Lo Spettatore italiano: L’amore
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Nível 1
L’amore
Citação/Lema
Perditissima
ratio est amorem petere, pudorem fugere,
diligere formam, negligere famam Cicer.~kHa perduto affatto la ragione chi addimanda amore,
diligere formam, negligere famam Cicer.~k
Ha perduto affatto la ragione chi addimanda amore,
e fugge il pudore; chi s’invaghisce
della bella persona,
e non cura la buona riputazione.
Nível 2
Avvegnachè l’amore infra tutte le umane passioni sia quella che più
delle altre e più esclusivamente sembri essere da natura, è il vero però che infino a un certo punto
dalla educazione dipende. Sempre da se stesso differente, prende egli qualità dai tempi, dai luoghi,
dai governi, ed anche dagli ordini diversi della società. A quanti mutamenti è stato finora
sottoposto cotesto impeto brutale dell’uomo selvaggio inverso del selvaggio obbietto de’suoi desiri,
e a quanti altri per avventura sarà tuttavia, secondo che ci anderemo di mano in mano più
incivilendo! E non veggiamo noi essere egli al tutto diverso dall’Oriente all’Occidente, dai Greci
ai Romani, dai moderni popoli ne’tempi barbarici a questi stessi popoli, dopo i progressi delle
lettere, delle scienze e delle arti? Ponghiamo a un tempo stesso e in uno stesso paese due uomini,
l’uno cresciuto nella ignoranza e nella rusticana semplicità, l’altro in ogni maniera di cognizioni,
di studi e di delicatezza nutricato, le quali s’appartengono d’avere a colui che uomo di mondo si
appella: or quando eziandio questi due avessero un’età, una forza, una immaginativa ed
un carattere medesimo, se fossero tutti e due da una violenta passione riscaldati, non ne sarebbono
già nella stessa guisa scossi. Quanti beni e quanti mali stanno preparati per l’uomo di società, che
non saranno mai conosciuti dall’uomo di natura? Un solo sentimento ha questi, e l’altro mille ne
prova. Quegli sol uno conosce quella tela di affezioni le più contrarie, quella incomprensibile
mescolanza di furore e di tenerezza, di confidenza e di sospetto, di astuzia e di candore, di speme
nell’angoscia e di sollecitudine nella felicità, e ultimamente quelle pene mescolate di delizie, e
quelle delizie mescolate di pene; il che addimandasi amore. Nel sentimento dell’amore vuolsi
distinguere il morale dal fisico. Il primo dei quali è quel generoso desio, quel vicendevole
inchinamento dell’un sesso vêr l’altro; ed il secondo è ciò che determina questo desire e questo
inchinamento, e in un solo obbietto esclusivamente li affisa, o almeno a questo preferito obbietto
con più calore il trasporta. Ma che sarebbe egli
l’amore spogliato del morale? Non è questo il segnale che ci distingue dagli animali? Or senza di
questo meriterebbesi amore il nome di sentimento, anzi sarebbe mai egli virtù? Se dal morale
procedono gli affanni che genera l’amore, procedono eziandio i più puri paceri e i più
dolci, e i suoi affanni medesimi ne apportan dolcezza. È questo uno dei miracoli d’amore, secondo
che dice un gran moralista, che ci fa piacevoli i tormenti; ed i veraci amanti risguardano siccome
il peggiore dei mali una cotale indifferenza ed un obblio che loro ogni sentimento togliesse delle
lor pene. Ha il verace amore, non altrimenti che la virtù, questo bene, che di quanto a lui si
sacrifica, ce ne ricambia, e di quanto per lui di buon grado ci priviamo, noi prendiamo in qualche
modo diletto, per lo stesso pensare a quel che ci costa, ed al perchè noi a tanto ci conduciamo.
L’amore che ha suo fondamento in su i sensi e nello sfogo delle passioni, non ha di sua durata
alcuna arra. Un fuoco acceso dalla bellezza non è pur certo che duri quant’ella, ma sì veramente è
indubitabile che con quella si estingue. L’amore non dura più di ciò che lo ingenera, il perchè la
sola virtù può farlo sempre durare. Un tenero e virtuoso amore è fra tutte le passioni quella che
maggiormente inchina a pura renderci l’anima, e a levarla da terra. Perciocchè la sua spirazione al
di sopra della bassezza del vizio c’innalza, e inverso tutto ciò che è grande e bello ci dà una più
forte tendenza. Le sue dolci pene mansuefanno e addolciscono il cuore; e la speranza o l’orgoglio di
avere in amore le maggiori venture, sono uno sprone che alle più onorate e maggiori imprese ne
pungono e sollecitano. Il verace amore si è un fuoco che colla sua fiamma penetra a
riscaldar gli altri sentimenti, ed un novello vigore in loro desta: ecco perchè ha detto alcuno che
l’amore partorisce gli eroi. Timido e riguardoso è il verace amore che d’una menomissima cosa si
allegra, e in luogo di somma felicità la ripone. La purezza sua ne accerta la durata più eziandio
che non fa la speranza. S’accresce la natural vivezza dell’amore anche per le durezze e ripulse, in
quella guisa che l’incendio d’una foresta, dove l’ardore del cocente meriggio non ne
moltiplicherebbe la forza, raddoppiasi all’imperversare dell’agghiacciato aquilone. Il più casto di
tutti i legami si è il verace amore. Solo egli e il suo fuoco celeste fanno mondi essere i nostri
naturali pensieri, in un solo obbietto condensandoli. Solo egli fa che i bassi e vili durar non
possono dinanzi all’amata persona, e ultimamente che all’infuori di lei sola un sesso sia nulla per
l’altro. Il quale sentimento provò ben Petrarca per la sua Laura, ed egli lo ha detto in rima là ove
canta di lei: In simil guisa mentrechè
per donna vulgare ogni uomo è medesimamente un uomo, per quella il cui cuore è caldo d’un verace
amore, non v’ha altro uomo se non l’amante. Ove l’onestà si scompagni dall’amore, egli rimansi
ignudo delle maggiori piacevolezze; ma per sentirne il prezzo, è mestieri che il cuore di lei si
compiaccia, e che sopra noi ci sollevi, sollevando l’amata cosa. Tolgasi dall’amore l’idea della perfezione, e voi gli togliete subito l’entusiasmo; tolgasi la stima, e l’amore è
niente. Come puote una donna avere in onore un uomo che si disonesta? E cotesto uomo stesso potrà
egli porgere gli omaggi suoi Non tarderà guari di tempo che s’avranno in dispetto l’un
l’altro; l’amore diventerà per essi un vituperevol commercio, ed avranno perduto l’onore senza aver
trovata la felicità. Così ove l’amore non sia una virtù, egli è il più sozzo dei vizi; e la più vile
servitù è l’amare una persona che si crede degna di disprezzo. Sempre raro è stato nel mondo l’amor
virtuoso, ma più che mai lo è oggidì. Fu tempo che a questo infiammato desire che gli uomini inchina
verso le donne, era ognor congiunta l’onesta voglia di aggradire. Regnava allora uno spirito di
cavalleresca cortesia ed un delicato rispetto per le donne, che una essenzial parte formava dei
costumi. I risguardi, gli omaggi, ed un cotal culto che alle donne si porgeva, loro assicurava
l’impero del sentimento, il quale così in pro de’costumi tornava, come della umana felicità. Ma ora
quale strano cangiamento s’è fatto! Niente più s’ode favellare d’amore, mentrechè di continuo si
favella di donne. E trovasi eziandio di quegli uomini i quali si vantano di non credere all’amore;
la qual mostruosa incredulità abbastanza palesa la costoro depravazione. Vorrebbono altri che
nell’usar dell’un sesso coll’altro non si trovasse che indifferenza, come quel
sentimento che essi solamente reputano convenevole alle ben costumate persone, e a quelle che
diconsi di buon tuono, e la passion dell’amore la relegano nei romanzi. Per tal guisa ai nodi
d’Imene presiede solo il vile interesse: perciocchè chi avvi che le attrattive e le grazie della
beltà, l’avvenevolezza della virtù e del sentimento abbia a capitale, quando non le trova congiunte
coi doni della fortuna? Ov’è un amante il quale avvisi non poter fare miglior uso di sue ricchezze,
che procacciandosi l’acquisto di una amabile donna e virtuosa, e che ad un’ora comprenda il suo dono
non valer ciò che egli consegue? Di qui procede il tanto inoltrarsi che fa il libertinaggio, il
quale ai casti piaceri del legittimo amore i venali favori antipone dell’infame prostituzione. Così
la rosa della bellezza e dell’innocenza fiorisce e divien passa nell’abbandono; e colui che aver ne
dovrebbe vaghezza, e cara averla, e recarsela al seno, se ne disvia per carpire qualche malefica
pianta che in toccandola il punge, e finalmente ne avvelena l’animo e il corpo. Mal colga l’indegno
che pone un cuore a mercato e rende venale l’amore! Desso è che di sciagure cui seco dietro si trae
la seduzione, e di delitti a cui ne induce lussuria, ricopre miseramente la terra. Oh! fosse pur
concesso al morale di restituire all’innocenza ed alla bellezza i suoi dritti, e la fiaccola
riaccendere dell’amor verace! Cotesto fortunato avvenimento farebbe al sommo pervenire la virtù e la
felicità dell’un sesso e dell’altro. O voi che dell’uman genere siete la più bella metà,
a voi si appartiene di accelerare questo sì desiato cangiamento, perciocchè massime da voi dipendono
i buoni costumi. Se per voi sarà il licenzioso amore incorato, anzichè risospinto, egli baldanzoso
procederà sempre più oltre a gran passi, e voi altro impero più non avrete che quello del vizio:
laddove se orecchio non darete che all’amor virtuoso, voi vi vedrete corteggiate con tutto l’ardore
e il rispetto che cape in cuor puro; avrete il più alto seggio nell’animo de’vostri amanti, e degne
sarete dei nomi di sovrumane e divine che alcuna volta per ischerno vi si danno.
Citação/Lema
“Non vi ha cosa che in questa passione
sia buona, dice un illustre filosofo, se vi eccettui il fisico, perciocchè il morale è
cattivo.”1
Citação/Lema
Che sola a me par donna.
Citação/Lema
A qual si lascia del suo
onor privare?
Petrarca~k.
1V. Buffon, Hist. natur. Disc. sur l’homme.