Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 4", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.1\004 (1788), S. 25-32, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1812 [aufgerufen am: ].


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Num. 4.

Sabbato 12. Gennajo 1788.

Ebene 2► Metatextualität► A noi, Signor Incognito persecutore implacabile degli teatrali Spettacoli, lasciateci affibbiar la giornea, prendere una presa di tabacco ad uso di Mestre mescolato con un pò di nostrano, e poi udite la continuazione della nostra risponsiva Cicalata. ◀Metatextualität

Non trà i molli Sibariti, o trà gl’immodesti Locresi, ma l’arte de’Pantomimi nacque in Roma nell’ aureo Secolo d’ Augusto, che si riguarda come la culla del genio. L’asseriscono Suida e Zosimo. Pilade e Battillo, furono li primi institutori di essa, l’uno inarrivabile nel tragico, l’altro nel Comico. A questi due Padri originali de’gesti, quanti e quanti de’nostri moderni Ballerini, che non sanno farsi intendere neppure da chi legge il Programma, furono paragonati indegnamente dalla mendace Poesia! Se poi avessero al viso la maschera, come i Pantomimi l’avevano, allora sì che sarebbero più imbarazzati, e il loro Dizionario1 diverrebbe più tenebroso. Nè meno celebri nella Romana Istoria sono le donne degli uomini in quella seducente pericolosa professione. Arbuscula è nominata da Orazio, e da Cicerone, da Plinio Citeride favorita di Marc’Antonio, e da altri Autori Lucilia, che visse un intero Secolo. Se bramasi poi sapere i titoli de’quali onorate venivano queste famose [26] Attrici ce lo ricorda Servio. Fuerunt uno tempore nobiles Meretrices tres, Cytheris, Origo, Arbuscula. Tanto che tutte le autorità ci convincono, che il zelo della Chiesa fu acceso contro il Teatro dalle oscenità de’Pantomimi, benché talvolta eccitato fosse dagl’Istrioni: ma non bisogna coll’antico Teatro confondere il moderno, nè adattar le censure d’un Secolo a’costumi d’un altro. Noi pur sappiamo, che molti Sinodi fulminarono contro di loro delle spaventose sentenze, ora allontanandoli dalla comunione, ora privandoli dell’onor del Sepolcro, ora chiamandoli infami. Exemplum► Asserisce S. Agostino, che in vano chiedeva il Battesimo, chi non voleva quella professione dismettere; e decise, che il far ad essi regali non era virtù ma detestabile vizio da cui l’onestà doveva guardarsene; e l’arte loro paragonata fu a quella delle Meretrici da S. Tommaso. ◀Exemplum Il Concilio Turonense nell’anno 1585. anatemizzò i Teatri. Per meritare le tremende Sentenze di tanti sacri Autori gravissimi, e le persecuzioni de’Sinodi, e de’Concilii, bisogna certamente che in que’ tempi giungessero ad abbominevoli eccessi gli scandali, ed i vituperj degl’Istrioni. Abbiamo in uno de’passati Fogli riportati degli squarcj d’una Commedia del Picolomini, che diedero un saggio bastante delle turpitudini, che due Secoli sono infamavano le scene d’ Italia. Potremmo in diverso genere, se non ci trattenesse il timore di troppo estendersi, dimostrare con prove quanto disonorato fosse il nostro antico Teatro da certe mostruose Composizioni in cui eravi un’empia mescolanza di profano e di sacro, come in una rappresentata a Milano nella quale con Annibale ci entravano San Giorgio, Gedeone, Sansone, e Dalia; in un’altra intitolata Costantino nella quale leggevasi una Pistola di San Paolo, e si cantava in fine il Te Deum, ed in quella recitata a Firenze nel 1304 ove compariva l’Inferno co’Diavoli e coll’anime ignude tormentate da essi, come narra il Villani.

Nè l’Italia soltanto zoppicava di questo piede. Ne’Secoli rimoti la Spagna deturpò i suoi Teatri con una quantità di Rappresentazioni egualmente sciapite, che scandalose e vituperevoli, nelle quali s’introducevano i Frati, i Santi, gli Eremiti, e i Demonj, e facevansi disputare sopra i misterj più venerabili della nostra Religione, come può vedersi in quella che ha per titolo la Tentazione, e fu recitata in Siviglia nell’ anno 1498. E la Francia medesima gustava dalle Scene de’Dialoghi così spropositati ed abbominevoli, la cui sola rimembranza ora raccapricciare farebbe. La più antica Composizione Teatrale della Germania col titolo Ludo Pascale della venuta e morte dell’Anticristo, dice il chiarissimo Tiraboschi, ch’era un drammatico guazzabuglio, in cui appariva in iscena il Papa, e l’Imperatore con altri Sovrani d’Europa, e d’Asia, e l’Anticristo accompagnato dall’ Eresia, e dall’Ipocrisia, e persino dalla Sinagoga col Gentilesimo, che ragionavano anch’ essi.

Nel Decimo quinto Secolo si rappresentò nel Delfinato l’Epulone Dramma, gl’Interlocutori del quale erano Epulone, il Padre Eterno, l’Angelo Custode, San Lazzaro, Asmodeo Diavolo della lussuria, Pluto Diavolo delle ricchezze, e Satanasso.

Metatextualität► Ma, senz’accorgersene, siamo giunti più in là de’limiti da noi segnati, e questo basti in prova d’autori-[27]tá, dilettissimo Signor Anonimo, per convincervi, che il Teatro meritava una volta quel sacro furore, che sembra in voi ereditato da un certo Autore e impiegato mal a proposito, com’egli fece; ◀Metatextualität ma ora che fu’troni della Terra regnano degl’illuminati Sovrani, i quali non permettono in esso nulla di lesivo alla Religione, ed al buon costume, tanto sdegno è incompetente ed ingiusto. Possiamo dirvi, come testimonj personali, che il Capo Comico Paganini, passato già all’altro Mondo, fu acremente ripreso e minacciato a Genova dal Governo, perché nel Teatro delle Vigne s’udì da un Personaggio della sua Compagnia a profferire la parola Carogna, che in quella Città suona male piucch’altrove; e s’ei veder non faceva l’Originale del Goldoni, in cui era a stampa, poteva succedergli qualche disgrazia. Con eguale sicurezza dirvi possiamo, che a Luca nella Didone Abbandonata recitata dalla Signora Bonasini, trovò un urto dalla delicatezza (soverchia è vero, e fors’anco ridicola) della Presidenza, lo stesso Metastasio; perocchè in vece di larga mercede si volle, ch’Ella dicesse ampia mercede.2 In questa Città poi non si recita Commedia, o Tragedia nuova, nè Opera alcuna per Musica, se revista non è, e licenziata all’Eccellentissimo Magistrato contro la Bestemmia. E se, ad onta della permissione, riconosciute sono alla recite delle cose, che offendono qualche corpo, o individuo, sulle instanze delle persone prese di mira vengono sospese, e vietate le repliche dall’autorità de’Signori Capi dell’Eccels. Consiglio di X., appresso i quali trova sempre chiunque l’adito aperto ai ricorsi. Ebbimo noi pure i nostri tempi di barbarie in proposito di gusto teatrale, ma questi sono passati; e neppure permettonsi in Quadragesima quelle Rappresentazioni sacre, e trent’anni sono, e forse più, si recitavano in certe case particolari, spezialmente la Passione del Nostro Signore, i cui Interlocutori mercenarj, per la loro ignoranza, e per la indecenza dello spettacolo facevano ridere tanti e tanti, che a bella posta vi andavano per divertirsi come una Commedia dell’arte.

Qualunque fosse l’abuso dell’antico Teatro Romano, e per quant’orrore ci faccia la rimembranza di quelle turpi ed oscene Composizioni, che due Secoli sono lo rendevano anco trà noi una Scuola d’ abbominevoli vizj, certo si è che in sè stesso non è illecito, come dice il sapientissimo Muratori, e che le Teatrali Rappresentazioni Zitat/Motto► non sono condannabili se non quando son nocive a’buoni costumi. Quando si riformi, e risani la Poesia de’ Teatri, ei soggiunge, non può immaginarsi quanta utilità possa ritrarne il popolo. ◀Zitat/Motto

Questo grand’oggetto della pubblica [28] amministrazione era riguardato dagli Ateniesi, Popolo il più colto e sensibile di tutta l’antichità, con occhio di tal vigilanza, che vi fu una Legge trà loro la quale applicava alle rappresentazioni delle Commedie i fondi una volta destinati alla guerra, ed era proibito sotto pena di morte il domandarne la rivocazione. De’semplici Soldati, a memoria sapevano degli squarcj d’Euripide. Piansero a calde lagrime que’rispettabili Spettatori che intervennero alla Tragedia l’Aristide, allorchè intesero; O Greci. al più giusto degli uomini voi avete dato la morte. Il recente destino del Divino Socrate fece fare l’applicazione al rimprovero, e trasse da tant’occhi quel pianto di virtù, e di riconoscenza. La politica del Governo proibì la commovente Rappresentazione, e vietò con sommo rigore persino il parlarne. I Sofocli, gli Euripidi, gli Aristofani, i Menandri, resero in Grecia il Teatro una scuola d’esempio a’grandi, di costumi al popolo, come fecero in Roma l’originale Plauto, ed il puro Terenzio; perocchè rimontando a’passati Secoli non si ritrova sempre ne’ Teatri scandali, oscenità, turpitudini, ma in varii tempi, in varie Nazioni, delle lezioni di morale a’ Re, ed ai Sudditi, delle favole ingegnose dilettevoli ed utili, de’tratti di Poesia scritti per i fatti dell’immortalità.

Pareva che l’Italia risorger dovesse dallo squallore in cui era caduta in proposito di Teatri quando i Zeni, i Metastasii, i Massei, i Goldoni, annunziarono la loro Riforma; ma estinti questi altri luminosi dell’ Italiano Parnaso ripresero le tenebre che li precedettero la prima lor densità. Essi vivono nelle lor opere e ne’cuori sensibili, ma chi v’ha risarcirci possa della loro perdita?

Si continuerà.

Ebene 3► Brief/Leserbrief►

Brescia.

6. Gennajo 1788.

Oltre lo Spettacolo dell’Opera Buffa abbiamo un Teatrino di Marionette, ove il concorso è numeroso, sì per la scarsa moneta, che vi si spende, che per la bravura de’ personaggi. Chi il crederebbe! La sala, sebbene sudicia e oscura, è frequentata anche da persone di rango, e dal bel sesso. Ma Jusqu’ ou l’amour ne nous conduit-il pas? disse Voltaire. Si passano due ore in allegria sentendo degli spropositi, veggendo delle trasformazioni, e appagando l’occhio all’unione di tante persone mal accomodate in un luogo di cui non saprebbesi neppure l’esistenza, se non fosse per empire qualche vacuo nojoso della vita. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Exemplum► Anni sono, quando a Mestre non c’era Teatro, trovavasi un’errante Compagnia, che viaggiava alla maniera de’ Zingani, e recitava sotto una volta a pian terreno sull’ angolo della via, che conduce al Terraglio. Il suolo dove si raccoglieva l’udienza era fangoso, e ineguale, su cui li scanni da Chiesa mezzi rotti ballavano il minuetto. Il palco era sì angusto, e sì basso, che gli Attori non potevano stare ritti, privilegio che godeva il solo Pigmeo Prospero Battipaglia. Le Scene erano di carta sporca, e l’illuminazione consistente in quattro scodellini di grasso, che ammorbava. Delle stuoje rotte e fetenti coprivano gli archi formando da una banda il parterre: ma [29] stando sul ponte che guida al Castello si sentiva la Commedia come di dentro, e colà v’erano sempre molti Uditori. I Personaggi non mutavansi mai di spoglie: il vestiario da Teatro era quello da strada, e da camera, e serviva la notte di coltrici. ◀Exemplum ◀Ebene 3 Dopo questa pittura si lascia all’immaginazione di chi legge indovinare qual fosse la Comica Compagnia. Vi fu una sera lo Scrittore di questo Foglio, e vide trà gli Spettatori l’Ambasciatore Cesareo S. E. Durazzo, l’ Ambasciatore di Spagna S. E: Montallegro, ed un gran Signore di questa Città. In vece di badare alla Vendetta Amorosa del Chiari, che recitavasi, guardava ora l’ uno, ora l’ altro di questi tre altissimi Soggetti, e rifletteva alla magnificenza degli Spettacoli da loro veduti ne’ più gran Teatri d’ Europa.

A proposito di Brescia.

Che avesse bisogno d’una Balia sana, ben nutrita, a cui Flora e Pomona concessero le loro grazie, diriggasi al Colombani conoscitore della materia, che avrà le necessarie informazioni.

Ebene 3►

Ricetta per Dirozzare lo Spirito d’ una Sposa.

Exemplum► Da un Paesetto di Terraferma, è venuta ad istabilirsi in questa Città un’ amabile Giovinetta, che prese in isposo un ricco artigiano il quale mutasi di camiscia una volta al mese, ama la lindura di Diogene, e dormirebbe come lui in una botte per non ispogliarsi mai, se un letto sì ben diviso non lo persuadesse in contrario. Unto e bisunto, con una barba di canape greggio, soggetta al rasojo due volte al mese, con una faccia che inspira malinconia, pure è vezzeggiato da Lei, che lo chiama il suo Tonin quantunque abbia d’età un mezzo secolo, e mostri dieci anni di più. Ella ha tutti i motivi di trattarlo bene, e d’essergli grata, perché non ha misura nelle spese quando sono per gli adornamenti, o piaceri suoi. Tavola, vestiario per lei, divertimenti, tutto ha del grande, nè v’è di piccolo e sozzo, che il solo padrone di casa. Egli le lascia libertà nella scelta de’Cavalieri serventi, si vergogna di farsi vedere al suo fianco, e tranquillamente riposa sulla conjugale sua fedeltà. Comparendo a delle conversazioni ove trovò delle donne, che non tacevano mai, Ella fece una infelice figura, perché non sapeva che dire, e sbalordita trovossi trà quelle rapide parlatrici. Interrogando l’amico suo di maggior confidenza come si potesse fare ad avere dello spirito, leggere udì rispondersi, ma de’ buoni Autori antichi, non de’ moderni, ed io m’impegno di somministrarvene una scelta da piacervi, e instruirvi. Di fatti nel giorno seguente le portò il Dante, il Boccaccio, i Sonetti del Burchiello, le Commedie dell’Ariosto, le Satire del Menzini, ed altri quattro o sei Libri di questo gusto. La povera Sposina si applicò avidamente a leggere or l’uno or l’altro, senza intender nulla, e disperata si vide. Ma vergognandosi di confessarlo ringraziava l’amico, e gli dava ad intendere, che in quella lettura trovava un estremo piacere, e capiva tutto. Fu sorpresa un giorno nella sua stanza mentre si lambiccava il cervello sul Dante, da un uomo di buon senso, delle adulazioni inimico. Che dolcezza, gli disse che dolcezza! questi versi m’imbalsamano. Egli se le avvicina credendo di vedere il Zappi, [30] il Filicaja, o il Metastasio, e la trova al Canto di

Pape Satan Pape Satan Aleppe

Gesù mio, esclamò il Galantuomo, e corse via lasciando estatica la bella leggitrice a cui bastò quella lezione per cangiare la bilioteca ed escludendo dalla sua Toilette li nominati autori ammettervi de’ Romanzi, e delle rime adattate alla sua capacità, che cominciano ad aprirle l’intelletto in vece di maggiormente offuscarglielo.

O gran Padre dell’Italiana Poesia, in voi son venerabili sino le più barbare asprezze, ma il darvi in mano a una donna, che comincia a leggere, è lo stesso che presentar a un bambino l’asta d’Acchille. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Cause.

Scipione Bissaro formò col suo Testamento un Fidecommesso Mascolino discendente. Gli Eredi aggravati l’intaccarono con alcune distrazioni; e frà li compratori vi furono certi Repetta rappresentati al presente come Coereli dalli Signori March. Filippo ed Ottaviano Fratelli Sale, e Sig. Roberto Sassatelli.

Il Nob. Sig. Co: Gir. Bissaro cercò di risarcire il Fidecommesso, ricuperando li Beni alienati. Insorta questione sopra ciò nacque uno Spazzo di Taglio a favore delli Coeredi, e contro il Signor Conte Girolamo, il quale tornò in Pristino, e contestata di nuovo la Causa in quattro Capi divisa morì prima che fosse decisa.

Assunsero giudizio li Nob. suoi Figliuoli, e Mercordì 9 corrente seguì a loro favore questo Spazzo al Serenissimo Consiglio di 40. C. N. Mane.

Primo Capo

al Taglio 15 al Laudo 18 + n. s. o.

Secondo Capo

al Taglio 14 al Ludo 19 + n. s. o.

Terzo Capo

al Taglio 15 al Laudo 18 + n. s. o.

Quarto Capo

al Taglio 17 al Laudo 16 n. s. o. Patta perché un voto non decide.

Avvocati al Taglio per li Coeredi Repetta.

Eccellente Tommaso Gallini.

Eccellente Stefano Stefani.

Interruttore Sig. Tom. Bianchi.

Interv. Sig. Valentino Canlina.

Al Laudo per il Bissarro.

Ecc. Co: Cesare Santonini.

Ecc. Antonio Orlandi.

Interv. Sig. Gio: Ant. Peretti.

In questa Causa, che agitò l’eloquenza di quattro sì valenti Avvocati, si distinse il Signor Conte Cesare, che in tante e tante occasioni diede prove le più convincenti d’ un sommo merito, e d’ un raffinato ingegno instancabile.

Esposizione per carta.

a San Provolo.

Lunedì e Martedì 14 e 15 corrente.

Guardian Sig. Ambrogio Beltramelli.

a San Silvestro.

Mercordì, Giovedì, Venerdì e Sabbato 16, 17, 18, e 19 corrente.

Guard. Sig. Gio: Bat. Volpe.

Prezzi delle biade.

Il Formento dalle L. 27 alle 30.

Il Sorgo Turgo a L. 20.

Governo

In Senato.

29. Decembre.

Aggiunto sopra Monasterj.

E. Alvise Tiepolo K.

Alla Milizia da Mar.

E. Giambat. Morosini qu: Girolamo.

[31] Savio agli Ordini.

E. Zuanne Bolani.

IN M. C.

8. Gen. 1787. M. V.

Pod. e Cap. A Feltre. Reggim. con pena dura m. 16. Elez. dello Scrutinio confermata dal M. C.

In luogo di Andrea Bon

E. Ang. Barbaro di Angostin.

Pod. Castel Baldo dura m. 16.

In luogo di E. Marc’ Antonio Semitecolo

E. Alv. Minio qu: Alvise.

Pod. A Porto Gruer dura m. 16.

In luogo di E. Pietro Marco Zorzi

E. Paolo Donà qu: Marin.

Signor di Notte al Civil Sestier di Castello.

In luogo di E. Ant. Condulmer.

E. Tranq. Maria Bollani di Gir. Maria.

Al Sestiero di Dorso Duro.

In luogo di E. Z. Andrea Zorzi

E. Dom. Balbi di Francesco.

Estraordinario.

In luogo di E. Z. Ant. Venìer

E. Pietro Ant. Bonlini qu: Fabio.

2 Cottimo di Londra.

In luogo di E. And. Catti e Luca Priuli

E. Gir. Cicogna, e E. Bened. Soranzo.

2 di Damasco.

In luogo di Bernardin Pizzamano e di Ferrigo Bembo

E. Gir. Contarini qu: Ottavian

E. Pietro Ant. da Riva qu: Marin.

In questa Riduzione del Serenissimo M. C. si dispensò 12 Ducati ad ogni Nobile che andò in elezione per un Legato del. N. U. Cavazza.

Si avverte, per chi l’ignora, che i Reggimenti distinti con pena sono quelli che ricusar non si possono da’ N.N.V.V. senza una pecuniaria contribuzione alla Cassa dell’ Avogaria destinata in varie summe dalle Leggi dello Stato: dalla quale non può sottrarsi, sennon chi è favorito dalla Dispensa del Serenissimo M. C. che ratifica quella dell’ Eccellentissimo Collegio, e dell’Eccellentissimo Senato.

In Senato.

10. Gennajo.

Ambasc. Alla Corte di Spagna

E. Bart. Gradenigo Primo.

Ad Pias Causas

E. Pietro Zen.

Dazj.

E. Zuanne Querini K.

Funzioni Sacre Strasordinarie. (sic.)

Dalla religiosa pietà di questo Serenissimo Governo si espose per tre giorni, cominciando da Giovedì, all’adorazione de’ Fedeli la miracolosa Immagine di M. V. nella Ducale Basilica di S. Marco, onde implorare la sua intercessione appresso l’Altissimo per la cessazione delle continue dirotte pioggie, ch’ hanno danneggiato moltissimo le campagne della Veneta Terraferma. Si tennero chiusi i Teatri, e proibite furon le maschere. Vennero esaudite le divote popolari presi colla più pronta celeste condiscendenza, e rigodiamo la serenità, e la sospirata luce del Sole dal momento in cui si ricorse ad una sì eccelsa gloriosa Protettrice di questa Città.

Teatri.

Domani si riapriranno tutti li sette nostri Teatri. Avremo a San Luca una novità nella Fiaba Tragicomica intitolata Li tre doni ossia la Vittima d’ un raro Amore in cui la Comica Compagnia spera molto, e face delle spese considerabili per ben decorarla. Sono fondate le sue lusinghe sul felice de-[32]stino, ch’ebbe un’ altra Composizione Teatrale di vario genere, dell’ Autore medesimo, la quale fece risorgere un Teatro, ch’ era in una lagrimevole decadenza. S’uniscono alle speranze sue i nostri voti a cui promette buon esito un fausto presentimento.

Lunedì, o Martedì, comparirà sulle scene del Teatro di S. Gio: Grisostomo La Scomburga azione mai più rappresentata del Sig. Bart. Suppiei cappellajo a S. Gio: Grisostomo. Egli diede una Tragedia tratta da un fatto luminoso della Storia Romana alla Compagnia di S. Luca, che si vedrà nell’anno venturo. Il nuovo Ballo, che si esporrà nello stesso Teatro ha per titolo Lo Svizzero ingannato, e si darà anch’ esso nel principio della p. v. Settimana.

Prima della nuova Opera del Signor Maestro Robuschi, nel Nob. Teatro di S. Samuele domani vedremo Enea e Lavinia del celebre Maestro Guglielmi. Quella del Nobilissimo Teatro di San Benedetto avrà per titolo Calto argomento somministrato da’Poemi d’Ossian al Signor Giuseppe Foppa. La Musica sarà del Sig. Maestro Bianchi.

Bastimenti di Partenza.

Chechia nomin. Costanza Cap. Tommaso Gelich Veneto con can. 16 e marin. 18 per Zante e Smirne, entro il corrente mese.

Luigi Belloni Mezzano.

Cambj.

11. Gennajo.

Parigi cinquantotto e un quarto.

Roma sessantatre e sette ottavi.

Napoli cento e diciotto e un quarto.

Livorno cento e due e un quarto.

Milano cento e cinquantatre.

Genova novantadue.

Amsterdam novantatre.

Londra cinquanta e cinque ottavi.

Augusta cento e due e tre quarti.

Vienna cento e novantasette.

14 Gennajo

Alba ad ore 12 e m. 42. Leva il Sole ad ore 14 e m. 28. Mezzogiorno a ore 18 m. 59. Mezzanotte a ore 6 m. 59. Leva la Luna a ore 16 m. 50. Tramonta a ore 5 m. 55.

15 Detto.

Alba ad ore 12 m.40. Leva il Sole a ore 14 m. 26. mezzodì a ore 18 m. 58. Mezzanotte a 6 m. 58. Leva la Luna a ore 17 m. 13. Tramonta a ore 7 m. 3.

16 Detto.

Alba a ore 12 m. 38. Leva il Sole a 14 m. 24. Mezzodì a 18 m. 57. Mezzanotte a 6 m. 57. Leva la Luna a ore 17 40. Tram. a 8 m. 14.

17 Detto.

Alba a ore 12 m. 36. Leva il Sole a 14 m. 22. Mezzodì a 18 m. 56. Mezzanotte a 6 m. 56. Leva la Luna a 18 m. 12. Tram. a ore 9 m. 24. ◀Ebene 2

Ricapiti per questo Foglio In Venezia

Dal Colombani Librajo al Ponte di Rialto.

Alla Spezieria della Vigilanza al Ponte de’Dai.

Dalla Stamperia Zerletti Venezia. ◀Ebene 1

1La ripugnanza di molti e molti a prestar sede a’ prodigii de’ Mimi antichi s’ accrebbe al riflesso, che non potevano co’ varii lineamenti del volto mostrare i diversi sentimenti dell’ animo, da’ quali sì bene fingevano d’ esser agitati. Questo antico costume della maschera serbasi in Francia nel Ballo della Chaconne. I Francesi raffinatori del gusto, pretendono che in una danza sì seria sconvenga la necessaria alterazione de’ lineamenti del viso, e per ciò coperto lo vogliono. Gl’ italiani adattarsi non ponno a un tal uso. Un Ballerino vivo per tutto, e statua nella faccia soltanto, con una parrucca nera ad anelli che balzano e ribalzano sotto alle ondeggianti piume ch’ ornano il capo, sembra ad essi ridicolo, perchè non ne sono avvezzi.

2Può aver dato motivo al cangiamento qualche cenno innocente di Didone applicato maliziosamente a qualche idea disonesta da taluno di que’ belli spiriti, che mai non mancano alle Città ed ai Teatri. Può esservi stata qualch’ altra cagione da cui fosse determinata la prudenza di chi presiedeva al Teatro a volere tal mutazione. Quante cose, che sembrano leggiere, vane, ridicole non si troverebbero tali se ci mormorando obbedisce legger potesse la mente, e l’ animo di chi comanda!