Zitiervorschlag: Francesco Anselmi (Hrsg.): "N. I", in: Il Socrate Veneto, Vol.01\ (1773), S. 0-4, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.960 [aufgerufen am: ].


[1] Ebene 1►

N. I.

Sopra l’amore

Ebene 2► Voi siete contentissimo d’arder di amore; e vi stimate l’uomo più felice del Mondo, perchè l’affetto vostro non è sfortunato come quello di molte altre persone. Persuadetevi che siete avviluppato in una rete, tanto più vi sembra aggradevole. Per altro fate benissimo a confessare che ardete di amore; essendo che in fatti l’Amore è un fuoco segreto, che consuma tutto in pubblico. Vi dirò ancora, ch’è una piaga che piace, ch’è un veleno che ha buon gusto, ch’è una dolce amarezza, una malattia che diletta, un supplizio che attrae, ed una morte che ha apparenza di vita. Mi direte altresì che sopra tutto vi è caro il vedervi corrisposto; e che col dare il cuor vostro, ne prendete moltissimi. Ma chi può assicurarvi di questo? Voi conoscete bensì le inclinazioni vostre, ma quelle degli altri sono tanti enigmi per voi; e vi sono alcuni naturali sì chiusi, che allora più odiano, quando più fingon di amare.

Senza dubbio voi vi fondate su le proteste della vostra Amante, cioè, voi credete di trar la verità del pozzo della bugia, e della dissimulazione. Non sapete che alcune Donne non promettono fede, che per essere infedeli con più cautela? E poi, non è difficile d’ingannar le persone, che vogliono essere ingannate. Qualsivoglia uomo tostocchè è infiammato di amore diventa cieco; nè regna più nel suo spirito la prudenza, ma bensì una stolta credulità. Gli sono fatte mille proteste; ma egli [2] non riflette che in amore si ha per massima di mancare a tutt’i giuramenti anche i più solenni: perchè si ha la mira soltanto agl’interessi del cuore, e non a quelli della coscienza. Voglio che una persona vi abbia confermata in iscritto la sua promessa; ma assicuratevi ch’essa ha scritto su l’acqua, e che non avendo altri testimonj che i venti, durarete molta fatica a convincerla. In somma, capitela una volta, che non bisogna prestar fede a una Donna; e molto meno a quelle, che avendo perduto il loro onore, non possono mantener la parola. Se porrete mente alla debolezza del loro sesso, alla forza della lor malizia, alla loro costante volubilità, all’uso che hanno di mentire e d’ingannare le persone oneste sotto pretesto di obbligarle, tutti questi oggetti vi faranno vedere che non dovete mai tanto diffidar d’esse, che quando vi sembrano capaci d’una maggior confidenza.

Mi direte forse che amate non già per il piacer che a voi ne viene, ma perchè riputate Amore una cosa a voi gloriosa; e perchè credete convenire a cuori nobili l’essere appassionati per qualche vago oggetto. È vero che come ciascuno può pensare a ciò, che più gli piace, così può parlarne con tutta libertà. Per me io reputo che questa applicazione, che voi credete degna d’uomo d’onore, sia un’occupazione da schiavo. Anzi propriamente parlando questo è l’impiego degli oziosi, e de’vagabondi. L’Amor non può mai innalzare il cuor nostro, quando abbassa quello de’più grandi uomini del Mondo. Conviene sopra tutto essere effeminato per essere Amante. Vi dirò a questo proposito cose, che tutti sanno, e che nondimeno faranno stupire il Mondo tutto. La memoria de’grandi avvenimenti è quasi piacevole, quanto la prima notizia che si ha de’medesimi. Io non mi fermerò a riferire tutti gli esempj, che farebbero adattati a tal proposito, avvegnacchè ciò non è possible, nè necessario. Ebene 3► Exemplum► Date soltanto un’occhiata ai due più gran Conquistatori che il Mondo abbia mai veduti, e riconoscerete che la fiamma de’loro amori ha oscurato tutto il bello delle loro imprese. Giulio Cesare dopo essere stato vincitor nelle Gallie, nell’Alemagna, nell’Inghilterra, nelle Spagne, in Italia, nel Ponto, nella Tessaglia, in Egitto, nell’Armenia, nell’Affrica, e di nuovo potendo trionfar di tutte le Spagne, si vide vinto in Alessandria dai vezzi d’un’Amante. Che più? Volle essere Imperadore, e ciò non ostante si dichiarò schiavo d’una Principessa. Così [3] pure Annibale dopo aver guadagnato la battaglia di Pavia, quella di Trebia, e del Lago Trasimeno, dopo avere abbattuta a Canne tutta la grandezza Romana, fu vinto da una Cortigiana in una Città della Puglia. Questa viltà lo rese non solo infame, ma ancora inescusabile. Una sconfitta sì vergognosa fu un presagio di quelle disgrazie, che dovea poi incontrare nel suo Paese; e chi in tal modo si assoggettò a una Donna, non potea per lungo tempo resistere agli Uomini. ◀Exemplum ◀Ebene 3 Giudicate adesso se questo male sia assai possente, mentre ha corrotto i più bei coraggi. Egli è dolce; nulladimeno ha domato la forza stessa, e con deboli catene ha legate le più robuste braccia del Mondo. Crederete or voi di ritrovar del bene in amore, dopo aver veduto ch’è il fonte di tutti i mali?

Forse del vostro procedere ricercherete voi qualche ragione nella gioventù vostra, e crederete che vi sia permesso d’esser pazzo, perchè siete ancor Giovine. Ma vi avviso che non siete dispensato dall’esser saggio, quantunque state lontano dalla vecchiaja. La Virtù non è annessa nè all’Età, nè al Sesso. E poi, tanto maggior dev’essere l’attenzion di non errare, quanto e più grande e continuo il pericolo. So benissimmo che vi piace questo tenor di vivere, e che non potete darvi a credere che sia illecito, perchè vi è caro. Ma pensate che se è una gran disgrazia l’errare, peggio assai è il compiacersi de’proprj falli. La Pazzia è giunta al suo ultimo grado quando dall’uomo la voluttà è presa per una convenienza, e quando non sembra onesto se non quello ch’è dilettevole.

Non occorre rispondermi che non potete far di meno di amare. Credetemi che potrete farlo se lo vorrete efficacemente. Il male che vi tormenta è di tal natura che ha il suo rimedio dal tempo, quando ricusa di prenderlo dalla virtù. Il mutar luogo alle volte non è meno salutare all’infermità dell’animo, che alle malattie del corpo. Se non potete, o non dovete farlo, almeno fuggite le occasioni; nè pensate mai a quell’oggetto, che dava pascolo a tutti i vostri pensieri. Occupatevi assai; poichè egli è certo che Amore è l’ordinario affare degli oziosi. Considerate senza intermissione alcuna che ciò che cercasi per via di Amore con tanti stenti, è una cosa sì lontana dal perfetto contento, quanto è vicina all’infamia. Desiderandola si stima; si trova che non è nulla quando si gode; e si perde nel tempo medesimo, che si possiede. Pensate che potete diversamente soddisfarvi sen-[4]za tormentare il vostro spirito; e che ciò ch’è sommamente dispregevole non può mai acquistarvi onore. Il rossore ha guariti più Amanti, che la ragione. Gli animi grandi temono meno la fatica, che il dispregio. Da se stessi divengono saggi per non essere il trastullo o lo scherno del pubblico. Reputano cosa migliore l’essere onorati, che contenti; o per meglio dire non sono mai contenti, se non quando si veggono rispettati. Riflettono all’ignominia che vien dall’amore, il quale non portando alcun frutto, produce molte disgrazie. Imperciocchè non reca piacere se non per apportar pentimento; alletta i sensi per sorprendere i nostri spiriti; ed e tanto più pericoloso, quanto sembra più desiderabile.

Non iscusate adunque la vostra malattia, ma accusate piuttosto la vostra debolezza. Persuadetevi che non è la Natura, nè il Destino, né gli Astri, che vi spingono ad amare; ma soltanto la leggierezza del vostro spirito, e la libertà delle vostre brame. Non dipende che da voi solo il guarire, subitocchè tralascierete di voler essere ammalato. Spezzate quelle catene d’una dolce assuefazione, e vi vedrete perfettamente libero. Il male è volontario, nè ha altre forze se non quelle, che la nostra debolezza gli dona. In fatti se l’Amore fosse una cosa naturale, tutti gli uomini amerebbero egualmente, amerebbero sempre, e i loro diversi affetti non avrebbero mai che un medesimo oggetto. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1