Citazione bibliografica: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "La zitella attempata", in: Lo Spettatore italiano, Vol.2\20 (1822), pp. 108-112, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1010 [consultato il: ].


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La zitella attempata

Citazione/Motto► Marriage is much more necessary to a man, than to
a woman; for he is much less able to supply himself
with domestic comforts

D. Sam. Johnson.

Assai più all’uomo che alla donna necessario si è il
maritaggio; perciocchè quegli per se stesso è meno
acconcio a procacciarsi la domestica felicità. ◀Citazione/Motto

Livello 2► Livello 3► Racconto generale► M’intervenne un giorno di essere presente ad una conversazione tra la matrona Lucinda dal peso aggravata di numerosa famiglia, e tra l’attempata, ma discreta molto e amabile zitella Solina. Posciachè elle ebbero, con non minor grazia che forza, favellato pro e contro ciascuna della sua condizione: Oh! disse Lucinda, se voi attempate zitelle tutto conosceste il ben vostro, sareste pure le più avventurose fra le donne. Oimè! rispose la giudiziosa Solina, voi maritate non ben comprendete la infelicità dello stato nostro. È il vero che una maritata dee portare un gran carico di affanni e di cure, ma una invecchiata fanciulla tien simiglianza di un albero intristito in mezzo d’un’arida pianura. ◀Racconto generale ◀Livello 3

La forza di questa similitudine e il pietoso tuono di voce con cui fu espressa, mi percossero altamente l’immaginazione e il cuore. E che far si puote, dissi fra me, per questa pianta che ha perduto il rigoglio della giovinezza? Non posso trapiantarla, nè adoperarmi [109] perchè rifiorisca. Ma voglio almeno guardarla, cingerla di siepi e fare che abbandonata non sembri. Non comporterò che gli si appressino animali a farle villania, e a torne quella poca bellezza che può tuttavia conservare. Io combatterò l’ingiusta opinione degli uomini che hanno a scherno e quasi in dispregio ogni attempata zitella.

Natural cosa è che ogni fanciulla brami di maritarsi. E come elle avere non deggiono così fatta inclinazione, se i dolci amorosi disii non si consentono ad esse se non se a cotal patto? Solo per questa via elle escono di schiavitù, e sono in certo modo preposte ad un piccolo impero. Quindi ove zitelle rimangano, ciò non procede da irragionevole volontario abborrimento del matrimonio, ma sì bene da quegli accidenti che sì spesso si attraversano agli umani disegni, e conducono gli esseri i più sensibili ad uno stato affatto diverso da quello che scelto si avrebbono.

Fra le cagioni che nel celibato ritengono le fanciulle, è nel vero principale la mancanza di una conveniente dote. Perciocchè troppo spesso incontra che gli uomini in cambio dei pregi dell’animo, i quali soli formano e assicurano la coniugal felicità, altro non cercano che le ricchezze: nè le virtù, la leggiadria, lo spirito, la bellezza possono tenerne le veci. Il perchè inegual maritaggio si chiama ove si tolga per moglie una fanciulla fornita di tali qualità, ma sprovveduta dei beni di fortuna.

Spesse fiate sono le donzelle a rimanersene celibi condannate dall’avarizia e dall’ambizione [110] de’genitori. Conciossiachè non s’inducendo essi a privarsi di una parte di loro ricchezze per dotarle, rifiutano i più vantaggiosi partiti per insino a che le disgraziate figliuole abbiano di molti anni oltrepassata l’età di aggiungersi coi legami d’Imene. Nè già è scorso gran tempo che avari ed ambiziosi genitori, abusando dei religiosi instituti, sforzavano barbaramente le fanciulle al celibato col seppellirle vive ne’chiostri.

Avvi di alcune donzelle che per le mal disposte fattezze e il disavvenevole aspetto non paiono chiamate a compiere gli uffizi di sposa. Ma sì varii sono i motivi che gli uomini recano ad eleggere lo stato maritale, e tanto diverse sono le maniere di giudicare dei pregi delle donne, che ben poche ne ha le quali a restar celibi sieno per la deformità condannate.

Altre ve ne sono le quali da un doloroso sentimento che serbano pel primo obietto del cuor loro, o per morte o per incostanza rapito, son ritenute nel celibe stato: ed altre finalmente perchè ad esse non soffre l’animo di abbandonare i genitori, che in misera fortuna o in età provetta e cadente ritrovansi; ond’è che fanno loro il sacrifizio del proprio bene, col disdire il maritaggio, siccome fece la bella e virtuosa Emilia.

Livello 3► Exemplum► Unica figliuola e rimasa priva della madre fino dalla culla, Emilia tutto a sè trasse l’amore del suo padre Elmone. La natura era stata con lei liberale de’suoi doni, e l’educazione aveva a perfezione recata l’opera della [111] natura. Quando ella aggiunse all’anno ventesimo, il genitore era già molto nell’età innoltrato e malconcio dai disagi della vecchiaia. Sentiva egli compiacenza e consolazione nel considerare le virtù e le amabili doti di sua figliuola, e lietamente godeva dei vantaggi che quelle gli procacciavano. Le sollecitudini, le cure e il conversare d’Emilia erano cose per Elione necessarie tanto, che tutta ne formavano la felicità.

Una donzella in cui tanta copia d’ammirabili pregi trovavasi accolta, non poteva non essere da molti damigelli vagheggiata e richiesta. Molti se gliene offersero, degni cui ella scegliesse; se non che ella conobbe che il torsi marito era lo stesso che recare un’acerba ferita al cuore di suo padre, e per avventura anche accorciare i suoi dì, ond’è che seco stessa propose di non cangiar condizione. Sotto diversi colori tutte ruppe le pratiche, e mise ad ogni suo potere l’ingegno per non fare accorto il padre del sagrifizio che ella volontariamente faceva. Elmone il prezzo ne sentì, e a quando a quando ripigliava se stesso per avere tanto consentito alla figlia: ma ella continuò venti anni a vivere per suo padre, ad esserne il sostegno e il conforto, e in cotal guisa oltrepassò gli anni del maritaggio. Emilia è oggi un’attempata zitella, ma ella non si pente di quanto ha fatto; e ove n’oda favellare: “Io avrei potuto, dice ella, essere felice con uno sposo; ma ho dovuto alla mia porre innanzi la felicità di un padre.” ◀Exemplum ◀Livello 3

Fra tutte queste cagioni del femminil celibato [112] trovatene una che giustifichi quel cotale disprezzo in cui taluni tengono le attempate pulcelle. E non deggiono elle anzi risvegliare in pro loro la nostra pietà, stringerci a compatire alla lor sorte e ad alleggiarne i mali? Fia dunque subbietto di derisione una non meritata disgrazia, cui forse potuto avrebbono spesse fiate schifare, se state fossero men ligie della virtù? ◀Livello 2 ◀Livello 1