Il Socrate Veneto: N. XX

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N. XX.

De’libri, e delle biblioteche

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Non crediate che sia di molta gloria il vantarsi di avere una gran quantità di Libri. Avvegnacchè siccome moltissimi li ricercano per loro istruzione, così alcuni ad altro oggetto non si provveggono di essi che per un tenue piacere, o per una vana ostentazione. Alcuni adornano i loro armarj e scansìe d’un mobile che non è fatto se non per ornamento dell’anime; e de’Libri si servono appunto, come de’Vasi, de’Quadri, e delle Statue, di cui l’uso è tanto superfluo. Vi sono pure alcuni che danno pascolo alla loro avarizia sotto pretesto di aver de’Libri; e siccome sono pessimi estimatori delle cose, non giudicano del loro vero pregio mettendoli a prezzo come l’altre merci. Questo è un novello abuso, che può chiamarsi uno stromento, e una moderna industria dell’umana cupidigia, ch’è tanto antica. E perciò non veggo qual cosa possa esservi, che non vada soggetta all’avarizia, considerando ch’essa morde ancora le stesse opere dello spirito. Ma supponiamo che la curiosità vostra sia ragionevole, per certo avete in ciò un fardello aggradevole, ma assai faticoso; lo spirito vostro ne prenderà un dolce piacere, ma ne resterà assai imbarazzato. La copia de’Libri nella vostra Biblioteca è una sorgente inesausta di fatica, e un ostacolo al riposo. Converrà che la vostra immaginazione si rivolga in diverse parti, e che la memoria vostra si carichi qualche volta inutilmente. Volete che vi dica il tutto? I Libri hanno condotto alcuni alla scienza, ed altri alla pazzia; perchè hanno voluto prendere più nutrimento di quel che potessero digerire. Siccome agli stomachi, così agli spiriti il disgusto fece spesse fiate più male dell’avidità; e se è d’uopo limitar l’uso delle vivande, altresì conviene regolar quello de’Libri a proporzion di coloro che se ne servono. In ciò, come in tutte l’altre cose, quello ch’è poco per l’uno, non è che troppo per l’altro: e perciò il Saggio non ricerca già l’abbondanza, ma è sufficienza delle cose. Quella è spesso dannosa; ma questa è sempre utile.

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Exemplum

Or quand’anche voi aveste una maggior quantità di Libri, ne avreste forse più di Tolomeo Filadelfo Re di Egitto, di cui narrasi che abbia fatti porre nella sua Biblioteca di Alessandria quaranta mila Volumi in un tempo, in cui i Libri erano altretanto rari, quanto or son comuni? Nulladimeno tutti questi Volumi raccolti con tanta scelta e fatiche, recati da tanti luoghi, e conservati con tanta diligenza, tutti furono in una volta abbruciati. Tito Livio dice che questa Biblioteca era la più bell’opera dell’attenzione, e della curiosità generosa de’Re: sopra di che Seneca lo riprende dicendo, che quest’era piuttosto l’opera d’un lusso letterario, che d’una magnificenza ragionevole. Ma può dirsi che le parole dello Storico, e l’azione di Tolomeo possono giustificarsi considerando le ricchezze di quel Principe, e il disegno ch’egli ebbe di provvedere agli usi di pubblico. Certamente non si può se non altamente lodarlo della versione ch’egli fece fare dall’Ebreo nel Greco con tante spese, e diligenza, e da’più valenti uomini del suo Secolo de’Libri Santi, che non sono già solamente utili, ma ad ognuno assolutamente necessarj. Ma che dirassi mai se alcuni particolari hanno non dirò eguagliato, ma in quello punto sorpassato la medesima magnificenza de’Re?

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Exemplum

Leggiamo che Severo Sammonico uomo d’una grande erudizione, e d’una rara letteratura, ma che avea ancora una curiosità eccessiva, lasciò per testamento a Gordiano il giovane sessantadue mila Volumi, ch’erano in suo potere. In vero quest’era un’eredità capace di soddisfare, cioè di opprimere molti spiriti. Quand’anche questo personaggio non avesse in vita sua fatto altro, e non avesse avuto cura alcuna di scrivere, nè avesse faticato a leggere e a penetrare quanto era compreso in tanti Volumi, avrebbe per sempre avuto un grande imbarazzo nel riconoscere solamente i nomi degli Autori, i titoli, il numero, e la figura de’Libri. Questo in vero non è un nutrire lo spirito ma bensì un’ucciderlo, o un soffocarlo colla moltitudine degli scritti e delle cose, ed è per così dire un fargli aver sete in mezzo all’acque. In fatti quando l’anima resta sbalordita dal suo oggetto, si disgusta, principalmente quando sempre sta a bocca aperta, e non assaggia mai nulla.
Oltre a tutto questo se voi avete una moltitudine innumerabile di Libri, avete altresì errori senza numero pubblicati o dagli ignoranti, o dagli empj. Alcuni offendono la Religione, la Pietà, e le Sagre Carte; altri la Natura, la Giustizia, i buoni costumi, le Arti Liberali, particolarmente la Storia, e la memoria delle cose passate: ma tutti offendono la verità. A tutto ciò aggiungete quegli Scrittori senza riserva e senza approvazione, i quali non ricevono nè legge nè giudizio che da se medesimi. Non v’è professione alcuna come questa che s’arroghi tanta licenza.

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Exemplum

Costantino ordinò una volta ad Eusebio di Palestina, che i Libri non fossero composti se non da eccellenti Autori, e che fossero trascritti da esatti Copisti. In fatti diversamente operando, non s’istruirebbe il Mondo, ma s’ingannerebbe.
Io vorrei piuttosto vedervi fornito di spirito, d’eloquenza, e di dottrina, o meglio ancora d’innocenza e di virtù, che di quantità di Libri. Certamente se l’abbondanza di questi rendesse gli uomini dotti, o dabbene, i più ricchi potrebbero agevolmente divenir tali. Ma noi veggiamo bene spesso succedere tutto il contrario. Mi risponderete che i Libri vi servono d’ajuto per imparare; ma guardate bene che piuttosto non vi sieno d’impedimento. Siccome il troppo gran numero de’combattenti ha qualche volta fatto perdere la vittoria a chi l’avrebbe riportata con un più picciol numero; così la moltitudine de’Libri ha portato pregiudizio a’progressi di alcuni, i quali sarebbero stati discepoli più sapienti, se avessero avuto minor numero di Maestri. La carestia in tal caso è venuta dall’abbondanza. Non dico già, che avendone molti, abbiate a disfarvene d’essi. Non dovete rigettarne neppur uno, che sia buono; ma dovete abbandonare la lezione d’alcuni, per servirvene de’migliori, e star bene attento che quelli, i quali potevano approfittarvi, essendo letti a tempo, non vi siano di nocumento leggendoli fuor di stagione. Nel vedere una sì gran varietà di Volumi considerate ancora, che la diversità delle strade inganna sovente il viaggiatore, e che taluno il quale andava sicuramente per un sol sentiero, si trovò poi in qualche bivio imbarazzato. Or se si può deviare non essendovi che due strade, che mai avverrà presentandosene infinite? Così chi avrebbe profittato colla scelta di un sol Libro, ne ha aperti, e letti inutilmente moltissimi. Il troppo è dannoso a’principianti, e il poco basta ai Maestri. Finalmente bisogna che voi prendiate un’altra strada da quella che avete battuto fin’ora, se volete ritrar qualche gloria da’vostri Libri, e questa è, di ben conoscerli, e non solamente di averli. Conviene consegnarli piuttosto alla memoria vostra, che alla vostra Biblioteca. Vi dirò ancora, che avendo voi molti insigni Autori, dovete considerare che non adoprandoli, tenete molti illustri prigionieri, i quali se potessero uscire, o parlare, vi farebbero forse condannar legittimamente a qualche castigo. Frattanto però essi piangono nel silenzio, con questo dispiacere, che bene spesso un’avaro ignorante possede in abbondanza de’beni, di cui molti sapienti hanno tanta penuria.