Citation: Francesco Anselmi (Ed.): "N. III", in: Il Socrate Veneto, Vol.03\ (1773), pp. 8-12, edited in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): The "Spectators" in the international context. Digital Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.962 [last accessed: ].


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N. III.

Della gioventù

Level 2► Voi credete di avere a viver molto, perchè è poco tempo che siete al Mondo. Sappiate però, che se questa è la prima speranza che tutti gli uomini concepiscono, e altresì la più mal fondata; e che avendo fin qui ingannate molte persone, voi pur potete da essa restarne ingannato. La Gioventù, di cui vi pregiate, è un fior che appassisce nel momento medesimo in cui parlate della beltà de’suoi colori, e della freschezza di sua verdura. Certamente l’età vostra non è ancor giunta alla sua perfezione; ma quel che vi manca è molto incerto. Dicesi comunemente che vi sia una legge sicura che regoli il corso della vita; ma non so che Legislatore alcuno abbia stabilito quanto tempo vivremo; ed oltre a ciò una tal Legge non può essere che svantaggiosa, attesochè ci tratta con tanta ineguaglianza, ed è così variabile, che non v’è nulla di così incerto nella vita degli uomini, quanto la misura del loro vivere.

Non crediate che le persone saggie possano stabilire un ordine, nè assegnar limiti ove non è limite alcuno. Dio è quello che dà la vita, che può disporre della sua durazione; e non già quello che la riceve. Niuno può promettersi che un qualche numero d’anni; anzi, propriamente parlando, non può mai promettersi quel che non dipende dal suo potere, nè dalla sua speranza. Alcuni si propongono di poter giungere agli anni settanta; altri che sono d’un temperamento più robusto si lusingano di ar-[10]rivare sino gli ottanta, e credono che dopo questo spazio tutto il restante della vita sia una vera morte. Quelli che sono i più bramosi di vivere se ne promettono anche cento, perchè alcuni pochi sono arrivati fino a una tal età: ma non pensano che un privilegio particolare non deve mai fare una regola generale; e che un sì lungo spazio di tempo pare sempre esser cortissimo. Noi non gustiamo della vita che a momenti; e un tutto così aggradevole non si possiede che a stilla a stilla. Che se la Gioventù vostra vi piace soltanto perchè vi sembra assai lontana dalla Vecchiaja, e perchè essendo una sorgente feconda di vita, pare che sempre abbia ad esimervi dalla morte, sappiate che tanto più dovete diffidarvene, quanto la vostra confidenza più grande.

In fatti, benchè l’Uomo debba temer di tutto, nulladimeno è d’uopo di confessare che quella parte della sua vita, che incautamente egli giudica la più sicura, è anzi la più pericolosa. Non v’è cosa alcuna che sia tanto vicina ad’un’altra, quanto la morte alla vita. Si danno la mano allorchè credesi che vi sia molta distanza tra esse. L’una sempre scorre, nè mai ritorna addietro. L’altra ci segue in qualunque luogo si ritiriamo; ed ha sempre la mano alzata per ferirci, benchè sospenda per poco tempo il suo colpo. Non mi state a dire che la presenza della Gioventù vi sia cara per la lontananza della Vecchiaja, poichè non v’è cosa alcuna tanto variable quanto la Gioventù; nè altra cosa di cui convenga tanto diffidarsi quanto della Vecchiaja, che pur nulla si teme. L’una mai si ferma, ed accarezzandoci ci abbandona; l’altra nel silenzio delle tenebre scorrendo insensibilmente, all’improvviso ci sorprende per privarci di questa luce vitale; ed è alla porta quando si figuriamo che sia molto lontana.

Io pur so che l’età vostra mostrando di sempre più avanzarsi, pare che di continuo, tenda alla sua perfezione: ma voi ponete la vostra fiducia in una cosa troppo incerta. Il salire in questo senso non è altro che discendere. Quanto più lunghe sono le afflizioni, tanto è più corta la vita. Il tempo passa senza strepito alcuno in mezzo al sonno e ai trastulli; e tuttavia poco ci curiamo, della sua perdita, benchè di continuo ci sfugga. Iddio volesse che sul principio conoscessimo la brevità della vita, e la velocità del tempo, come pur troppo se ne accorgeremo sul fine; vedremmo che quello spazio, il quale ci sembra infinito al suo primo aspetto, non è alla fine che un niente; e che tanti [11] non sono i momenti, quanti i Secoli che ci raffiguriamo. Ma questo errore non si conosce, se non quando non v’è più tempo: donde viene che in vano si danno spesso buoni consigli alla Gioventù, perchè manca di giudizio e di sperienza, e perchè si rende incredula per essere sempre incorregibile.

La Gioventù non ha prudenza alcuna; e dispregia gli altrui consigli. La Vecchiezza è quella, che le discuopre i suoi falli, dopo che ad essa gli sono sempre stati nascosti. Ella apporta luce fin nelle più folte tenebre; nè v’è più modo di dissimulare dove tutto è già manifesto. In una parola, gli Uomini non conoscono quel che dovevano essere in fatti secondo la lor condizione, se non quando furono quel che volevano essere seguendo le lor pessime inclinazioni. Se si trovasse un Giovane che avesse da se stesso qualche premura; o per gli avvertimenti di qualche abile ammonitore, lui solo chiamerei felice in mezzo all’altrui sventure. Egli non perderebbe i suoi giorni in tanti raggiri inutili, sapendo che il dritto cammino che all’onor conduce è soltanto quello della virtù; e ch’essa sola può acquistarci l’immortalità anche in un Paese mortale. Non crediate adunque d’essere nel più bello della vostra età: questo è un bene che cominciò a perire tostocchè cominciò ad essere.

Il Cielo gira per un moto perpetuo. I momenti compongono l’ore, che ci rapiscono il giorno. I giorni l’un l’altro si scacciano, e non ci danno riposo alcuno che fra le inquietudini. I mesi passano, gli Anni scorrono, l’età sen fuggono e volano, benchè compariscano non aver ali. Così quelli che navigano si trovano talvolta al fine del loro viaggio, mentre credevano di essere al suo principio; e appena pensavano d’essersi imbarcati, che loro convenne prender terra. Non v’immaginiate per tanto che l’ingresso alla vostra vita sia molto lontano dal suo termine. In un sì breve spazio di tempo non può esservi una gran distanza tra le parti che lo compongono. Confesso io pure non esservi cosa tanto lontana dal fine quanto il principio; e questa massima avrebbe qui il suo luogo, se il fin della vita fosse piutosto regolato; che casuale, e se le persone vivendo assai diversamente, morissero tutte nel modo medesimo. Ma la sperienza mostra al contrario che si va dirittamente alla morte per diverse strade, e che spessissimo la prima età più presto rapita dal gran destino.

Donde ne segue che può dirsi con verità che chi sembra qual-[12]che volta più lontano dalla sua distruzione, in fatti è il più vicino. Quand’anche l’ordine della Providenza non c’insegnasse questa verità, quello che sentiamo in noi stessi lo dimostrarebbe abbastanza. Le mutazioni continue che succedono nella nostra vita ci fanno temer al fine qualche estremo sconvoglimento. Mentre a voi parlo nacque già qualche mutazione nel nostro temperamento; e passa il fiore della giovinezza vostra mentre voi mi ascoltate. Per altro qual vantaggio ha un Giovane nel vigor suo sopra la debolezza d’un Vecchio? È forse più felice, perchè avendo la speranza di vivere assai più dell’altro, è sicuro di sofferir più miserie? Certamente di due Uomini, che sono stati condannati al taglio della testa, colui mi sembra il più favorito da’Giudici, ch’è il primo decapitato, e l’altro più infelice per la dilazione del suo supplizio; perchè essendo morto per così dire, in un altro, deve ancora morire personalmente. Vero è che mentre gode la vita, può ancor sperar grazia; ma non v’è potere alcuno se non quel della morte, che possa dispensar un Giovane dalla Vecchiezza.

Finalmente considerate che un picciolo spazio di tempo non può abbracciare una gran felicità; e che agli animi grandi ciò che ha poca durata non può essere molto desiderabile. Svegliatevi dunque dopo un sì lungo sonno, ed aprite gli occhi, se non vi è a grado di star sempre cieco. Accostumatevi a non aver altro amore se non per ciò ch’è eterno, e a spregiar tutto quello ch’è momentaneo. Imparate ad abbandonare volontariamente le cose, che non possono lungo tempo star con voi, e a lasciarle per elezione prima ch’esse vi abbandonino per necessità. Credete buggiardi tutti coloro, che vi lusingano col dirvi che siete in un’età di perfetta consistenza. Nulla è durevole ove tutto e incostante; e il tempo è la più veloce cosa del Mondo. Egli, per così dire, è quel cocchio, che conduce ogni età; e nulladimeno si credono tutte immobili. V’è molta vanità ne’vostri pensieri, ma v’è ancor più pazzia. Nel momento, in cui vi parlo, credete di star fermo, e non vi accorgete che siete condotto alla tomba. ◀Level 2 ◀Level 1