Gazzetta urbana veneta: Num. 3

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Num. 3.

Sabbato 9. Giugno 1787.

Per la fauste nozze Di sua Eccellenza Francesco Pepoli Colla Nobil Donna Elisabetta Cappello Canzone

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Qual meraviglia Signor Lettore? Perché le ciglia Stirando va? In questo Secolo Sì illuminato Fors’ è vietato Di scriver mal? Non ho diritto Anch’ io di scrivere? Mi fa un delitto Del verseggiar? Son zoppi versi, Son sciocche rime . . .  Saran le prime Signor Lettor? V’ è chi Eloquenza Nel grado sommo Dell’ eccellenza Vuol professar; E invece stolida Ben spesso adopera Meschina e garrula Verbosità. Chi del Teatro Volumi scrive E quel proscrive, Che non intese, Che non comprese Il suo saper. Dice l’Autore, Che dall’amore Ei fu spronato Di Società. È compatibile: All’oro intanto Egli è sensibile E via sen va. Chi fa Tragedie Che fan da ridere; Chi fa Commedie Che fan da piangere; Chi fa il Legale Chi il Metafisico . . .  E tutto male E tutto mal. Chi con Sonetti, Dissertazioni, Chi con Progetti, Traduzioni, Le Spugne gemere I Torchi premere Ardito fa. Chi parla in Greco, Chi parla Inglese E chi il Francese . . .  E tutto mal. Chi al letto medica Quell’ammalato Che risanato Spera tornar; E invece mandalo Con Aforismi Con Sillogismi In braccio a Morte, Se pur la Sorte Nol vuol salvar. Chi si dottora Per esser dotto, E invece indotto Si può chiamar. Chi fa un Capitolo Per il Dottore, Chi fa un Sonetto Pel Genitore, Chi un Madrigale . . .  E tutto male E Tutto mal. Vogl’ io conchiudere Con ciò che ho scritto, Che anch’ io ho diritto Di verseggiar. Se all’insoffribile Si dà gran lode Non e temibile Il Poetar. Si loda un Tragico Perch’ egli è un Lirico, Un Matematico Perch’ egli è un Fisico; E sonvi alcuni (Tre volte buoni!) Che sciocche Favole Chiaman Lezioni Della Moral. Talun se suona L’Allegro o il Flebile Benché distuona S’ applaudirà; E s’ egli è Nobile O titolato D’ esser lodato Si stancherà. Perché i miei versi Signor Lettore Con tutto il cuore Non loderà? Se questo è il Secolo (Ne si sa il come) Che una freddura Riceve il nome D’un grand bon mot. L’Illustre Tragico Che Italia onora Con poter magico Rendè pur ora Talun fanatico Per il suo Stil? E pur convincesi Chi in questo il loda. Che ferreo sia, Che sia durissimo, Maledettissimo Per recitar. Che vuol dir questo Signor Lettore? Vuol dir, Signore, Che lode acquista Per fanatismo Ogni più trista Composizion. Se poi son chiesto S’ io sol per questo Lo disistimi In tutto il resto, Risponde, nò; Benché quel barbaro È detestabile Se l’Armonia Ch’ è tanto amabile Nella Poesia Sacrificò. Illustri Sposi Se leggerete Compatirete La digression: Fuor dell’usato Pretesi scrivere (Un po’ imbrogliato) La mia Canzon. Debbono i Vati, Dice il Lettore, Dagli Antenati In casi simili Incominciar; E poi discendere, Non senza Imene Non senza Amore, Con le catene Co’ dardi al cuore . . .  Sono freddure, Caricature, Che fan da ridere, Signor Lettor. Deve il Poeta Far da Proseta, Co’ versi suoi: Predir gli Eroi, Predir ai figli . . .  Eh! I suoi consigli Per lei si tenga Signor Dottor. Si dee descrivere Il bel sembiante, L’eburneo collo, Le grazie tante, Che il bianco petto Per dolce amore Sospirosetto Ci fa veder. Signor Lettore Gran Seccatore Non vuol tacer? Io non l’ ignoro: La bella Sposa Dovrei lodare Pel suo cantare, Pel suo ballare, Pel suo suonare . . .  Ma a qual proposito? Ognun lo sà. Dovrei lodare L’Illustre Sposo Perch’ egli è nobile E manieroso, Perch’ è ripieno Di qualità. Ma a qual proposito? Ognun lo sa. Dirò piuttosto. Quel che s’ ignora E resta ancora Da far saper. Non un Contratto Dall’interesse Soltanto fatto Un sì bel nodo Oggi formò; Ma quel scambievole Ardente affetto, che nasce in petto Senza violenza Da quella tenera Intelligenza, Che due bell’anime Han fra di lor. Oh! quì il Poeta Far può il Profeta, E dir che Imene In guisa simile Fa tutto bene E tutto è ben. Questo è l’amore Fuor dell’usanza, Che desta in cuore Vera speranza D’ una durevole Felicità. Quest’ è l’amore Per cui scusabile, Signor Lettore, Quello si rende, Benché ignorante, Che pur pretende Di verseggiar.

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Questa Composizione è dell’Illustrissimo Sig. Avvocato Antonio Simon Sograffi. Se il nostro giudizio non c’inganna, il Pubblico colto ci saprà grado d’ avergliela presentata, tanto più che nel farlo abbiamo soddisfatte le brame di tanti che desideravano di vederla.
In Senato Li 6. Giugno. Proveditor in Zecca. E. Niccolò Venier. La instituzione di un Provveditore in Zecca si fece per deliberazione dell’ Eccelso Consiglio di X e sua Aggiunta nell’anno 1522. e l’eletto, per condizione prescritta, fu un Individuo di quel Corpo medesimo. Nell’anno 1562. se n’ elesse un secondo, e dieci anni dappoi, per i nuovi Depositi nella Zecca, accrebbero in modo tale gli affari delli due Provveditori, che si perfezionò la Magistratura coll’ aggiungervi un terzo Provveditori. Sino all’anno 1582. dipendeva la loro elezione dal Consiglio di X., ma dopo la Riforma d’ esso Consiglio, passò l’arbitrio della scelta all’Eccellentissimo Senato. Funzioni Sacre. Trà le sacre diurne funzioni, che in questa Capitale si celebrano con solennissima pompa, la principale è quella del Giovedì prossimo passato del Corpus Domini. In essa la ricchezza delle Scuole Grandi, la dignità dell’Ecclesiastica gerarchia, i luminosi segni del Principato, più vivamente risplendono. La serenità della giornata resela più bella dell’ordinario, e fu sì grande il concorso nella nostra vastissima Piazza, che il Popolo stava affollato sotto le Procuratie Vecchie e Nuove, e in quello spazio che resta trà le medesime, e gli Archi provvisionalmente eretti per la lunghissima processione, sopra de’ quali il teso panno difende dal calore del Sole. Mancò alla grande Solennità, per oggetto di salute, il Serenissimo Doge, la maestà della cui comparsa accresce sempre la magnificenza delle Pubbliche Funzioni. Fece le sue veci, come maggiore d’ età trà gli Eccellentissimi Consiglieri, il N. U. E. Lorenzo Marcello, che salì a questo grado eminente per il carico da lui sostenuto d’ Avvogador del Comune. A’ fiocchi pendenti dell’aurea ombrella, v’ erano, ornati della solita maestosa porpora e della fulgida Stola d’ oro, li sei Cavalieri Morosini, Contarini, Renier figlio del regnante Serenissimo, Querini di Procuratia, K. e Proc. Erizzo, K. e Proc. Pesaro. Questo colpo d’ occhio della grandezza pubblica distribuita in tante dignità patrizie, e la soddisfazione con cui annualmente concorre il Popolo a tutte queste funzioni solenni, senza che ci sia d’ uopo dell’armi militari per tenerlo ne’ limiti del suo rispettoso dovere, ricordano quanto ha scritto sul Governo Veneto, l’Autor immortale della Storia filosofica e politica degli Stabilimenti Europei nelle due Indie. Ecco le sue parole. Toutes les branches du pouvoir y font distribuèes entre les nobles, & balancées avec une harmonie admirable. Les grands y regent sans bruit avec une sorte d’ èglalitè, comme les ètoiles brillent az firmament dans le silence de la nuit. Le peuple jouit de ce spectacle, & s’ en contente avec du pain de jeux. Una Compagnia di trenta Patrizj Veneti denominata de’ Polenteri ha per istituzione d’ unirsi ogni mese ad un pranzo moderato. Quando però alcuno d’ essi viene innalzato a qualche maggior dignità, dà a proprie spese un pranzo magnifico a tutta la Società. Da poco tempo arrolati furono alla medesima SS. EE. Gasparo Gerardini, Alvise Mocenigo, e Zuanne Da Lezze. Il Primo, dopo aver date moltissime prove della più robusta eloquenza nel corso del suo uffizio d’ Avvogador del Comune, eletto fu Consigliere: il Secondo dall’attualità del Magistrato alle Acque è salito a quella di Savio di Terraferma ed onora co’ suoi talenti e colle saggie sue direzioni, l’elezione del Senato: il Terzo, in premio de’ gloriosi suoi Reggimenti di Rovigo e dell’Arsenale, fu decorato della Veste senatoria. Questi tre Soggetti uniti si sono nel giorno suddetto a dare un pranzo ove c’ era. „Quanto dona la terra, e mando il mare” Il luogo fu la spaziosa e lucida Sala de’ Filarmonici. Il suono de’ musicali strumenti da fiato rallegrò maggiormente, durante la tavola, la nobilissima Adunanza composta di 64. persone, perché invitate furono undici Dame, e ventitre Cavalieri, che non son della Compagnia. Il Mastro di Casa, che fece conoscere in quest’ occasione a quanto s’ estenda il raffinamento e il buon gusto della sua prosessione, fu il Signor Giulio Berengo al servizio dell’Eccellentissimo Falier eletto Provveditor Generale all’Isole del Levante. Sappiamo che questo dir bene non piace a tutti, ma finchè ne avremo il soggetto la nostra pena non cesserà di tesser elogj; tributi che da noi esigono il merito e la virtù. Verso la sera del giorno medesimo, il corso di barche lungo le zattere, e nel Canal Grande dalla parte del Corpus Domini, fu pieno e solto, e trà le Bissone ed altre Barchette da fresco, vidersi a snodare le braccia i Regattanti che al cinemento s’ accostano. Mestre. Jeri comparve un altro Cartello sull’apertura di quel Teatro. S’ avvisa in esso che la Cavalchina di Domenica sarà mascherata al solito, e che si pagherà l. 3. alla porta, l. 4. per entrar in Circolo, e l. I: 10. per aver luogo nel Controcircolo. Si fa in oltre sapere che alli 18. del Corrente seguirà la Corsa di Lacchè, la cui mossa sarà nella Piazza di Mestre, la volta al Capitello di Moggiano, e la Bandiera al sito medesimo della mossa. Il Primo Premio Ducati correnti numero 18. il Secondo n. 12. il Terzo n. 8. il quarto n. 5. il Quinto N. 2. con una bottiglia di vino di Cipro e 6. savojardi. Buon prò vi faccia. In luogo del desunto Antonio Maria Alberti, fu eletto jeri mattina nell’attualità di Guardian di Sanità, da quell’Eccellentissimo Magistrato, Pietro Roldi benemerito per la lunga e fedele sua servitù nelle commissioni ricevute dal medesimo.

Progetti.

Una persona, che ha dati in privato e in pubblico, attestati convincenti della sua abilità nell’Aritmetica, e ne’ Calcoli numerici, studiando il Piano del nuovo Lotto del Corticelli ha rinvenuto un certissimo metodo di assicurare alli giocatori che si uniscono in compagnie, una data quantità di Premj progressivi, mediante la quale viene ad abbassarsi di molto il prezzo d’ ogni Biglietto, senza chiudere alle fortuna la via di favorire nella estrazione delle trenta grazie. Tale è l’evidenza del suo assunto, che molti già si persuasero onninamente, ed unendosi in compagnie più o meno numerose, ricorsero alle sua direzione. Le leggi e i patti di queste Società giocatrici sono a stampa, divisi in capitoli, ed espressi con tutta la chiarezza possibile. Ogni compagnia dev’ essere formata almeno di sei, e può ascendere gradatamente fino a 6667. In proporzione del loro numero viensi a minorare la perdita, e in conseguenza ad agevolare l’incontro delli numeri graziati. Ecco un saggio delle sue osservazioni, sopra cui gli intelligenti potranno riflettere, e conoscere la sua veracità.

Compagnia
di 14. Persone.
Numeri.

127. 1556. 3040. 4515. 5997. 7497. 8983. 10454. 11938. 13411. 14892. 16379. 17865. 19364. Valore di Biglietti 14. a D. 50 - D. 700. Vincite Immancabile. Prima Classe. 1 Progressivo del 6 estratto di D. 20. 1 del Settimo estratto di D. 15. Seconda Classe. 1 Progressivo del Secondo estr. di D. 15. 1 del Terzo di D. 20. Terza Classe. 1 Progr. del quinto Estratto di D. 15. 1 del Settimo di D. 20. Quarta Classe. 1 Progressivo del 4 estratto di D. 35. 1 del 6 estratto di D. 15. 2 del 8 di D. 25 D. 50. 2 del 9 di D. 20 D. 40 D. 245. Si sottrae il 10. percento dell’ Impresario. D. 124.: 12. D. 220: 12. Perdita D. 479: 12. La quale ripartita per cadaun Biglietto riduce il costo d’ ogn’ uno di essi a soli D. 34:6. effettivi. Chi volesse valersi di questo metodo può significarlo al dispensatore della presente Gazzetta, o al suo Compilatore, da cui sarà indirizzato all’accennata persona, che gli darà lumi maggiori, ed accetterà la suo concorrenza come fece cogli altri che si arresero alle sue evidentissime dimostrazioni. Noi abbiamo pubblicato di buon grado l’idea di questo Progetto colla speranza di recar utile al coraggioso Impresario, ed alli giocatori nel tempo medesimo. Cose Trovate. Ci fa sapere l’anomimo, che ricercava la Traduzione Francese del Poema sull’Ecclissi del Boscovich, d’ averla trovata a Padova, e in conseguenza non averne più bisogno. Ringraziandoci della nostr’ attenzione mostra di risentirsi dello stupore che abbiamo dimostrato del suo desiderio della Versione Francese, e ci notifica che intende anco il Latino ed ha l’Originale. Noi ce ne rallegriamo con lui, e vorremmo che sapesse non solo le sette Lingue del Calepino, ma quante se ne parlò nella Torre di Babelle che così, secondo il proverbio turco: Chi ha più lingue ha più teste, sarebbe un Idra di mostruosa sapienza da spaventare la Terra.

Ritrattazione.

Nel Primo Numero di questo Foglio all’Art. Trat. Accademici abbiamo detto che gli Ardenti tengono le loro Riduzioni a S. Benedetto, il che non è vero, perché le tengono a S. Vitale. L’errore fu di chi scrisse l’avviso, e ce lo mandò: e l’ avremmo corretto se non ci fosse giunto in momenti d’ occupazioni, che a nulla ci facevan riflettere. I maligni che spalancano gli occhi su’ nostri difetti se l’ avranno goduta: ma i leggitori discreti non ne avran fatto caso, e di questi a noi preme la protezione benevola. Proposta Ossiano future elezioni del M. C. di domani 10. Corrente. Camerlingo a Sebenico Avvocato ai Consigli. Magistrato del Proprio Magistrato dell’ Esaminador. Cottimo di Damasco 2. Dazio del Vin. 5. 40. Civil Novi. Verona 5. Giugno. Jeri sera è partita da questa Città la rinomata Signora Fortunata Fantastici. Essa ci ha veramente sorpresi col canto della sua estemporanea Poesia, nella Sala della Nobile Accademia de’ Filarmonici, ove s’ accese il di lei estro alla degna gara del celebre Sig. Ab. Lorenzi, che ottenne i più giusti applausi. Siamo debitori di questo delizioso trattenimento al genio vigilante del Nobile Signor Marchese Giulio Carlotto Principe della prefata Accademia Filarmonica, il quale fece radunare tutti gli Accademici, terminato che fu l’improvviso poetico Dialogo, ed acclamare da essi con unanimità di voti, e col giubilo più esuberante, Accademica Filarmonica questa inimitabile Poetessa. La Signora Contessa Mosconi ebbe la compiacenza d’ averla a pranzo e alla conversazione il giorno 3. del corrente. Anco alla sua abitazione la Signora Fantastici soddisfò il genio erudito d’ alcuni Signori di questa colta Città, cantando sopra varj argomenti, ed unendo al dono de’ versi estemporanei il dolce ed armonico tuono della sua voce, che li rende più grati. Frà le molte sue cognizioni possiede questa dottissima Giovine, ancho quella della Lingua Greca, e la modestia con cui cerca occultarle non sa che renderle più plausibili. Ecco un Sonetto, che le fu dato per Temo nella preaccennata Accademia dal Nob. Sig. Conte Girolamo Pompei notissimo alla Letteraria Repubblica.

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Sonetto.

In quelli adusti dì, che più molesta Sotto al Sirio, o al Leon fere l’arsura, In frà nembi sconvolti orrida oscura D’ improvviso talor move tempesta. Quindi il Bifolco dalla grandin pesta Vede al campo la biada anco immatura; Vede arso in fiamma il Gregge alla pastura Il Guardian, che attonito ne resta. Ma in sì calda Stagion come discende, Quel freddo gelo, e avvien che in frà il gel arda La folgor che le nuvole scoscende, Tu dillo. Puoi senza timor, vicina Ben tu mirar la folgore; ten guarda Già quella fronda, che ti cinge il crine.

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Si dispensa questa Gazzetta, e si ricevono la assocciazioni, e le notizie, a Venezia dal Colombani al Ponte di Rialto. La sera, e i giorni di festa al Caffè, in campo a S. Bartolommeo. Mercordì sebben sia giorno festivo si troverà il Colombani alla sua Bottega per dispensar all’ora solita il Numero quarto. A Padova dalli Fratelli Conzatti Libraj. A Brescia da Dionisio Colombo Librajo.
Dalla Stamperia Zerletti Venezia.