Gazzetta urbana veneta: Num. 1
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Livello 1
Num. 1 Sabbato 2. Giugno 1787.
Sensa. Giovedì prossimo passato
ebbe termine la Fiera di questa Città, che sovente fu molestata
dalle pioggie dirotte, e dalli venti impetuosi. L’Eclentiss.
Sig. K. e Proc. Erizzo n’ ebbe in quest’ anno per vicenda della
sua Dignità, la soprantendenza. Son ormai passati undici anni
dacché fu eretta questa fabbrica sì elegante. Quando il buon
tempo permiselo, il concorso fu numerosissimo, particolarmente
nel giorno e nella notte della seconda delle tre Feste di
Pentecoste. La quantità de’ Forastieri venuti a godere di questo
brillante Spettacolo ne accrebbe il movimento ed il brio.
Bisogna confessare, senz’ombra di parzialità, che la viva
interna illuminazione, il fulgido apparato delle botteghe, la
gala, le mode, e il quadro movibile d’un folto Popolo, che dalla
Ninfa vezzosa discende alle guattera sozza, e dall’Adone
attillato allo scalzo facchino, formano un tutto sì pittoresco
che sorprende ed alletta. Per altro in quest’anno non abbiamo
veduto nulla di raro, se tale dir non vogliamo l’unione de’
cristalli del Briati travagliati con tanta finezza, la copia
dell’Argenteria dell’Orefice Barbarigo, ch’ebbe d’uopo di due
botteghe in una per dilatarsi in mostra pomposa, ed i capriccj
dell’ingegnoso Zagagnin, che in fatture di latta dipinta, un
giorno o l’altro ci rappresenta le Metamorfosi tutte d’ Ovidio.
Opera. Quanto più s’ accostano al fine le recite dell’ Orfano
Cinese, tanto più cresce degli Spettatori l’applauso. Il Nobile
Autore di questo Dramma, è ben compensato delle sue fatiche
poetiche dalle lodi che gli tributa l’intelligenza, le quali
ratificano quelle che ottenne nel Carnovale passato in cui fu
posto la prima volta in iscena il suo Dramma. Gli si può
perdonare il verso „A tal patto sospesa ognor stà morte” e la
fredda ferocia, la feroce virtude, e il condur dalla culla al
macello, in grazia di molti bei pezzi di recitativo ond’ è
ornata quell’ Opera, e delle arie sonore ed armoniche come
quella che comincia:
È desiderabile che questo Cavaliere regali il Teatro di
qualch’ altra sua poetica produzione, il che la gente di buon
gusto spera e desidera. Per altro Dio lo guardi dal correttore
di questa seconda edizione della sua Opera. Egli ha lasciato un
gran campo alla capacità di chi legge, per indovinare cos’ abbia
voluto dire l’Autore. L’espressiva, armoniosa, ragionata musica
del Sig. Bianchi, ha messo sì bene in moto tutte le passioni del
Dramma, che non si potrebbe desiderare di più. Particolarmente
il Terzetto, la Preghiera e l’Aria che le succede, son capi d’
opera della singolarissima sua abilità. Ma che varrebbe la
Poesia e la Musica se mancassero i tre Personaggj eccellenti,
che ci fanno sentire tutta la dolcezza de’ loro prestigj? Il
Pacchierotti, il Babbini, la Boccarelli, formano una deliziosa
unione in un’Opera, ed è molto commendabile l’ Impresario avendo
per sole diciotto Recite avuto il coraggio di servire il
Pubblico con tre Parti Cantanti di sì gran merito. Quanto ai
Balli li lasciamo nel precipizio in cui sono caduti. Peccato che
il Muzzarelli, del cui valore abbiamo avute molte
recenti esperienze, siasi lambiccato il cervello sull’Odissea
d’Omero per trarre l’argomento d’ Ulisse al Monte Etna onde
innestarlo con poetica libertà per comporre un intreccio di
nuovo aspetto. Egli ebbe più fortuna trà gli Othaiti che al
Monte Etna, ed ancora ci ricordiamo il suo Ballo su’ Viaggi di
Cook, che fece tanto piacere sulle Scene medesime dov’ egli ora
invano affaticasi. Trattenimenti Accademici. Nel Teatrino
particolare di S. E. Ales. Pepoli, che a proprie spese e colla
più possibile magnificenza ha divertito tante volte un ceto di
nobili e civili persone nelle stagioni particolarmente, in cui
non son aperti i Teatri Pubblici, s’è chiuso il corso alle
Recite Giovedì p. p. con una nuova Farsa del celebre Sig. March.
Albergati intitolata L’ Accademia. La N. D. Teresa Venier
rappresentò con tutto il brio della comic’ arte un carattere
Veneziano, e coll’ incantesmo della sua voce regolato dalle
leggi della Musica, penetrò ne’ cuori dell’uditorio, e ne dominó
a sua voglia gli affetti. Questa Fenice del suo Sesso non ha
trovato mai nel Comico, o nel Tragico, Parte a cui non sappia
adattarsi la veramente impareggiabile sua abilità; e non v’ è
genere di Musica nel Giocoso o nel Serio, a cui Ella piegarsi o
sollevarsi non sappia con ammirabile effetto. Noi non osiamo di
tessere un panegirico al merito così eminente di questa Signora,
perché tutto il dicibile starebbe sempre al di sotto d’esso, e
basta averla udita una volta per confessare la verità di tal
espressione. Il Sig. Gioachino Bianchi s’è fatt’ onore al suo
solito nel cantar seco Lei: e nel recitare l’abilissimo Sig.
Marchese ha fatto sempre più chiaramente conoscere, che nel
genere Comico non v’ hà chi meriti il suo confronto: e che i
Commedianti di professione ci riusciranno più disgustosi quando
udendoli nell’ Autunno venturo ci ricorderemo di lui. Quanto poi
a S. E. Pepoli non entriamo in dettagli de’ suoi varj talenti,
perch’ egli sà far tante cose, che ci vorrebbe un solo Foglio
per lui per non tacerne veruna, e per encomiare il vasto suo
genio. Basti per ora di considerarlo nel solo merito di porgere
con tanta generosità frequenti occasioni di nobile trattenimento
ad una colta adunanza, per cui noi pure se gli confessiamo
grandemente obbligati. L’Accademia degli Uniti, composta di soli
Cavalieri, i cui spettacoli sono veramente rappresentati con una
dignità da Corte, e dove tutto spira grandezza, diede jeri di
sera la terza replica dell’Olimpia, Tragedia notissima. In essa
si distinsero con ammirazione universale le N. N. D. D. Elena da
Lezze, ed Augusta Correr, Dame che al dono della bellezza
accoppiano quello d’ uno spirito coltivato e d’ un finissimo
discernimento. Nella passata Domenica vi fu nella Proccuratia
de’ Filarmonici la solita Accademia, a cui sono concorsi molti
Forastieri di rango, e rimasero pienamente soddisfatti
dell’ampiezza e sontuosità del luogo, a cui tutto il resto ben
corrispose: ma molto più del gran numero di Patrizj Veneti che
compongono quella splendida Adunanza, e delle loro
leggiadrissime Dame. Questi nobilissimi Accademici hanno sempre
nelle grandi occasioni fatto molto onore alle loro Patria. Gli
Ardenti la cui vasta Sala in Contrada di S. Benedetto, è capace
d’un grandissimo numero di concorrenti hanno dato nel corso
della spirata Sensa due brillanti Festini, nel
secondo de’ quali si distinsero nella danza in un minuetto a
quattro, le nobile Spose Mocenigo, Venier, Erizzo, ed il N. H.
Zuanne Foscarini. Non
possiamo però passare sotto silenzio l’arrivo, la dimora, e la
partenza seguita il giorno 25. dello scorso mese, della famosa
Signora Fortunata Sulgher Fantastici Livornese abitante in
Firenze, celebre non meno per le sue poetiche Composizioni già
date alla luce, che per i suoi estemporanei leggiadrissimi
Versi. Nel di Lei soggiorno di dieci giorni in questa Metropoli,
essa si prestò graziosamente più volte alle istanze di alcuni
nobili Personaggj, che con molta soddisfazione e piacere si sono
portati alla di lei abitazione in Contrada di S. Giuliano, per
ascoltarla. Diversi sono stati li Temi ch’ Ella mirabilmente ha
trattati, in alcuni de’ quali giunse a superare la per altro
grandissima aspettazione. Il Ratto d’Elena, Le Gare Generose de’
Signori Gervis e Blanchard sul Globo aerostatico, e molti altri
Soggetti da Lei cantati, fecero conoscere le profonde sue
cognizioni nelle materie fisiche, e la sua erudizione de’ Greci
e Latini Autori, da essa ne’ fonti originali gustati. S. E.
March. Giovanni Pindemonte acceso dal suo fervido estro a fronte
di questa decima Musa, ha fatto chiaramente conoscere, che non
c’è paragone che ammorzi il fuoco della sua vivissima
immaginazione; e che tanto è più grande e felice nella Poesia
estemporanea quanto i confronti che gli si presentano sono più
degni. La N. D. Cecilia Zen Tron, Dama protettrice ed amante
delle bell’ arti fu distinta con ispeziale condiscendenza dalla
Signora Fantastici, al Casino della quale, ch’ è il Parnaso
Veneto, si portò a cantare su diversi argomenti colla solita
felicità e sodezza. Noi ch’ebbimo il piacere di conoscerla e
udirla in Firenze, in compagnia del nostro degnissimo Amico
Abbate D. Aurelio de’ Giorgi Bertola, siamo soddisfattissimi di
poter dare questo pubblico attestato della nostra venerazione
alla sua sublime virtù. Funzioni Sacre. Nelle tre prossime
passate Feste vi fu un Triduo solenne per la canonizzazione
delli tre Beati Pacifico da S. Severino M. O. R. Niccolò Fattori
M. O., e Tommaso da Cori M. O. nella Chiesa di S. Bonaventura di
questa Città. Il Panegirico del Primo lo fece il P. Giuseppe
Tommasoni Domenicano, del Secondo il P. Lettor Luigi da Vicenza.
M. O. R. e del Terzo il Sig. D. Pietro Steffani Sacerdote di S.
Geremia, ognuno de’ quali rese ammirabile il suo zelo, e la sua
sacra eloquenza. Uffiziò nella solenne Funzione il
Reverendissimo Piovano di S. Marcuola nella cui Parrocchia è
compreso il Convento di S. Bonaventura. Questi buoni Religiosi
furono assistiti da’ loro benefattori per l’apparato della
Chiesa, per la divota Musica che si cantò in essa, e per
quant’altro occorse per la solennità delli tre Beati, le cui
Statue furono erette sopra un altare. Al gran
concorso non era sufficiente la Chiesa, e moltissimi non hanno
potuto entrarvi. In Senato. 31. Maggio. Fu eletto Sopra
Monasterj il N. H. E. Leonardo Dolfin qu: Pietro, amplissimo
Senatore, i di cui tre Figli sono meritamente fregiati della
medesima dignità. Questa gravissima Magistratura cominciò nel
1521, e non furono soggetti allora alla sua autorità che li
Monasterj della Dominante; ma nel 1524 venne estesa anco su
quelli di tutto il Dogado. Non fu che provvisionale sino al
1528, e dappoi dichiarossi perpetua dall’Eccelso Consiglio di X
che la creò per sollevarsi alcun poco dal peso delle sue tante
importantissime cure, trà le quali eragli propria anco quella
de’ Monasterj. Partenza
Checchia nominata Buona Sorte, Cap.
Bortolo Scasso Veneto, montata con cannoni num. 14, e marinari
numero 18., per la Scale di Cipro e Alessandretta. Partirà entro
il prossimo mese. Luigi Belloni Mezzano. Nave nominata Madre
Amorosa, Cap. Simon Budinich Veneto, montata con cannoni num.
20. e marinari num. 24., per le Scale di Cipro e Alessandria.
Partirà entro il mese corrente. Luigi Belloni Mezzano. Nave
nominata Corona Giustina, Cap. Girolamo Zulian Veneto, montata
con cannoni num. 12. Marinari num. 16., per le Scale di
Salonicchio e Costantinopoli. Partirà entro il prossimo mese.
Luigi Belloni Mezzano Checchia nominata Madonna del Scarpello e
S. Antonio di Padova, Cap. Antonio Sirovich Veneto, montata con
cannoni num. 10., e Marinari num. 12. per la Scala di Smirne.
Partirà alli primi del corrente mese di Giugno. Luigi Belloni
Mezzano. Brigantin nominato Brillante, Cap. Giorgio Rossini
Veneto, montato con cannoni num. 8. e marinari num. 12. Partirà
entro il mese prossimo. Luigi Belloni Mezzano. Checchia nominata
Angelo Gabriele, Cap. Francesco Ballarin Veneto, montata con
cannoni num. 12. e Marinari num. 16. Partirà entro il mese
presente. Luigi Belloni Mezzano. Checchia nominata la Nuova
Sorte, Cap. Anastasio Declietto Veneto, montata con cannoni num.
8 e marinari num. 10; Per la Scala di Tripoli.
Partirà nel corrente mese. Niccolò Cuvaglià Mezzano. Nave
nominata l’ Aquila d’ Oro, Cap. Francesco Cuvara Veneto, montata
con cannoni num. 16 e marinari 17. S’è messa al carico per
Smirne e Costantinopoli, e partirà entro il mese corrente. Carlo
Fabris di Gius. Mezzano. Agl’intendenti ed amanti della ra
latinità presentiamo una Inscrizio sepolcrale, dell’eruditissimo
Sig. Dottor dalle Laste, che non ha molto scolpita sul sasso che
chiude le cen del fu Conte Carlo Generale Colloredo, nella
Chiesa parrocchiale di S. Benedetto, presso cui egli abitava.
D. O. M.
Cambj
Lione 57 1/2
Parigi 57 3/8 Roma 63 1/3 Napoli 118 3/4 Livorno 102 Milano 153
Amsterdam 90 7/8 Genova 94 Amburgo 87 3/4 Londra 51 7/8 Augusta
103 1/2 Vienna 199 ½ Si ricevono le Assocciazioni, e le
notizie per questa Gazzetta A Venezia da Paolo Colombani Librajo
alli Scalinetti del Ponte di Rialto verso il Traghetto. A. Padova
dalli Fratelli Conzatti al Ponte di S. Lorenzo. Dalla Stamperia
Zerletti Venezia.
Livello 2
Metatestualità
Parole di chi scrive questo
foglio, a chi legge. È opinione ricevuta, e quasi comune,
che l’invenzione della Gazzetta sia nata in questa
Metropoli, dove fiorirono tanti genj ritrovatori e fecondi,
che si distinsero nelle utili e belle scoperte. L’antica
moneta Veneziana, che n’ era lo stabilito suo prezzo in que’
tempi della sua introduzione, chiamata Gazzetta, diede il
nome al Foglio: e d’esso si valsero, non solo le altre Città
d’ Italia, ma sino le più colte oltramontane Nazioni, per
intitolare i Fogli periodici contenenti le notizie urbane o
straniere. Ciò essendo, non è forse da stupire, che questa
Città da cui tant’altre appresero un metodo sì dilettevole
ed utile di raccogliere le più interessanti novelle, manchi
poi d’ un Foglio che le sia proprio? Li due politici, che
quì si stampano coi titoli di Postiglione e di Notizie del
Mondo, poco o nulla parlano delle cose urbane Venete, avendo
le straniere per loro principale oggetto. La Temi Veneta, il
Libro D’Oro, gli Almanacchi, non escono dal circolo delle
ordinarie vicende, e prescindendo da una sola varietà di
nomi, ogn’anno sono gli stessi. Lo stampatore Albrizzi aveva
incominciata nell’anno 1766. un’Operetta periodica
intitolata: Annali della Città di Vinegia, contenenti le
cose degne di memoria, che vanno di giorno in giorno
avvenendo in essa e nelle vicine Isolette che la circondano.
Egli s’era proposto di pubblicarne due tometti all’anno,
ognuno de’ quali comprendesse un Semestre; ma dopo il Primo
Tomo non altro comparve. Il dottissimo Signor Conte Gasparo
Gozzi prestò l’erudita sua penna al lavoro d’una Veneta
Gazzetta Urbana: ma non poté accordarle una lunga durata per
le applicazioni più serie a cui era chiamato dal suo sapere,
e lasciò privi i leggitori intelligenti del gusto della
purità del suo stile, e della naturale pittura delle cose
narrate. Ad esso sostituissi il vivace Signor Abbate Pietro
Chiari, che la fece da Romanziere quando non poteva farla da
Storico, ed empiva il vuoto de’ Fogli suoi col parafrasare
alcuni testi de’ classici Autori latini, e collo
spargere dell’erudizione quando l’opportunità, o il non
saper che dire, gliene dava impulso. Dicendo il vero, o
narrando delle favole, era sempre leggiadro, affluente, e
ingegnoso, e finch’egli continuò l’accennato Foglio, non
mancò ad esso un buon numero di compratori. Tutti gli
esperimenti fatti dopo quest’epoca in tale materia furono
sventurati. Non si dirà se ciò avvenisse per difetto degli
Scrittori, per errore di metodo, per l’incostanza del
pubblico genio, o per altra cagione: ma è certo che questi
recenti inutili tentativi hanno stabilito quasi
universalmente una popolar opinione, che l’impresa a cui noi
diamo cominciamento esser non possa in questa Città di buona
riuscita. Tale funesto presagio non ha punto scemato il
coraggio nostro, ed anzi servì a porci maggiormente nel
forte impegno di provar il contrario, se gli sforzi nostri
secondati verranno da quegli ajuti che ci promettiamo dal
Pubblico colto e benigno. Il Piano offerto nel Manifesto
volante già dispensato, contiene molti Articoli su’quali
parlar non possiamo s’altri non ce ne dia la materia. Per
esempio: Cose perdute e trovate, Servi che cercano Padroni,
Invenzioni nelle Scienze, Arti, e Mestieri, cose in vendita
o ricercate, Viaggiatori che cercan compagni &. sono trà
quelli che lasciano un campo aperto all’altrui ricorrenza,
ma non appartengono alle nostre indagazioni. Il Giornale di
Parigi, ch’esce di giorno in giorno, del cui metodo ci
varremo in gran parte, plausibilmente sostiensi per le
continue copiose ricerche, proposte, risposte, esami,
critiche, elogj, pezzi poetici, ed altro, che al suo
compilatore incessantemente si mandano. Pochi anni sono il
Foglio del Graziosi ha resa evidente l’utilità che può
ritrarsi dal ricorrere a’ Fogli pubblici, collo scoprimento
d’ un Interfetto, il cui capo reciso non era più
riconoscibile, fatto per mezzo d’ alcune parole stampate nel
Foglio prefato, ch’ erano scritte su un pezzetto di carta
ch’ avea servito di rouleau da capelli a quell’infelice. Noi
conosciamo una persona, ch’esercita un impiego considerabile
in una ricca Casa di negozianti di questa Città, per essersi
offerta nell’ accennato Foglio quantunque non vi fosse
nominatamente. Dove non può giungere la comodità ed il
vantaggio di questa Gazzetta Urbana, se all’ attenzione di
chi la scrive, s’unisca l’affluenza delle notizie spettanti
all’occorrenze ed ai genj della Nazione? Scuotisi una volta
questo pregiudizio volgare di credere che non si possa far
nulla perché non siamo a Londra o a Parigi. Siamo a Venezia,
e se gareggiar non osiamo con questi piccoli Mondi volendo
uno o più Fogli al giorno di cose patrie, almeno si dia
sussistenza e corso al presente, che uscirà due volte alla
settimana. Dopo questa necessaria premessa, rinnoviamo a
tutti le nostre raccomandazioni, e l’avvertimento di voler
lasciare che periscano nell’obblio le pungenti satire, le
indecenze plebee, e le sciocchezze indegne della pubblica
luce, che mandate ci fossero. E se taluno, per vendicarsi
del nostro disprezzo, o per altro sentimento avverso, ci
scrivesse delle ingiurie in qualche anonimo Foglio, rimarrà
deluso nel reo suo disegno; perché abbiamo destinata una
mano amica ad aprire tutte le carte, che ci verranno
indiritte, ed a lacerar quelle, che potessero disgustarci.
S’entri in materia.
Livello 3
Citazione/Motto
La mia Virtù non cede Di tue
minaccie al tuono; Se frà catene ho il piede, Libero
serbo il cor.
Metatestualità
Il gran numero
di Forastieri di rango, che ne’passati giorni abbiamo avuto
in questa Città, ci dispensa dall’obbligo di renderne conto,
per poter dar luogo nel Foglio presente al restante delle
novelle, ch’ esigono le nostre viste. Molti di essi vi sono
ancora e potremo parlarne in altra occasione.