Citation: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "L’adulazione", in: Lo Spettatore italiano, Vol.2\54 (1822), pp. 283-288, edited in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): The "Spectators" in the international context. Digital Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1059 [last accessed: ].


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L’Adulazione

Citation/Motto► Mentiris, Dave; perge tamen, places.

Terent.

Tu menti, o Davo; pur segui, mi piaci.

Pessimum inimicorum genus laudantes

Tacit..

La peggior razza di nemici sono i lodatori. ◀Citation/Motto

Level 2► Di più forme è l’adulazione, a simiglianza del camaleonte, il cui color si varia alla variazione de’circostanti colori. La meno rea e meno perniciosa è quella che gli altrui pregi con soverchia laude esalta, la qual riesce ultimamente a corrompere l’adulato, poichè egli, qual che il suo valor siasi, impara ad adulare se stesso.

Trovasi un’adulazione che doti del tutto fittizie commenda, la quale, non men che l’altre, piace ed arreca danno. Obbligo è una dovuta laude: ma, conciossiachè un dono sia l’adulazione, riesce ella oltremisura piacevole e soave. Col dare ad intendere ad uno ch’egli è quale di fatto non è; col porgli nell’animo ch’egli può avere bene ed onore, senza doversi travagliare a meritarlosi, ella spegne il fuoco di temperata e diritta ambizione.

Evvi un’altra adulazione la quale per ottime qualità vanta i vizi e i difetti; e tanto più pregiudica, quanto è più sicura nella riuscita, perciocchè dia estingue il verme della coscienza, [284] rimuove tutte le spiacevoli considerazioni, ed il luogo toglie a quella disamina di se stesso, nella quale senza rossore entrar non si può.

Tutti gl’idiomi sa ed usa l’adulazione, ma spesse fiate consiste nelle opere: così una compiacenza illimitata è un’adulazione più dolce che ogni esquisitissima laude: così l’imitazione è un’adulazione anche più sottile e più penetrevole, la quale spesso coi vizi e coi difetti di due o tre guasta tutta quanta una Corte, e con quelli della Corte un’intera nazione.

È l’amor dell’adulazione naturale a tutti gli uomini, i quali, avvegnachè lo appellino tosco, pur tirati dalla sua piacevolezza, per tosco non la tengono; nè la man che lo compone, e loro artificiosamente il dà a bere, ributtano indietro. Traffico della vita è l’adulazione, il cui incenso se uomo schifa e rifiuta, porge altrui cagione di estimare ch’egli sdegna quello che non gli fu mai profferto.

L’amor dell’adulazione non tanto dall’orgoglio procede, come dalla piccola stima che facciamo di noi stessi. Se prendiamo in grado le lodi che non ci appartengono, non da ignoranza di noi stessi, ma da sentimento di nostra dappocaggine nasce: e ci piacciono più perchè ci consolano delle male qualità, che perchè diano maggior lustro alle buone. Delle vere virtù nostre possiamo sicuramente, sempre che talento ce ne venga, aver vanto e nome; ma di quelle alle quali noi con poco affanno intendiam di aggiungere, accettiam con animo grato il bene che se ne dice, come una graziosa sentenza di combattute ragioni; e più è egli gratuito, più n’è gradito.

[285] Si teme negli amici la sincerità che loro si chiede, e si professa loro obbligo dell’adulazione per cui sono vituperati. Ameremmo, se fosse possibile, che sinceri fossero e ci adulassero sempre; e se da quelli si pretende sincerità, nol facciamo che per meglio gustare l’adulazione.

Se natura inchina all’amor della lusinga e dell’adulazione, come se ne schermirà la gente? Conviene in prima dirittamente sentir di sè, e seco medesimo essere schietto e leale. Chi non si adula, non si lascia adulare. Finchè ci fieno quelli che immeritamente cercano lodi, abbonderà di quegli altri che traggono all’adulazione, o per isperanza, o per paura, o per amore. Brighisi l’uomo di scernere l’amico dall’adulatore, e li conoscerà a questo, che l’amico scuseragli i difetti ed amplificherà i suoi pregi, ma egli, come dal fargli un oltraggio, si guarderà dall’attribuirgli lode non vere. L’adulazione, sotto spezie di avere in pregio, spregia altrui daddovero, procedendo ella dal tener da poco la persona adulata.

Egli ci ha di molti che naturalmente essendo adulatori, senza danno od utile che a ciò li muova, magnificano confusamente ciascheduno. Level 3► Exemplum► Di questi semplicetti, e senza malizia e senza intendimento, è Clifonio, il quale incantato e preso de’modi di tutti, si è fermissimamente abituato a pregiar tutti quanti, a non vituperar cosa alcuna, neppur la malignità di quei che sente biasimare gli altri. E a volergli prestar fede, la città è piena calcata di sapienti, di benigne, discrete e giuste persone. Orfisia, [286] notissima per le male pratiche, a giudizio di Clifonio, è donna di specchiata virtù; e celebra la probità di Timandro, il quale, perciocchè poco tempo fa ebbe stato, fa de’suoi tesori meravigliar coloro i quali in men che agiata condizione il conobbero. Tutti stomacano la commendazione di Clifonio, e più quelli che più ne son degni. Che se altro lodator non ci avesse se non Clifonio, la lode, anzi che c’innamorasse della virtù, ce ne disamorerebbe. ◀Exemplum ◀Level 3

Degli adulatori poi per interesse è gran mercato per tutto; Level 3► Exemplum► uno de’quali è Dolcino, uomo a cui non s’ode mai alzare la voce; il volto sempre o col ghigno o col riso, gli occhi sempre soavi e carezzevoli. Egli è umile nello abboccarsi e nel salutare altrui, entrante e piacevole nel favellare, ed arrendevole in ogni suo atto e cortese. Coloro a’quali egli vuol essere a cuore, in ogni lor cosa lo stupefanno e lo innamorano; e se essi piangono o ridono, egli sente con loro, e sta attento non loro alcun leggiadro motto esca di bocca che senza sua commendazione trapassi. Piacegli ogni lor piacere; ama i loro amici e divide le nemistà loro; approva ciascuna sentenza che essi sopra qualunque materia danno; e tanto con essi si appicca e si dimestica, che quelli in certo modo pervenuti a non potere star senza della conversazione e dell’usanza di questo lusinghiere, gli rimangono ultimamente soggetti e vassalli. Molti noti per talenti e per merito sono stati preda di Dolcino; e ciò mostra che meno agli insensati che agli intenditori nuoce l’adulazione, perchè è quasi impossibile l’adulare un insensato più di quello ch’ei non aduli se stesso. ◀Exemplum ◀Level 3

[287] E se a non lasciarsi vincere dall’adulazione è sì malagevole; ugual fatica è forse a non divenire adulatore: conciossiachè molte cagioni ci abbia, le quali talora senza saputa nostra ne traboccano in questo vizio. Colui al quale è mestieri avere il favor d’un altro, se nol può per merito suo nè per opera a sè tirare, usa l’ingegno a dovergli piacere; e ne vien tratto tratto, solo in ciò studiando, ad apparar l’arte, ed a reputar quella per la miglior cosa che gli convenga acquistare. E non istarà guari ch’egli s’avvederà nessuno amar molto la gente, s’ella non istudia di carezzare in altrui per molte maniere l’amor di se stesso. Quindi si fa egli incontanente più sollecito a lodare i pregi de’suoi fautori che i suoi medesimi; ed ogni volta che in loro s’avviene, empie loro il capo di bei sogni e di vaneggiamenti, ma con la guardia sempre di non dir cosa che tanto o quanto il suo amor proprio offendesse. In questa guisa fatto il costume di ricorrere alle passioni altrui, appreso bene a porre la speranza sopra tutte altre fondamenta che di valore e di virtù; di rado si ritien fortezza e potenza che basti, in tanti provocamenti, a non ci lasciar trascorrere a diventar menzogneri.

Quando l’adulazione serve a mitigare l’amarezza della soggezione, è alquanto da scusare: perciò i prigionieri adulano il lor carceriere, e gli schiavi il tiranno loro. Ma l’adulazione prodotta dall’interesse è la più vituperosa di tutte e la più sfrenata. E chi può senza indignazione udir certe bocche levare con somme lodi al cielo i più sozzi nomi del mondo? È ancor [288] senza esempio che crudelissimi principi e turpissimi uomini non abbiano avute le lodi che hanno richieste. Ai romani imperadori sofferiva il cuore che con tempii e con sagrifizi loro anzi la morte si facesse onore: ed in secoli più veggenti i titoli consecrati al culto della divinità sono stati prostituiti a’mostri, obbrobrio e flagello della nostra spezie.

Sieno abbominevoli in sempiterno i vili adulatori che hanno tradita la causa della virtù e della libertà per oro e per argento! Essi, contro la loro persuasione e contro l’animo loro, hanno commesso il delitto di non far più discernere il ben dal male; e laddove bisognava contrastare al montar su de’vizi, ne hanno incoraggiati i progressi e celebrate le conquiste. ◀Level 2 ◀Level 1