Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "Il geloso", in: Lo Spettatore italiano, Vol.2\70 (1822), S. 369-371, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1075 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Il geloso

Zitat/Motto► Il y a dans la jalousie plus d’amour propre que d’a-
mour. La jalousie nait toujours avec l’amour, mais
elle ne meurt pas toujours avec lui

La Rochefoucault.

Avvi più di amor proprio che d’amore nella gelosia:
la quale certo nasce con amor sempre, ma non sem-
pre si muor con lui. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Di tutte le malattie del cuore, dicea Sanicordio, che io ho avuto a curare, nessuna mi è paruta di sì malagevole guarigione come la gelosia; la qual nasce di nulla, e nulla poi vale a vincerla. Le altre passioni a lungo andare si fiaccano, e muoiono di per sè; questa sola di dì in dì si rafforza e sormonta.

Ella è di più qualità, tra le quali si conviene far distinzione: havvi una delicata gelosia partorita dal diffidar di se stesso, la quale, conciossiachè ella sia consorte del perfetto amore, metteci timore non fossimo noi poco graditi alla persona amata, e per questo non ella del suo affetto, onde noi sentiam bene il pregio, ne privasse; ma non però che noi suspichiamo della sua costanza, anzi viviamo della sua fede sicuri. La comunal gelosia, della quale il più si dice, procede dal diffidar dell’amata cosa. Questa se non ha argomento da scusarsi, offende e affligge e chi la prova e chi n’è cagione. Ecco la malattia che dee curare, e spesso [370] non può, il medico del cuore: e in verità come si dee poter sanare un male che da se stesso trae sua origine, e non si può dimostrare?

Ebene 4► Allgemeine Erzählung► Ho un marito, dicevami Alminia, al quale porto tutto il mio amore e la mia fede: ed egli me ne guiderdona; se ciò non fosse che egli ingelosisce fino alla ingiustizia, alla frenesia, ed anche alla crudeltà. Contristalo il vedermi gioire: ogni semplice diletto che io prenda, gli dà noia ed affanno. Non fa motto che non mi rampogni; non ha pensieri che non gli si convertano in laidi sospetti del mio operare: ogni suo atto è un molesto speculare e inchiedere ne’fatti miei. Una cortese parola, una benigna accoglienza che io ad altri faccia fuor che a lui, è un’offesa, è una colpa ch’egli non lascia a verun patto impunita. Alla fine egli avrebbe nel cuore che nessuno de’sensi miei dovess’io adoperare, e tutta romita trascorressi la vita mia.

Ebene 5► Exemplum► Ieri mentre che io nella mia camera stavami con alcuno familiarmente ragionando, il mio marito tornò, e, con animo di incogliermi, si appressò pian piano: ma non gli venne fatto se non per metà; chè egli nella camera dove udite avea due voci, ritrovò me sola; ma bene gli vennero posti gli occhi in un cappello e in certi guanti che v’erano rimasi; per li quali egli si adirò per modo, che gli stracciò tutti e ne fece brani. Mi studiava io di dirgli alcuna cosa; ma egli non mi dando orecchio, con un torrente di villanie e di male cose m’impedì d’informarlo e mostrargli come l’opera stava. Non guari andò che alle villanie aggiunse le [371] minacce; e chi sa che alle minacce non fosse incontanente venuto dietro l’effetto, se per ventura a confonderlo e scornarlo non si fosse all’improvviso levato un testimonio: io dico il mio padre, il quale, per ben conoscere il suo genero, ed accertarsi per sua prova ch’io era una vittima dell’altrui gelosia, s’era fuggito e nascoso nel segreto d’una cameretta. ◀Exemplum ◀Ebene 5

Qui, risposi io ad Alminia, il tempo fia il miglior medico, e da esso vi conviene attendere la guarigione del vostro marito, se salutevole regola usar volete. E la prima è questa, che voi siate aperta e schietta col vostro marito, nè v’incresca ch’egli s’informi di quel che voi fate, e non gli teniate veruna cosa occulta. Quantunque bestiale e insensato l’abbia fatto la gelosia, non può essere che in processo di tempo non muti modo e non si conduca all’ultimo a confidarsi in voi.

Deono le femmine, diss’io, essere arrendevoli e perdonatoci in cose di gelosia. Qual è colei che qualche fiata non ne abbia data materia? ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 4

Null’altro fece tanto ben la natura, quanto l’accompagnar l’amore con la gelosia; il che giova più alle femmine che ad altri. Che se l’uomo, avvegnachè innamorato d’una femmina, non si curasse di tenerlasi egli solo, non l’avrebbe per sua cosa propria, e quinci sarebbe posto il fondamento allo accomunar le mogli. Ahi quanto sarebbe misera la lor fortuna! Avrebbero a patir pene mille volte maggiori di quelle onde le possa affliggere la gelosia di un uomo eziandio efferato. ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1