d’anni undici, è sí grazioso nel suo carattere, e nella pantomima, che si conciliò il favore d’ogni ordine di persone. Il nuovo Ballo d’invenzione, e direzione del Signor Domenico Ricciardi, che Sabbato scorso si pose per la prima volta in iscena nel Nob. Teatro a S. Samuele è intitolato Capitan Sander nell’Isola Carolina di genere Eroico-Comico, diviso in tre Atti. La pienissima soddisfazione, e l’ingenuo universale trasporto con cui fu applaudito, e di sera in sera si applaude, provano incontrastabilmente il suo merito, e compensano le ben impiegate fatiche del Signor Ricciardi. La musica tutta nuova è dell’abilissimo Giovine Signor Vittorio Trento. La semplicità del Soggetto di questo Ballo lo rese intelligibile a tutti: la sua brevità lo rese più grato. In un Terzetto trà Signora Pitrot, il Signor Volcani, ed il sud. Signor Ricciardi vi sono delle bellezze affatto nuove, e generalmente si dice, che questo solo meriti un folto concorso. Dall’abilità esecutrice della prima Coppia tutto si poteva bene promettersi, ma perché il Signor Ricciardi entrando seco lei in un’Operazione potesse avere la sua giusta parte d’applausi, era necessario un ritrovato ingegnoso com’è quello di fare nel lodato Terzetto l’uffizio, che il Baffo fa nella musica. Li pezzi del celebre Maestro Sarti introdotti nell’Opera di San Benedetto son cantati dal Signor Rubinelli con tutta l’esattezza, e si ascoltano con un’ attenzione, ed un piacere infinito. In questo Teatro s’è rimesso il Ballo intitolato Sardanapalo. Domenica la Nobilissima Accademia de’Filarmonici diede una Festa di Ballo, che spiro in ogni sua parte la solita magnificenza de’suoi Spettacoli.
Bastimenti di Partenza. Per Corfù Capitan Giovanni Biondo entro il prossimo Febbrajo. Capit. Lorenzo Marchesini nello stesso termine. Capit. Lorenzo Rossin nello stesso termine. Capit. Pietro Sbutega nello stesso termine. Per Spalatro Pat. Giov: Chiribiri tra giorni 15. Per Livorno, e Genova Capit. Gregorio Davanzo tra un mese. Da Zara Pat. Franc. Ferbestina trà 15 giorni.

Per Zante

Capit. Tom. Gellich tra un mese. Per la Puglia Capit. Vito Ant. Palombella trà un mese. Per Malta. Cap. Bened. Ragazzi trà un Mese. Per Roterdam Capit. Gio: Werberte tra un mese. Cambj

Venerdì 25 corrente,

Parigi cinquantotto e un terzo. Lione cinquantotto e un quarto. Roma sessantatre e un terzo. Napoli cento e diciotto e un quarto. Livorno cento e due. Milano cento e cinquantatre. Genova novantadue. Amsterdam novantadue. Londra cinquanta e un ottavo. Augusta cento e due e un quarto. Vienna cento e novantaquattro e mezzo. Commedie.

Domenica 27 corrente

A S. Angiolo. Buovo d’Antona Mai più rappresentata. A San Luca Mastrilli. A San. Gio: Grisostomo Replica di Cimene Padro.

Lunedì

A San Luca Truf. Maestro di Musica A Sant’Angiolo. Il Punitor di sé stesso. A San Gio: Grisostomo Replica.

Martedì.

A Sant’Angelo. Il Pittor Naturalista. A San Gio: Grisostomo Replica. A San Luca. Il Burchiello del Dolo Mai più rappresentata.

Per questa Sera.

A Sant’Angelo Tartagia finto Donna. A San Luca Replica. San Gio: Grisostomo Replica. Ricapiti per questo Foglio A Padova dalli Signori Fratelli Conzatti Libraj. A Verona dal Signor Giuseppe Lonardi Librajo. A Brescia dal Signor Dionisio Colombo Librajo. A Treviso dal Signor Giulio Trento Librajo. A Udine dal Signor Giambattista Damiani Librajo. In Venezia Dal Colombani Librajo al Ponte di Rialto. Alla Spezieria della Vigilanza al Ponte de Dai.

30 Detto.

Alba ad ore 12 m. 9 Leva il Sole a ore 13 m. 52. mezzodì a ore 18 e m. 41. Mezzanotte a ore 6 m. 41. Leva la Luna a ore 8 m. 40. Tram. a 17. e m. 6.

31 Detto.

Alba a ore 12 m. 6. Leva il Sole a 13 e m. 50. Mezzodì a 18 m.40. Mezzanotte a 6 m. 40. Mezzanotte a 6 m. 40. Leva la Luna a ore 9 m. 38. Tram. a ore 17 m. 39.

Primo Febbrajo

Alba a ore 12 m 4. Leva il Sole a 13 m. 47. Mezzodì a 18 m. 39. Mezzanotte a 6 m. 39. Leva la Luna a 10 m. 29. Tram. a ore 18 e m. 20.

2 Detto.

Alba a ore 12 e m. 2. Leva il Sole ad ore 13 e m. 45. Mezzodì a 18 m. 38. Mezzanotte a ore 6 m. 37. Leva la Luna a ore 11. m. 13. Tramonta a ore 19 m. 8. Dalla Stamperia Zerletti Venezia.

1Egli abbandonò la Poesia, che lo aveva arricchito; si mise a negoziare, e partì da Roma, ma non seppe fare il mercante, come far sapeva il Poeta Comico. Vi ritornò in miseria, e fu costretto per vivere a collocarsi appresso un Mugnajo in qualità di Famiglio, nel cui faticoso esercizio trovò tempo però di comporre altre tre Commedie. Se ne contavano 130 di sue a’ tempi d’Aulo Gellio, ma non ve n’ erano propriamente che 25; le altre d’antichi Autori, le aveva ritoccate soltanto. Così abbiamo da Lelio.