Citazione bibliografica: Francesco Anselmi (Ed.): "N. IX", in: Il Socrate Veneto, Vol.09\ (1773), pp. 32-36, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.968 [consultato il: ].


[33] Livello 1►

N. IX.

Sopra la musica

Livello 2► So che voi vi dilettate assai di udire e il canto, e il suono; e che questi per via dell’orecchie v’incantano il cuore: stimandovi molto più saggio di Ulisse, quantunque voi seguiate qui in terra le Sirene, ch’egli scaltramente fuggiva sul mare. Quanto più a proposito per voi sarebbe il sospirar, che il ridere; essendocchè è meglio il passar dalle lagrime all’allegrezza, che dall’allegrezza alle lagrime. So pure che tutto quel che vi alletta, v’incanta; e che non risguardate a quel che v’è utile, o onesto, ma solo a quel che vi piace. Le bestie, e gli uccelli si lasciano come voi trasportare dal canto, e spesse volte periscono per voler prenderne troppo piacere. E ciò, ch’è ancora più maraviglioso i pesci, quantunque muti, molto aggradiscono la melodia. Livello 3► Exemplum► Saprete già la Storia di Arione, e di quel famoso Delfino, la quale passa ancora per vera, benchè tutta sia favolosa. Molti accreditati Autori hanno scritto sopra questo prodigio naturale; ed Erodoto tra gli altri in un luogo delle sue Opere ha creduto di suo pregio il farci un sì bel racconto. ◀Exemplum ◀Livello 3 Metatestualità► Veggiamo ancora alcune pitture, che ci rendono visibile questa vaga menzogna. ◀Metatestualità Esse rappresentano un uomo a cavalcioni d’un pesce, e questi lo porta sull’acque, dolcemente attratto dalla soavita del suo canto.

Questi bei Mostri, i quali per altro dicesi che sieno assai crudeli, quantunque apparentemente abbiano il volto di Donna sopra un vero corpo di pesce, non sono mai più pericolosi per i [34] passaggieri, che quando fanno sembianza di accarezzarli. Procurano di addormentarli, per poi farli in pezzi e mangiarseli; e quanto più si rendono famigliari, tanto più poi sono furiosi. Gli uomini stessi, che alcune volte si servono di lor ragione, per essere irragionevoli con astuzia, non sono mai tanto da temersi, che quando si fanno men temere. Non già con le minacce si sorprende la maggior parte degli uomini, ma con le carezze; e siccome nulla v’è di più sincero quanto la voce, quando il cuore è semplice; così nulla v’è di più infedele quando esso è doppio. E poi, l’aragno non morde mai, se prima non abbia solleticata la parte; e chi fa una cura pericolosa, raddolcisce prima, e per così dire incanta la carne, e poi la taglia. Un uccellatore non risparmia il vischio quando vuol prendere la sua preda; e poi l’alletta per ucciderla. Con una mollezza lusinghiera le Donne ingannano gli uomini; ed avressimo poco affetto per esse, se molto non ci adescassero co’loro vezzi, e carezze. Qualche volta l’assassino abbraccia i passaggieri per trucidarli. Per fine, gli uomini malvaggi allora devono più temersi, quando esternamente si mostrano più cortesi. Sono agnelli al di fuori, e Neroni al di dentro. Dicesi di Domiziano che la sua collera non era mai tanto accesa, che quando parea pacifica, e che i suoi dolci sorrisi erano le più crude minacce. E a vero dire non vi fu mai dolcezza alcuna, che non sia stata un poco sospetta, benchè abbia potuto essere innocente.

Ma per trattarvi con un pò più di umanità, confessso io pure che la Musica ha molta possanza sopra i cuori degli uomini, ed anche sopra i loro corpi, e che fa in qualche maniera sensibili gli spiriti i più insensati. Altresì gli uomini più generosi si lasciano piegare dalla sua dolcezza, benchè inflessibili sieno al furore ed alle minacce. Ma se l’uso di quest’arte è efficace, e pure sommamente bizzarro. Eccita la gioja in alcuni; e nutre la melancolia negli altri. Talvolta alimenta la pietà, e in altro tempo la dissolutezza. Così i beni e i mali che procedono dalla Musica hanno reso incerti e sospesi i più bei genj del Mondo quando si trattò di proibire, o di ordinare l’uso d’una cosa indifferente per sua natura. Santo Atanagio volea che le lodi del Signore si cantassero piuttosto col cuore, che con la bocca; e Sant’Ambrogio approvava molto il Salmeggiare cantando, poichè credeva che l’esterna devozione eccitasse assai l’interiore. Donde si può raccogliere, che dovete aver piacere di pubblicar [35] altamente le lodi di Dio; e che non avete a batter l’aria per appagare il vostro orecchio.

Gli antichi Greci riputavano barbaro chi non sapea di Musica. Anzi tra di loro non era mai giudicato eloquente chi non sapea cantare; e colui che non suonava qualche stromento, era tenuto per ignorante e villano. Livello 3► Exemplum► Perciò raccontasi che Temistocle, quantunque fosse da tutti stimato il più eccellente uomo della Grecia, fu nulladimeno dispregiato dagli Ateniesi, perchè ricusò di suonare una cetra, che gli fu presentata. Ma egli riputò cosa migliore di far contro il costume del suo Paese, che contro a quell’austerità che conviene a un gran Capitano. E perchè essi si posero a ridere, e lo beffeggiarono, egli facetamente rispose loro; Livello 4► Citazione/Motto► Che non era sua la profession delle Donne, ma che bensì sapea fare quella degli uomini: Che gli era molto più onorevole il contenere un esercito in disciplina, che il sapere accordar una cetra: Ch’egli non sapea cantare, ma bensì comandare a’Greci: In somma, ch’egli stimava più che i nemici temessero la sua voce, di quello che gli Amici lo idolatrassero. ◀Citazione/Motto ◀Livello 4 ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► Epaminonda al contrario non ebbe minor attenzione per divenire buon Musico, che valente Generale d’armata. Ma egli sperimentò poi che le piazze forti non si prendono al suono di cetra, o di qualsivoglia altro stromento. Dicesi pure che Socrate nella sua vecchiaja non trascurasse mai un’occupazion sì lieve. E perciò Pericle volle che il suo nipote Alcibiade frequentasse la sua Casa, perchè sotto un tanto Maestro divenisse nel tempo medesimo ed esperto Suonator di stromenti, e buon Filosofo. È vero però che la modestia di questo giovane corresse in seguito la stravaganza de’suoi Parenti; avvegnacchè avendo osservato che suonando il flauto, il suo volto rendeasi deforme, giudicò più ben fatto abbandonar la Musica, che il suo decoro. Il di lui esempio fu una legge nel suo Paese; e gli stromenti non furono più in istima, dacchè egli li ebbe spregiati. ◀Exemplum ◀Livello 3

Ma se questa passione, che aveasi per gli stromenti, si raffredò nella Grecia, si accese e riscaldò poi in altre Provincie. Per un Principe morigerato ve ne furono molti dissoluti; e si osserva che quelli, i quali furono i più viziosi, furono altresì i più delicati per le canzoni, e per gli stromenti. Livello 3► Exemplum► Cajo non avea altro affetto che per la Musica, o per il Ballo. Non può dirsi con qual ardore Nerone si applicasse alla Musica; avvegnacchè non sembrava già che fosse Imperadore per ben reggere i suoi suddi-[36]ti, ma solo per maneggiar la cetra. Non è forse assai ridicolo quel che di lui raccontasi, cioè, che nella notte, che fu l’ultima di sua vita, in mezzo a molti motivi di dolersi, prima di morir proferisse: Livello 4► Citazione/Motto► Che non gli dispiacea di veder a perire un tanto Principe, Ma un sì gran Musico? ◀Citazione/Motto ◀Livello 4 ◀Exemplum ◀Livello 3 E certamente per il Mondo sarebbe stato meglio, che in tutta la sua vita fosse stato Musico, e non mai Principe. Finalmente siccome è un onesto piacere l’udire un concerto armonioso; così v’è una gran debolezza e vanità il lasciarsi trasportare all’eccesso. Non e già questa sodezza di spirito il lasciarsi sedurre da un pò d’aria, che viene a lusingare gli orecchi,

Tutte queste ragioni non sono sufficienti per farvi concepire, che quello che voi stimate dolce, è in fatti dispregievole. Per disingannarvi converebbe che voi udisse quell’armonia celeste, che Pitagora fu il primo a sentire: benchè Aristotile poi siasi sforzato di distruggerla. Ma se i Cieli non hanno vere voci, è certo però che vi sono voci ne’Cieli, che lodano incessantemente la prima Causa; nè mai quanto merita. Questa divina melodia vi farebbe dimenticare tutti i cantici mondani, e in essi non trovareste che dissonanze discordi. Dopo di tutto ciò vi dirò in ultimo luogo, che Platone credeva che la Musica potesse anche servire per il regolamento d’uno Stato; ma si è dapoi osservato che d’ordinario ella non serve che per la fregolatezza de’costumi de’particolari. ◀Livello 2 ◀Livello 1