capo degli Abenakis, volendoli alcuni missionari in-
durre ad abbandonare il loro paese, così loro rispo-
se: “Noi siamo nati in questa terra; qui sono se-
polti i padri nostri: direm noi dunque alle ossa de’
nostri padri: Levatevi su, e passate insieme con noi
in una terra straniera?”
a perdita di un amico grandemente a me caro fin dalla fanciullezza mi aveva renduto inconsolabile; e le comuni massime che soglionsi ripetere in somiglianti circostanze, che siamo tutti mortali, che vano è l’affliggersi delle irreparabili cose, ed altre cosiffatte, ben lungi dall’alleviare il mio dolore, altro in me non producevano che il disprezzo della fredda indifferenza che le suggeriva.
Ohimè, diss’io fra me stesso, certamente quest’infelici, tratti qui da una cagione non men trista della mia, vengono per avventura a visitare il recente sepolcro di alcun loro amico! Forse son questi due teneri figli che piangono il padre, ovvero le loro lagrime son
Ma qual fu la mia maraviglia allorchè potei comprendere che colui che scavava, era il custode stesso della chiesa, intento a disotterrare un cadavere nel giorno medesimo sepolto, e che il suo compagno, studente di anatomia, apprestavasi ad involarne la spoglia! Contendevan essi sul prezzo dei miserabili avanzi di un giovine tolto da repentina morte alle speranze di una addolorata e orrevole famiglia. Preso io allora da spaventevole raccapriccio: Empii, gridai con terribile voce, ed osate voi violare pur anco l’asilo dei morti! Atterriti da queste grida i ladri sagrileghi, sen fuggirono tosto precipitosi, credendo non forse lo spirito di qualcun degli estinti a rintuzzar si facesse tanto esecrabile maleficio.
Oh Dio! sclamai abbandonando il cimiterio, tale ancora esser potea la sorte dell’amico mio! Detestabili e scellerati assassini, e non son dunque neppure le nostre ceneri esenti dai venali insulti del mondo? E porre si dovranno a prezzo i nostri corpi anche allora che deposti