Cita bibliográfica: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "Il padre dispietato", en: Lo Spettatore italiano, Vol.2\06 (1822), pp. 26-28, editado en: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Los "Spectators" en el contexto internacional. Edición digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.996 [consultado el: ].


Nivel 1►

Il Padre Dispietato

Cita/Lema► Quanto parentes sanguinis vinculo tenes
Natura, quam te colimus inviti quoque!
Occidere volui noxium, amissum fleo.

Sen. Hip.

Col vincolo di sangue i padri ahi quanto
Stringi, o natura, e fai seguirti a forza!
Spensi il colpevol figlio, or ne fo il pianto. ◀Cita/Lema

Nivel 2► Nivel 3► Exemplum► Ricusa adunque la natura di parlarvi per me, o parla invano? Diceva Irene a Misalo suo padre, avvolgendosegli a’piedi. Sì, rispose il vecchio, facendola indietro: voi rotti avete i legami di natura da che più non curando la benefica protezione di un padre, e le tenere cure d’una madre amorosa, vi deste in braccio ad un uomo tanto da lor detestato. Ma il divin Padre, ripeteva Irene, pur dimentica i falli de’suoi figli, ed un padre mortale disdegnerà aver mercè d’una figlia che pentita si rende, e ne gli chiede perdono? Ed io a questo divin Padre vi raccomando, soggiunse il durissimo vecchio, nè per innanzi la porta mia saravvi più aperta. Ne ho fatto il voto, e nol romperò. Vi ricolgano i parenti del vostro marito, se lor ne cale; che io non vi avrò più per figlia. Ma questi pargoletti, ahimè! non sono innocenti? Me sola abbandonate all’infelice fine che mi attende, ma non [27] vi soffra il cuore di veder perire i miei figliuoli. Non sono essi miei figliuoli; mai non gli stringerò al mio seno; mai non ischerzeranno meco assisi sulle mie ginocchia. Non saranno da me alimentati i frutti dell’ingratitudine. Sudi con la vanga e con la marra a procacciar loro il pane chi gli ha fatti nascere; chè non ci ha fatica a cui l’amore non facesse un padre sommettere per figli non contumaci; ma io più non sono vostro padre.

Metatextualidad► Ecco l’orribile ragionamento tenuto fra Irene e Misalo su per l’androne di sua casa, ◀Metatextualidad perciocchè non l’avea lasciata entrare più oltre. Quindi egli di sua mano le chiuse la porta nel petto, e tornossi alle sue camere. Era a mezzo il verno freddissimo, e i venti aspramente imperversando, ruppero incontanente una pioggia strabocchevole. Irene non s’arrischiando a uscire al tempo malvagio, si stette in quell’androne, chiudendosi in grembo i figliuoletti che erano dal freddo assiderati. Confidava essa che la mattutina luce le avrebbe recato qualche pietoso soccorso; ma quando il mattino fu venuto, ella avea terminati i guai, e dormiva il sonno della morte. E così fredda fu da’famigliari di Misalo ritrovata, con allato i due fanciulli che piangevano. Lo spietato Misalo come fu dinanzi a quella vista, sentì drizzarsi i capelli dall’orrore, perdè i sentimenti e cadde. Ricoverò egli la vita, ma fuggì per sempre la pace da lui. Ora tutto quanto s’ingegna all’emenda del suo peccato, ponendo ogni cura e tenerezza sopra i figliuoli d’Irene; e quando essi così semplicetti in quell’età gli chiedono la loro madre, ei [28] sospira, si turba e dice fra se stesso: Io ne fui il carnefice! Ricco è il tesoro delle misericordie del Cielo, ma uno spietato padre come ne potrà esser partecipe? ◀Exemplum ◀Nivel 3 ◀Nivel 2 ◀Nivel 1