Lo Spettatore italiano: Il diffidare

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Il diffidare

Citation/Motto

Chi sempre inganni aspetta,
Alletta – ad ingannar.

Metastasio.~k

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Heteroportrait

Level 4

Example

Nessun piacere schietto e intiero ha mai gustato Ombralio perchè sempre sospetta d’essere per una o altra guisa ingannato. Se buono è il vino che beve, dice egli: Con molto artifizio è stato acconciato, ma non è vin naturale. Se vede alcuna bella donna, egli afferma di volere scommettere cento contro uno, ch’ella porta il belletto, ed ha comperato il suo colore. Se alcuno bel cavallo gli si presenta, egli fa subito considerazione che sensali e fantini devono averlo disposto per dargli una vistosa apparenza; ma che alla prova il bel corridore sarebbe un cavallaccio da soma. E così egli alla sua immaginata avvedutezza sacrifica in ogni cosa il suo piacere, non gli rimanendo altra consolazione se non l’udirsi dire a tale forse men sensato di lui: “Ombralio è un uomo accorto, che da nessuno può essere ingannato . . . fuorchè da se stesso.”

Level 4

Example

Mentre che andavamo un giorno per diletto Ombralio ed io, un poverello in atto assai misericordievole e persuasivo mi chiese elemosina. Voi siete giovine, mi disse Ombralio, e se darete fede a tutte le novelle raccontate dagli oziosi vagabondi che vi si parano davanti, avrete bene onde essere liberale. Costoro ad ascoltarli meritano tutta la vostra compassione; e in verità vi dico che la metà di essi sarebbe degna della galea. Signore, diss’io, e di che sarebbe degna l’altra metà? Ed egli: Se i poverelli onesti si potessero discernere, meriterebbero d’essere sovvenuti; ma ciò è malagevole oltremodo. Fia per avventura malagevole, soggiunsi io, ma non impossibile a fare; e, a mio parere, chi non seconda il sentimento del cuore, che inchinalo ad usare umanità in altrui, per paura di essere gabbato, è poco degno di rinvenire più occasione di far bene alla gente. Occasione di far bene! gridò Ombralio: Sì, signore, risposi, l’occasione di fare gli altri felici è più rada che voi non vi avvisate; e se avete il cuor buono, conoscerete che la pena di averla negletta è il non più riaverla.
Soleva Ombralio reputare la sua ingiusta diffidenza come un frutto per necessità dall’esperienza ricolto: il perchè, a suo giudizio, è impossibile dimorar cinquant’anni nel mondo, e non ispogliarsi quell’amorevole cura che della condizione degli afflitti suole stringere la gioventù; e non è mestieri lungo conoscimento aver avuto del mondo, a disusare questi principii di filantropia, dei quali s’inebriano i giovani ed i fantastici cervelli. Egli a così dura e inumana foggia di pensare ha posto il nome di prudenza.
E veramente noi per l’esperienza veniamo ad imparare a non confondere il vizio colla sventura, e ad esser cauti nel dispensare de’benefizi: ma insegnaci ella per questo che tutti gli uomini ne sono indegni? Mostraci ella che non vi sono infelici da essere aiutati? Eh! che i cuori buoni e pietosi si eleggono piuttosto di rimanere qualche volta ingannati, che abbandonandosi a questa maligna e abbominevole diffidenza, peccar negli officii di umanità. Non è la diffidenza meno della virtù nemica, che della nostra felicità. Chi è già guasto, è naturalmente sospettoso; e chi divien sospettoso, sarà fra piccolo tempo guasto. Guai a quelli la cui prudenza non è il frutto degli anni! perciocchè il diffidare anzi stagione è manifesto indizio di un cattivo cuore. Difatti il giovane che da sè non ha avuto tempo di comprendere la gran potenza del vizio, onde mai deve poter dedurre la regola di giudicare, se non da se stesso? La sospezione è figlia della rea coscienza e del timore di esser pagato della moneta che si spende. Il ladro tiene tutti per ladri. Sospezione ed invidia, nell’effetto che producono, sono somiglianti; poichè ambedue consumano e gastigano chi le si cova nel petto. Il sospettoso pesa a sè e pesa ad altrui, intorbidando sempre le dolcezze della sociale conversazione, ed ha sembianza di fiera rabbiosa che offende chi l’accarezza. Non so se più nociva natura si trovi che quella del sospettoso. E che guardia puossene prendere? Come far con lui un trattato che dal suo suspicar ci schermisca?