Il Goldoni sarebbe stato sempre il più
gran Poeta Comico dell’Italia, anche senza confronto alcuno: ma
l’emulazione del Chiari il cui stile seducente e fiorito gli
servì a contendergli per qualche tempo la palma, accendendo una
pubblica discordia apparecchiò un trofeo alla superiorità del
suo merito, e divenne un mezzo necessario perché il Popolo
riscaldato dallo spirito di partito s’affollasse a’Teatri
nutrendo l’interesse degl’Impresarj, e mettendoli in istato di
compensar le loro fatiche. Decisa la gran causa, e cessate le
gare, s’intiepidì poco a poco quel fervore, che animava prò e
contra ogni ordine di persone, ed al vincitore glorioso non
restò che lo sterile vanto d’aver sottomesso l’emolo suo, e
d’esser chiamato il Riformatore della Comica Poesia. Degno de’
premj, che Roma accordò a Terenzio, e delle ricchezze che
produssero a Plauto le sue Commedie
1non ebbe nè una
gratificazione, nè un titolo, onori e beni, che in tanti e tanti
Paesi decretansi a de’ Ministri inutili, che le spugne son degli
Stati. Cicerone condannava i Teatri; perciocché trà le spese
lodevoli annoverava soltanto quelle, che avevano per oggetto la
pubblica utilità. Ma questa pubblica utilità non deriva forse
dalla vera Commedia? Qual’è il suo scopo? Descrivere i costumi
degli uomini, metter, in generale, i loro vizj in ridicolo,
correggerli piacevolmente, e quasi, può dirsi, senza che se
n’accorgano. Quel mezzo più certo, e facile d’instruire il
Popolo dilettandolo? Un buon Teatro Comico, purgato dalle
sozzure de’zanni, e diretto da un Capo sapiente ed onesto,
sarebbe la delizia, e la Scuola delle Nazioni. Meriterebbe
allora l’onore che riceveva da’Greci i quali in
Teatro tenevano le loro Assemblee, e lo volevano illeso dalle
ingiurie vocali, come i Tempj, ed il Foro; o quello ch’ ebbe da
Arato, che parlò in esso al Popolo, siccome Filippo parlò a’suoi
Macedoni. Ogni qualità si conosce per il suo contrario, e la
sublimità del merito del Goldoni risulta dal confronto di quell’
abisso di sciocchezze, e di turpitudini in cui trovò precipitato
il Teatro Comico, quando s’accinse alla grand’ impresa di farlo
risorgere. Vide che il far fronte direttamente al corrotto gusto
del Popolo lo metteva in pericolo di sparger invano i sudori
suoi, ed egli scrisse le sue prime Commedie colle maschere,
cominciando a fargli gustare in mezzo al loro ridicolo quelle
scene naturali, e ingegnose, che lo disposero a ricevere il
salutar cangiamento. Seppe escluderle con giudizio, a tempo, una
alla volta, e far conoscere al Mondo, che si poteva far ridere
anche non decenza, e che i più bei quadri sono quelli che si
copiano dalla Natura. Di fatti la Putta Onorata, la Bona
Muggier, e tant’altre Commedie di carattere Veneziano, sono
pitture da Tiziano, che incantano col bello della loro
semplicità. La Casa nuova é uno di que’ Pezzi, che mostrano,
forse più di tutti gli altri, il sommo suo ingegno. Un
argomento, che sembra da nulla, come la Corda di Plauto, divenne
trà le sue mani atto all’intreccio d’una Commedia, che dalla
prima sino all’ultima scena, interessa, diverte, tocca, ed in
fine commove, con una moralità procedente dalla ben condotta
azione. Allorché fu posta la prima volta in iscena scriveva
questo Foglio Urbano l’erudito Sig. Conte Gasparo Gozzi, e
dall’ingenua sua penna ebbe un degnissimo elogio. Noi l’abbiamo
veduta in iscena a Firenze tradotta dal vernacolo Veneziano,
nell’idioma Toscano, e intitolata La Sgomberatura. Abbiamo
conosciuto alla prova la solidità del merito del Goldoni, che
resse a quel cangiamento. Anche spoglia de’vezzi del nostro
dialetto, quella Commedia piacque infinitamente ad una
coltissima Udienza, (sic.) e si replicò più volte. Che dir non
potrebbesi a gloria del nostro benemerito Autore, se a parte a
parte si volesse considerarlo nelle tante varie produzioni della
ferace sua fantasia? Anche nelle meno stimabili, ed in quelle
ch’ebbero minor fortuna dell’altre, si trova sempre
de’caratteri, delle scene, delle situazioni, che colpiscono, e
non appartengono che alla maestra sua mano. Egli non imitator
d’Aristofane, che mise in ridicolo gli Dei della sua Patria, ed
in iscena il Divino Socrate, perché applaudiva le Tragedie
d’Euripide, e disprezzava in generale le Commedie, facendolo
filosofare in una Corba in quella intitolata le Nuvole; ma del
castigato Menandro, originale su cui si formò Terenzio, sferzò
in generale i vizj degli uomini, li mise in Teatro quali sono,
un urtò nello scoglio del meraviglioso, e del strambo, maneggiò
felicemente una popolare morale, senza mai perdere di vista il
gran punto importante d’unire l’utile al dolce. Questi sono i
pregj costituenti un Autor benemerito della Società, questo si
chiama far buon uso de’doni che la Natura largisce alle menti
umane. Senza trovar tra noi i tempi, e i costumi della Grecia
quando i Poeti si contendevano il premio delle Teatrali
Composizioni scegliendo gli arbitri al giudizio, ebbe il
coraggio di tentar una Riforma, la cui buona riuscita impresse il suo nome negli aurei volumi dell’Immoralità. Ma la
via della gloria, ch’è per tutti erta e penosa, non lo condusse
in Italia ad un asilo di riposo, e di qui te. Estinto quel
fazionario tumulto che portava le piene a’ Teatri, si destò la
Comica ingratitudine contro di lui; e noi udimmo un Impresario,
che più non vive, a ripetere: quando lo presi al mio servizio
(come fosse un servo a livrea) non avea, che una veste logora, e
sudicia, e poi abiti non v’erano, che gli bastassero. Contava i
cento ducati per Commedia, che dati gli aveva, senza parlar mai
de’migliaja, da lui guadagnati col mezzo delle sue composizioni.
E quì bisogna riflettere, ch’egli non meno dell’Emolo suo, era
in necessità d’improvvisar le Commedie per ricavare un’annua
utilità sufficiente al suo congruo mantenimento, e che la sua
Raccolta sarebbe nella sua restrizione assai più stimabile in
ogni parte, se la costituzione infelice de’ nostri Teatri non
l’avesse obbligato a farne molte in assai poco tempo. Il
Pubblico sempre amante di novità, e facile ad iscordarsi anche
de’più benemeriti Autori, privo del fomite delle gare, andava
dicendo, ch’egli aveva vuotato il sacco, ma conobbe la Francia
se gli restava ancor qualche cosa da vuotare, e s’era estinto il
fuoco della vivace sua fantasia, che destinata non sembra a
ricevere dall’età il nocumento ordinario. A questi torti
s’aggiunse quello d’esser incolpato della rovina del Teatro
Comico, per aver introdotto il gusto delle cose studiate, ed
estinto quello della Commedia dell’Arte, che da’Commedianti
vecchj ancora si chiama il Capo d’Opera dell’umane invenzioni.
Si conoscono i loro Soggetti più favoriti, e si sà quanto
valgiano. Scheletri irregolari e mostruosi, erano vestiti
all’improvviso d’un diluvio di parole superflue nelle quali
consisteva tutta la bravura degli antichi Attori. I loro rancidi
pistolotti si ripetevano sempre, senza la menoma varietà; e
siccome non costava ad essi veruna fatica il recitare in quel
modo, così la necessità di studiare loro riusciva penosa ed
aspra, e se la prendevano contro chi l’avea fatta nascere.
Metatextuality
La conclusione di questo Articolo
nel Foglio venturo.
Metatextuality
Copia d’una Lettera di Verona in
data 24 corrente, scritta da un Gentiluomo di quella Città
ad un suo amico di questa.
Level 3
Letter/Letter to the editor
Comparve jeri sulle Scene
Filarmoniche di questa Città il Demofonte Dramma del
celebre Metastasio meno mutilato della Didone, musica
del Signor Tarchi in questa non celebre. La Sig.
Giuliani ha cantato bene, e sarà sempre la stessa fino
all’ultima Recita. Porri, forse troppo stretto
ne’vestiti, si muove meno di prima, ma è una gran cosa
quella sua voce, e quella perfetta intonazione. Il
Tenore è già il Professore della Compagnia; non è più
Jarba, ma con 25 anni fa ottimamente da Padre nella sua
Parte di Demofonte. Seconda Donna, Secondo Uomo, e li
altri hanno dato prove di poter coprire posti superiori
a quelli che hanno. Scenario Magnifico, perch’è il
Vecchio Vecchione del Teatro; Vestiario sufficiente
nell’ Opera; bello e seducente l’Abitino di Dircea,
Vittima piena di sentimento, reso più animato da una
lunghissima sparsa chioma fluttuante alle agitazioni del
cuore nella Catastrofe del Secondo Atto. Il piccolo
Olinto vestito alla matelote, è un punto
d’erudizione per quelli, che credono nuovo simile
vestiario. De’ Balli non si può dir niente, perché
ammalata la Prima Ballerina non fu eseguito il Ballo
nuovo, e furono in sera di prima Recita, storpiati i due
Balli vecchi. Sia ciò detto a gloria del nostro Rossi
Impresario fortunato superiore a’ giudizj del Pubblico,
ed economo in tutto. Vi saranno ancora 6 veglie
mascherate ne’giorni 27 e 30 cor. e ne’ 1, 2, 3, e 4 del
venturo. Due ve ne furono riuscite a meraviglia. Simile
Spettacolo appartiene al solo Teatro dove gli Spettatori
alti e bassi fanno mirabile colpo d’occhio. Quanti nuovi
Cappellini, che si videro in testa alle Ninfe
dell’Adige! e la Theodore, a la Tharave, a la
Provenzale, e che sò io. Venite che vi persuaderete del
nostro Paese in maschera.
Non siamo sicuri nemmeno in Chiesa.
Level 3
Example
Nella scorsa settimana un
Negoziante di Merceria udiva Messa col dovuto
raccoglimento di spirito, nella Ducale Basilica di San
Marco. Aveva posto il suo cappello sul gradino d’un
Confessionale vicino, dove i penitenti ginocchiansi. Gli
si avvicinò un sudicio pitocco, chiedendogli
qualch’elemosina, ed ei gliela fece. Terminata la messa
prese il Cappello, uscì di Chiesa, se lo mise in testa,
e andò a far un giro per divertimento in Piazza, e sulla
nuova riva delli Schiavoni. Tornato alla sua abitazione,
gli si presentò la Moglie, che dopo un grido, per carità
dissegli, cavatevi quel cappello, che io di toccar non
ardisco, e gettatelo via. Egli rimase sbalordito, se lo
levò dal capo, e lo trovò logoro, unto, bisunto,
schifevole, e da vero tignoso. Aprì una finestra, e lo
lanciò nel sottoposto canale, tutto acceso di sdegno.
L’abbiamo detto ancora, che nelle Chiese bisogn’ avere il
cuore a Dio, ed anco a sè stessi, perché trà i poveri questuanti
non mancano mai di quegli accorti birboni, che si prevalgono di
verte estasi di divozione per assassinar nel Tempio del Signore,
che a lui raccomandasi. Nel suo Testamento 17 Settembre 1507 il
N. U. Giambattista Boncj instituì un Priorato di 400 Ducati di
annua rendita, successivo di quattro in quattr’anni
elettivamente, ne’più vecchi individui d’un certo numero di
Famiglie Patrizie, ch’ora ridotte sono a quello d’ottanta.
Stabilì in esso Commissarj della sua volontà gli Eccellentissimi
Precuratori di Citra, prescrivendo che gli Elettori esser non
debbano più di cinquanta, e che intervenendo in maggior numero
abbiano da restar esclusi li minori d’età. Non è a nostra
cognizione quali siano le Famiglie ch’hanno diritto a tal
elezione: sappiamo bensì quali son quelle, ch’hanno aperto
l’adito alla concorrenza, ma troppo lungo riuscirebbe il darne
il Catalogo. La Riduzione del Corpo elettivo convocato dagli
Eccellentissimi Procuratori Giovanelli, Memo, e Pesaro, si tenne
nella Canonica di San Salvatore, e la superiorità de’ voti
favori il N. U. Gian Carlo Zorzi fu di Giacomo. Li concorrenti
erano soltanto dodici. Funzioni Sacre. Venerdì p. p.
nell’anticipata Solennità della Traslazione di S. Marco,
comparve trà le Scuole Grandi quella di S. Teodoro colla più
splendida pompa avendo rinnovata tutta a Argenteria
con Sovrana permissione, sotto il Guardianato dell’attuale
Signor Luigi Scarsellini, in lode del quale videsi in tal giorno
esposto un ben istampato Sonetto. Trà gli altri pezzi massiccj
si ammirò il Soler d’argento, ch’è del tutto nuovo, prescindendo
dalla statua, a’ lati del quale vi sono le seguenti Inscrizioni
Diligenti Cura Et Animo Non Attenta Insidia Temporum Argenta
Vetustate Labefacta In Novum Redegit et Auxit Aloysius
Scarsellin. Praef. A. mdcclxxxviii. Statuam. Hanc Mart. Theodori
Amas Fusant. Sculptam A Jacobo Sansovino Injuria Temporis Ad.
Pristinum Decorem Restitutam. Oggi nella Chiesa di S. Geminiano
di cui si celebra la Festa, si estraggono a caso dieci nomi
delle Fanciulle della Parrocchia, dall’ urna in cui tutti son
posti, e quelle che restano favorite dalla sorte hanno una
grazia per ciascheduna di Duc. 25 al caso di maritarsi, o di
monacato. Il Legato è del qu: Tom. Roncone da Ravenna, che nel
suo Testamento lasciò commissarj in perpetuo li Piovani di S.
Giminiano, di S. Giuliano, e di S. Giov. in Bragola; ma atteso
un Decreto dell’Eccellentissimo Senato 10. Dec. 1768, ora son
investiti della detta Commissaria li Guardiani pro tempore delle
Parrocchie suddette. Mestre. „Nelle Rimesse del Signor Pasquali
alle Rive di questa terra, oltre alle Affittanze consuete
de’posti per le Carrozze a lir. 77 all’anno, si ricevono Legni a
dieci soldi al giorno, al qual oggetto si son esse accresciute
di nuove fabbriche. I Veneziani, che tengono Carrozze, non
avevano una situazione sicura da collocarle prima che l’attività
ed avvedutezza del Signor Pasquali loro presentasse il comodo, e
ben inteso ricovero, che onora la sua invenzione, e di cui
attualmente si servono più di cento Affittuali.” In vendita. Una
Tavoletta, ossia Pettiniera consistente in Pezzi Num. 13
miniatura a vernice del famoso Mons. Martin Parigino. Chi
volesse farne l’acquisto dirigasi al Caffè del Signor And.
Angelini, a SS. Gio: e Paolo, che da lui gli verrà insegnata la
vicina Casa ove ritrovasi. Cose Perdute. Manca un gattino
cinerizio degno de’lamenti poetici del Signor Balestrieri ad un
Padrone di Casa agitato, che darebbe un ducato effettivo di
mancia per ricuperarlo. Non si sà se il bricconcello ingrato
alle carezze ed a’buoni trattamenti sia volontariamente fuggito,
o se qualcuno invaghito della sua bellezza, e delle rare sue
qualità, abbia commesso il delitto d’un furto gattesco. Se il
suo Padrone sapesse, ch’è morto gli farebbe fare un Piagnisteo
sul gusto di quello, che onorò la memoria di Pipo celebre Cane
vicentino, ma sperando che viva esibisce il ducato
a chi glielo porti. Dove mò ha da andare? All’Abitazione del
Sig. Valentin Francesconi in Campo Rusolo a S. Gallo, o alla
Bottega sua da Caffè sotto le Procur. Nuove, denominata di
Florian. Esposizione per Carte.
Venerdì, e
Sabbato 1 e 2 prossimo Febbrajo
a San Franc. di Paola.
Oratore il M. R. P. Maestro Conti. In luogo del defunto
Reverendissimi D. Franc, Borin nato in Sant’Eufemia della
Giudecca Primo Settembre 1709 ed eletto Piovano di San Giovanni
in Oleo li 22 Luglio 1764 Canonico di San Marco successe il
Reverendo Sig. D. Giovanni Valier Suddiacono Titolato in età
d’anni 59. Ebbe un competitore nel Reverendo Sig. D. Domenico
Benedetti attuale Curato d’anni 31, che riscosse 43 Voti per il
sì, e 47 per il nò. Quelli dell’Eletto furono 51 di sì e 39 di
nò. Al Canonicato di S. Marco Sua Serenità elesse il
Reverendissimo Signor D. Gerardo dall’Osta Piovano di San
Geminiano. La Spettabile Presidenza della Pia Fraterna de’
Poveri in S. Maria Formosa, fà sapere, che il giorno 10 Febbrajo
p. v. ridurrà il Capitolo per l’elezione d’un Chierico, onde chi
volesse concorrere debba darsi in nota al Cancelliere di detta
Pia Fraterna. Teatri. La nuova Commedia La vedova, che ha vivo
il Marito, fu ricevuta alla prima recita con tutti i segni della
più sprezzante disapprovazione, malgrado la quale le si fece
avere una replica. Non ebbe questa scarso concorso, perchè in
quella sera, che fu il Sabbato de’ 26 corrente, il famoso Paccò
Grottesco nella Compagnia de’Ballerini invitò il Pubblico a
beneficarlo essendogli stato accordato da’ Commedianti il
soprappiù de’ soldi quindici per ogni Biglietto, o pagamento
testatico, onde il patto venne a fruttargli una buona summa.
Questo Fanciulletto d’anni undici, è sí grazioso nel suo
carattere, e nella pantomima, che si conciliò il favore d’ogni
ordine di persone. Il nuovo Ballo d’invenzione, e direzione del
Signor Domenico Ricciardi, che Sabbato scorso si pose per la
prima volta in iscena nel Nob. Teatro a S. Samuele è intitolato
Capitan Sander nell’Isola Carolina di genere Eroico-Comico,
diviso in tre Atti. La pienissima soddisfazione, e l’ingenuo
universale trasporto con cui fu applaudito, e di sera in sera si
applaude, provano incontrastabilmente il suo merito, e
compensano le ben impiegate fatiche del Signor Ricciardi. La
musica tutta nuova è dell’abilissimo Giovine Signor Vittorio
Trento. La semplicità del Soggetto di questo Ballo lo rese
intelligibile a tutti: la sua brevità lo rese più grato. In un
Terzetto trà Signora Pitrot, il Signor Volcani, ed il sud.
Signor Ricciardi vi sono delle bellezze affatto nuove, e
generalmente si dice, che questo solo meriti un
folto concorso. Dall’abilità esecutrice della prima Coppia tutto
si poteva bene promettersi, ma perché il Signor Ricciardi
entrando seco lei in un’Operazione potesse avere la sua giusta
parte d’applausi, era necessario un ritrovato ingegnoso com’è
quello di fare nel lodato Terzetto l’uffizio, che il Baffo fa
nella musica. Li pezzi del celebre Maestro Sarti introdotti
nell’Opera di San Benedetto son cantati dal Signor Rubinelli con
tutta l’esattezza, e si ascoltano con un’ attenzione, ed un
piacere infinito. In questo Teatro s’è rimesso il Ballo
intitolato Sardanapalo. Domenica la Nobilissima Accademia
de’Filarmonici diede una Festa di Ballo, che spiro in ogni sua
parte la solita magnificenza de’suoi Spettacoli.