Citation: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "La modestia", in: Lo Spettatore italiano, Vol.2\46 (1822), pp. 244-249, edited in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): The "Spectators" in the international context. Digital Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1036 [last accessed: ].


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La modestia

Citation/Motto► Verecundia parens est omnis honesti consilii, tutela
solemnium officiorum, magistra innocentiae, chara
proximis, accepta alienis, omni loco, omni tem-
pore favorabilem praeseferens, vultum

Val. Max..

La modestia è madre d’ogni retto consiglio, tutela de’
prescritti doveri, maestra dell’innocenza, cara ai
domestici, accetta agli estranei; e n’è in ogni tem-
po, in ogni luogo gradito l’aspetto. ◀Citation/Motto

Level 2► La modestia è non solamente un estimare gli altri, ma un estimar poco se stesso; nè consiste tanto nel rigettare le lodi meritate, quanto nel comportare le ingiurie che ci son fatte.

S’ode dire a tutti che si dee esser modesto; ma chi meno è, più il dice; il che avviene perchè la modestia si mostra ossequiosa verso gli altri, ed è lor piacere mettere in credito una virtù che dà loro rilievo agli sguardi propri.

La modestia è uno dei divisamenti della prudenza, la quale per lei ci preserva da molti passi fallaci: ella è un consiglio della ragione, il qual ci mostra i difetti che nelle nostre buone qualità si nascondono; ella è finalmente l’indizio sicuro del merito e della virtù.

Il merito sotto l’ombra della modestia dà maggior luce; il che non gli accade con la presunzione, la quale il soffoca con vani ornamenti. Un fronzuto albero che con le foglie vela i suoi frutti, rende similitudine alla vera modestia.

[245] Gli uomini per invidia ingiusti da null’altro sono vinti che dalla modestia: conciossiachè un uom di singolar merito senza questa virtù parrebbe di subito un maestro, la cui superiorità fosse da temere; ma ella frapponendosi, toglie quello spazio che corre da lui agli altri. Oltre a ciò, fa ella rimaner l’uomo nel suo naturale stato; laddove la presunzione lo tiene in continua violenza per parere ciò che più non è egli in sè; e questo vantaggio basta, senza altro, a farci tener conto della modestia.

La modestia è figlia del merito, e la presunzione della mediocrità. Colui che ha piccole cognizioni e mezzano ingegno, è contento di se stesso, perchè non ha l’idea del grande e del bello, e perchè basta alla sua vanità l’aver fatto qualche passo. Ma le menti eccelse e grandi, la cui vista si spinge oltre ai comunali termini, hanno l’intimo senso del bello e del buono, il quale innamorale per modo, che disdegnano tutto quello che all’alto loro concetto non aggiunge. Quelli ch’ebbero dalla natura scarsi tanti, portano in viso la compiacenza e la soddisfazione di sè, perchè par loro d’aver ben fatto quello che hanno avvisato. Gl’ingegni eccellenti hanno sempre desiderio e stimolo di levarsi più ad alto; ma ciò non è mai disgiunto dalla diffidenza. Il valore e l’ardire che li sprona e sospinge, non lascia loro ignorare le difficoltà e i pericoli che è d’uopo superare: perocchè quella fiamma che gli accende, gl’illumina ancora.

Level 3► Exemplum► Gareggiano in Ermasto la modestia e l’ingegno: propone egli i suoi pensamenti non come [246] sentenze da essere seguitate, ma come questioni da diffinire. Se le persone colle quali ragiona, avvisano altrimenti ch’egli, di subito si pone in guardia, non per avventura avesse preso errore; e così emendando il suo giudizio, non solo non si vergogna di rimanere disingannato, ma ringrazia gli autori del suo disinganno. Direste che egli è persuaso di essere sfornito di spirito, e piacergli che la gente così lo reputasse. Chi sta in compagnia di Ermasto, se ne diparte contento di lui e di se stesso; tanto piace la sua modestia. Se Ermasto difende una verità col riguardo di chi è soggetto a spesso ingannarsi, Frontone all’opposto sostiene un errore colla confidenza di chi mai non s’inganna. Assegna egli la sua infallibilità come per prova di qualunque proposizione; presume che sue parole siano oracoli, e che tutte le sue sentenze da un tribunale supremo siano date. Frontone cerca degli uomini celebri in tutte le specie, non per imparare da quelli, ma per solamente pesarli; e qualche volta cade a dire ch’egli è di quelli contento. Se si avesse a prestar fede a quello che dice, non ha voluto entrare in una società dotta ed illustre, perchè, s’io vi fossi, diceva egli ad uno dei membri di essa, chi vi giudicherebbe? Ma quali sono poi i capitali che ha Frontone per giustificare sì orgogliosa presunzione? Dottrina e ingegno assai mediocri, i quali la critica non degna di riconoscere. ◀Exemplum ◀Level 3

Sono certi, la cui modestia offende più che una sfacciatissima vanità. Level 3► Exemplum► Altro non si vede che sciocchi, diceva Merceno, che lodano se stessi, [247] e riferiscono tutto alla propria utilità; il che così spesso non addiverrebbe, se potessero imitarmi. Non dico mai una lode di me, quantunque io abbia averi e nobiltà e stato; i miei amici mi commendano per uom di senno e di ingegno, e me ne potrei anche dar vanto. Ma se ho qualche buona qualità, quella che più tengo in pregio, è la modestia. ◀Exemplum ◀Level 3

Alcuno di questi uomini vani, in apparenza di modestia, diceva con molta semplicità: Sanno tutti che io son modesto. Orgoglio di mala fede è la falsa modestia; anzi è bugia meglio colorata delle altre. Se fa vista talvolta di nascondere le buone qualità, non per altro lo fa che per essere scusata dei difetti che le accompagnano; e se ricusa anche le lodi più meritate, segno che le si aspetta maggiori.

La vera modestia non vuole che uomo si confonda ed arrossisca in niun modo delle buone doti che può avere; anzi non esclude pure certa franchezza. Due qualità sono queste che, invece di essere nemiche, sono l’una all’altra mutuo sostegno, e rendono sicuro il potere che hanno sopra di noi gl’ingegni e le virtù. Un moralista ha dimostro per un’ingegnosa allegoria, quanto sia util cosa accoppiare queste due qualità.

Level 3► Allegorie► Avvenne che un dì si scontrarono per viaggio la Modestia e la Franchezza; quella del sapere, questa figlia dell’ignoranza; e convenendo ad ambedue fare lunga strada, ed avendo nell’essere andate solette molti disagi sostenuti, s’accordarono, posto giù ogni naturale rancore, [248] di far viaggio insieme per porgersi un vicendevole aiuto. In quel paese dove si trovarono, non vi erano pubblici alberghi, il che le costrinse ad ingegnarsi perchè gli abitanti e di ospizio e di vitto le provvedessero.

Sin allora la Franchezza, quantunque fosse stata e nei palazzi e nelle corti ricevuta, aveva avuto sì poco cortese la fortuna, che quando era per assettarsi alle ricche tavole e coricarsi nelle morbide piume, essa ne fu le più volte confinata alla porta. Alla Modestia era mestieri procacciarsi sempre ricovero nelle capanne de’poverelli, ove poteva ritenersi quanto voleva; ma doveva sempre contentarsi di dormire sulla paglia, e di saziar la sua fame colle radiche e con altri meschini alimenti. Ma poichè le due viandanti, per questo casuale incontramento, furono divenute amiche e compagne, sperarono di poter l’una soccorrer l’altra, e così alleggiarsi la noia del viaggio.

La Franchezza, vestita leggiadramente e alla moda, e il cui aspetto e le maniere erano alte e signorevoli, potè essere accolta, come era stata per addietro, nelle nobili castella e nei ricchi abituri. Ma la Modestia che la seguiva, semplicemente vestita, parlando sotto voce e tenendo gli occhi dimessi, era tenuta addietro dai portinai tutte le volte che la sua compagna non l’avesse per entro scorta. In processo poi non trovarono più impedimenti: furono ben ricevute in tutte le brigate, intervennero a tutte le feste e parteciparono a tutti i diporti. La Modestia rattemperava gl’impeti della Franchezza, [249] e la Franchezza assicurava la timidità della Modestia. Quantunque la prima durasse assai fatica a non tornare nel suo portamento antico, di che sosteneva gran noia la Modestia; nondimeno la presenza di questa era sufficiente a farla stare a segno, in guisa che non si arrischiava ad offender alcuno.

Ecco come in compagnia della Modestia la Franchezza trovò il favore e la stima che avrebbe inutilmente cercata essendo sola; e la Modestia, mercè della nuova amica, fu ricevuta nelle migliori brigate, convitata nei più sontuosi banchetti, adagiata nelle più nobili camere. Non pertanto la Franchezza si trovava sovente più a vantaggio che la sua compagna. Per esempio, se era dimandata la Modestia di chi fosse figliuola, si tingeva di rossore e non faceva risposta; laddove la Franchezza, cogliendo bene il tempo del suo tacere, spacciava sè per figlia del Sapere.

Con questa unione, la quale ad ambedue giovava, seguirono le pellegrine il loro viaggio. La Franchezza era guida nello entrare in città, e chiedeva indulgenza per la rozzezza della sua compagna. La Modestia precedeva la Franchezza nei contadi e nei casali, e faceva agli altieri modi della Franchezza perdonare, dicendola una persona di Corte. ◀Allegorie ◀Level 3 ◀Level 2 ◀Level 1