Gazzetta urbana veneta: Num. 7
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Num. 7
Solennità Festive Giovedì 21. corrente, giorno dedicato
a’ SS. Albano ed Orso Mm. i cui Corpi si conservano nella Chiesa
Parrocchiale di S. Martino di Burano, non seguì la Solennità che
in esse si celebra, e che seguirà il dì primo del Mese venturo.
È stimabile questo Tempio per la sua architettura, per la fineza
de’ marmi delli suoi altari, particolarmente del maggiore, e per
molte belle pitture che l’ adornano, di mano di Santo Peranda,
Bernardino Prudenti, Gasparo Diziani, Fontebasso, Giambatista
Tiepolo, Antonio Zanchi, e di Angelo Trivisani. La maggior parte
degli abitanti di Burano è composta di pescatori. Molte Famiglie
si sostentano col lavoro di finissimi merli, che sono in pregio
per tutti i Paesi. Quali siano poi le delizie, che nella Festa
di S. Albano si godono nell’Isola suddetta, a noi non conviene
narrarle per la ragione nota ad uno degli Assocciati a questa
Gazzetta. Invenzioni nell’Arti. La vera gloria de’ Principi, che
non costa il sangue de’ Sudditi, e non si stabilisce
sulla desolazione delle Provincie, è quella di far fiorire in
seno d’ un governo pacifico l’Arti e il Commercio, e di animare
coll’esenzioni, co’ Privilegj, e co’ denari del pubblico erario,
i talenti inventori, che in esse, o nelle Scienze, ritrovano
qualche cosa d’ utile e nuovo. Questo pregio fu sempre proprio
della Serenissima nostra Repubblica, la quale co’ tratti della
sua liberale grandezza favorì in ogni tempo i progetti
vantaggiosi alle soggetta Nazione, e con paterna condiscendenza
prestò la mano benefica a sostenere i primi passi di tanti e
tanti, che, sua mercè, dalla oscura indigenza sollevati sonosi,
grado a grado, agli agj dell’opulenza, e allo splendor degli
onori. Dopo tanti esempj che lo dimostrano, ce lo comprova il
seguente recentissimo avvenimento.
Maschera di Ferro.
Questo Articolo è estratto dal Foglio di Leyden, data di
Parigi 14. Agosto 1786. Padova Si fa nota la destinazione della
giornata di Mercordì 27. Corrente per la Corsa del Palio,
permessa dall’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor Cattarin
Corner Capitanio V. Podestà, quale Corsa sarà eseguita con giri
tre nel Prato della Valle. Sopraintenderanno alla stessa Nobili
Signori, da’ quali sarà donato il Premio di Ducati Argento
numero Ottanta dico 80. a quello de’ Cursori, che arriverà primo
alle destinata meta. A quello poi che arriverà Secondo alla meta
stessa Ducati Argento numero Quaranta dico numero 40. Li Cavalli
(restando escluse le Cavalle) doveranno esser dati in nota due
giorni precedenti alla stabilita giornata con precisione de’
loro Segni, Piume, e numero di Palle, avvertendo, che se li
Cavalli arrolati fossero in minor numero di nove, e con altro
nome, che di Nobili Padovani, a lievo d’ ogni disordine, non
intende S. E. permetter la Corsa. Nella mattina della destinata
giornata della Corsa dovranno li cavalli arrolati esser condotti
al loco solito per la rassegna, ed estrazione del posto. Si fa
nota altresì la destinazione del giorno di Lunedi due del
venturo Luglio, per la Corsa degli Uomini a Cavallo, o sia Palio
del Fantino. Qual Corsa dovrà parimente farsi con giri tre, nel
Prato della Valle, e sarà eseguita nella seguente maniera.
Saranno li Cavalli col Fantino al numero di Dodeci né più né
meno, quattro de’ quali saranno estratti a sorte per la prima
Corsa, così pure altri quattro per la seconda, e finalmente gli
ultimi quattro per la terza l’una successiva all’altra, e
cadauna con tre giri per ogni Corsa. I Cavalli, e Fantini
vincitori di ogn’ una delle suddette tre Corse, dovranno tutti
tre, fare l’ultima Corsa con li soliti tre giri, e quello, fra
questi, che vincerà il Primo, averà il Premio di Ducati d’
Argento Trenta, il Secondo Ducati d’ Argento Quindeci, il Terzo
Ducati d’ Argento Dieci. Finalmente dovranno darsi in nota, ed
arrolarsi due giorni innanzi li Fantini co’ loro Cavalli, per
l’effetto d’ esser destinati alle sorzione delle loro Nicchie.
Padroni che cercano servi. Una donna di 40. anni circa, che non
istia sull’aria di Cameriera ma sappia fare un poco di tutto,
potrebbe collocarsi bene in una Famiglia il cui Padrone è un
modello di bontà. Se ce n’ è alcuna in libertà, ed abbia le
qualità ricercate, potrà portarsi in Frezzaria al Caffè della
Vedova, che avrà il necessario indirizzo. Servi che cercano
Padroni. Un Uomo di 50. anni d’ età circa, desidera d’ andar a
servire in qualità di Cuoco dozzinale, ed anco s’ esibisce di
tener netta la casa, e far qualch’ altra cosa di giovamento a
chi lo desidera. Chi volesse valersene parli col Colombani. Cose
in Vendita. Uno Specchio alto quarte 7. in lume, e largo quarte
6. circa, senza soaza e senza foggia, diamantato, nuovo, chi
applicasse parli col Caffettier dell’Aurora sotto le Procuratie
nuove. Camera ricercata. Un Uomo civile bramerebbe una Camera
grande, chiara, bella, e ben fornita, nelle vicinanze di S. Gio:
Grisostomo o di SS. Appostoli, in Casa d’ onesta gente. Se c’ è
chi l’ abbia a proposito, avvisi il Caffettier in Campo a S.
Bartolommeo. Arrivo di Bastimenti
Dalla Stamperia Zerletti Venezia.
Sabbato 23. Giugno 1787.
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Metatextualidad
Il nostro Foglio comincia a
diventare un campo di battaglia dove le penne s’aguzzano per
pungere più acutamente. La ricerca della Medaglia d’Onorio
accese una Letteraria contesa da non terminare sì presto. Il
dubbio di chi l’hà richiesta, che non ritrovisi in Chioggia,
e l’opinione poco favorevole ch’esso ha dimostrata di
cotesta Città, in proposito d’erudizione, ha determinato il
risentimento di non si sa qual persona di quel paese a
giustificare la sua Patria col seguente Biglietto, che diamo
in fedelissima copia, senz’arbitrare nemmen d’una virgola.
Nivel 3
Carta/Carta al director
All’Anonimo
che ricercò
La Medaglia. Non è, che l’eccitamento del Sauio oue dice Responde Stulto juxta Stultitiam suam, ne sibi sapiens esse uideatur, che persuade di far parola sul Viglietto dell’Anonimo, che ricercò la Medaglia d’ Onorio in Oro, che è dell’intreseco valore di L. 28. scritto sull’esibizione fattale della medema del Signor Abb. Bottari di Chiozza per Zec: 2-Ven-, prezzo uil tale, che persuade da se che non e di quella rarità, che supone. Per quanto poco intendente siasi di Medaglie è noto che non si può stabilirne la legitimità con informazioni, o prove vocali, ma convien certificarsene cogli occhi proprij, giachè appunto il maggior pericolo consiste nell’apparenza di tutti i segni che la faccia creder legitima, ma che poi in fatto tale non sia. Dietro pertanto l’assicurazione data dal Sig. Ab. sudetto della legitimità di quella che ha esibito coll’accordato patto di restituire la chiesta summa quando tale non si trovasse altra giustificazione non può avere la nuova ricerca dell’Anonimo di ulteriori segni che la comprovi, che quella del di lui bisogno, e premura di ritrar que’ lumi che non hà nella materia onde poter valersene al case d’ esserne ricercato. Ma già non poteva Egli esibire al Pub. maggior prova della sua scarsezza di cognizioni, e d’ idee intorno a Medaglie, e intendenti delle medesime; quanto lo stupore da lui palesato nel rilevare che il Possessore dell’esibitogli Onorio sia il sudetto Sig. Abb. Bottari di Chioza, presso cui tal Medaglia è tanto rara che ne avanza per darne altrui, ed è frà le infime nell’abbondanza, e rar della sua racolta numismatica, per cui è egli noto alla Rep. Letteraria, come in altre Scienze lo è più d’ uno degli altri Soggetti della sua Patria. Anco se fosse stato a di Lui cognizione l’opera degli Elogj degli Uomini illustri d’ Italia del celebre Signor Abbate Rubbi, in cui publica colle Stampe il Catalogo del Museo, e Medaglie possedute dal detto Signor Abb. Bottari di Chiozza nel solo genere degli Uomini illustri Italiani, avrebbe egli con maggior suo decoro omesso le meraviglie che fa nel Viglietto perfin di Venezia, e però senza gli scherzi contenuti nel medesimo si può seriamente concludere, che l’Anonimo sia vero intendente come accenna di reti, et ami, ma che poi tanta è la cognizione che hà di Chiozza, quanta e quella, che ha di Medaglie.
che ricercò
La Medaglia. Non è, che l’eccitamento del Sauio oue dice Responde Stulto juxta Stultitiam suam, ne sibi sapiens esse uideatur, che persuade di far parola sul Viglietto dell’Anonimo, che ricercò la Medaglia d’ Onorio in Oro, che è dell’intreseco valore di L. 28. scritto sull’esibizione fattale della medema del Signor Abb. Bottari di Chiozza per Zec: 2-Ven-, prezzo uil tale, che persuade da se che non e di quella rarità, che supone. Per quanto poco intendente siasi di Medaglie è noto che non si può stabilirne la legitimità con informazioni, o prove vocali, ma convien certificarsene cogli occhi proprij, giachè appunto il maggior pericolo consiste nell’apparenza di tutti i segni che la faccia creder legitima, ma che poi in fatto tale non sia. Dietro pertanto l’assicurazione data dal Sig. Ab. sudetto della legitimità di quella che ha esibito coll’accordato patto di restituire la chiesta summa quando tale non si trovasse altra giustificazione non può avere la nuova ricerca dell’Anonimo di ulteriori segni che la comprovi, che quella del di lui bisogno, e premura di ritrar que’ lumi che non hà nella materia onde poter valersene al case d’ esserne ricercato. Ma già non poteva Egli esibire al Pub. maggior prova della sua scarsezza di cognizioni, e d’ idee intorno a Medaglie, e intendenti delle medesime; quanto lo stupore da lui palesato nel rilevare che il Possessore dell’esibitogli Onorio sia il sudetto Sig. Abb. Bottari di Chioza, presso cui tal Medaglia è tanto rara che ne avanza per darne altrui, ed è frà le infime nell’abbondanza, e rar della sua racolta numismatica, per cui è egli noto alla Rep. Letteraria, come in altre Scienze lo è più d’ uno degli altri Soggetti della sua Patria. Anco se fosse stato a di Lui cognizione l’opera degli Elogj degli Uomini illustri d’ Italia del celebre Signor Abbate Rubbi, in cui publica colle Stampe il Catalogo del Museo, e Medaglie possedute dal detto Signor Abb. Bottari di Chiozza nel solo genere degli Uomini illustri Italiani, avrebbe egli con maggior suo decoro omesso le meraviglie che fa nel Viglietto perfin di Venezia, e però senza gli scherzi contenuti nel medesimo si può seriamente concludere, che l’Anonimo sia vero intendente come accenna di reti, et ami, ma che poi tanta è la cognizione che hà di Chiozza, quanta e quella, che ha di Medaglie.
Metatextualidad
Se la modestia non cel vietasse, e
se le lodi e i ringraziamenti che abbiamo ricevuto in una
Lettera, del Cavaliere, che ci ha comandato d’informarlo sul
numero delle Mogli d’Enrico Ottavo, non fossero tanto
superiori allo scarsissimo nostro merito quanto son degne
della sua cortesia, noi presenteremmo al Pubblico nel Foglio
scrittoci un modello di stile famigliare degno d’
imitazione. Lasciamo la jattanza di lodar sé medesimi, o di
farsi lodare a quelle testoline, che per tal mezzo
lusingansi di comparir grandi. Ci sia permesso soltanto
d’asserire coll’autorità del dotto Cavaliere che ci
protegge, che la nostra versione dell’Articolo sopra Enrico
Ottavo piacque ad una colta adunanza ove fu letto in
campagna, e fece nascere il desiderio intorno allo
schiarimento di certe circostanze che hanno accompagnata la
morte di Tommaso Moro. Chi può comandarci, gentilmente ci
prega ad appagarlo sollecitamente, vietandoci di farlo in
Lettera particolare, per non defraudare l’aspettazione di
molti che bramano leggere il fatto in questa Gazzetta, e
villeggiano ne’suoi contorni. Anco in questo siamo in grado
di poterlo servire: ma lo preghiamo in avvenire di non
obbligarci ad inserire nel nostro Foglio sì spesso simili
aneddoti, che quantunque interessanti e curiosi per molti,
ponno essere superflui ed inutili per tanti altri, che alle
fonti originali del sapere illuminati si sono.
Nivel 3
Morte di Tommaso Moro.
Retrato ajeno
Quando Enrico Ottavo ebbe
formato il disegno di separarsi dalla Corte di Roma,
egli fece distendere un Atto del suo Parlamento, che
aboliva in Inghilterra l’autorità del Papa. Questo Atto
fu presentato al Cancelliere Tommaso Moro, ed a Giovanni
Fisher, Vescovo di Rochester. Ambidue ricusarono di
firmarlo, e per ciò chiusi furono nella Torre. Il Papa,
che seppe quanto Fisher soffriva per sostenere la causa
della Chiesa, lo creò Cardinale, ed Enrico ebbe la
barbara compiacenza di far tagliare la testa d’ un
Prelato decorato di una dignità tanto eminente. Egli
aggiunse l’insulto alla crudeltà, dicendo pubblicamente:
Che s’ era indotto a condannare il Vescovo di Rochester
per risparmiare la spesa d’ un cappello al Sommo
Pontefice. Egli sperava, che Tommaso Moro dovesse confessare la Supremazia da esso lui
arrogatasi: ma quando fu messo alle strette per
dichiararsi, questo illustre Cancelliere rispose: lo
diffiderei di me medesimo se contro tutto il Parlamento
solo mi fossi: ma se ho contro di me il gran Consiglio
d’Inghilterra, ho a mio favore tutta la Chiesa, e il
gran Consiglio della Cristianità. I di lui amici non
hanno potuto piegare la sua anima nobile e forte, e
furono disperati per la sua perdita. Egli seppe
resistere alla tenerezza ch’aveva pe’Figli suoi, e per
sua Moglie, a cui chiese tranquillamente: Secondo il
corso ordinario della natura, quanti anni potrei io
vivere ancora? Potreste, gli rispos’ Ella con veemenza,
viver ancora vent’ anni. Quale proporzione v’è mai, Moro
soggiunse, trà vent’anni, e un’eternità? Vedendolo tanto
inflessibile contro di sé medesimo, si giunse ad usare
la persecuzione sino a privarlo della dolce compagnia
de’ suoi Libri, a proibire che fosse visitato, e a non
lasciargli da poter iscriver nemmeno. In sì trista
situazione più non gli restava a sperare che in Dio, e
per essere meno distratto nelle sue soavi
contemplazioni, teneva chiuse sin le finestre. Il suo
carceriere gli chiese qual piacere potesse trovar frà le
tenebre. Bisogna ben chiudere la bottega, ci rispose,
quando non v’è più mercanzia. Intendeva parlare de’
Libri suoi. Finalmente avendo ricevuta la sua sentenza,
sostenne l’aspetto della morte con una eroica fermezza.
Quand’ ebbe la testa sul ceppo s’ accorse, che la lunga
sua barba gli si era imbarazzata sotto del mento, onde
se la mise in un’altra situazione, per timore che non
gli venisse tagliata. Essendo interrogato dal Carnefice
perché si prendesse tal cura risposegli: Amico mio, tu
m’hai da tagliare la testa, non già la barba. E
veramente in quei tempi non si tagliava la barba che ai
soli convinti nel delitto ai Lesa Maestra. Tommaso Moro,
che univa ad un’edificante pietà una Scienza, nel suo
Secolo, poco comune, può essere giustamente considerato
il Socrate dell’Inghilterra.
Nivel 3
Ejemplo
La Signora Luigia Pircher
Farsetti è una di quelle Donne d’ ingegno acuto, di
fantasia creatrice, e d’ animo costante, nata per
distinguersi dalla comune del suo Sesso, e per rendersi
celebre non con de’ meriti futili, ma con delle Imprese
degne delle riflessioni, e de’ soccorsi delli Sovrani.
Essa non è la sola, ch’ abbia trovata la maniera di
purgare il lino ed il canape, riducendolo alle
sottigliezza della seta: ma ridurlo senza il mezzo d’
alcun corrosivo, e senza che punto scemi né in
lunghezza, né in consistenza, questa è un’invenzione
tutta sua, ch’ esige l’ammirazione del Pubblico.
Diciotto furono le mostre da Lei presentate, risultanti
dalle sue laboriose esperienze, dieci delle quali in
canape ed otto in lino, dimostranti la gradazione
diversa della maggiore o minore finezza. La più
sorprendente fu quella di dieci braccia di Rensa d’ una
sola libbra di peso. Sotto gli auspizj degli
Eccellentissimi Inquisitori alle Arti, e particolarmente
sotto quelli del N. U. E. Pietro Barbarigo, la cui
robusta eloquenza fu sempre intesa ad oggetti di
pubblico bene, questa benemerita Donna raccolse in una
Casa a S. Pantalone 50. Figlie della Città, educandole
nel buon costume, ed istruendole nella filatura a
molinello, nel pettinare, e nel tessere: somministrando
a tutte alloggio, vitto e vestito, e tenendole in una
uniforme esemplar disciplina. Eretti i necessari
fornelli per la purgatura della materia, e i tre primi
Telaj già posti in lavoro, si diede mano alle operazioni
di cui presentati furono i saggj accennati, unitamente
ad una mostra d’ accie di perfetta uguaglianza, e di
resistenza non ordinaria. Persuaso l’Eccellentissimo
Senato della somma utilità d’ una tale Impresa,
concorrendo pienamente all’esecuzione degli avveduti
suggerimenti del benemerito Inquisitore alle Arti E.
Pietro Barbarigo, decretò alli 20. Gennajo 1786. M. V.
che la prenominata Luigia Pircher Farsetti sia affatto
indipendente e libera da qualsivoglia aggravio,
costituzione, o Legge dell’Arti, onde possa liberamente
esercitare, ed estendere in tutti i modi, e con tutti i
mezzi possibili, i lavori cominciati, senza che la venga
opposto da chi che sia il menomo impedimento. Permise in
oltre l’esenzione dalli Dazj d’ ingresso in Venezia del
lino e canape, che si dovrà impiegare ne’ suddetti
lavori, da verificarsi però soltanto alle nuove Condotte
de’ Dazj, incaricando l’Eccellentissimo Inquisitore alle
Arti di riconoscere sopra quale annua quantità dell’uno
e dell’altro genere, tanto estero che nazionale,
convenga stabilire tale esenzione. In oltre per
sollevare dai pesi delle necessarie provviste
di Telaj, di Pettini, e di Molinelli a doppio filo
acceleranti il lavoro, introdotti pure dalle industriosa
Inventrice, la munificenza dell’Eccellentissimo Senato
volle suffragarla di D. 1500. correnti; ed animò il
distinto zelo e fervore del benemerito Eccellentissimo
Magistrato alla Sanità, già informato di questa
utilissima instituzione, a cooperarvi efficacemente con
i rapporti delle Fraterne secolari de’ Poveri della
Città ad esso raccomandate. Finalmente alla vigilanza
del benemerito Inquisitore si appoggiò l’incarico di
esaminare qual luogo fosse il più convenevole per
traslatare la nuova Fabbrica al caso de’ sperati fausti
progressi, e d’ informarne poi l’Eccellentissimo Senato.
Savio in Settimana, proponente questo Decreto, fu
l’Eccell. E. Alvise Zusto esemplarissimo sostenitor
delle Leggi, come lo sono gli altri preclarissimi suoi
Fratelli. Succedendo all’Eccellentissimo Barbarigo
nell’Inquisitorato alle Arti, l’Eccell. Sig. K. e Proc.
Morosini, soggetto sì benemerito di questo Governo, per
i luminosi posti da lui coperti con tanta gloria della
Patria, e pubblica utilità, rivolse le sue attenzioni ad
oggetto sì degno, e dopo i più maturi esami stese una
Scrittura della seguente sostanza: Che l’impresa di
raccogliere, educare, ed istruire nell’Arti del filare e
del tessere, le povere Figlie della Città, ideata e
diretta dalla Farsetti, corrispondendo alle concepute
speranze, mediante il suffragio concessole
dall’Eccellentissimo Senato, e qualch’ altro privato
soccorso, come apparisce dalla maggiore provvista di
materiali e di attrezzi, e dall’aumento de’ Telaj giunti
ad essere quindici operativi; ma molto più
dall’accrescimento delle Figlie lavoratrici ridotte al
numero di settanta, riconosce esso Inquisitore, che il
luogo in cui attualmente esiste la Fabbrica non è capace
della dilatazione sperata, che già cominciò ad
effettuarsi, né può accordare il ricetto nemmeno alle
Figlie, che per la benemerita cooperazione
dell’Eccellentissimo Magistrato alla Sanità sono
destinate da varie Fraterne. Suggerisce però, a tenore
della commissione appoggiata al suo incarico, che il
Circondario di S. Antonio di Castello da molto tempo
soppresso, per la situazione ed estensione sua é il più
adattato al ricovero di tante Figlie, ed alla
dilatazione dell’utilissima già cominciata impresa.
Aderendo l’Eccellentissimo Senato questo saggio
suggerimento, destinò colla sua autorità l’accennato
luogo a’ favoriti lavori, a condizione però, che resti,
com’ è al presente, di pubblica ragione, ingiungendo
all’Eccellentissimo Aggiunto Sopra Monasterj la cura di
farlo ristaurare colla possibile sollecitudine, e con
que’ mezzi che la sua virtù ed esperienza troverà i più
opportuni, passando d’ intelligenza coll’Eccellentissimo
Inquisitore alle Arti. Questo Decreto è del 6. Giugno
corrente, e fu proposto dal N. H. E. Pietro Barbarigo,
come Savio in settimana. Che consolazione per la sua
grand’ anima d’ aver tanto contribuito al fondamento d’
un’opera così degna di questo illustre Senato
dispensatore magnanimo di benifizj e di premj! Noi siamo
soddisfattissimi d’ aver presentati al Pubblico questi
autentici documenti, che tant’ onorano la nostra Patria,
e d’ aver reso un giusto tributo di lodi al merito
singolarissimo della Signora Farsetti, ch’ è
accompagnato dalla più nobile cortesia. Ce ne
rallegriamo con lei del felice aspetto de’ suoi affari;
dell’ammirazione ch’ Ella esige da tutti
quelli, che vanno a veder la sua Fabbrica; e delle molte
commissioni, che le vengono, per le quali non ha mani d’
opera che sian sufficienti. Aggiungeremo soltanto, che
la stoppa del suo canape è ridotta sì pastosa e
maneggevole, che si adopera come la bavella, e riceve
tutti i colori, il che vedesi dalle mostre esistenti
appresso di lei. Una manifattura, ch’ esclude
l’introduzione delle forastiere, e si sparge negli Stati
Esteri, come s’ è già cominciato, non può essere che un
oggetto di gradimento a tutti quelli ch’ amano il bene
della loro Patria. Quando la Signora Farsetti avrà a
Castello uno spazio atto alla vastità del disegno suo,
riceverà ogni Ragazza, che passata l’età d’ anni dodici,
e munita della Fede di buoni costumi, vorrà aver luogo
nelle sua Fabbrica. Colla tenue contribuzione di lire 4.
alla settimana, ognuna avrà da essa una cristiana
educazione, vitto e vestito, e sarà istruita negli
accennati lavori, onde dopo un quinquennio poter
guadagnarsi il pane a misura della sua abilità.
Prevaletevi dell’eccitamento, miseri Padri, che siete
aggravati da numerosa Famiglia, e voi Grandi, che
nuotate nell’abbondanza, cogliete questa propizia
occasione d’ allontanare da’ pericoli delle Figlie, che
languiscono nell’indigenza, e sia vostra opera la loro
salvezza, e il loro ben essere.
Metatextualidad
Ecco la
risposta d’ un incognito alla ricerca che ci venne fatta
sulla famosa Maschera di Ferro. Noi lo ringraziamo della
cortesia con cui ci ha favoriti, e de’ saggi consigli che ci
presentò la sua Lettera.
Nivel 3
Cita/Lema
Si rammentano i varii scritti
che corsero da venti anni sul proposito d’un Prigioniero
di Stato retento nelle Isole di S. Margherita e morto
alla Bastiglia sotto il regno di Luigi XIV. In oggi ci
vien promessa la pubblicazione di molte Note
curiosissime su questo uomo dalla Maschera di Ferro:
elleno furono trovate a Turino nella biblioteca d’ un
Gran Signore morto recentemente, e che le aveva
ereditate da uno dei suoi Antenati. Esse provano che
questa celebre vittima d’ un possente risentimento non
era né il Duca di Beaufort, né il Duca di Monmouth, né
il Conte di Valentinois, né altri Signori di distinzione
a cui i Fabbricatori di congetture attribuirono la
disgrazia d’ aver subito questa tremenda catastrofe. Si
vede dalle medesime che la Maschera di Ferro la di cui
Storia fa tanto strepito, e che occupò le ricerche dei
curiosi, era Girolamo Magni Primo Ministro del Duca di
Mantova; e vi si vede ch’ egli erasi attratta questa
disgrazia per aver suscitato, o almeno contribuito
moltissimo a suscitare la lega di Augsbourg contro Luigi
XIV. Il Marchese de Louvois per compiacere il suo
padrone e col mezzo dell’Ambasciator Francese a Turino
giunse a far rapire quel Ministro ch’ era ancora nel
fior dell’età. Fù preso in un giorno mentre si divertiva
alla caccia, e perché non si potesse mai riconoscerlo
per evitar con ciò ogni reclamo, immaginossi l’uso d’
una Maschera di ferro. Queste Memorie, per quanto
dicesi, comprendono dei dettagli i più copiosi e i più
appaganti sulla dimora di questo Prigioniero nelle Isole
di S. Margherita e sulla sua lunga detenzion alla
Bastiglia. Pare che quello che le ha scritte abbia avuto
una gran parte a questo colpo di mano politico. Se si
domando come mai Luigi XIV. al colmo della
grandezza abbia potuto ridursi a una sí bassa vendetta
verso il Ministro d’un piccolo Principe, si risponde
citando dei tratti consimili del suo risentimento, e si
rammenta tra gli altri quel sgraziato Giornalista fatto
rapir da un Traditore e rinserrar poi in una gabbia di
ferro, per aver dato de’ quadri poco lusinghieri
dell’ambizion e dei altri difetti di questo Prencipe.
20. Giugno 1787.
Pielego nom. Sacra Famiglia P. Antonio Pasulina Veneto, da Zara con Castrati, formaggio morlaco e oglio. 21. Detto. Pielego nomin. Madonna delle Grazie, P. Ant. Benuzzi Veneto da Zara, con poco oglio di portata. Ad. Detto Pielego Natività della B. V. P. Tom. Senich Ven. da Cattaro e Castel nuovo, con oglio, cera, et altro. 22. Detto. Trab. S. Eussemia P. Marco Rasel Ven. da Zara con Castrati, e poco oglio. Ad. Detto. Polacca La Mad. Incoronata delle Grazie Cap. Vicenzo di Cesana Nap. da Trieste vuoto, con poco formaggio di portata. Bastimenti Partiti 21.Giugno. Capitan Benetto Ragozzi per Malta. 22. Detto. Cap. Gio: Battista Gambillo, per Corfù e S. Mauro con Passeggieri. Ad. Detto. P. Niccolò Cabrin per Cattaro con Passeggieri. Legni pronti a partire Checchia La Fede Cap. Marc Antonio Collich Ven. can. 2, pedrere 4. E mar. 9. Per Genova e Marsiglia. Carlo Fabris di Gius. Mezzano. Partirà entro il mese corrente. Checchia Mad. dello Scarpello, e l’Anime del Purgatorio Cap. Pietro Grubas Ven. can. 8. e m. 12. Per Alessandrai. Luigi Belloni Pub. Sensale. Partirà nel venturo Luglio.Metatextualidad
Non avendo potuto
inserire nel Foglio presente un’altra bellissima relazione,
che ci è stata indiritta sopra la Maschera di Ferro, la
porremo in quello di Mercordì e ringraziamo intanto chi ce
la fece avere.