Référence bibliographique: Giovanni Ferri di S. Costante (Éd.): "Il paragone", dans: Lo Spettatore italiano, Vol.2\31 (1822), pp. 153-159, édité dans: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Éd.): Les "Spectators" dans le contexte international. Édition numérique, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1021 [consulté le: ].


Niveau 1►

Il paragone

Citation/Devise► C’est peut-être une des merveilles de la nature d’avoir
pu faire deux étres si semblables en les constituant
si differemment. En ce qu’ils ont de commun, ils sont
égaux; en ce qu’ils ont de different, ils ne sont pas
comparables. Une femme parfaite et un homme par-
fait ne doivent pas plus se ressembler d’esprit que
de visage, et la perfection n’est pas susceptible de
plus et de moins

J. J. Rousseau.

Forse che tra le meraviglie della natura una si è que-
sta , d’aver potuto fare due esseri così rassomiglianti
nell’ordinarli così diversamente. In quello che hanno
a comune, sono eguali; in quello in cui differiscono,
non sono da compararsi. Tanto la donna che l’uomo
perfetto non denno rassomigliarsi più d’animo che
di volto, e la perfezione non è capace del più e
del meno. ◀Citation/Devise

Niveau 2► La quistione della superiorità o dell’uguaglianza de’due sessi è assai volte stata proposta; ma perciocchè mancaci tribunal competente, per essere amendue nella causa stessa giudici e parti, sopra il processo dell’uomo e della donna non s’è potuto mai dar sentenza. Nè questa quistion d’amor proprio e di rivalità tra amendue sarebbe mai stata mossa, se si fossero accorti, che essendo l’uno e l’altro a differenti fini ordinati, la natura gli ha di diverse disposizioni forniti: e di pregio cadono entrambi quando, per mutuamente imitarsi, delle proprie lor qualità si privano.

Lecito è per certo intra sè pareggiarli, non per seminar fra’essi scandali e gare, già per [154] la natura vietate, ma per conoscer meglio le qualità che loro appartengono, e per più distintamente discernere quello che hanno avuto dall’educazione, da quello che trassero dalla natura. Questa comparazione, instituita senza parzialità e senza passione, non può porger loro se non materia di aversi cari ed in pregio.

Ogni cosa nell’uomo dimostra potenza e forza, sì per le forme che nobili e signorevoli sono, e sì per l’animoso portamento e sicuro. Ha la femmina più ornate e più avvenevoli fattezze, e sembianti più piacevoli e più moventi; sicchè a lei più propriamente si aspetta la bellezza.

È la complession dell’uomo più disposta a durare malagevoli fatiche; quella della femmina, a sostenere più mali.

Gli esercizi mettono forza negli uomini e leggiadria nelle femmine. La leggiadria dell’uomo dee venire dalla sua forza, e nelle femmine dee alla lor debilità procacciar piacevolezza ed amore.

Più generoso e più alto è l’animo dell’uomo; quel della donna è più tenero e più pietoso.

Il coraggio dell’uomo è più sicuro ed ardito; quel della femmina è più riposato e sofferente.

L’uomo è di più fermezza; di più rassegnazione è la femmina.

Esagera la femmina sua timidezza; l’uomo la nasconde.

Non si disdice alle femmine compiangersi e rammaricarsi; ma gli uomini sono costretti di tacere, e nascondere gli strazi e le pene del cuore.

L’uomo signoreggia molto sopra le sue passioni; la femmina usale meglio.

[155] L’uomo ha più prudenza; la femmina più destrezza.

Sono comunalmente le femmine più caparbie che gli uomini, ma non per natura: è la caparbietà effetto dell’ignoranza, ed è l’ignoranza frutto della mala educazione.

Agli affetti dell’uomo sovrasta la ragione; a que’della femmina la sensibilità.

Il sentimento è lo spirito delle femmine; e certe volte lo spirito è il sentimento dell’uomo.

Così è da schernir femmina che vantasi di gran sentimento, com’uom che vantasi di molto spirito.

Tanto gli uomini sono gelosi in punto di spirito, quanto in punto di bellezza le femmine.

Incontra così spesso die uomini di spirito diventino degni di scherno, come che belle femmine si facciano impudiche.

Dannosi sono i viaggi tanto alla religione degli uomini, quanto al pudor delle femmine.

Ascoltansi quando sono in brigata gli uomini; le femmine si guardano.

Il giudizio delle femmine si forma prima che quel degli uomini; ed esse scorgono più tostamente il male e il bene: ma di più sodo giudizio è l’uomo; e di maggiore studio e conoscimento.

Nella femmina è più vivace immaginativa; nell’uomo più ingegno.

Osserva la femmina; l’uomo ragiona.

Hanno le femmine più dilettevole la favella e più pronta che gli uomini; e tutta loro è la leggiadria; e l’onestà del favellare. Motteggiano le femmine con più acume che gli uomini.

[156] L’uom dice ciò ch’ei sa; la femmina ciò che piace. All’uno è mestier gran dottrina; all’altra buon gusto per ben parlare: quegli ha l’animo solamente alle utili cose; questa alle dilettevoli.

Nelle cose di sentimento stanne al giudicio delle femmine; nelle morali a quello degli uomini.

Lo spirito corrompe il cuor negli uomini; nelle femmine il fatto rovesciasi.

Il troppo ripensare mena ad impazzar gli uomini; il poco le femmine.

Non son mai sì forti le femmine, come quando si sentono deboli; gli uomini mai sì deboli non sono, come quando nella lor forza si fidano.

È l’uomo più orgoglioso; più vana la femmina.

Gli uomini amano la lode; le femmine l’adulazione.

Negli uomini il piacer dell’adulazione nasce dalla piccola stima che fanno di sè medesimi; nelle femmine l’opera sta per l’opposito.

Amore, più che altra passione, si confà alle femmine, al cui fuoco così s’accendono i lor delicati petti, che pochissimi uomini a quel termine arrivano.

Le più volte risiede in qualche cosa la tenerezza degli uomini; perciocchè se il cuore loro arde, deve per forza averlo acceso alcuno oggetto. Ma la tenerezza nelle femmine nasce col loro nascimento, e viene ad essere come una provvisione della complession loro. Amano elle, per così dire, innanzi di saper che.

Intende a sè la femmina molto meno che l’uomo. Parla ella men di sè che del suo amadore; l’uomo pensa all’amor suo più che alla sua donna.

[157] Più costanti sono gli uomini; le femmine più fedeli: e la fedeltà è molto più sicuro pegno di costanza, ma non è la costanza sempre una ripruova di fedeltà.

Due cose che mai non vengono meno, sono le lagrime delle femmine ed i sospiri degli innamorati: nè quelle costano gran fatto più di queste.

Sono comunalmente più gelosi gli uomini che le femmine; ma è più incomportabile la gelosia delle femmine.

Richieggono le femmine, se uomo sia discreto; e gli uomini, se donna sia bella.

Si danno vanto alcune fiate le femmine dell’aver di sè ad altrui compiaciuto; e spesso gli uomini, di certe grazie che non impetrarono.

Tante femmine fa volgere a Dio un infelice amore, quanti falsi devoti ingenera una malcapitata ambizione.

Tra gli esempli di cucili a’quali dopo il matrimonio sia cresciuto l’amore, si contano molto meno uomini che femmine.

Amano gli uomini più la moglie che il matrimonio; le femmine più ’l matrimonio che ‘l marito.

Afferma La Bruyere poche essere le mogli eccellenti per modo che i mariti non si pentano dell’aver menato moglie: e potea ben soggiungere, che pochi sono i mariti ottimi, da impedire alle lor mogli il ritrovare benavventurose quelle che ne sono rimase prive.

È più malagevole la virtù per la femmina che per l’uomo, non avendo ella gloria, nè onore, ne mercede che la solleciti a usarla.

[158] Delle maniere più belle e più dolci, onde dotati son gli uomini, son tenuti alle donne: e questa è la ragione perchè gli antichi, che certo solevano esser savi, in persona di femmine immaginarono le Virtù e le Grazie.

Fra le amorevoli qualità delle femmine forse nessuna è che non istia bene all’uomo, abbracciandovi eziandio il rossore e la mansuetudine: ma degli uomini non si può dire il simigliante per rispetto alle donne.

Volendo S.t Evremont formare un esemplo di umana perfezione, preselo dalle femmine; perchè, secondo che egli avvisava, è meno malagevole a rinvenire in femmina quel costante intelletto di che gli uomini si pregiano tanto, che non è a rinvenir in uomo tante incantatrici piacevolezze, quante le femmine posseggono.

Gli uomini o fanno soverchia slima delle femmine, o non quanto basta.

Essi non mostrano di averle in dispregio, se non poichè non è lor venuto fatto di renderle dispregevoli.

Chi sa dire onde muova la rigidezza degli uomini verso le femmine? Forse ch’ella nasce dall’aver essi per fermo, che essendo di lor natura le femmine più perfette creature che gli uomini, sieno per conseguente, allor che da questa perfezione elle si dilungano, di più aspra riprension meritevoli?

Stimansi generalmente gli uomini molto più degni che le femmine; ma non però che vogliano a quelle alcun difetto perdonare, o quando elle nè notano alcuno in essi, non [159] s’accendano d’ira. Eglino sceglier dovrebbero, e intendere o ad aver meno difetti che le femmine, o i difetti di queste meno severamente ripigliare.

Son quel che sono le femmine, per opera degli uomini; e imperciò hanno elle tanti difetti.

Per virtù di legge sono le femmine in balía degli uomini; e gli uomini in balía delle femmine per libera loro elezione.

Di dominare son cupidi amendue; la qual cupidigia dicesi alla femmina fare più violenza. E veramente al piacer di comandare sacrifica ella la gloria d’essere bella, e la dolcezza di udirsene dar laude. Ma che le femmine sì tenere sieno della loro autorità, son da rampognare gli uomini che quella sconvenevolmente usano: e se così non fosse, elle non si sarebbero mai rivolte a volerla occupar loro. I tiranni cagionano i rubelli, i quali se vengono al loro intendimento, stanno poco a diventare tiranni.

Guai a que’tempi ne’quali hanno cessato d’influire le femmine, nè dalla loro estimazione sono più mossi gli uomini! Quello è l’estremo passo alla corruzione. I costumati popoli tennero sempre in gran conto le femmine. ◀Niveau 2 ◀Niveau 1