Il prezzo del tempo Giovanni Ferri di S. Costante Moralische Wochenschriften Alexandra Fuchs Editor Alexandra Kolb Editor Jürgen Holzer Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 19.12.2016

o:mws-117-957

Ferri di S. Costante, Giovanni: Lo Spettatore italiano, preceduto da un Saggio Critico sopra i Filosofi Morali e i Dipintori de’Costumi e de’Caratteri. Milano: Società Tipografica de’Classici Italiani 1822, 299-302 Lo Spettatore italiano 2 57 1822 Italien
Ebene 1 Ebene 2 Ebene 3 Ebene 4 Ebene 5 Ebene 6 Allgemeine Erzählung Selbstportrait Fremdportrait Dialog Allegorisches Erzählen Traumerzählung Fabelerzählung Satirisches Erzählen Exemplarisches Erzählen Utopische Erzählung Metatextualität Zitat/Motto Leserbrief Graz, Austria Italian Menschenbild Immagine dell'Umanità Idea of Man Imagen de los Hombres Image de l’humanité Italy 12.83333,42.83333

Il prezzo del tempo

Il perder tempo a chi più sa, più spiace:Pensa che questo dì mai non raggiorna.

Dante.

O giovine Fiormenio, voi siete sempre turbato, voi non avete mai pace: vi trovano per tutto, fuorchè in casa vostra, e par che andiate da voi stesso fuggendo. Cerco, dite voi, di ammazzare il tempo. E credete che ciò sia leggier cosa a fare? Per rispetto a noi il tempo è immortale: adunque nol potete voi uccidere. Consiglio de’savi è, che se non si può vincere il nemico ch’è troppo forte, egli sia da ricevere, e fare di lui un amico. Voi non avete mestieri di uccidere il tempo; non dovete far altro, che evitare ch’egli non vi noii, nè vi affligga. Ora voi più di cento vie avete a poterlovi rendere amico. Perciocchè di coloro che ai doveri della vita privata intesi sono, ed occupati all’esercizio d’alcuna carica o d’alcun officio, il tempo non è punto nemico. Egli non dà guerra se non agli oziosi ed agli sfaccendati; dico a quelli cui tolte ha le forze il viver molle e neghittoso. Tutti siamo nati ad operare. Che se coloro i quali per buona lor ventura di nulla aver possono bisogno, nè hanno a sostener le fatiche che pur toccano alla più parte degli uomini, volessero a quegli studi che lor si confanno, dar opera, essi non sarebbero giammai disoccupati nell’ozio loro, nè anderebbero in tutti i luoghi portando malinconia, e continuo mendicando sollazzi. Chi ha da se stesso gli aiuti suoi, gode dell’arbitrio dello spirito, che è de’maggiori beni dell’uomo. E non solamente la tirannia del tempo non lo sgomenta, ma lieto il va ed ardito ad incontrare, e della fuga di lui si rammarica, con la qual sembra che quello gli trascorra dinanzi.

“La possessione mia è il tempo; esso è il campo, ch’io aro” disse alcuno de’nostri filosofi.Tempus mea possessio, tempus ager meus (Cardanus). O giovinetto Fiormenio, accogliamo questo savio divisamento, e si reputi il tempo per un poderetto datoci a non preposto termine a possedere. Niuna parte si vuole inculta lasciare di questo campicello che il miglior nostro amico ci ha attribuito. Egli vi si convien seminare per tutto, e piantare ciò che più si richiede alla qualità del terreno; sicchè la nostra vanga non dee aver mai riposo. E bisogna che sia posto ogni studio in sarchiarlo bene, e non lasciare che le male piante vi allignino e mettano le barbe. Per cosiffatto lavorio sarà ogni dì consumata gran parte del nostro tempo. E quanto il terreno sarà fruttifero, tanto più fia uopo i rastri e gli erpici adoperare. Schietto grano e senza alcuna zizzania dobbiamo noi seminarvi, acciocchè buona raccolta non ci falli. In somma le nostre fatiche si deon secondo la stagion variare, e conciar bene e ingrassare il suolo, e di qualche nuova cultura arricchirlo. Ben possiamo nel campicello nostro fare un giardino; ma non ch’egli abbia ad esser molto ampio, sicchè la pompa occupi l’utilità. Ci dee il nostro giardino in certe ore alcun recreamento porgere, non farci abbandonare i lavori necessarii e profittevoli. Nè perchè il giardino sia ordinato a dilettare, men continua coltivazione richiede. Oltr’a ciò, egli si conviene esser pieno di belli e cari frutti e di fiori, i quali eziandio se passi siano ed estinti, piacciono pure coll’odore.

Non v’incresca, o Fiormenio, che a questa allegoria, la quale ci manifesta il prezzo e la spesa del tempo, io soggiunga certe generali considerazioni; perocchè nessuno argomento, così come questo, è degno della nostra meditazione.

Disse un filosofo: Se ti è cara la vita, non perdere il tempo; perciocchè quello è la trama di che ella è tessuta.

Non volere esser prodigo di cosa nella qual solamente diventa una virtù l’avarizia.

Il dolerci del tempo che ci sia grave, altro non è che un accusarci di usarlo malamente.

La fatica raccorcia il tempo, e rendelo eterno, rappresentandolo agli occhi nostri; onde egli è perduto per la sola oziosità.

Ammazzare il tempo! Oh vero suicidio!

Del tempo quello avviene che della sanità: non se ne conosce il valore, se non poichè si è perduto.

La perdita del tempo è somigliante a quella della riputazione; cioè non ha ristoro.

Deh! perchè non poss’io trovar compenso al passato? Questo è cordoglio d’un ipocrita, se male si spende ancora il presente.

Bisogna anticipare il tempo; chè se gli andremo dietro, nol giungeremo mai.

Moltissimi si ricordano del tempo andato con dolore, come si farebbe d’un passato amico a cui, vivendo egli, fu fatto oltraggio.

Il tempo opera come i grati amici; se noi il trattiam bene, non è mai ch’egli non ce ne cambi.

Somiglia il tempo ad un discreto padre il quale non dona a’suoi figliuoli le sue divizie tutte insieme, ma a poco a poco.

I creditori ci concedono alquanto di spazio a pagare il debito, ma all’ultimo sono inesorabili; e così fa il tempo.

Il prezzo del tempo Il perder tempo a chi più sa, più spiace:Pensa che questo dì mai non raggiorna. Dante~k. O giovine Fiormenio, voi siete sempre turbato, voi non avete mai pace: vi trovano per tutto, fuorchè in casa vostra, e par che andiate da voi stesso fuggendo. Cerco, dite voi, di ammazzare il tempo. E credete che ciò sia leggier cosa a fare? Per rispetto a noi il tempo è immortale: adunque nol potete voi uccidere. Consiglio de’savi è, che se non si può vincere il nemico ch’è troppo forte, egli sia da ricevere, e fare di lui un amico. Voi non avete mestieri di uccidere il tempo; non dovete far altro, che evitare ch’egli non vi noii, nè vi affligga. Ora voi più di cento vie avete a poterlovi rendere amico. Perciocchè di coloro che ai doveri della vita privata intesi sono, ed occupati all’esercizio d’alcuna carica o d’alcun officio, il tempo non è punto nemico. Egli non dà guerra se non agli oziosi ed agli sfaccendati; dico a quelli cui tolte ha le forze il viver molle e neghittoso. Tutti siamo nati ad operare. Che se coloro i quali per buona lor ventura di nulla aver possono bisogno, nè hanno a sostener le fatiche che pur toccano alla più parte degli uomini, volessero a quegli studi che lor si confanno, dar opera, essi non sarebbero giammai disoccupati nell’ozio loro, nè anderebbero in tutti i luoghi portando malinconia, e continuo mendicando sollazzi. Chi ha da se stesso gli aiuti suoi, gode dell’arbitrio dello spirito, che è de’maggiori beni dell’uomo. E non solamente la tirannia del tempo non lo sgomenta, ma lieto il va ed ardito ad incontrare, e della fuga di lui si rammarica, con la qual sembra che quello gli trascorra dinanzi. “La possessione mia è il tempo; esso è il campo, ch’io aro” disse alcuno de’nostri filosofi.Tempus mea possessio, tempus ager meus (Cardanus). O giovinetto Fiormenio, accogliamo questo savio divisamento, e si reputi il tempo per un poderetto datoci a non preposto termine a possedere. Niuna parte si vuole inculta lasciare di questo campicello che il miglior nostro amico ci ha attribuito. Egli vi si convien seminare per tutto, e piantare ciò che più si richiede alla qualità del terreno; sicchè la nostra vanga non dee aver mai riposo. E bisogna che sia posto ogni studio in sarchiarlo bene, e non lasciare che le male piante vi allignino e mettano le barbe. Per cosiffatto lavorio sarà ogni dì consumata gran parte del nostro tempo. E quanto il terreno sarà fruttifero, tanto più fia uopo i rastri e gli erpici adoperare. Schietto grano e senza alcuna zizzania dobbiamo noi seminarvi, acciocchè buona raccolta non ci falli. In somma le nostre fatiche si deon secondo la stagion variare, e conciar bene e ingrassare il suolo, e di qualche nuova cultura arricchirlo. Ben possiamo nel campicello nostro fare un giardino; ma non ch’egli abbia ad esser molto ampio, sicchè la pompa occupi l’utilità. Ci dee il nostro giardino in certe ore alcun recreamento porgere, non farci abbandonare i lavori necessarii e profittevoli. Nè perchè il giardino sia ordinato a dilettare, men continua coltivazione richiede. Oltr’a ciò, egli si conviene esser pieno di belli e cari frutti e di fiori, i quali eziandio se passi siano ed estinti, piacciono pure coll’odore. Non v’incresca, o Fiormenio, che a questa allegoria, la quale ci manifesta il prezzo e la spesa del tempo, io soggiunga certe generali considerazioni; perocchè nessuno argomento, così come questo, è degno della nostra meditazione. Disse un filosofo: Se ti è cara la vita, non perdere il tempo; perciocchè quello è la trama di che ella è tessuta. Non volere esser prodigo di cosa nella qual solamente diventa una virtù l’avarizia. Il dolerci del tempo che ci sia grave, altro non è che un accusarci di usarlo malamente. La fatica raccorcia il tempo, e rendelo eterno, rappresentandolo agli occhi nostri; onde egli è perduto per la sola oziosità. Ammazzare il tempo! Oh vero suicidio! Del tempo quello avviene che della sanità: non se ne conosce il valore, se non poichè si è perduto. La perdita del tempo è somigliante a quella della riputazione; cioè non ha ristoro. Deh! perchè non poss’io trovar compenso al passato? Questo è cordoglio d’un ipocrita, se male si spende ancora il presente. Bisogna anticipare il tempo; chè se gli andremo dietro, nol giungeremo mai. Moltissimi si ricordano del tempo andato con dolore, come si farebbe d’un passato amico a cui, vivendo egli, fu fatto oltraggio. Il tempo opera come i grati amici; se noi il trattiam bene, non è mai ch’egli non ce ne cambi. Somiglia il tempo ad un discreto padre il quale non dona a’suoi figliuoli le sue divizie tutte insieme, ma a poco a poco. I creditori ci concedono alquanto di spazio a pagare il debito, ma all’ultimo sono inesorabili; e così fa il tempo.