Référence bibliographique: Giovanni Ferri di S. Costante (Éd.): "La compiacenza", dans: Lo Spettatore italiano, Vol.2\36 (1822), pp. 184-187, édité dans: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Éd.): Les "Spectators" dans le contexte international. Édition numérique, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1026 [consulté le: ].


Niveau 1►

La compiacenza

Citation/Devise► Com’anima gentil che non fa scusa,
Ma fa sua voglia della voglia altrui,
Tosto com’è per segno fuor dischiusa.

Dante. ◀Citation/Devise

Niveau 2► Sono da osservar le minori virtù non meno che le maggiori; perciocchè tengono elle somiglianza della piccola moneta, la qual, come che ne’grandi contratti non soglia aver luogo, nelle comunali bisogne è di somma necessità. Ora la compiacenza è fra le virtù di secondo grado, le quali nella più parte importano il bene della dimestica e la dolcezza della social vita: e forse che altra non ce ne ha che sì poco costi e tanto giovi. Certamente sarebbe ella più usitata, se men pellegrina fosse la vera bontà, e la gente non mettesse ciò che ha nome umore tanto in non cale. Ma di quei medesimi che son buoni, chi non si briga di apparare, e chi nelle piccole cose disprezza di esser tale. E quindi nasce il difetto di non tener conto de’gusti, delle opinioni e delle consuetudini altrui, il che fa propriamente la compiacenza. Bisognerebbe non aver posto mente a quanto accade nel mondo per non esser persuaso del valore di questa amabile qualità; senza la quale la pace interna delle famiglie, che con essa sarebbe d’ogni parte sicura, molte fiate è turbata e rotta; e l’usare insieme degli uomini, [185] non che generi diletto e benivoglienza, è una fonte di discordie, di odii e di vendette. La compiacenza disarma l’invidia, induce amor degli ingegni, ed alla virtù stessa dona piacevolezza.

Ripensando io queste cose, mi ricordo di un caso, nel quale non mostrai questa graziosa qualità. Niveau 3► Récit général► Per andare in compagnia d’un mio amico da Ch * * in Sen * * condussi a prezzo una vettura, e non vi fummo su saliti che sopravvenne una giovinetta leggiadramente in arnese a pregarne di un posto, posciachè le occorreva di portarsi insino in Sen * * che è a Ch * * quattro miglia lontano. Ed io che ad usar cortesia non era allora disposto, risposi che la vettura non poteva contenere più di due persone. Vedete, dissi, facendola guardar dentro, non ci avanza un fil di spazio. Al fine delle mie parole: O signor mio, disse ella, vi è ben luogo che basta: io sederò fra voi due: e il dir questo e l’ascender su, fu una cosa: e postasi nel mezzo di noi, disse al cocchiere, che movesse. Il subito intermettersi della donzella mi precise ad ogni risposta la via. Ond’io pensava fra me, che onesta donna, come costei era, non avrebbe ciò fatto in qualunque altro paese, forse perchè le femmine di Francia, più che quelle di tutt’altre contrade, si fidano delle loro virtù.

Uno o due miglia taciti e queti eravamo andati, quando la intromessa ci fe’ volgere a sè, dicendo che il cammino era disagiato, che era perverso il tempo, che aveva grandissimo desiderio di essere la soprastante sera in Sen * *; [186] sicchè, se per ventura non si fosse in noi scontrata, vi sarebbe anzi andata a piedi, che lasciare in inquietudine chi l’aspettava. Deh! perchè, fra me stesso pensai, non cel disse ella incontanente? Poscia guatandola nel viso, e bellissima veggendola, soggiunsi: Giuro per tutte le cose belle, che per compiacere del suo desiderio a questa gentil donna mi sarei messo ad ogni disagio.

Ella, come se avesse sentito quello che mi si volsea per l’animo: Signore, mi disse, a quel che mi par vedere, voi state scomodo per me. No, no, madama, risposi io, ristringendomi quanto potea nell’un de’canti della vettura, lo che doveva io molto prima aver fatto; e no, certo no, più volte le replicai. Per questa risposta sorridendomi ella, m’affermò che stava comodissimamente, e in modo ironico soggiunse: Che il signore troppo era stato cortese a ricevere così tosto nella sua carrozza tale che per ventura egli non conobbe mai. In quel momento il rossore mi apparve sul viso, e quanto si fosse, sel può ciascuno di leggieri immaginare; perchè la donna più e più riguardandomi, lo scorno di essere sì fissamente considerato mi crebbe vergogna, e in breve il volto mi diventò fuoco. Io non sapeva qual contegno serbare, nè in che parte volger lo sguardo; ma parve ch’ella mossa fosse a pietà della mia confusione, e per farlami cacciar via, volse altrove il sembiante. La lode non meritata, disse un poeta, è una nascosa satira: la qual sentenza non m’era mai avvenuto di trovar sì giusta e sì vera, come in quella stretta.

[187] Sì tosto come fummo in Sen * * pervenuti, ella discese in terra, e mi rendè grazie facendomi un leggiadro inchino. Volentieri l’avrei dispensata di quell’atto di civiltà, sembrandomi ch’ella così volesse rimproverarmi ancora del fallo che io aveva commesso contro la cortesia. Fu subitamente all’uscio della vettura un giovinetto, che io seppi essere il suo amante fidanzato, per porgere a lei la mano mentre che smontava: il quale per assai dolce modo ci salutò, non altrimenti che se ci volesse ringraziare d’avere a lui condotta la sua donna, cui egli con ardentissimo desiderio attendeva. Poscia che essi da noi si furono partiti: ecco, diss’io meco, felicissimi amanti. Deh, quanto avrebbero avuto a penare, se per mia discortesia fosse stato loro tolto il trovarsi insieme! A voler bene immaginar quanta pena sia in amore il rimanere deluso nell’aspettazione, bisogna essere stato amante. ◀Récit général ◀Niveau 3 ◀Niveau 2 ◀Niveau 1