Zitiervorschlag: Francesco Anselmi (Hrsg.): "N. VIII", in: Il Socrate Veneto, Vol.08\ (1773), S. 29-32, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.967 [aufgerufen am: ].


[30] Ebene 1►

N. VIII.

Della nascita illustre, e della moltitudine de’servi.

Ebene 2► Se voi siete nato in grembo ad una gran fortuna, avete cominciato a vivere tra le inquietudini, non che tra le lagrime. Non è già senza una gran ragione, che i Nocchieri chiamino la burrasca col nome di Fortuna; essendocchè una gran fortuna è una gran tempesta: che per conseguenza ha bisogno di gran consigli, e forze. Avete dunque più motivo di affanni, che di piaceri. Quando voi parlate di quell’ampie e magnifiche stanze ove nasceste, credete forse che un uomo sia più felice nascendo sopra il vasto Oceano, che sopra un picciol fiume? Or se niun uomo di sano giudizio deve avere questo pensiero, qual maggior vantaggio trovate voi nascendo in un Palagio, di quello che sia in una Capanna? La Terra come Madre comune ci accoglie tutti egualmente in qualunque luogo, che noi nasciamo. Qualor pensate al fortunato grado della vostra nascita, persuadetevi che avete dato le vele a’venti in un tempo pessimo; e se mai passaste il giorno in mezzo alla burrasca, procurate di fare in modo, che la notte vi trovi in Porto. Se il luogo de’vostri natali e assai sublime, siete più esposto a’fulmini, e alle tempeste della vita; poichè non v’è speranza alcuna di potervi nascondere. Avrete sentito a dir più volte quelle belle parole del Lirico: Zitat/Motto► Che i Pini più alti sono i più battuti da’venti: che le Torri più eccelse ca-[30]dono con maggior precipizio: e che il fulmine celeste, che risparmia le Valli, colpisce la sommità de’Monti.◀Zitat/Motto

Quand’ anche vi concedessi che sia un grand’onore il nascere in gran fortuna, sarà però sempre certo, che non v’è mai nè riposo, nè sicurezza. Qualunque umana altezza, per quanto grande ella sia, è naturalmente inquieta, e soggetta a turbini perpetui. Laonde mi stupisco che tanto dispiaccia a Seneca quel bel detto di Mecenate: Ebene 3► Zitat/Motto► Che l’altezza confonde, spaventa anche i soggetti qualificati. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3 Oltre di che, niuna cosa e tanto eccelsa, che non sia accessibile a’fastidj, a’travagli, all’invidia, al timore, alla tristezza, e per fino alla Morte. Per verità la Morte sola è quella, che atterra, e riduce al niente tutto il fasto, e la grandezza tutta de’mortali.

Non vantate più dunque lo stato sublime, in cui siete nato: poichè le cadute dall’alto sono le più pericolose, e la calma è assai rara in un vasto mare. Sul piano non si teme precipizio alcuno, nè in asciutto v’è pericolo d’alcun naufragio. Se è stato felice il vostro principio, tenete l’occhio rivolto anche al fine. La Fortuna ha un vasto potere e nel suo, e in tutti gli altri Imperi. Quanto più prospero è l’ingresso alla vita, tanto più il fine è incerto. Non vedete voi che gli affari degli uomini girano come una palla; e nella stessa guisa allo sconvoglimento dell’onde succede la calma, e un giorno sereno è seguito da una notte oscura. Si trovano alcune strade, che essendo piane sul principio, vanno poi a terminare in luoghi dirupati e ineguali; così una calamità inpensata abbassa tutto l’orgoglio della precedente ptolperirà, e una funesta morte termina una vita piena di contentezze. Che più? se la buona Fortuna ha preseduto alla vostra nascita, conviene por mente che si sono veduti sul Trono de’figliuoli di Servi; e de’figli di Re rinserrati nelle prigion degli Schiavi.

Forse voi vi pregiate di essere attorniato da un gran numero di Servitori; ma senza dubbio vorrete piuttosto dire, che ne siete assediato. Per parlarne come conviene, questa truppa di Servitori è una truppa di nemici, cui non potete impedire di penetrare in tutti i nascondigli di vostra Casa, di scoprire tutti i vostri disegni, e di pubblicare ciò che hanno inteso, o veduto di più segreto; i quali oltre i latrocinj continui, v’impongono la necessità di vestirli, di nutrirli, e di tenerli in Casa vostra: il che è tanto più doloroso, perchè le persone che sono asse-[31]diate nelle Fortezze non hanno già questo incomodo. Vi siete dunque impegnato in una specie di guerra molto aspra e dubbiosa, perchè non soffre nè pace, nè tregua; e perchè il grosso de’nemici ha già guadagnato le mura sotto i vostri stendardi.

Volete voi che io vi faccia la descrizione d’un Servitore? Questi è un animale assai curioso per ingerirsi in tutto ciò che non gli appartiene, e molto trascurato ad ubbidir come deve. Vuol egli sapere tutto quello che da voi si fa, o si pensa, ed ignorare quello che gli comandate. Poichè adunque un solo vi reca tanto incomodo, perchè poi volete averne moltissimi? Pochi meglio servono, che molti, o perchè il libero e sollecito servire ricusa la moltitudine; o perchè essendo in un gran numero, riguardandosi l’un l’altro, tutti riposano; e siccome il fuggir la fatica e di rossore a quelli, che sono attenti e solleciti, gl’inerti e neghittosi pensano anzi di trarne gloria. Tutti conoscono quelle verità, e niuno vi mette regola. Ciascuno si compiace d’una moltitudine non solo inutile, ma ancora pregiudicevole. Certamente dove molti sono i Servi v’è molto strepito, poco servigio, e niun segreto. Le loro lingue sono altrettante trombe, gli occhi e l’orecchie sono tanti buchi, per cui le cose più recondite scorrono assai facilmente. Un’anima servile e un vaso fesso e forato, che non può tener nulla: tutto ciò che dentro vi porrete, se ne andrà tantosto.

Aggiugnete ancora, che quando la prima volta si presentano per servirvi, professano di saper di tutto; ma quando si viene alle prove, sanno far poche cose, o non vogliono fare se non quello che il loro venire, la lor pigrizia, e il piacere a lor persuade. Sembrano la modestia, e l’umiltà stessa quando entrano in una Casa; nel progresso sono insolenti e infedeli; e prima di uscire divengono odiosi e nemici. Non si può agevolmente descrivere l’orgoglio e la vanità ch’essi mostrano ne’Palagi de’lor Padroni; ed avendo promesso di servire, può dirsi piuttosto che si sieno usurpati il governo assoluto. Ivi essi esercitano una tirannia insopportabile; e come se fossero stipendiati per distruggere il tutto, non solo consumano le cose, ma ancora le dispergono; divenendo in tal modo prodighi de’beni altrui, ed avarissimi per il furto. Se qualche volta poi la vergogna o la necessità per un ragionevol riflesso fa risovenir loro che sono Servi, chi non fa con quanta superbia, con quanti lamenti, e mormorazioni essi servano? di maniera che un Servitore così poco [32] uffizioso può disgustare non solo essendo pagato a gran prezzo, ma ancora quando egli servisse gratuitamente. Finalmente que’Servi, che avevano segreta inimicizia contro i loro Padroni (avvegnacchè tal sorta di gente ordinariamente odia), tosto che sono licenziati, pubblicano Manifesti colle loro avvelenate lingue; e adoprerebbero ancor il ferro, se fosse loro permesso. Che se alcuni si astengono dal dir ingiurie, non è già perchè amassero il primo Padrone, ma perchè hanno paura del secondo, a cui temono di comparire sospetti, e poco degni di confidenza, per la conseguenza ch’egli trar ne potrebbe dal trattamento d’un suo simile. Da tutto ciò, se l’orgoglio non vi tenesse chiusi gli occhi, vedreste più chiaro del Sole, che farebbe meglio esser privo d’ogni sorta di servigio, ch’essere sì mal servito.

Tutto ciò non ostante vi compiacete ancora di vedere intorno a voi molti Servi; e la vostra superbia fa in modo, che non possiate vivere senza simili giurati avversarj. Mortali insensati! Voi siete sitibondi delle ricchezze, girate e Terre, e Mari, accumulate oro ed argento, affinchè il numero de’vostri nemici sempre più cresca. Non è forse questa una verità, e l’opinion comune di tutti i ricchi? Per fine, non osserviamo noi che le Famiglie ancor mediocri, ma che vogliono in breve gittar tutte le loro sostanze, eccedendo in molte cose la ricchezza de’Palazzi Reali de’Persiani e de’Lidj, non la cedono a quelli in altro, se non ch’essi mantenevano più persone, e meglio le trattavano?

Udite, udite Socrate. Quella turba di Servi che vi circonda non tanto vi guarda, quanto vi opprime sotto pretesto di servitù, e vi strascina legato da catene che fanno strepito tra il popolo: di modo che può dirsi a voi con ragione: Ebene 3► Zitat/Motto► Ch’avete mai fatto infelice, poichê avete bisogno di tante guardie? Certamente essendo voi cinto da tanta gente, non v’è dunque più speranza per voi di fuggire, e di salvarvi. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3 Se dopo tutti questi avvertimenti vi compiacete ancora ostinatamente del vostro male, assicuratevi che siete giunto all’estremo della pazzia. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1