Il Socrate Veneto: N. XVII

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N. XVII.

De’vizj della gioventù

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Poichè avete uno Scolaro indocile, senza dubbio voi perdete il tempo e l’opera; e seminando sopra la sabbia, non altro farete che gettar la vostra semente. Molte cose possono essere superate, ma la Natura è invincibile. Perciò non coltivando che una terra arida e ingrata, tralasciate di lavorarla. Perchè mai vi affligete? Per certo ella è una gran pazzia di andare in traccia di travagli superflui, quando ve ne sono tante inevitabilmente necessarj. Se poi il Giovane, che vi sembra incapace di apprender le Scienze, è suscettibile delle Virtù, ad esse applicatelo, e così gli ornarete l’animo d’un fregio migliore, e più illustre. Se non può ricevere nè l’un, nè l’altro, lasciatelo vuoto, poichè egli è come un vaso forato, il quale non solo non può tener nulla, ma vi darà ancora una perpetua noja. Persuadetevi che tutti gli uomini eccellenti sì in virtu come in dottrina che sono stati, che sono, o che saranno, non possono riscaldare un genio, se questi non ha qualche scintilla dentro di se, la quale essendo scossa e svegliata da’precetti d’un valente Maestro, prenda poi fuoco, e dia luce a se stesso, ed agli altri. Altrimenti voi soffiarete in vano sopra una cenere fredda, e morta. Quegli, di cui mi parlate, non è solamente poco trattabile, ma ancora si mostra assai superbo. Questo è un altro gran male. In fatti la superbia è la nemica dello spirito; e un discepolo insolente che sdegna di sottomettersi, e trascora d’imparare, difficilmente asoggetterà il suo capriccio alla dottrina, le sue orecchie alle riprensioni, e il suo collo al giogo. Se la prosperità gli gonfia il cuore, sappiate che come appunto il tumore degli occhi nuoce alla vista, così parimenti la gonfiezza dell’anima nuoce allo spirito, e conviene bandire ogni arroganza per dare entrata all’Arti liberali.

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Exemplum

Avrete letto che Alessandro il Macedone essendosi un tempo applicato allo studio delle Matematiche, ed incontrandosi in alcune lezioni un poco oscure intorno ad alcuni punti di Geometria, disgustatosi per la difficoltà ch’egli trovava ad intenderle, comandò al suo Maestro di spiegargliele più chiaramente; ma egli ebbe in risposta, che quelle cose erano egualmente difficili per tutti: colle quali parole quel Filosofo volle rintuzzare le vane speranze, che il fasto di Re poteva dare al suo discepolo.
E per verità la Fortuna non ha parte alcuna agli affari dello spirito; e chi vuole divenir saggio ed abile, deve dimenticarsi d’esser possente. Dal che raccogliesi che se l’umor di colui che istruite è rozzo ed altero, avete a persuadervi che navigate contro il vento, e contro la corrente d’un fiume impetuoso. Per ciò piegando le vele, pensate pure a prender terra. Oltre di che allevando un discepolo ostinato e malvagio non solamente fabbricate sopra l’arena, ma nudrite un serpente, ed insegnate ad un nemico che vi può nuocere. Per altro, giacchè questo giovane stordito ha la testa dura, vana è la fatica vostra di cantare a un sordo. Ma di ordinario così succede: alcuni amano di gridare, e ad altri piace di starsene in silenzio. Il costume ha sempre una gran forza in ogni cosa. Voi vedete che un pescatore non dice mai parola, e che un cacciatore ama di gridare; ma può dirsi che i Maestri di Scuola gridino assai più di coloro che sono come i Padroni de’boschi. Per terminare io dico che qualche volta è più facile d’addolcire l’umore d’un Orso selvaggio, che d’un uomo nato nelle Città. Or ciò supposto, che volete voi fare. Trovasi tra le favole che un lupo e una volpe, studiando, impararono. Questo è un racconto fatto per dar piacere. Per altro non di rado avviene che il natural feroce degli animali coll’attenzione, e con la disciplina sia raddolcito. Essendovi fin’or querelato degli altrui figliuoli, vi lamentate ora del vostro proprio figliuolo che vi sembra d’una pessima indole. È giusto che non avendo voi potuto sopportare un Padre, siate ora costretto di tollerare un figliuolo, che senza dubbio è un carico assai più pesante. E certamente una sola parola pronunziata senza rispetto da un figliuolo superbo, e indocile offende più l’animo d’un uomo, e colpisce più vivamente il suo cuore, che l’aspre riprensioni del più severo Padre del Mondo. Il primo fa a torto un affronto, e il secondo fa uso del suo diritto. Ma quegli che ha dispregiato i giusti comandi de’suoi Superiori non deve mai lamentarsi di vedersi disubbidito da coloro che sono a se soggetti. Ora però che tanta molestia vi recano i portamenti del vostro figliuolo, riconoscete forse una volta perchè vostro Padre vi sembrava tanto aspro. Non disperate però mai dell’innocenza d’un giovane. I vizj dell’età, coll’età passeranno. Se ne sono veduti alcuni che in progresso di tempo cambiando costumi, fecero avvanzamenti ammirabili. Qualunque cosa avvenga, non siete già il solo che abbia avuto un figliuolo indocile e contumace.

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Exemplum

Davidde, Mitridate Re del Ponto, e Severo Imperador de’Romani ebbero altresì de’figliuoli che ad essi si ribellarono.
Ma ciascuno deplora i suoi proprj incomodi, e niuno si affligge per quelli che sono o pubblici, o stranieri. Voglio accordarvi che giunta sia all’eccesso la disubbidienza e l’empietà del vostro figliuolo, avete però questo vantaggio che così vi è tolto l’affannoso pensiero di temere la di lui morte. Sembravi che da voi degeneri perchè egli è inoperoso, ed inabile ad ogni cosa.

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Exemplum

Ma non sapete che Scipion l’Affricano, quel grande Èroe, amò unicamente un suo figliuolo che gli era in tutto dissimile, e che derogava con maniere indegne alla nobiltà della sua Casa?
E a dire il vero devesi avere, non dirò già più amore, ma bensì più compassione se colui che fu meno dalla Natura favorito. Un uomo che è ricco di virtù non ha bisogno di cosa alcuna; ma chi n’è affatto spoglio e un vero miserabile, e per conseguenza ha un maggior bisogno dell’altrui compassione. Se non amate nel figliuol vostro la virtù perchè non ne ha, amatelo almeno come figliuolo; e se neppur così potete, amatelo almeno come uomo. Finalmente se nulla trovate in lui di amabile, compatite la sua disgrazia. La severità, e la misericordia sono le compagne indivisibili d’un Padre amoroso. Nè mai dovete abbandonarlo, quantunque vi sembri che conduca una vita indegna della vostra attenzione. Io vi concedo che un tal peso sia insoffribile; ma dovete aver pazienza, e correggerlo per quanto vi sarà possibile. Avvegnacchè, o guarirete il vostro figliuolo, o vi condurrete da vero Padre: la prima cosa è desiderabile per esso, e l’altra degna di voi. Se però i suoi costumi fossero affatto guasti e corrotti, e le sue dissolutezze lo conducessero ad azioni criminali e scandalose, vi conviene scacciar dalla Casa un’animal velenoso, e non risguardar ove egli sia nato, ma quello che potrebbe succedere. Gli uccelli benchè nati nelle foreste si nutriscono; ma si uccidono gli scorpioni che nascono nelle case. È proprio d’un Principe saggio di allontanare i sudditi pericolosi prima che apportino danno. Non vi lasciate ingannare da una falsa ombra di pietà. Non si deve pietà alcuna ad un empio, nè a un malvagio ostinato; e vi sono alcune occasioni, in cui l’usar dolcezza sarebbe una spezie di crudeltà. Ma finchè vi sarà qualche speranza di emenda, per picciola ch’ella sia, piegate sempre verso la misericordia, e rammemoratevi in ogni tempo che non siete Giudice, ma Padre.