Metatextualität
A noi, Signor Incognito
persecutore implacabile degli teatrali Spettacoli,
lasciateci affibbiar la giornea, prendere una presa di
tabacco ad uso di Mestre mescolato con un pò di nostrano, e
poi udite la continuazione della nostra risponsiva Cicalata.
Non trà i molli Sibariti, o trà gl’immodesti Locresi, ma
l’arte de’Pantomimi nacque in Roma nell’ aureo Secolo d’
Augusto, che si riguarda come la culla del genio. L’asseriscono
Suida e Zosimo. Pilade e Battillo, furono li primi institutori
di essa, l’uno inarrivabile nel tragico, l’altro nel Comico. A
questi due Padri originali de’gesti, quanti e quanti de’nostri
moderni Ballerini, che non sanno farsi intendere neppure da chi
legge il Programma, furono paragonati indegnamente dalla mendace
Poesia! Se poi avessero al viso la maschera, come i Pantomimi
l’avevano, allora sì che sarebbero più imbarazzati, e il loro
Dizionario
1diverrebbe più tenebroso. Nè meno
celebri nella Romana Istoria sono le donne degli uomini in
quella seducente pericolosa professione. Arbuscula è nominata da
Orazio, e da Cicerone, da Plinio Citeride favorita di
Marc’Antonio, e da altri Autori Lucilia, che visse un intero
Secolo. Se bramasi poi sapere i titoli de’quali onorate venivano
queste famose Attrici ce lo ricorda Servio. Fuerunt
uno tempore nobiles Meretrices tres, Cytheris, Origo, Arbuscula.
Tanto che tutte le autorità ci convincono, che il zelo della
Chiesa fu acceso contro il Teatro dalle oscenità de’Pantomimi,
benché talvolta eccitato fosse dagl’Istrioni: ma non bisogna
coll’antico Teatro confondere il moderno, nè adattar le censure
d’un Secolo a’costumi d’un altro. Noi pur sappiamo, che molti
Sinodi fulminarono contro di loro delle spaventose sentenze, ora
allontanandoli dalla comunione, ora privandoli dell’onor del
Sepolcro, ora chiamandoli infami.
Exemplum
Asserisce S. Agostino, che in vano chiedeva il Battesimo,
chi non voleva quella professione dismettere; e decise, che
il far ad essi regali non era virtù ma detestabile vizio da
cui l’onestà doveva guardarsene; e l’arte loro paragonata fu
a quella delle Meretrici da S. Tommaso.
Il Concilio
Turonense nell’anno 1585. anatemizzò i Teatri. Per meritare le
tremende Sentenze di tanti sacri Autori gravissimi, e le
persecuzioni de’Sinodi, e de’Concilii, bisogna certamente che in
que’ tempi giungessero ad abbominevoli eccessi gli scandali, ed
i vituperj degl’Istrioni. Abbiamo in uno de’passati Fogli
riportati degli squarcj d’una Commedia del Picolomini, che
diedero un saggio bastante delle turpitudini, che due Secoli
sono infamavano le scene d’ Italia. Potremmo in diverso genere,
se non ci trattenesse il timore di troppo estendersi, dimostrare
con prove quanto disonorato fosse il nostro antico Teatro da
certe mostruose Composizioni in cui eravi un’empia mescolanza di
profano e di sacro, come in una rappresentata a Milano nella
quale con Annibale ci entravano San Giorgio, Gedeone, Sansone, e
Dalia; in un’altra intitolata Costantino nella quale leggevasi
una Pistola di San Paolo, e si cantava in fine il Te Deum, ed in
quella recitata a Firenze nel 1304 ove compariva l’Inferno
co’Diavoli e coll’anime ignude tormentate da essi, come narra il
Villani. Nè l’Italia soltanto zoppicava di questo piede.
Ne’Secoli rimoti la Spagna deturpò i suoi Teatri con una
quantità di Rappresentazioni egualmente sciapite, che scandalose
e vituperevoli, nelle quali s’introducevano i Frati, i Santi,
gli Eremiti, e i Demonj, e facevansi disputare sopra i misterj
più venerabili della nostra Religione, come può vedersi in
quella che ha per titolo la Tentazione, e fu recitata in
Siviglia nell’ anno 1498. E la Francia medesima gustava dalle
Scene de’Dialoghi così spropositati ed abbominevoli, la cui sola
rimembranza ora raccapricciare farebbe. La più antica
Composizione Teatrale della Germania col titolo Ludo Pascale
della venuta e morte dell’Anticristo, dice il chiarissimo
Tiraboschi, ch’era un drammatico guazzabuglio, in cui appariva
in iscena il Papa, e l’Imperatore con altri Sovrani d’Europa, e
d’Asia, e l’Anticristo accompagnato dall’ Eresia, e
dall’Ipocrisia, e persino dalla Sinagoga col Gentilesimo, che
ragionavano anch’ essi. Nel Decimo quinto Secolo si rappresentò
nel Delfinato l’Epulone Dramma, gl’Interlocutori del quale erano
Epulone, il Padre Eterno, l’Angelo Custode, San Lazzaro, Asmodeo
Diavolo della lussuria, Pluto Diavolo delle ricchezze, e
Satanasso.
Metatextualität
Ma, senz’accorgersene,
siamo giunti più in là de’limiti da noi segnati, e questo
basti in prova d’autoritá, dilettissimo Signor
Anonimo, per convincervi, che il Teatro meritava una volta
quel sacro furore, che sembra in voi ereditato da un certo
Autore e impiegato mal a proposito, com’egli fece;
ma
ora che fu’troni della Terra regnano degl’illuminati Sovrani, i
quali non permettono in esso nulla di lesivo alla Religione, ed
al buon costume, tanto sdegno è incompetente ed ingiusto.
Possiamo dirvi, come testimonj personali, che il Capo Comico
Paganini, passato già all’altro Mondo, fu acremente ripreso e
minacciato a Genova dal Governo, perché nel Teatro delle Vigne
s’udì da un Personaggio della sua Compagnia a profferire la
parola Carogna, che in quella Città suona male piucch’altrove; e
s’ei veder non faceva l’Originale del Goldoni, in cui era a
stampa, poteva succedergli qualche disgrazia. Con eguale
sicurezza dirvi possiamo, che a Luca nella Didone Abbandonata
recitata dalla Signora Bonasini, trovò un urto dalla delicatezza
(soverchia è vero, e fors’anco ridicola) della Presidenza, lo
stesso Metastasio; perocchè in vece di larga mercede si volle,
ch’Ella dicesse ampia mercede.
2In
questa Città poi non si recita Commedia, o Tragedia nuova, nè
Opera alcuna per Musica, se revista non è, e licenziata
all’Eccellentissimo Magistrato contro la Bestemmia. E se, ad
onta della permissione, riconosciute sono alla recite delle
cose, che offendono qualche corpo, o individuo, sulle instanze
delle persone prese di mira vengono sospese, e vietate le
repliche dall’autorità de’Signori Capi dell’Eccels. Consiglio di
X., appresso i quali trova sempre chiunque l’adito aperto ai
ricorsi. Ebbimo noi pure i nostri tempi di barbarie in proposito
di gusto teatrale, ma questi sono passati; e neppure permettonsi
in Quadragesima quelle Rappresentazioni sacre, e trent’anni
sono, e forse più, si recitavano in certe case particolari,
spezialmente la Passione del Nostro Signore, i cui Interlocutori
mercenarj, per la loro ignoranza, e per la indecenza dello
spettacolo facevano ridere tanti e tanti, che a bella posta vi
andavano per divertirsi come una Commedia dell’arte. Qualunque
fosse l’abuso dell’antico Teatro Romano, e per quant’orrore ci
faccia la rimembranza di quelle turpi ed oscene Composizioni,
che due Secoli sono lo rendevano anco trà noi una Scuola d’
abbominevoli vizj, certo si è che in sè stesso non è illecito,
come dice il sapientissimo Muratori, e che le Teatrali
Rappresentazioni
Zitat/Motto
non sono
condannabili se non quando son nocive a’buoni costumi.
Quando si riformi, e risani la Poesia de’ Teatri, ei
soggiunge, non può immaginarsi quanta utilità possa ritrarne
il popolo.
Questo grand’oggetto della pubblica amministrazione era riguardato dagli Ateniesi,
Popolo il più colto e sensibile di tutta l’antichità, con occhio
di tal vigilanza, che vi fu una Legge trà loro la quale
applicava alle rappresentazioni delle Commedie i fondi una volta
destinati alla guerra, ed era proibito sotto pena di morte il
domandarne la rivocazione. De’semplici Soldati, a memoria
sapevano degli squarcj d’Euripide. Piansero a calde lagrime
que’rispettabili Spettatori che intervennero alla Tragedia
l’Aristide, allorchè intesero; O Greci. al più giusto degli
uomini voi avete dato la morte. Il recente destino del Divino
Socrate fece fare l’applicazione al rimprovero, e trasse da
tant’occhi quel pianto di virtù, e di riconoscenza. La politica
del Governo proibì la commovente Rappresentazione, e vietò con
sommo rigore persino il parlarne. I Sofocli, gli Euripidi, gli
Aristofani, i Menandri, resero in Grecia il Teatro una scuola
d’esempio a’grandi, di costumi al popolo, come fecero in Roma
l’originale Plauto, ed il puro Terenzio; perocchè rimontando
a’passati Secoli non si ritrova sempre ne’ Teatri scandali,
oscenità, turpitudini, ma in varii tempi, in varie Nazioni,
delle lezioni di morale a’ Re, ed ai Sudditi, delle favole
ingegnose dilettevoli ed utili, de’tratti di Poesia scritti per
i fatti dell’immortalità. Pareva che l’Italia risorger dovesse
dallo squallore in cui era caduta in proposito di Teatri quando
i Zeni, i Metastasii, i Massei, i Goldoni, annunziarono la loro
Riforma; ma estinti questi altri luminosi dell’ Italiano Parnaso
ripresero le tenebre che li precedettero la prima lor densità.
Essi vivono nelle lor opere e ne’cuori sensibili, ma chi v’ha
risarcirci possa della loro perdita? Si continuerà.
Ebene 3
Brief/Leserbrief
Brescia.
6.
Gennajo 1788.
Oltre lo Spettacolo dell’Opera
Buffa abbiamo un Teatrino di Marionette, ove il concorso
è numeroso, sì per la scarsa moneta, che vi si spende,
che per la bravura de’ personaggi. Chi il crederebbe! La
sala, sebbene sudicia e oscura, è frequentata anche da
persone di rango, e dal bel sesso. Ma Jusqu’ ou l’amour
ne nous conduit-il pas? disse Voltaire. Si passano due
ore in allegria sentendo degli spropositi, veggendo
delle trasformazioni, e appagando l’occhio all’unione di
tante persone mal accomodate in un luogo di cui non
saprebbesi neppure l’esistenza, se non fosse per empire
qualche vacuo nojoso della vita.
Ebene 3
Exemplum
Anni sono, quando a Mestre
non c’era Teatro, trovavasi un’errante Compagnia, che
viaggiava alla maniera de’ Zingani, e recitava sotto una
volta a pian terreno sull’ angolo della via, che conduce
al Terraglio. Il suolo dove si raccoglieva l’udienza era
fangoso, e ineguale, su cui li scanni da Chiesa mezzi
rotti ballavano il minuetto. Il palco era sì angusto, e
sì basso, che gli Attori non potevano stare ritti,
privilegio che godeva il solo Pigmeo Prospero
Battipaglia. Le Scene erano di carta sporca, e
l’illuminazione consistente in quattro scodellini di
grasso, che ammorbava. Delle stuoje rotte e fetenti
coprivano gli archi formando da una banda il parterre:
ma stando sul ponte che guida al Castello si
sentiva la Commedia come di dentro, e colà v’erano
sempre molti Uditori. I Personaggi non mutavansi mai di
spoglie: il vestiario da Teatro era quello da strada, e
da camera, e serviva la notte di coltrici.
Dopo questa pittura si lascia all’immaginazione di chi
legge indovinare qual fosse la Comica Compagnia. Vi fu una sera
lo Scrittore di questo Foglio, e vide trà gli Spettatori
l’Ambasciatore Cesareo S. E. Durazzo, l’ Ambasciatore di Spagna
S. E: Montallegro, ed un gran Signore di questa Città. In vece
di badare alla Vendetta Amorosa del Chiari, che recitavasi,
guardava ora l’ uno, ora l’ altro di questi tre altissimi
Soggetti, e rifletteva alla magnificenza degli Spettacoli da
loro veduti ne’ più gran Teatri d’ Europa. A proposito di
Brescia. Che avesse bisogno d’una Balia sana, ben nutrita, a cui
Flora e Pomona concessero le loro grazie, diriggasi al Colombani
conoscitore della materia, che avrà le necessarie informazioni.
Ebene 3
Ricetta per Dirozzare lo
Spirito d’ una Sposa.
Exemplum
Da un
Paesetto di Terraferma, è venuta ad istabilirsi in
questa Città un’ amabile Giovinetta, che prese in isposo
un ricco artigiano il quale mutasi di camiscia una volta
al mese, ama la lindura di Diogene, e dormirebbe come
lui in una botte per non ispogliarsi mai, se un letto sì
ben diviso non lo persuadesse in contrario. Unto e
bisunto, con una barba di canape greggio, soggetta al
rasojo due volte al mese, con una faccia che inspira
malinconia, pure è vezzeggiato da Lei, che lo chiama il
suo Tonin quantunque abbia d’età un mezzo secolo, e
mostri dieci anni di più. Ella ha tutti i motivi di
trattarlo bene, e d’essergli grata, perché non ha misura
nelle spese quando sono per gli adornamenti, o piaceri
suoi. Tavola, vestiario per lei, divertimenti, tutto ha
del grande, nè v’è di piccolo e sozzo, che il solo
padrone di casa. Egli le lascia libertà nella scelta
de’Cavalieri serventi, si vergogna di farsi vedere al
suo fianco, e tranquillamente riposa sulla conjugale sua
fedeltà. Comparendo a delle conversazioni ove trovò
delle donne, che non tacevano mai, Ella fece una
infelice figura, perché non sapeva che dire, e
sbalordita trovossi trà quelle rapide parlatrici.
Interrogando l’amico suo di maggior confidenza come si
potesse fare ad avere dello spirito, leggere udì
rispondersi, ma de’ buoni Autori antichi, non de’
moderni, ed io m’impegno di somministrarvene una scelta
da piacervi, e instruirvi. Di fatti nel giorno seguente
le portò il Dante, il Boccaccio, i Sonetti del
Burchiello, le Commedie dell’Ariosto, le Satire del
Menzini, ed altri quattro o sei Libri di questo gusto.
La povera Sposina si applicò avidamente a leggere or
l’uno or l’altro, senza intender nulla, e disperata si
vide. Ma vergognandosi di confessarlo ringraziava
l’amico, e gli dava ad intendere, che in quella lettura
trovava un estremo piacere, e capiva tutto. Fu sorpresa
un giorno nella sua stanza mentre si lambiccava il
cervello sul Dante, da un uomo di buon senso, delle
adulazioni inimico. Che dolcezza, gli disse che
dolcezza! questi versi m’imbalsamano. Egli se le
avvicina credendo di vedere il Zappi, il
Filicaja, o il Metastasio, e la trova al Canto di Pape
Satan Pape Satan Aleppe Gesù mio, esclamò il Galantuomo,
e corse via lasciando estatica la bella leggitrice a cui
bastò quella lezione per cangiare la bilioteca ed
escludendo dalla sua Toilette li nominati autori
ammettervi de’ Romanzi, e delle rime adattate alla sua
capacità, che cominciano ad aprirle l’intelletto in vece
di maggiormente offuscarglielo. O gran Padre
dell’Italiana Poesia, in voi son venerabili sino le più
barbare asprezze, ma il darvi in mano a una donna, che
comincia a leggere, è lo stesso che presentar a un
bambino l’asta d’Acchille.
Cause. Scipione Bissaro formò col suo Testamento un
Fidecommesso Mascolino discendente. Gli Eredi aggravati
l’intaccarono con alcune distrazioni; e frà li compratori vi
furono certi Repetta rappresentati al presente come Coereli
dalli Signori March. Filippo ed Ottaviano Fratelli Sale, e Sig.
Roberto Sassatelli. Il Nob. Sig. Co: Gir. Bissaro cercò di
risarcire il Fidecommesso, ricuperando li Beni alienati. Insorta
questione sopra ciò nacque uno Spazzo di Taglio a favore delli
Coeredi, e contro il Signor Conte Girolamo, il quale tornò in
Pristino, e contestata di nuovo la Causa in quattro Capi divisa
morì prima che fosse decisa. Assunsero giudizio li Nob. suoi
Figliuoli, e Mercordì 9 corrente seguì a loro favore questo
Spazzo al Serenissimo Consiglio di 40. C. N. Mane.
Primo Capo
al Taglio 15 al Laudo 18 + n. s.
o.
Secondo Capo
al Taglio 14 al Ludo 19 +
n. s. o.
Terzo Capo
al Taglio 15 al Laudo
18 + n. s. o.
Quarto Capo
al Taglio 17 al
Laudo 16 n. s. o. Patta perché un voto non decide. Avvocati al
Taglio per li Coeredi Repetta. Eccellente Tommaso Gallini.
Eccellente Stefano Stefani. Interruttore Sig. Tom. Bianchi.
Interv. Sig. Valentino Canlina. Al Laudo per il Bissarro. Ecc.
Co: Cesare Santonini. Ecc. Antonio Orlandi. Interv. Sig. Gio:
Ant. Peretti. In questa Causa, che agitò l’eloquenza di quattro
sì valenti Avvocati, si distinse il Signor Conte Cesare, che in
tante e tante occasioni diede prove le più convincenti d’ un
sommo merito, e d’ un raffinato ingegno instancabile.
Esposizione per carta. a San Provolo.
Lunedì e
Martedì 14 e 15 corrente.
Guardian Sig. Ambrogio
Beltramelli. a San Silvestro.
Mercordì, Giovedì,
Venerdì e Sabbato 16, 17, 18, e 19 corrente.
Guard.
Sig. Gio: Bat. Volpe. Prezzi delle biade. Il Formento dalle L.
27 alle 30. Il Sorgo Turgo a L. 20. Governo In Senato. 29.
Decembre. Aggiunto sopra Monasterj. E. Alvise Tiepolo K. Alla
Milizia da Mar. E. Giambat. Morosini qu: Girolamo. Savio agli Ordini. E. Zuanne Bolani. IN M. C. 8. Gen. 1787. M.
V. Pod. e Cap. A Feltre. Reggim. con pena dura m. 16. Elez.
dello Scrutinio confermata dal M. C. In luogo di Andrea Bon E.
Ang. Barbaro di Angostin. Pod. Castel Baldo dura m. 16. In luogo
di E. Marc’ Antonio Semitecolo E. Alv. Minio qu: Alvise. Pod. A
Porto Gruer dura m. 16. In luogo di E. Pietro Marco Zorzi E.
Paolo Donà qu: Marin. Signor di Notte al Civil Sestier di
Castello. In luogo di E. Ant. Condulmer. E. Tranq. Maria Bollani
di Gir. Maria. Al Sestiero di Dorso Duro. In luogo di E. Z.
Andrea Zorzi E. Dom. Balbi di Francesco. Estraordinario. In
luogo di E. Z. Ant. Venìer E. Pietro Ant. Bonlini qu: Fabio. 2
Cottimo di Londra. In luogo di E. And. Catti e Luca Priuli E.
Gir. Cicogna, e E. Bened. Soranzo. 2 di Damasco. In luogo di
Bernardin Pizzamano e di Ferrigo Bembo E. Gir. Contarini qu:
Ottavian E. Pietro Ant. da Riva qu: Marin. In questa Riduzione
del Serenissimo M. C. si dispensò 12 Ducati ad ogni Nobile che
andò in elezione per un Legato del. N. U. Cavazza. Si avverte,
per chi l’ignora, che i Reggimenti distinti con pena sono quelli
che ricusar non si possono da’ N.N.V.V. senza una pecuniaria
contribuzione alla Cassa dell’ Avogaria destinata in varie summe
dalle Leggi dello Stato: dalla quale non può sottrarsi, sennon
chi è favorito dalla Dispensa del Serenissimo M. C. che ratifica
quella dell’ Eccellentissimo Collegio, e dell’Eccellentissimo
Senato. In Senato. 10. Gennajo. Ambasc. Alla Corte di Spagna E.
Bart. Gradenigo Primo. Ad Pias Causas E. Pietro Zen. Dazj. E.
Zuanne Querini K. Funzioni Sacre Strasordinarie. (sic.) Dalla
religiosa pietà di questo Serenissimo Governo si espose per tre
giorni, cominciando da Giovedì, all’adorazione de’ Fedeli la
miracolosa Immagine di M. V. nella Ducale Basilica di S. Marco,
onde implorare la sua intercessione appresso l’Altissimo per la
cessazione delle continue dirotte pioggie, ch’ hanno danneggiato
moltissimo le campagne della Veneta Terraferma. Si tennero
chiusi i Teatri, e proibite furon le maschere. Vennero esaudite
le divote popolari presi colla più pronta celeste
condiscendenza, e rigodiamo la serenità, e la sospirata luce del
Sole dal momento in cui si ricorse ad una sì eccelsa gloriosa
Protettrice di questa Città. Teatri. Domani si riapriranno tutti
li sette nostri Teatri. Avremo a San Luca una novità nella Fiaba
Tragicomica intitolata Li tre doni ossia la Vittima d’ un raro
Amore in cui la Comica Compagnia spera molto, e face delle spese
considerabili per ben decorarla. Sono fondate le sue lusinghe
sul felice destino, ch’ebbe un’ altra Composizione
Teatrale di vario genere, dell’ Autore medesimo, la quale fece
risorgere un Teatro, ch’ era in una lagrimevole decadenza.
S’uniscono alle speranze sue i nostri voti a cui promette buon
esito un fausto presentimento. Lunedì, o Martedì, comparirà
sulle scene del Teatro di S. Gio: Grisostomo La Scomburga azione
mai più rappresentata del Sig. Bart. Suppiei cappellajo a S.
Gio: Grisostomo. Egli diede una Tragedia tratta da un fatto
luminoso della Storia Romana alla Compagnia di S. Luca, che si
vedrà nell’anno venturo. Il nuovo Ballo, che si esporrà nello
stesso Teatro ha per titolo Lo Svizzero ingannato, e si darà
anch’ esso nel principio della p. v. Settimana. Prima della
nuova Opera del Signor Maestro Robuschi, nel Nob. Teatro di S.
Samuele domani vedremo Enea e Lavinia del celebre Maestro
Guglielmi. Quella del Nobilissimo Teatro di San Benedetto avrà
per titolo Calto argomento somministrato da’Poemi d’Ossian al
Signor Giuseppe Foppa. La Musica sarà del Sig. Maestro Bianchi.
Bastimenti di Partenza. Chechia nomin. Costanza Cap. Tommaso
Gelich Veneto con can. 16 e marin. 18 per Zante e Smirne, entro
il corrente mese. Luigi Belloni Mezzano. Cambj.
11. Gennajo.
Parigi cinquantotto e un quarto. Roma
sessantatre e sette ottavi. Napoli cento e diciotto e un quarto.
Livorno cento e due e un quarto. Milano cento e cinquantatre.
Genova novantadue. Amsterdam novantatre. Londra cinquanta e
cinque ottavi. Augusta cento e due e tre quarti. Vienna cento e
novantasette.
14 Gennajo
Alba ad ore 12 e
m. 42. Leva il Sole ad ore 14 e m. 28. Mezzogiorno a ore 18 m.
59. Mezzanotte a ore 6 m. 59. Leva la Luna a ore 16 m. 50.
Tramonta a ore 5 m. 55.
15 Detto.
Alba ad
ore 12 m.40. Leva il Sole a ore 14 m. 26. mezzodì a ore 18 m.
58. Mezzanotte a 6 m. 58. Leva la Luna a ore 17 m. 13. Tramonta
a ore 7 m. 3.
16 Detto.
Alba a ore 12 m.
38. Leva il Sole a 14 m. 24. Mezzodì a 18 m. 57. Mezzanotte a 6
m. 57. Leva la Luna a ore 17 40. Tram. a 8 m. 14.
17 Detto.
Alba a ore 12 m. 36. Leva il Sole a 14 m.
22. Mezzodì a 18 m. 56. Mezzanotte a 6 m. 56. Leva la Luna a 18
m. 12. Tram. a ore 9 m. 24.