Lo Spettatore italiano: Il diffidare
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Il diffidare
Soleva Ombralio reputare la sua ingiusta diffidenza come un frutto per necessità
dall’esperienza ricolto: il perchè, a suo giudizio, è impossibile dimorar cinquant’anni nel mondo, e
non ispogliarsi quell’amorevole cura che della condizione degli afflitti suole stringere la
gioventù; e non è mestieri lungo conoscimento aver avuto del mondo, a disusare questi principii di
filantropia, dei quali s’inebriano i giovani ed i fantastici cervelli. Egli a così dura e inumana
foggia di pensare ha posto il nome di prudenza.
E veramente noi per l’esperienza veniamo ad imparare a non confondere il vizio colla
sventura, e ad esser cauti nel dispensare de’benefizi: ma insegnaci ella per questo che tutti gli
uomini ne sono indegni? Mostraci ella che non vi sono infelici da essere aiutati? Eh!
che i cuori buoni e pietosi si eleggono piuttosto di rimanere qualche volta ingannati, che
abbandonandosi a questa maligna e abbominevole diffidenza, peccar negli officii di umanità. Non è la
diffidenza meno della virtù nemica, che della nostra felicità. Chi è già guasto, è naturalmente
sospettoso; e chi divien sospettoso, sarà fra piccolo tempo guasto. Guai a quelli la cui prudenza
non è il frutto degli anni! perciocchè il diffidare anzi stagione è manifesto indizio di un cattivo
cuore. Difatti il giovane che da sè non ha avuto tempo di comprendere la gran potenza del vizio,
onde mai deve poter dedurre la regola di giudicare, se non da se stesso? La sospezione è figlia
della rea coscienza e del timore di esser pagato della moneta che si spende. Il ladro tiene tutti
per ladri. Sospezione ed invidia, nell’effetto che producono, sono somiglianti; poichè ambedue
consumano e gastigano chi le si cova nel petto. Il sospettoso pesa a sè e pesa ad altrui,
intorbidando sempre le dolcezze della sociale conversazione, ed ha sembianza di fiera rabbiosa che
offende chi l’accarezza. Non so se più nociva natura si trovi che quella del sospettoso. E che
guardia puossene prendere? Come far con lui un trattato che dal suo suspicar ci schermisca?
Citation/Motto
Chi sempre
inganni aspetta,
Alletta – ad ingannar.
Alletta – ad ingannar.
Metastasio.~k
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Heteroportrait
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Example
Nessun piacere schietto e intiero ha mai gustato Ombralio perchè
sempre sospetta d’essere per una o altra guisa ingannato. Se buono è il vino che beve, dice egli:
Con molto artifizio è stato acconciato, ma non è vin naturale. Se vede alcuna bella donna, egli
afferma di volere scommettere cento contro uno, ch’ella porta il belletto, ed ha comperato il suo
colore. Se alcuno bel cavallo gli si presenta, egli fa subito considerazione che sensali e fantini
devono averlo disposto per dargli una vistosa apparenza; ma che alla prova il bel corridore sarebbe
un cavallaccio da soma. E così egli alla sua immaginata avvedutezza sacrifica in ogni cosa il suo
piacere, non gli rimanendo altra consolazione se non l’udirsi dire a tale forse men sensato di lui:
“Ombralio è un uomo accorto, che da nessuno può essere ingannato . . . fuorchè da se stesso.”
Level 4
Example
Mentre che andavamo un giorno per diletto Ombralio ed io, un poverello
in atto assai misericordievole e persuasivo mi chiese elemosina. Voi siete giovine, mi disse
Ombralio, e se darete fede a tutte le novelle raccontate dagli oziosi vagabondi che vi si parano
davanti, avrete bene onde essere liberale. Costoro ad ascoltarli meritano tutta la
vostra compassione; e in verità vi dico che la metà di essi sarebbe degna della galea. Signore,
diss’io, e di che sarebbe degna l’altra metà? Ed egli: Se i poverelli onesti si potessero
discernere, meriterebbero d’essere sovvenuti; ma ciò è malagevole oltremodo. Fia per avventura
malagevole, soggiunsi io, ma non impossibile a fare; e, a mio parere, chi non seconda il sentimento
del cuore, che inchinalo ad usare umanità in altrui, per paura di essere gabbato, è poco degno di
rinvenire più occasione di far bene alla gente. Occasione di far bene! gridò Ombralio: Sì, signore,
risposi, l’occasione di fare gli altri felici è più rada che voi non vi avvisate; e se avete il cuor
buono, conoscerete che la pena di averla negletta è il non più riaverla.