Metatextualité
Sarebbe una pretensione
inescusabile il credere, che quanto abbiamo detto, e diremo
in risposta all’incognito Avversario de’ Teatri, possa
servire per i Dotti, che leggono questo Foglio, i quali
fanno meglio di noi tutto ciò che s’è riferito sull’
argomento, da cui è presentemente esercitata la nostra
penna, e tutto quello che si ommise, per amore di brevità.
Instrutti alle fonti del sapere essi d’uopo non hanno delle
autorità riportate per decidere la questione. Sappiamo, che
per renderle degne del loro compatimento, in riguardo alla
situazione, all’ordine, alla disposizione delle cose, ci
vorrebbe una maggior diligenza, una fatica più grande, un
discernimento più fino; lo che devon essi esigere da un
Foglio letterario, compilato da tre o quattro Scrittori, che
dividonsi le materie, e soggetto a maturi riflessi prima
d’esse abbandonato al torchio. Si dirà: Se così far non
sapete, o non potete, meglio dunque è tacere, Signor
Gazzettiere carissimo. Ma il Gazzettiere risponderebbe in
tal caso, che il suo Foglio scritto non è per il Letterati;
che siamo debitori Sapientibus & Insipientibus; ch’è
meglio qualche cosa che niente, e che merita una benigna
indulgenza ne’ suoi difetti, chi uscendo dal circolo della
sua sfera ha in mira di dare varietà al suo lavoro, di
metter il vero nella sua luce, di combatter gl’inganni
attenendosi alle decisioni degli antichi Scrittori. Nella
maggior parte de’testi citati ci ajutò la memoria, ed
abbiamo lasciato di riportarne una quantità per non essere
accusati di pedanteria. Certi Scartafaccj, che a poco a poco
imbrattammo negli anni scorsi, ci servono spesso a ricorrere
agli Autori di polso: ma non sempre troviamo ciò sappiamo
d’aver copiato. Per ciò la memoria può averci ingannati,
come fece nel passato Foglio ove accennando una Tragedia
d’Euripide si errò nel titolo, che non è Aristide ma
Palamede. In somma s’ha da prendere questo Foglio per quel
che può essere; s’hanno a considerare certi discorsi di chi
lo scrive come improvvisati ad un’ Adunanza: e se si trova
qualche cosa d’erudizione computarla un soprappiù ch’ eccede
il dovere, usar avarizia nel biasimo, e generosità nel
perdono. Avrete voi questi sentimenti a riguardo nostro, stimatissimo Signor Incognito, dopo che
alla vostra opinione ci siamo opposti diametralmente?
C’è da temere. Si scorge dal tenore della Lettera che ci
scriveste quanto siate irritato contro i Teatri, e quanto sia
difficile il disingannarvi. A fronte di tutto quello, che dire
potrebbesi contro il vostro parere, non s’è detto che poco
pochissimo: pure bastar dovrebbe a convincervi che tanto sdegno
contro i Teatri non è poi giusto. Abbiamo detto tanto perché in
verità la coscienza non regge a sostenere che non meritino
sdegno alcuno. L’avvilimento in cui presentemente langiuscono ha
la sua sorgente in Italia dalla mancanza di Mecenati che
incoraggiscano i talenti, li facciano sviluppare, e a nobili
gare li destino. In questa bella Parte d’Europa non negò mai la
Natura i suoi doni alle fantasie, agli intelletti. Spirò bensì
cogli aurei Secoli de’ Medici, de’ Farnesi, de’ Gonzaga, de’
Leoni Decimi, il genio protettor delle Lettere, il gusto della
vera magnificenza, e si chiuse l’asilo alle Muse, ed il ricovero
alla virtù. Sorse in questa sua Patria uno de’più grand’uomini,
ch’abbiano ultimamente onorato la Letteratura Italiana, Apostolo
Zeno, e se il favore Cesareo non l’invitava a passar i monti,
non avrebbe potuto nè formare il suo ricco Museo, nè ampliare la
rara sua Biblioteca. Instancabile nello studio, immenso
nell’erudizione, profondo ne’suoi giudizj, puro nello stile,
esteso infinitamente nelle sue cognizioni, d’un carattere il più
soave, d’ un’ anima delle più oneste, trovò al suo nascer
l’Italia : : : : : Del non suo ferro
cinta . . . . . . . . . . . . Per servir sempre, o vincitrice,
e vinta senza l’ombra nemmeno di quell’ antico splendore, che
dall’ alto de’ troni suoi illuminava i sudati allori. Atto alle
gran cose, come lo dimostrarono il suo Giornale de Letterati, le
sue Dissertazioni Vossiane, le Annotazioni alla Biblioteca di
Monsignor Fontanini, i suoi trattati Numismatici, e le tante
Famigliari sue Lettere dove in bella gara campeggiano le qualità
dell’ottimo Cittadino, la morale del Letterato Cristiano, il
tenero amore di Fratello e di Figlio, colla più sana Dottrina,
coll’eleganza più semplice, co’tesori della Sapienza sparsi quà
e là senza sasto o jattanza; pure più per bisogno, che per
genio, rivolse i suoi studj al Teatro, e senza far torto alla
memoria de’Stampiglia, de’ Rinuccini, esso fu il primo che alla
nostra Poesia Drammatica diede sistema, e dignità. La
castigatezza de’suoi piani sarà sempre un modello a chi aspira
all’immortalità della gloria poetica. I suoi Oratorj Sacri sono
pezzi inestimabili ne’quali leggesi la divozione del suo cuore,
l’intima persuasione della sua credenza. Vi sia pure, come
dicesi, più arte che natura, è però vero, che la regolarità
de’loro disegni, l’esattezza della lingua, la virilità dello
stile, la convenienza della condotta, sono pregj che collocarono
i Drammi suoi nelle Librerie de’ Dotti assicurandoli da’pericoli
dell’ obblio. Per essi egli s’aprì la via alla Corte Imperiale
di Carlo VI., e l’Italia rappresentava ne’suoi Teatri,
particolarmente in quello a San Gio: Grisostomo di questa Città,
allora de’più famosi che fosservi, le produzioni d’un uomo sì
raro ch’ella avea dato, e ch’ebbe d’uopo della protezione d’un
Principe straniero, non per arricchirsi, nè per vivere nella
mollezza e nell’ozio, ma per soddisfare quanto più
poteva l’insaziabile sua avidità nel raccogliere le più antiche
e stimate Medaglie
1e nell’acquistare i più preziosi e ricercati Volumi.
Pieno d’affetto per la sua Patria, troppo sensibile alla
rigidezza del clima di Vienna per i frequenti gravissimi
incomodi che lo molestavano, bisognevole di riposo nella
fiacchezza dell’avanzata sua etade, ottenne il congedo suo
sospirato, ed una pensione vitalizia dalla Corte Imperiale, e in
questa Città dove nacque passò il resto de’giorni suoi, e li
terminò con un dolce sonno, giacché tale può deffinirsi la morte
del giusto. Quanto poco ei stimasse le sue Composizioni
Drammatiche lo vediamo dalle ingenue sue Lettere. Nato ad
imprese più sublimi parevagli che il suo genio fosse avvilito
sulle Scene, e se gli stimoli, e le preghiere de’ Letterati non
l’avessero sforzato ad istamparne, e ristamparne la Raccolta,
egli le avrebbe condannata all’obblio. Se tanto umilmente di sè
pensava, in una parte di Letteratura che pur fecegli un
grand’onore; se parevagli che il Teatro non meritasse
l’applicazione degli onesti e dotti Scrittori mentre pure
purgato per opera sua dalle defformità in cui trovollo,
risuonava de’ casti suoi versi, e cominciava a cangiarsi in un
Tempio di moralità, e di virtù, quale orrore non inspirerebbegli
adesso vedendolo deturpato di nuovo dalle stucchevoli inezie di
tanti e tanti arditi Poetastri, che lo ammorbano di sconciature
Drammatiche, e ricantano che non sono di moda nè le sue Opere,
nè quelle del mellifluo suo Successore, di cui parleremo nel
Foglio di Sabbato? Governo In Senato.
12
Gennajo.
Prov. del Denaro. E. Filippo Calbo. Entrate
Pubbliche. E. Zuanne Querini K.
13. Detto in M.
C.
Podesta a Ceneda dura m. 16. In luogo di E. Giac.
Tiepolo E. Giac. Contarini qu. Alessandro qu: Francesco Proved.
A Knin dura m. 24. In luogo di E. Zuanne Minio E. Z. Tommaso
Soranzo di E. Matteo. Camerlingo a Brescia dura m. 16. In luogo
di E. Giac. Mosto Francesco Mosto di E. Giacomo. Al Procurator.
In luogo di E. Franc. Almorò Balbi E. . . . Balbi qu:
Alessandro. Al Forastier. In luogo di E. Giac. Pasqualigo E.
Geradro Sagredo qu: Z. Francesco. Sig. di Notte al Criminal
Sestiero D. D: In luogo di E. Zuanne Bon E. Vic.
Ant. Bragadin qu: Zuanne. 2 al Fontico de’ Todeschi. In luogo di
E. Angelo Barbaro, e di E. Giamb. Badoer E. Z. Alv. Mosto, e E.
Lor. Contarini. carte Pubbliche. “D’Ordine degl’Illustrissimi ed
Eccellentissimi Signori Proveditori all’Artiglieria dovendo in
esecuzione al Decreto dell’ Eccellentissimo Senato 27. Settembre
decorso devenirsi alla vendita di varii Corpi Artiglieri di
ferro vecchii, ed inabili ai Pub. usi, si fa noto a chiunque
aspirar volesse all’acquisto di quelli, che sono presentemente
vendibili, e che saranno qui appiedi descritti, che debba
offerire ne’giorni, che saranno destinati per l’Incanto, quel
prezzo, che crederà superiore; però sempre alle Lire 83. per
ogni Migliajo di peso grosso Veneto; mentre sarà deliberato al
maggior offerente dal Magistrato medesimo con riserva però delle
Polizze secrete in mano dell’Eccellentissimo Cassier del
Collegio e col debito di levar detti Corpi nel termine di mesi
due previo pagamento del loro importar Bombe di ferro Sferiche
da mille N. 151: Dette da 800 198: Dette da 500 3408: Dette da
300 472: Dette da 200 5: Dette da 100 122: Dette da 120
Cilindriche 167: Ferro vecchio Artiglieri inabili, cioè Mortaj
da 500 num. I Cannoni da 12 num. 2 Spingardo num. 1. e Petriere
da uno antiche con tre forcade num. 2 in tutto Pezzi numero 6.
6:” Si avverte ognuno, che il levo di tutti li suddetti generi
dovrà cadere a peso dell’acquirente. Il giorno 11. Gennajo
corrente seguì il primo incanto.
Niveau 3
Exemple
Non tutti i Bocconi Rubati
Fanno Buon Pro’. In una Città poco lontana da questa,
era collocato in qualità di primo Agente in una Bottega,
un giovine di vent’anni circa, Figlio d’onesti genitori.
Incontrò egli una secreta amicizia con una Signorina,
che per quanto si dice, aveva per lui le più favorevoli
disposizioni. Ma la vigilanza del Padrone della Fortezza
rompeva il filo delle intelligenze furtive. Questi venne
in Venezia in uno de’passati giorni piovosi, ma lasciò
gli ordini necessarj per riprimere qualche notturno
attentato. L’ardente Giovinotto prese quella lontananza
per una provvidenza d’Amore, ma prima di tentare d’
approfittarsene diede esecuzione a un pensiero, che gli
parve il più fino sagace, che possa suggerire la
politica degli occulti Amanti. Ad onta del pessimo tempo
venne egli pure in questa Città, e veder si fece dal
Possessore dell’Oggetto di tante smanie; fingendo
d’esservi chiamato da un affare, che trattenerlo doveva
per qualche giorno. Appena si divise da lui corse alla
gondola, che lo aspettava, e cozzando coll’onde e i
venti ripasso l’agitata laguna col pericolo d’
affogarsi. L’accompagnò fedelmente nel resto del viaggio
una continua dirotta pioggia: ma ogni patimento era
addolcito dal lusinghiero riflesso d’
averla data ad intendere al Geloso, e d’ aver fatto un
passo che, secondo lui, addormentarlo doveva per sempre
sulla sua condotta. Ritornato a mezza notte grondante
d’acqua dal capo alle piante a . . . . . . . volò alla
Casa della sua Bella, picchiò alla di lei porta, ma ella
non c’era, ed aveva lasciato alla custodia un uomo del
Negozio, incaricato appunto dal suo Padrone di vegliare
sul di lui contegno. Quando il povero innamorato sel
vide a fronte, cangiò di colore, si sbigottì, e uscì
dalla Casa in cui avea posto il piede. Colui lo seguì
caricandolo di guanciate, di pugni, e di calcj,
esecutore fedele degli ordini avuti. Si rifugiò il
meschino in un’Abitazione vicina, ove venne a patti col
suo percuotitore per non accrescere la partita delle
riscossioni, e per impegnarlo a tacere. Diedegli a tal
fine una mancia generosa pagando il carnefice, che lo
aveva frustato. Supplicò poi i testimonj di quel
contratto di tenerlo occulto insieme col fatto, ed essi
l’hanno puntualmente servito nella seguente mattina
empiendo la Città tutta in poch’ ore di quanto gli era
avvenuto. Egli non diede adito ad alcuno di mostrarlo a
dito, perché alla punta del giorno era partito per la
sua Patria ove presentemente ritrovasi. Il saggio suo
Padrone gli mandò la sua licenza onde possa cercarsi
impiego in altri Paesi. Poveri Padri! Mandate i Figli
fuori di Casa perché faccian giudizio, e queste
benedette donne glielo fanno perdere tutto.
Cause. Li Nob. Sig. Marchesi Francesco Mangilli, e suoi
Nipoti, d’ Udine, con contratto 1781 hanno stabilito per loro
Agente di Campagna certo Giuseppe Colossetti per anni 10 colla
pieggieria di suo Padre. N’erano passati 7 quando li Signori
Marchesi fecero far da un Perito la liquidazione de’ conti,
dalla quale appariva l’ Agente debitore di summa considerabile,
laonde lo licenziarono con iscrittura stragiudiziale
sostituendone un altro. Ricorso il Colossetti
all’Eccellentissimo Avogadore ottenne Lettere esecutive del
contratto per l’ effetto di stare al possesso dell’ esazione. Li
Signori Mangilli ottennero Lettere citatorie per rivocazione
delle Avogaresche, e dinanzi a S. E: Avogador contestarono, che
non si dà in un Agente diritto di riscuotere affitti, quando il
Padrone voglio esigerli: non potendo esso pretendere, che
l’intero salario per il corso del tempo prescritto; quando però
abbia fedelmente servito. Piantata in tal forma la causa furono
ad essi accordate altre Lettere Avogaresche a fine che stante
pendenza di Giudizio non s’avesse a fare novità alcuna: le quali
intimate vennero agli Affittuali, che colla garantia dè Padroni
fecero molti contamenti. Furono queste appellate dal Colossetti
al Consiglio Serenissimo di 40 C. N. contestando, che non poteva
essere privato della sua amministrazione, e ch’eran esse
distruttive della pendenza sussistente all’Eccellentissima
Avogaria; e presentando al Consiglio stesso un conto generale
dal quale appariva creditore di riguardevole summa: dichiarendo
in costituto volontario di sottoporlo all’esame di due Periti
uno per parte, e d’ un terzo in caso di discordia; onde
risultando debitore pagare il tutto, ed esser privo
dell’impiego. Altre Lettere degli Eccellentissimi Signori Capi del detto Consiglio commisero alli Signori
Mangilli di non far novità stante pendenza di Giudizio; li quali
hanno poi ottenuto dagli Eccellentissimi Capi medesimi atti di
citazione per rivocazione, e su questo punto si trattò la Causa.
Sosteneva l’Avvocato delli Signori Marchesi, che il diritto d’
esazione delle loro rendite non apparteneva che ad essi, tanto
più, che avevano già fatto delle riscossioni; e che l’agente era
già licenziato, e depositato il suo onorario da esigere dopo la
liquidazione de’conti. Il suo Avversario sostenne, che quando un
Agente è stabilito con contratto per anni dieci deve durar nel
suo impiego per tanto spazio di tempo, così ricercando il suo
onore, e la esistenza d’un Accordo non attaccato. Aggiunse, che
le Prime Lettere Avogaresche ratificarono il possesso del suo
impiego, e che gli Eccellentissimi Signori Capi dovevano in esso
serbarlo finché duravano le Pendenze all’Avogaria, ed al
Consiglio di 40; e che le riscossioni fatte dalli Signori
Marchesi Mangilli colla loro garantia, nulla valevano a privarlo
legalmente delle sue incombenze.
Giudizio
Due degli Eccellentissimi Signori Capi hanno confermate le
Lettere ottenute sull’instanza del Colossetti, non essendo il
Terzo in opinione con essi. Avvocato per parte Mangilli Ecc.
Silvestrini, Interv. ed Interruttore il Signor Antonio Ferrigo.
Per il Colossetti Ecc. Leone Ongarini Interv. Sig. Antonio
Quaini. Spettacoli. Alli tre giorni ne’quali per oggetto di
divozione furono chiusi i Teatri, e proibite le maschere,
successe una domenica la più serena e brillante, che desiderar
potesse la gente amante de’ divertimenti, e del chiasso. Nella
nostra gran Piazza vi fu un concorso popolare numerosissimo, in
cui ebbe molta parte la curiosità delle volgari donnette. Tra le
maschere, che comparvero al passeggio, si vide una quantità
d’uomini vestiti da femmine, ch’hanno un genio invincibile per
la menzogna di questo sesso, e si sfiatano per alterare la voce,
e parlare da gnaga, spasso a cui per lo più si dedicano i
parrucchieri con un eccessivo trasporto. La sera s’empì il vasto
Casotto de’ Ballerini da corda, e Saltatori, Compagnia valorosa,
che aggiunge alle sue fatiche una graziosa espressiva Azione
Pantomima, con quella chiarezza ed arte, che si stenta a vedere
in Teatro. S’aprì anco il Casotto vicino delle Marionette a cui
non mancò il concorso. Ebbimo poi l’Opera nuova nel Nobilissimo
Teatro di San Samuele intitolata Enea e Lavinia Musica del
celebre davvero Sig. Maestro Guglielmi della quale non s’è
trovato alcuno che dica male, e nemmeno poco bene. Ebbe un esito
felicissimo, un sincero applauso, e vi furono delle repliche a
richiesta veramente universale. Il merito della Signora Pozzi
riceve un aumento considerabile al riflesso del discreto
Pubblico per esser ella in una spezie di convalescenza, e per
avere fatti tutti gli sforzi possibili onde ben servirlo. A San
Luca la sera medesima vi fu una piena foltissima tanto nel
Parterre, che nelle Loggie, chiamata dalla novità della Fiaba
Tragicomica, che ha per titolo i tre doni ossia la Vittima d’un
raro amore. Noi siamo sì mal disposti per questo genere di
Composizioni, che le vorremmo perpetuamente
bandite dalle nostre Scene, unitamente a tutte quelle
Rappresentazioni nelle quali c’entrano Streghe, Magie, Demonj, e
quant’ altro non serve che a fomentare i pregiudizj del Volgo,
ed a spaventare i Fanciulli, che incautamente a vederle
conduconsi. Si bramerebbe da noi, che gl’ingegni felici che
prestano la loro penna a simili lavori, la impiegassero in
opere, che il diletto e l’utilità avessero per iscopo. Nondimeno
rendiamo giustizia a chi ha il talento necessario da interessare
un’Udienza con Azioni di questo carattere, e l’Autore de’ tre
doni può ben contentarsi del favorevol giudizio, che successe
alla prima recita. Escludiamo i mal disposti, che in esso non
ebbero voto, e quegli sciocchi ch’uscendo del Teatro biasimavano
l’ Azione per quello appunto, che ci doveva essere, e che fu
maneggiato a condotto felicemente. Chi è chiamato a una Fiaba ha
da aspettarsi una Fiaba, che tanto è più bella quanto più il
meraviglioso, il sorprendente è introdotto. Erigasi il buon
senso alle sue pretensioni quand’ è invitato a una Tragedia, o
Commedia di carattere. Si consideri che lo Scrittore della Fiaba
di cui parliamo, la compose per una Compagnia abbandonata; che
il suo oggetto fu di farla risorgere; che può dirsi vi sia
riuscito giacché alla seconda recita decisiva del destino delle
Rappresentazioni, il Teatro fu quasi pieno; ch’ egli dimostrò in
essa la capacità di cose regolari e perfette; che in questa non
ci annoja con eterni soliloquj, o con una morale prodigalizzata
in mezzo al più basso ridicolo; che finalmente per salire alle
stelle colla sua Fiaba basterebbe che in essa recitassero Sacco,
Fiorilli, Darbes, Zanoni, alla cui mancanza si cercò di
supplire, con delle trasformazioni, delle decorazioni, delle
scene, che son troppo belle e magnifiche per dieci soldi che
costa l’entrata.
Metatextualité
Questo non è
tutto quello, che abbiamo pensato su tale argomento, ma per
ora ci manca il campo da estendersi più di così.
Finalmente Domenica scorsa è stato eletto al posto di Medico
attuale della Contrada di S. Simon piccolo Il Sig. Dot. Vicenzo
Casatutta con acclamazioni di giubilo.