Mercordì 2. Gennajo 1788.
Cessino le nostre querele: sperisi un avvenire miglior del passato: non
si stanchino le nostre suppliche per aver de’ favori da comunicare al
Pubblico: e in qualunque evento regga la nostra costanza a soddisfare
con diligenza e con zelo l’arduo impegno, che dalle solenni nostre
promesse più grande divenne, e più forte.
Più degno principio aver non potrebbe la materia di questo
Foglio che quello a noi presentato dalla clemenza del Serenissimo nostro
Principe in due Proclami pubblicati nel p.p. Sabbato. Il primo è
dell’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor Inquisitore alle arti K. e
Proc. Morosini, approvato da un Decreto del
Eccellentissimo Senato delli 17. Decembre passato, il quale considerando
con occhio di paterna carità le particolari
circostanze, e convenienze di alcune delle Arti della sua Dominante,
e i giornalieri bisogni, ed usi indispensabili della Popolazione,
concesse: che oltre alle Arti privilegiate nel Proclama inferito
nel Num. 57 di questa Gazzetta, possano tener aperte
le loro Botteghe nei dì di Festività sussistente anche i Beccaj, li
Rivenditori di manzo, vitello, e castrato, li venditori d’oglio di
mandorle, li Fornaj, gli osti, li Pristinaj, li mandoleri, li
Speziali da grosso, li Barbieri, Scaletteri, ossiano
offellaj, li Malvasiotti o venditori di
liquori al minuto, ma senza far mostra nè esporro l’Insegna. Concedesi a’ Mascheraj, però solo quando son permesse le
maschere, e dopo terminate le Funzioni
Ecclesiastiche della mattina, di tener aperta
la sola porta delle loro botteghe ed agli Speziali da Medicine,
oltre alla porta anche una Balconata, colla
medesima condizione proibitiva. Permettersi alli Cappottaj di Greca Nazione di tener chiuse
le loro Botteghe nelle Festività del loro Rito, ma si obbligano
a tenerle chiuse anche nelle Feste d’Ecclesiastico
nostro Istituto. Concedesi la vendita del Tabacco anche nei dì Festivi, ma colla sola porta de’ Posti
aperta, o al piú con una Balconata.
Il Secondo è della Conferenza Eccellentissima
dell’Inquisitorato all’Esazione de’ Pubblici crediti, e del Collegio
de’ Dieci Savj sopra le Decime in Rialto.
Spirato il termine prescritto dalla volontà dell’Eccellentissimo Senato
agli attuali Possessori di Beni per approvare l’esistenza delle rispettive Dite nelle loro vane ed integre
rappresentanze, senza che da tutti li Possidenti sia stata prestata
la dovuta obbedienza, secondando anche in questa occasione gl’ impulsi della sua Sovrana Clemenza, Autorizzò
il Senato medesimo la Conferenza suddetta ad accordare
agl’ inobbedienti un altro periodo di quattro mesi, che finirà col
termine del venturo Aprile 1788. Entro un tale spazio di tempo dovranno immancabilmente tutti gli attuali Possessori de’ Fondi
stabili presentarsi al predetto Collegio a qualificarli di propria
appartenenza, o ad ese-guire li
convenienti Traslati de’ quali abbisognassero.
L’Eccellentissima Conferenza confida, che questo nuovo
tratto della Pubblica indulgenza richiami ognuno al più sollecito, e
puntuale adempimento del suo dovere, giacché si sospese sopra
gl’ Inobbedienti la mano pesante destinata a far
loro sperimentare le pene cominate nel Primo
Proclama.
27 Decembre 1787.
A fronte della giornata piovosa il primo
giorno di Carnovale è stato aperto con corso di Carrozze e varii
altri Legni eleganti, e con numeroso concorso al Teatro. Quando
si debba confessare il vero lo Spettacolo Teatrale é assai
meschino sì per le Parti cantanti, che per i Balli. Il Dramma
Giocoso ha per titolo La Moglie Capricciosa musica del Signor Gazzaniga, ed il Primo Ballo serio è intitolato Amore
che vendica i suoi torti. Non c’è di bello, che il
titolo. Se pria che andasse in iscena quest’Opera si avea una
cattiva prevenzione, l’esito certamente ci ha doppiamente
confermati. Quando il nostro Impresario non trovi delle altre
risorse per chiamare gli Spettatori al Teatro, l’Opera presente
ed il Ballo non sono di grand’ incontro per frequentarlo. Egli
ha pure l’impresa di quello di Verona, ove andò in iscena
jersera la Didone Abbandonata.
27 Decembre 1787.
Jeri sera s’aprì il nostro Teatro colla
Didone abbandonata. La Giuliani valorosa
incontrò con vero merito l’universal applauso. Fece sentire la
estensione delle sue corde, e gustare la nobilita della sua
azione. Il Musico Porri ha voce, ha
intonazione, canta, e non disgusta. Il Tenore merita di
conoscere meglio i doni di sua bella voce, per farla gustare con
modi più limitati, e regolati, senza voler imitare i David
e i Babbini, che san
combinare una prodigiosa estesa di note ad una aggiustata
maniera di cantare. Gli altri Cantori sono in proporzione del
loro posto.
Il valoroso Muzzarelli inventore de’due Balli Tito e Berenice il Primo, ed il Capitan Cook all’Isole degli Othaiti il Secondo, ha incontrato l’universale applauso.
La sua Moglie eccellente Ballerina ha aggiunto colla sua
esecuzione il merito all’invenzione de’Balli corredati di bravi
Grotteschi, di belle decorazioni, e d’un vestiario cosí così.
Quello che chiude con istupore i Balli è una Contraddanza finale
eseguita con tutti i Ballerini, e da 14 così detti
Sanzenati vestiti da Soldati, i quali facendo
varie evoluzioni militari con bravura ed esattezza al tocco d’un
tamburro danno colle varie figure luogo ad un intreccio di Ballo
inventato dal genio secondo del Muzzarelli, ed eseguito a meraviglia.
Un Pittore Cremonese dipinse come ha saputo, e non
tanto bene, come avrebbero dipinto i nostri Patriotti. Quelli
che devono lagnarsi di tale Spettacolo sono li soli Metastasio,
e Maestro Sarti. Il primo credo che se vivesse si sarebbe
disperato nel veder sì male impresso, e tutto mutilato il suo
Dramma. Il secondo poi direbbe: Il mio nome và stampato quando
gli Attori sono capaci di cantare ciò che io son capace di
comporre; ma quando per adat-tarsi alla loro Scienza ci è bisogno di ricorrere a cento
Maestri di Cappella, che si taccia il mio nome abbastanza noto
per non esser così vilipeso.
Il vostro Manifesto, e l’eccitamento, che
in esso date poi progressi delle utili Arti, m’anno destate
alcune idee, che da lungo tempo formai sulla Farmacia. In questa
Metropoli v’anno alcuni, che la esercitano con felice riuscita.
Le recenti analisi del Carbon Fossile, del Cremor di
Tartaro Solubile, lo provano egualmente che le
quistioni di Chimica, impugnate a vicenda, e sostenute
mirabilmente. Miglior prova si avrebbe ancora, se tutto si
pubblicasse ciò, che da mano ingegnosa vien tentato giornalmente
nei Laboratorj. Ma la modestia in taluni, si opppone
(sic.) a rendere note le loro felici
osservazioni, ed esperienze; in altri il timore d’ essere
dall’altrui invidia perseguitati. Oh quanto sarebbe
desiderabile, che tanti laccj una volta si sciogliessero! Quanto
sarebbe utile, che alcuno sopratutto levasse la voce sui molti
inconvenienti, e sul barbaro metodo, col quale quest’ arte, pel
nobile suo oggetto sì preziosa, si siegue tutt’ ora da certuni a
trattare. Il tempo dell’Ignoranza non ha egli da finire mai più?
Non debbono una volta gli alunni della Farmacia, abbandonare
quelle tante assurde preparazioni., quel comporre che fanno
tutto giorno con ingredienti superstui, ed opposti, quel
prendere il quid pro quo, che è l’insulto
del genere umano, il discredito della Medicina, e talvolta la
morte degli Ammalati? Per esempio quanti Giulebbi si esibiscono
agl’Infermi, che poco, o nulla ritengono di que’ principii, che
alla medica indicazione debbono corrispondere?
Il Giulebbe di Termentina preparato all’uso di molti, non contiene se non se pochissima
porzione di resinosa sostanza, e non ha se non la proprietà
dello Zuccaro disciolto in una leggerissima decozione
Litontritica. L’intermedio del rosso d’ova, è il solo atto a
rendere miscibile la Termentina, come prescrive l’Antidotario di
Bologna col titolo di Syrupus de tota Terebinthina (a C.
52.) Collo stesso metodo si potrebbe preparare il
Siroppo Tolutano, e simili. Nella preparazione del Siroppo
di Stecade, v’è una decozione di erbe, radici, e
semi aromatici; vi si estraggono i loro principii essenziali,
gli esfluvii de’ quali non si avverte, che si perdono nel tempo
della cottura. Un eccellente metodo io trovo negli Elementi di
Farmacia del Beaumè: (vedi pag: 532. Syrop de Hoechas composè) e
può servire per tutti li Siroppi Aromatici. Il Processo
de’Siroppi solutivi, come di Viole, Rose, e Fiori di
Persico, li amerei con la coobata infusione
nell’acqua distillata, e che con leggero calore vi si
sciogliesse la debita quantità di Zuccaro fino conservandoli
diligentemente chiusi. Il Siroppo Antiscorbutico fatta con la soluzione e schiarificazione dello
Zuccaro nel suco di piante antiscorbutiche, e ridotto alla
debita consistenza, non contiene quasi nulla delli principii
efficaci delle loro piante. L’esatta prescrizione Parigina ci
sommi-nistra il vero metodo
della preparazione (vedansi Beaumè pag: 530; e Spielmann
ultimamente ristampato in Venezia alla pag: 152. Tom: II)
L’Elettuario Lenitivo a mio credere merita
d’essere fabbricato secondo il detto Spielmann (pag: 58. T.
II.) il quale alla decozione della Senna, e Viole sostituisce sul
fine dell’Elettuario la polvere della Senna, e la Conserva di Viole. Quanto poi sia ridicola la Ricetta della Confezione
Giacintina ognuno apertamente lo confessa per la
farragine delle pietre preziose, che vi anno og ma poiché si
vuol continuare a far credere, che questa Confeziono sia
salubre, perché è composta di pietre preziose, si cerchi almeno,
che le pietre siano ridotte alla loro estrema porfirizzazione;
altrimenti riusciranno di grave danno.
28. Decembre.
Roma sessantaquattro.
Napoli cento e diciotto.
Livorno cento e due e mezzo.
Milano cento e cinquantatre.
Genova novantuno e cinque
ottavi.
Amsterdam novantatre e un
quarto.
Parigi cinquantotto
Londra cinquanta e un quarto.
Augusta cento e tre.
Vienna cento e novantasette e mezzo.
La Signora Luigia Pirker Farsetti
della quale abbiamo a lungo parlato nel Foglio num. 7 dell’anno
passato, s’è finalmente trasferita nel soppresso Convento di
Sant’Antonio di Castello, luogo a Lei
destinato per la dilatazione della sua Fabbrica, dalla munificenza
dell’Eccellentissimo Senato, col Decreto ad essa onorevole, già da
noi riportato nel Foglio suddetto. Fu solennizzato il suo sospirato
passaggio dal canto Poetico, onde Sabbato scorso videsi esposto in
alcune Botteghe un Sonetto in sua lode.
Domenica alle ore quattordici verso le quindici, è fuggito
da queste Prigioni un reo di dolo nell’amministrazione degli affari
del monte di Pietà di Brescia. Era condannato dall’Eccelso Consiglio
di X a risarcire il monte medesimo prima di ritornare in libertà,
spirato che fosse il termine della sua prigionia. Egli ebbe l’arte
d’allontanare uno de’ custodi delle Carceri (e probabilmente sarà
stato il più vigilante) col pretesto d’ aver bisogno di dieci soldi
d’acquavite per farsi un bagno. Cogliendo il punto favorevole de’
libi () e trovando la Guardia o disattenta, o distratta,
potè uscire seza (sic.) resistenza e pericolo. V’ è chi dice,
ch’egli si facesse strada con una pistola alla mano, e che un
Custode, che vole-
“Si trovavano ancorate in questa rada le Navi Diligenza e Concordia
con un Sciambecco e la Fregata la Venere
carica di munizioni, di provvigioni da bocca, d’ attrezzi,
e con 5 mila zecchini il tutto desinato per Malta a S. E. Condulmer Patrona delle Navi, a lui
diretto dall’ Eccellentissimo K. e Proc. Emo che ritrovasi colla Squadra a Corfù. Si era questa
Fregata già disposta alla partenza il dì 30 Novembre quando un
impetuoso vento di Tramontana la fece arare, e la spinse verso la
secca di S. Spiridione. S. E. Baseggio, e
il Capit. Picello, ch’erano a pranzo, non
se ne accorsero, bensì il sotto Pilotto, che volò a dargliene
avviso. Si gettò un’altra ancora. Al primo urto che il Legno
diede sulla secca si credè che fosse il tremuoto, ma il secondo
più forte, per cui uscì dal suo perno il timone conoscer fece
l’estremità del pericolo. Fu vano il gettare l’ancora della
speranza, ed il tagliar gli alberi, perché la Fregata andò a
rompersi sulla secca. I tiri di cannone, i segni delle rocchette non valsero ed impetrare ajuto
dall’altre Navi, perché il Mare era nel più burrascoso
irritamento. Nondimeno una Barca Zantiota vi an dò a bordo e
trasse in salvo S. E. e gli altri Uffiziali, che le si unirono.
Il Capit. non volle abbandonar il Bastimento, e vi restò tutta
la notte. Li Sindici della Città ragunarono molte Barche onde
salvar l’equipaggio ed i pubblici Capitali. Si contano perite
dieci persone, trà le quali lo scrivano, e qualche Artigliere.
Li 5 mila zecchini furono ricuperati, ed i mobili di S. E: e
degli Uffiziali trasportati da’marinaj delle Fregata. Si
continua a ricuperara cordami, vele, e batteria, di cui la metà,
è già in salvo. La Fregata a sinistra è immersa fino a’
portelli, e più a destra. Si spedì tosto l’infausta nuova
all’Eccellentissimo Emo.”
Venere e
l’altra Fregata comandata da S. E. Trevisan sopra la quale è Capitano il Colombo: e dicesi, che questa potè
salvarsi perchè furono a tempo ammainati gli alberi. Senza farsi
mallevadori delle circostanze, ci duole soltanto di poter dare
per certa questa pubblica sventura.
31. Decembre.
3 Savi del Consiglio
E. Alvise Zusto.
E. Antonio Zen.
E. Francesco Battaja.
3 di Terraferma
E. Alvise Querini.
E. Francesco Gritti.
E. Alvise Mocenigo Primo.
Cassier
E. Z. Ant. Ruzzini.
Scrittura
E. Alvise Querini.
Ramanzini
in Verona, è uscito l’Almanacco Astronomico per l’Anno corrente del
Sig. Antonio Cagnoli Veronese, autore della
Trigometria
Piana stampata recentemente a Parigi, e
moltissimo lodata dal Journal des Scavants.
Egli scrisse la Dissertazione sugli Orologj all’Italiana, e alla
Francese stampata a Venezia. Non è nominato nell’Almanacco, ma
sappiamo esser esso Opera sua, e crediamo che basti il dirlo per
accreditarla. Quanto all’Edizione è bella, e galante, bianca e
consistente la carta, nitido il carattere, comoda la forma, e
discreta la mole ragguagliata al prezzo di soldi 20 a cui vendesi
questo Libretto legato pulitamente.
Si trova al Negozio di Libri Bertella al Ponte
de’ Ferali a San Giuliano.
Pizzarro non durò che due sere. Non può darsi
una prova più evidente del suo precipizio. Pirro
risorse, e s’allestisce un’altra Opera, che precederà la nuova.
La Nob. Impresa di S. Samuele nulla lascia
intentato affine di presentar al Pubblico delle cose degne. Il
credito del Maestro Bianchi autorizzò la sua
scelta; ma le belle Opere non s’improvvisano. La Pozzi, il Babbini, sono Personaggj
di primo rango: ma se manca il vigore della salute ogni alto merito
abbassasi. Nelle scene, nelle decorazioni, nel vestiario v’è gusto,
grandezza, magnificenza: si lasciò libero lo sfogo alle idee del
Compositore de’ Balli: egli non ebbe la sorte di piacere che
coll’Atto Primo del suo Cresfonte, e non si
vede l‘ora che giunga il Ballo Secondo per godere un Quartetto
bellissimo in cui particolarmente le gambe della Pitrot scuotono l’Udienza agli applausi, quantunque gli
altri pure facciansi onore. In somma nelle cadute medesime nulla si
può rimproverare all’Impresa, a creder si deve che punto non
conoscesse il valore del Poeta quando gli affidò l’impegno del
Dramma, i cui versi, senza niente dir dell’azione, son degni di
cantarsi al suono d’ un colascione per far ballare i Morlacchi, o di
servir d’ intonazione alla nana de’ Bambini.
Mirate dagli Elisi Ombre onorate de’ Zeni e
de’ Metastasii quali successori vi dia
l’Italia, e come la purità de’ vostri carmi sia guasta e contaminata
dalle barbare penne di questi moderni Beoti.
Domenica 30 Decembre.
A Sant’ Angiolo.
Truffaldino duellista in campo per l’onor
del Padrone.
Lunedì.
Truffaldino molinaro.
A San Gio: Grisostomo.
Domenica.
L’Empio punitor di se setsso con
Arlecchino ec.
Lunedì.
La Nobile Vendetta.
A San Luca.
Domenica e Lunedì
Replica della Figlia dell’Aria.
E. Prospero Valmarana.
E. Renier Zen.
E. Piero Zusto.
Primo Gennajo 1788.
Alba ad ore 12. e m. 57. Leva il Sole ad ore 14. e m. 46. Mezzogiorno a ore 19. m. 8 Mezzanotte a ore 7 m. 8. Leva la Luna a ore 9 m. 22. Tramonta a ore 18. m 41.
2. Detto.
Alba a ore 12. m. 56. Leva il Sole a ore 14 m. 45. Mezzodì a ore 19. m. 7. mezzanotte a 7. m. 7. Leva la Luna a 10. m. 24. Tram. a 19. m. 7.
3 Detto.
Alba a ore 12. m. 55. Leva il Sole a 14 m. 44. Mezzodì a 19 m. 7. Mezzanotte a 7. m. 7. Leva la Luna a 11. m. 24. Tram. a 19. m. 39.
4. Detto.
Alba a ore 12 m. 54. Leva il Sole a 14 m. 43. Mezzodì a 19. m. 6. Mezzanotte a 7. m. 6. Leva la Luna a 12. m. 19. Tram. a 20. m. 15.
5. Detto.
Alba a ore 12 m. 54. Leva il Sole a 14 m. 42. Mezzodì a 19 m. 6. Mezzanotte a 7 m. 6. Leva la Luna a 13 m. 9. Tram. a 20 m. 58.
Si avvisa il Pubblico, che da oggi
innanzi questo Foglio si trova in vendita d’ ordinario in
ordinario, oltre de’ due soliti Ricapiti del Sig.
Colombani, e dal Caffè in Campo a S.
Bartolommeo, alla Spezieria della
Vigilanza vicina al Ponte de’Dai
a S. Marco, il cui
Padrone compiacquesi di favorire il Gazzettiere per
Amicizia, senz’alcuna vista di utilità. In qualunque degli
mantovati tre luoghi saranno ben consegnate le Notizie
spettanti a questa Gazzetta, che devon essere sigillate, e
dirette al Gazzettier Veneto, altrimenti non verranno ricevute. Si avverte però, che le
Assocciazioni si ricevono soltanto dal Colombani, il qual’è munito delle Ricevute a stampa, a
cauzione de’ pagamenti. Trovansi anche appresso di lui
alcuni de’ numeri dell’Anno scorso, che si danno volanti; e
trà pochi giorni avrà tutta la Raccolta legata in Tomo col
Frontispizio, e l’Indice a cui si stà dietro lavorando.
A Padova dalli Signori Fratelli
Conzatti Libraj.
A Verona dal Signor Giuseppe
Lonardi Librajo.
A Brescia del Signor Dionisio
Colombo Librajo.
A Treviso dal Signor Giulio
Trento Librajo.
A Udine dal Signor Giambattista
Damiani Librajo.
Dalla Stamperia zerletti venezia.