Metatestualità
Cominciamo questo nuovo periodo
della nostra impresa col lieto augurio d’un accrescimento
notabile nell’Assocciazione tanto in questa Città che
ne’Paesi di Terraferma, e colla soddisfazione di vedere
somministrate a questo primo Foglio delle notizie di Verona,
di Brescia, del Zante. Speriamo che il Manifesto eccitatore
da noi fatto spargere in questi Caffè, nelle Botteghe da
Medicine, in quelle de’ Libraj, e nelle Sagrestie ed alle
Grate, e diffuso nelle Provincie vicine dello Stato, abbia a
produrre quegli effetti benefici, che nello scriverlo ebbimo
in mira, e che a poco a poco già sorgono, e felicemente
dilatansi. Il compenso del nostro travaglioso lavoro non è
il solo interesse ma unitamente ad esso la compiacenza
onorata di rendere la nostra penna ministra della pubblica
utilità. Così mai non mancassero gli argomenti da presentar
de’ modelli di virtù da imitare, degli esempj confortativi
a’ buoni de’ correttivi pe’ traviati. Così svegliar
potessimo l’attività inventrice ne’mestieri, e nell’arti,
palesar de’ meriti occulti, destar delle nobili letterarie
emulazioni, rendere in somma questa Gazzetta un campo
fertile d’ interessanti novelle ove col diletto gareggiar si
vedesse il vantaggio. Ogni volta, che diamo un guardo al
Giornal di Parigi invidiamo la condizione felice del suo
Compilatore a cui incessantemente indirizzali una quantità
d’Articoli scintillanti d’estro e di genio, o di dottrina
ripieni, che a lui costano la sola fatica di porgerli al
torchio. Così quel poco, che a fare gli resta, ad onta della
ristrettezza del tempo, esser può limato dalla sua
riflessione, e ricevere quella venustà, che brilla in tutti
i pezzi dell’erudita sua penna Noi all’incontro, ch’ abbiamo
un bisogno tanto maggiore del suo di letterarj suffragj, ci
troviamo in una penuria, che fa torto alla Nazione, o
all’umore di chi negandoci gli ajuti suoi viene ingratamente
a privare la Società di que’ doni, che legittimamente ella
esige da’ talenti favoriti dalla Natura. Di tutto quel che
ci viene, una parte è da scartarsi, ed in quella che può
vedere la luce c’è molto poco, che d’uopo non abbia d’essere
rifatto, o almeno ritoccato e corretto: tanto che non di
rado ci costa più fatica, e più pena il dare le
cose altrui che le nostre. Si saranno accorti i leggitori
sapienti quanto ci siamo ingegnati finora per trarre partito
da ogni piccola cosa, ed applicare a’ fatti presenti degli
aneddoti antichi onde dare una necessaria estensione a’
paragrafi per empire i Fogli senza deviar dal Soggetto;
veduto avranno quante volte fu tutto nostro il faticoso
lavoro, presentando delle statue quando non ebbimo che de’
marmi scabri ed informi; e perdonati ci saranno stati da
loro i difetti d’una scoltura, per dir così, improvvisata.
Cessino le nostre querele: sperisi un avvenire miglior del
passato: non si stanchino le nostre suppliche per aver de’
favori da comunicare al Pubblico: e in qualunque evento
regga la nostra costanza a soddisfare con diligenza e con
zelo l’arduo impegno, che dalle solenni nostre promesse più
grande divenne, e più forte.
Più degno principio aver
non potrebbe la materia di questo Foglio che quello a noi
presentato dalla clemenza del Serenissimo nostro Principe in due
Proclami pubblicati nel p.p. Sabbato. Il primo è
dell’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor Inquisitore alle
arti K. e Proc. Morosini, approvato da un Decreto del
Eccellentissimo Senato delli 17. Decembre passato, il quale
considerando con occhio di paterna carità le particolari
circostanze, e convenienze di alcune delle Arti della sua
Dominante, e i giornalieri bisogni, ed usi indispensabili della
Popolazione, concesse: che oltre alle Arti privilegiate nel
Proclama inferito nel Num. 57 di questa Gazzetta, possano tener
aperte le loro Botteghe nei dì di Festività sussistente anche i
Beccaj, li Rivenditori di manzo, vitello, e castrato, li
venditori d’oglio di mandorle, li Fornaj, gli osti, li
Pristinaj, li mandoleri, li Speziali da grosso, li Barbieri,
Scaletteri, ossiano offellaj, li Malvasiotti o venditori di
liquori al minuto, ma senza far mostra nè esporro l’Insegna.
Concedesi a’ Mascheraj, però solo quando son permesse le
maschere, e dopo terminate le Funzioni Ecclesiastiche della
mattina, di tener aperta la sola porta delle loro botteghe ed
agli Speziali da Medicine, oltre alla porta anche una Balconata,
colla medesima condizione proibitiva. Permettersi alli Cappottaj
di Greca Nazione di tener chiuse le loro Botteghe nelle
Festività del loro Rito, ma si obbligano a tenerle chiuse anche
nelle Feste d’Ecclesiastico nostro Istituto. Concedesi la
vendita del Tabacco anche nei dì Festivi, ma colla sola porta
de’ Posti aperta, o al piú con una Balconata. Il Secondo è della
Conferenza Eccellentissima dell’Inquisitorato all’Esazione de’
Pubblici crediti, e del Collegio de’ Dieci Savj sopra le Decime
in Rialto. Spirato il termine prescritto dalla volontà
dell’Eccellentissimo Senato agli attuali Possessori di Beni per
approvare l’esistenza delle rispettive Dite nelle loro vane ed
integre rappresentanze, senza che da tutti li Possidenti sia
stata prestata la dovuta obbedienza, secondando anche in questa
occasione gl’ impulsi della sua Sovrana Clemenza, Autorizzò il
Senato medesimo la Conferenza suddetta ad accordare agl’
inobbedienti un altro periodo di quattro mesi, che finirà col
termine del venturo Aprile 1788. Entro un tale spazio di tempo
dovranno immancabilmente tutti gli attuali Possessori de’ Fondi
stabili presentarsi al predetto Collegio a qualificarli di
propria appartenenza, o ad eseguire li convenienti
Traslati de’ quali abbisognassero. L’Eccellentissima Conferenza
confida, che questo nuovo tratto della Pubblica indulgenza
richiami ognuno al più sollecito, e puntuale adempimento del suo
dovere, giacché si sospese sopra gl’ Inobbedienti la mano
pesante destinata a far loro sperimentare le pene cominate nel
Primo Proclama.
Livello 3
Lettera/Lettera al direttore
Brescia.
27
Decembre 1787.
A fronte della giornata piovosa
il primo giorno di Carnovale è stato aperto con corso di
Carrozze e varii altri Legni eleganti, e con numeroso
concorso al Teatro. Quando si debba confessare il vero
lo Spettacolo Teatrale é assai meschino sì per le Parti
cantanti, che per i Balli. Il Dramma Giocoso ha per
titolo La Moglie Capricciosa musica del Signor
Gazzaniga, ed il Primo Ballo serio è intitolato Amore
che vendica i suoi torti. Non c’è di bello, che il
titolo. Se pria che andasse in iscena quest’Opera si
avea una cattiva prevenzione, l’esito certamente ci ha
doppiamente confermati. Quando il nostro Impresario non
trovi delle altre risorse per chiamare gli Spettatori al
Teatro, l’Opera presente ed il Ballo non sono di grand’
incontro per frequentarlo. Egli ha pure l’impresa di
quello di Verona, ove andò in iscena jersera la Didone
Abbandonata.
Livello 3
Lettera/Lettera al direttore
Verona.
27
Decembre 1787.
Jeri sera s’aprì il nostro
Teatro colla Didone abbandonata. La Giuliani valorosa
incontrò con vero merito l’universal applauso. Fece
sentire la estensione delle sue corde, e gustare la
nobilita della sua azione. Il Musico Porri ha voce, ha
intonazione, canta, e non disgusta. Il Tenore merita di
conoscere meglio i doni di sua bella voce, per farla
gustare con modi più limitati, e regolati, senza voler
imitare i David e i Babbini, che san combinare una
prodigiosa estesa di note ad una aggiustata maniera di
cantare. Gli altri Cantori sono in proporzione del loro
posto. Il valoroso Muzzarelli inventore de’due Balli
Tito e Berenice il Primo, ed il Capitan Cook all’Isole
degli Othaiti il Secondo, ha incontrato l’universale
applauso. La sua Moglie eccellente Ballerina ha aggiunto
colla sua esecuzione il merito all’invenzione de’Balli
corredati di bravi Grotteschi, di belle decorazioni, e
d’un vestiario cosí così. Quello che chiude con istupore
i Balli è una Contraddanza finale eseguita con tutti i
Ballerini, e da 14 così detti Sanzenati vestiti da
Soldati, i quali facendo varie evoluzioni militari con
bravura ed esattezza al tocco d’un tamburro danno colle
varie figure luogo ad un intreccio di Ballo inventato
dal genio secondo del Muzzarelli, ed eseguito a
meraviglia. Un Pittore Cremonese dipinse come ha saputo,
e non tanto bene, come avrebbero dipinto i nostri
Patriotti. Quelli che devono lagnarsi di tale Spettacolo
sono li soli Metastasio, e Maestro Sarti. Il primo credo
che se vivesse si sarebbe disperato nel veder sì male
impresso, e tutto mutilato il suo Dramma. Il secondo poi
direbbe: Il mio nome và stampato quando gli Attori sono
capaci di cantare ciò che io son capace di comporre; ma
quando per adattarsi alla loro Scienza ci è
bisogno di ricorrere a cento Maestri di Cappella, che si
taccia il mio nome abbastanza noto per non esser così
vilipeso.
Metatestualità
Sì la prima, che la seconda di
queste due Lettere, sono scritte da chi conosciamo, e merita
fede. Se fossero anonime non le avremmo stampate sul dubbio
di qualche inganno. Non abbiamo voluto alterare una parola
nemmeno, nè ommettere una sillaba per darle al Pubblico
quali ci vennero.
Livello 3
Lettera/Lettera al direttore
Signor Gazzettiere. Il vostro
Manifesto, e l’eccitamento, che in esso date poi
progressi delle utili Arti, m’anno destate alcune idee,
che da lungo tempo formai sulla Farmacia. In questa
Metropoli v’anno alcuni, che la esercitano con felice
riuscita. Le recenti analisi del Carbon Fossile, del
Cremor di Tartaro Solubile, lo provano egualmente che le
quistioni di Chimica, impugnate a vicenda, e sostenute
mirabilmente. Miglior prova si avrebbe ancora, se tutto
si pubblicasse ciò, che da mano ingegnosa vien tentato
giornalmente nei Laboratorj. Ma la modestia in taluni,
si opppone (sic.) a rendere note le loro felici
osservazioni, ed esperienze; in altri il timore d’
essere dall’altrui invidia perseguitati. Oh quanto
sarebbe desiderabile, che tanti laccj una volta si
sciogliessero! Quanto sarebbe utile, che alcuno
sopratutto levasse la voce sui molti inconvenienti, e
sul barbaro metodo, col quale quest’ arte, pel nobile
suo oggetto sì preziosa, si siegue tutt’ ora da certuni
a trattare. Il tempo dell’Ignoranza non ha egli da
finire mai più? Non debbono una volta gli alunni della
Farmacia, abbandonare quelle tante assurde
preparazioni., quel comporre che fanno tutto giorno con
ingredienti superstui, ed opposti, quel prendere il quid
pro quo, che è l’insulto del genere umano, il discredito
della Medicina, e talvolta la morte degli Ammalati? Per
esempio quanti Giulebbi si esibiscono agl’Infermi, che
poco, o nulla ritengono di que’ principii, che alla
medica indicazione debbono corrispondere? Il Giulebbe di
Termentina preparato all’uso di molti, non contiene se
non se pochissima porzione di resinosa sostanza, e non
ha se non la proprietà dello Zuccaro disciolto in una
leggerissima decozione Litontritica. L’intermedio del
rosso d’ova, è il solo atto a rendere miscibile la
Termentina, come prescrive l’Antidotario di Bologna col
titolo di Syrupus de tota Terebinthina (a C. 52.) Collo
stesso metodo si potrebbe preparare il Siroppo Tolutano,
e simili. Nella preparazione del Siroppo di Stecade, v’è
una decozione di erbe, radici, e semi aromatici; vi si
estraggono i loro principii essenziali, gli esfluvii de’
quali non si avverte, che si perdono nel tempo della
cottura. Un eccellente metodo io trovo negli Elementi di
Farmacia del Beaumè: (vedi pag: 532. Syrop de Hoechas
composè) e può servire per tutti li Siroppi Aromatici.
Il Processo de’Siroppi solutivi, come di Viole, Rose, e
Fiori di Persico, li amerei con la coobata infusione
nell’acqua distillata, e che con leggero calore vi si
sciogliesse la debita quantità di Zuccaro fino
conservandoli diligentemente chiusi. Il Siroppo
Antiscorbutico fatta con la soluzione e schiarificazione
dello Zuccaro nel suco di piante antiscorbutiche, e
ridotto alla debita consistenza, non contiene quasi
nulla delli principii efficaci delle loro piante.
L’esatta prescrizione Parigina ci somministra il vero metodo della preparazione (vedansi
Beaumè pag: 530; e Spielmann ultimamente ristampato in
Venezia alla pag: 152. Tom: II) L’Elettuario Lenitivo a
mio credere merita d’essere fabbricato secondo il detto
Spielmann (pag: 58. T. II.) il quale alla decozione
della Senna, e Viole sostituisce sul fine
dell’Elettuario la polvere della Senna, e la Conserva di
Viole. Quanto poi sia ridicola la Ricetta della
Confezione Giacintina ognuno apertamente lo confessa per
la farragine delle pietre preziose, che vi anno og ma
poiché si vuol continuare a far credere, che questa
Confeziono sia salubre, perché è composta di pietre
preziose, si cerchi almeno, che le pietre siano ridotte
alla loro estrema porfirizzazione; altrimenti
riusciranno di grave danno.
Metatestualità
Il resto nel Foglio di Sabbato.
Cambj.
28. Decembre.
Roma
sessantaquattro. Napoli cento e diciotto. Livorno cento e due e
mezzo. Milano cento e cinquantatre. Genova novantuno e cinque
ottavi. Amsterdam novantatre e un quarto. Parigi cinquantotto
Londra cinquanta e un quarto. Augusta cento e tre. Vienna cento
e novantasette e mezzo. La Signora Luigia Pirker Farsetti della
quale abbiamo a lungo parlato nel Foglio num. 7 dell’anno
passato, s’è finalmente trasferita nel soppresso Convento di
Sant’Antonio di Castello, luogo a Lei destinato per la
dilatazione della sua Fabbrica, dalla munificenza
dell’Eccellentissimo Senato, col Decreto ad essa onorevole, già
da noi riportato nel Foglio suddetto. Fu solennizzato il suo
sospirato passaggio dal canto Poetico, onde Sabbato scorso
videsi esposto in alcune Botteghe un Sonetto in sua lode.
Domenica alle ore quattordici verso le quindici, è fuggito da
queste Prigioni un reo di dolo nell’amministrazione degli affari
del monte di Pietà di Brescia. Era condannato dall’Eccelso
Consiglio di X a risarcire il monte medesimo prima di ritornare
in libertà, spirato che fosse il termine della sua prigionia.
Egli ebbe l’arte d’allontanare uno de’ custodi delle Carceri (e
probabilmente sarà stato il più vigilante) col pretesto d’ aver
bisogno di dieci soldi d’acquavite per farsi un bagno. Cogliendo
il punto favorevole de’ libi (
1) e trovando la Guardia o
disattenta, o distratta, potè uscire seza (sic.) resistenza e
pericolo. V’ è chi dice, ch’egli si facesse strada con una
pistola alla mano, e che un Custode, che voleva
arrestarlo, salvò la vita, perché la polvere non s’accese. Altri
afferiscono ch’egli uscisse in maschera, e fosse creduto una
persona entrata colà poco prima mascherata per favorire
l’inganno. Comunque avvenisse il caso è certissimo.
Livello 3
Lettera/Lettera al direttore
Estratto di Lettera dal Zante
in data 6 Decembre. “Si trovavano ancorate in questa
rada le Navi Diligenza e Concordia con un Sciambecco e
la Fregata la Venere carica di munizioni, di provvigioni
da bocca, d’ attrezzi, e con 5 mila zecchini il tutto
desinato per Malta a S. E. Condulmer Patrona delle Navi,
a lui diretto dall’ Eccellentissimo K. e Proc. Emo che
ritrovasi colla Squadra a Corfù. Si era questa Fregata
già disposta alla partenza il dì 30 Novembre quando un
impetuoso vento di Tramontana la fece arare, e la spinse
verso la secca di S. Spiridione. S. E. Baseggio, e il
Capit. Picello, ch’erano a pranzo, non se ne accorsero,
bensì il sotto Pilotto, che volò a dargliene avviso. Si
gettò un’altra ancora. Al primo urto che il Legno diede
sulla secca si credè che fosse il tremuoto, ma il
secondo più forte, per cui uscì dal suo perno il timone
conoscer fece l’estremità del pericolo. Fu vano il
gettare l’ancora della speranza, ed il tagliar gli
alberi, perché la Fregata andò a rompersi sulla secca. I
tiri di cannone, i segni delle rocchette non valsero ed
impetrare ajuto dall’altre Navi, perché il Mare era nel
più burrascoso irritamento. Nondimeno una Barca Zantiota
vi an dò a bordo e trasse in salvo S. E. e gli altri
Uffiziali, che le si unirono. Il Capit. non volle
abbandonar il Bastimento, e vi restò tutta la notte. Li
Sindici della Città ragunarono molte Barche onde salvar
l’equipaggio ed i pubblici Capitali. Si contano perite
dieci persone, trà le quali lo scrivano, e qualche
Artigliere. Li 5 mila zecchini furono ricuperati, ed i
mobili di S. E: e degli Uffiziali trasportati da’marinaj
delle Fregata. Si continua a ricuperara cordami, vele, e
batteria, di cui la metà, è già in salvo. La Fregata a
sinistra è immersa fino a’ portelli, e più a destra. Si
spedì tosto l’infausta nuova all’Eccellentissimo Emo.”
Metatestualità
Qualch’ altra Lettera non nomina
che la Venere e l’altra Fregata comandata da S. E. Trevisan
sopra la quale è Capitano il Colombo: e dicesi, che questa
potè salvarsi perchè furono a tempo ammainati gli alberi.
Senza farsi mallevadori delle circostanze, ci duole soltanto
di poter dare per certa questa pubblica sventura.
In
Senato.
31. Decembre.
3 Savi del Consiglio
E. Alvise Zusto. E. Antonio Zen. E. Francesco Battaja. 3 di
Terraferma E. Alvise Querini. E. Francesco Gritti. E. Alvise
Mocenigo Primo. Cassier E. Z. Ant. Ruzzini. Scrittura E. Alvise
Querini. Da’torchj del Ramanzini in Verona, è uscito
l’Almanacco Astronomico per l’Anno corrente del Sig. Antonio
Cagnoli Veronese, autore della Trigometria Piana stampata
recentemente a Parigi, e moltissimo lodata dal Journal des
Scavants. Egli scrisse la Dissertazione sugli Orologj
all’Italiana, e alla Francese stampata a Venezia. Non è nominato
nell’Almanacco, ma sappiamo esser esso Opera sua, e crediamo che
basti il dirlo per accreditarla. Quanto all’Edizione è bella, e
galante, bianca e consistente la carta, nitido il carattere,
comoda la forma, e discreta la mole ragguagliata al prezzo di
soldi 20 a cui vendesi questo Libretto legato pulitamente. Si
trova al Negozio di Libri Bertella al Ponte de’ Ferali a San
Giuliano. Pizzarro non durò che due sere. Non può darsi una
prova più evidente del suo precipizio. Pirro risorse, e
s’allestisce un’altra Opera, che precederà la nuova. La Nob.
Impresa di S. Samuele nulla lascia intentato affine di presentar
al Pubblico delle cose degne. Il credito del Maestro Bianchi
autorizzò la sua scelta; ma le belle Opere non s’improvvisano.
La Pozzi, il Babbini, sono Personaggj di primo rango: ma se
manca il vigore della salute ogni alto merito abbassasi. Nelle
scene, nelle decorazioni, nel vestiario v’è gusto, grandezza,
magnificenza: si lasciò libero lo sfogo alle idee del
Compositore de’ Balli: egli non ebbe la sorte di piacere che
coll’Atto Primo del suo Cresfonte, e non si vede l‘ora che
giunga il Ballo Secondo per godere un Quartetto bellissimo in
cui particolarmente le gambe della Pitrot scuotono l’Udienza
agli applausi, quantunque gli altri pure facciansi onore. In
somma nelle cadute medesime nulla si può rimproverare
all’Impresa, a creder si deve che punto non conoscesse il valore
del Poeta quando gli affidò l’impegno del Dramma, i cui versi,
senza niente dir dell’azione, son degni di cantarsi al suono d’
un colascione per far ballare i Morlacchi, o di servir d’
intonazione alla nana de’ Bambini. Mirate dagli Elisi Ombre
onorate de’ Zeni e de’ Metastasii quali successori vi dia
l’Italia, e come la purità de’ vostri carmi sia guasta e
contaminata dalle barbare penne di questi moderni Beoti.
Commedie Domenica 30 Decembre. A Sant’ Angiolo. Truffaldino
duellista in campo per l’onor del Padrone.
Lunedì.
Truffaldino molinaro. A San Gio: Grisostomo.
Domenica.
L’Empio punitor di se setsso
con Arlecchino ec.
Lunedì.
La Nobile
Vendetta. A San Luca.
Domenica e Lunedì
Replica della Figlia dell’Aria.
Capi dell’eccelso
Cons. di X.
per il mese corrente.
E. Prospero
Valmarana. E. Renier Zen. E. Piero Zusto. Alba, Levar del Sole,
Mezzodì, Mezzanotte, Levar, e Tramonta della Luna.
Primo Gennajo 1788.
Alba ad ore 12. e m. 57.
Leva il Sole ad ore 14. e m. 46. Mezzogiorno a ore 19. m. 8
Mezzanotte a ore 7 m. 8. Leva la Luna a ore 9 m. 22. Tramonta a
ore 18. m 41.
2. Detto.
Alba a ore 12. m.
56. Leva il Sole a ore 14 m. 45. Mezzodì a ore 19. m. 7.
mezzanotte a 7. m. 7. Leva la Luna a 10. m. 24. Tram. a 19. m.
7.
3 Detto.
Alba a ore 12. m. 55. Leva il
Sole a 14 m. 44. Mezzodì a 19 m. 7. Mezzanotte a 7. m. 7. Leva
la Luna a 11. m. 24. Tram. a 19. m. 39.
4.
Detto.
Alba a ore 12 m. 54. Leva il Sole a 14 m. 43.
Mezzodì a 19. m. 6. Mezzanotte a 7. m. 6. Leva la Luna a 12. m.
19. Tram. a 20. m. 15.
5. Detto.
Alba a ore
12 m. 54. Leva il Sole a 14 m. 42. Mezzodì a 19 m. 6. Mezzanotte
a 7 m. 6. Leva la Luna a 13 m. 9. Tram. a 20 m. 58. Si avvisa il
Pubblico, che da oggi innanzi questo Foglio si trova in vendita
d’ ordinario in ordinario, oltre de’ due soliti Ricapiti del
Sig. Colombani, e dal Caffè in Campo a S. Bartolommeo, alla
Spezieria della Vigilanza vicina al Ponte de’Dai a S. Marco, il
cui Padrone compiacquesi di favorire il Gazzettiere per
Amicizia, senz’alcuna vista di utilità. In qualunque degli
mantovati tre luoghi saranno ben consegnate le Notizie spettanti
a questa Gazzetta, che devon essere sigillate, e dirette al
Gazzettier Veneto, altrimenti non verranno ricevute. Si avverte
però, che le Assocciazioni si ricevono soltanto dal Colombani,
il qual’è munito delle Ricevute a stampa, a cauzione de’
pagamenti. Trovansi anche appresso di lui alcuni de’ numeri
dell’Anno scorso, che si danno volanti; e trà pochi giorni avrà
tutta la Raccolta legata in Tomo col Frontispizio, e l’Indice a
cui si stà dietro lavorando.