uantunque il vostro nemico sia caduto tra le vostre mani, non pensate mai che la Providenza, la quale dispone della fortuna degli uomini come le piace, vi permetta di vendicarvi a vostro talento; al contrario essa vi ha dato un’occasione di provar voi medesimo, per vedere se siete schiavo della collera, o amico della clemenza. Non potreste così agevolmente conoscere questa verità, se ora non foste nel caso, che vi lascia in una libera disposizione di fare o l’uno, o l’altro. I limiti della convenienza sono assai differenti da quelli del potere; e perciò non bisogna aver riguardo a quel che potete, ma bensì a quello che dovete fare, per timore che volendo far tutto ciò, che potete, non abbiate poi a pentirvene. So benissimo che alcuni dicono nulla esservi di più dolce della vendetta; ma per verità io afferisco francamente nulla esservi di più amaro; e mi maraviglio assai che uomini ragionevoli vi trovino della dolcezza. Se ve ne fosse, essa farebbe una dolcezza crudele, e tanto indegna d’un uomo, quanto è propria delle bestie; e non già di tutte, ma solamente di quelle, che hanno più ferocia. Niente v’è di più conforme alla natura nostra che la misericordia e la bontà. Or queste due perfezioni nulla hanno di più contrario della vendetta; e tutto ciò che un uomo fa per animosità contro un altro, ferisce queste Virtù, e la ragione ancora. Che se il nome di vendetta vi sembra dolce, io vi mostrerò come possiate servirvene con onore. La più illustre maniera di vendicarsi degnamente, è quella di perdonare.
Aggiungo ancora che niente è tanto necessario, nè sì comune nel commercio umano, quanto il perdono; perchè non v’è alcuno che non pecchi, e che non abbia bisogno di misericordia: e se questa venisse ricusata, come mai potrebbesi uscire dal laberinto di tanti delitti? Chi potrebbe riparare le diffensioni e le rotture della società? Tutto dì gli uomini verrebbero alle mani, e l’ira di Dio incessantemente combatterebbe contro di essi. Non avrebbero fine alcuno le liti, e i supplizj; e il fulmine e l’armi farebbero un romor perpetuo. Perdonate adunque, se volete che vi si perdoni; abbiate compassione degli altri, se ancora voi bramate riscuoterne; e non seguite mai i movimenti dell’appetito, ma della ragione. Quegli che ricusa il perdono ad uno che serve come esso, non può dimandarlo al Padrone se non con grande impudenza.
Mi direte, che non è disegno vostro di offendere alcuno, ma che volete vendicare la vostra offesa. A che mai serve che siate il primo, o l’ultimo a peccare? Non è giusto che approviate in voi medesimo quello che disapprovate negli altri. Volete praticare la crudeltà, che tollerar non potete nel vostro nemico, essergli simile ne’costumi, e poi avere il cuore interamente contrario al suo? Non dovete adunque vendicarvi, e secondo le Leggi neppur potete farlo. La difesa di se stesso è permetta, ma la vendetta è vietata. Colui che vuol essere vendicato, deve aspettar la vendetta dalle mani del Signore. La vendetta è sua; egli saprà cogliere il tempo per punire, quando non sia prevenuta la sua giustizia. Aspettate perciò quel termine prefisso dalla tolleranza del Cielo: conviene che chi è il Padrone dell’offensore e dell’offeso vi vendichi, se volete una giusta vendetta. Anzi per dir meglio bramate che il Signore stesso non vi
Io quivi non dirò che con una sola azione che farete spingendo l’offesa vostra contro un solo, offenderete più persone. Un solo affronto spesso ha fatto mille nemici ad un uomo solo. Nè quivi io vi proporrò che vendicandovi offenderete più voi stesso che il nemico; imperciocchè forse ve la prenderete col suo corpo, e con le sue ricchezze, e vai frattanto perderete l’anima vostra col vostro concetto. L’unico rimedio che abbiano trovato moltissimi per lor sicurezza dopo aver ricevuto qualche dispiacer notabile, fu quello di dissimulare. Altri al contrario si sono veduti impegnati in nuovi pericoli per essersi lamentati dei primi, o per avere indicato con qualche indizio esterno l’ardore del loro segreto rissentimento. È assai meglio ricercare un amico, che perdere un nemico; ma si fa l’uno e l’altro quando si perdona nel momento medesimo, in cui avrebbesi più comodo di vendicarsi. La dolcezza è il miglior mezzo che possa prendersi per isterminare tutti i suoi nemici.
Finalmente rappresentatevi che la vita essendo sì corta, e soggetta a tanti pericoli, le passioni nostre non debbono essere immortali. Seneca è di opinione che per dar termine all’odio che si ha contro alcuno, basti il rammemorarsi dell’ultimo fine. Nulla v’è che più trattenga l’inimicizie, quanto la dimenticanza di quel che noi siamo. Quegli, di cui cercate la morte, morrà infallibilmente; e questo avverrà ben presto, e forse anche oggi; e può anche succedere che voi muojate prima di lui. Aspettate adunque un poco; quel che bramate con tanto ardore, avverrà senza ritardo, come pure quel
Che se il desiderio di vendicarvi ancor vi stimola, guardate bene di non cedergli; opponetegli la memoria di coloro, che non solo furono mansueti, ma ancora benefici e favorevoli a’loro nemici. Rappresentatevi da un’altra parte l’esempio di coloro, che avendoli feriti ed uccisi, non sopirono ancor la lor rabbia, ma si sono dati in seguito a farli in pezzi. Dipoi scegliete a qual di questi vogliate piuttosto rassomigliare. Oltre alle azioni, considerate ancora i loro discorsi. Una maggior parte della crudeltà consiste nelle parole. Il piede è assai crudele, la mano ancor più, ma la lingua è oltre ogni credere crudelissima. Siccome essa è l’intreprete della crudeltà, così lo è ancora della clemenza. Voi Siete scappato dalle mani del vostro avversario. è scappato dalle mie mani! Non convien dire che quest’ultime parole sono ancor più crudeli di colui che le pronunciò?