Citazione bibliografica: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "Il predicatore", in: Lo Spettatore italiano, Vol.4\47 (1822), pp. 288-293, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.911 [consultato il: ].


Livello 1►

Il predicatore

Citazione/Motto► Ho io sentito parecchi grandi oratori, de’quali sono
stato assai contento: ma quanto a voi, o padre,
ogni volta ch’io vi sento, sono assai malcontento
di me

(Motto di Luigi XIV a Massillon). ◀Citazione/Motto

Livello 2► Non havvi maggiore ufficio nè più augusto che il ministero della sacra parola. L’oratore del pergamo si direbbe quasi un mediatore posto da Dio fra lui e la creatura che riceve le risposte del cielo per comunicarle alla terra. Egli, senza riguardar punto al suolo, gli oracoli divulga dell’eternità. I re, così come i popoli, dinanzi al suo tribunale si umiliano, e vi ricevono luce e salute. Quanto il circonda, tutto aggiunge valore alle sue parole. La sua voce rimbomba per entro un sacro recinto, e nel silenzio del pubblico raccoglimento. Se di Dio ragiona, Dio è presente sugli altari; se discuopre il niente dell’umana vita, la morte gli è al fianco per testimoniarlo, e mostrare agli ascoltanti che essi stanno assisi sopra le tombe1 .

Ma come che l’eloquenza in altro luogo non abbia maggior possanza e dignità che nel pulpito, quante difficoltà dee l’oratore sormontare per aggiungere all’altezza del suo ministero! Gli argomenti che tratta sono, è vero, gravi e sublimi, ma comuni per altro ed usitati. Egli dice [289] quello che già fu detto, e si prevede ciò che dirà. La morale del pergamo, benchè varia quanto i costumi degli uomini, si muove sempre dalla stessa fonte, e ricolora le immagini stesse. Fa d’uopo che l’oratore presti le grazie della novità alle idee comuni, e ricordando agli uditori ciò che tutta dì loro vien tra le mani, li faccia a sè attenti e disposti. I dogmi che insegna, i misteri che spiega, vogliono assai di chiarezza e di precisione. Instruir debbe senza, lasciare d’essere intelligibile al vulgo, e instruendo piacere e muovere. Potrà riuscir la sua fatica a lodevol fine, se non possiede quella dialettica severa e stringente che le contraddizioni e i sofismi, respinge; quell’azione parlante che stampa nell’anima sentimenti altissimi; que’rapidi incitamenti che l’ascoltante trasportano, ed all’eloquenza assicurano il trionfo e la palma?

Vi sarebbe maggior numero di oratori degni di annunziare la divina parola, se accesi essi fossero dallo zelo apostolico, non dalla vanità, dall’avarizia, dall’ambizione. Livello 3► Exemplum► Neofilo predicando si propone egli forse di condurre i suoi uditori alla pratica delle virtù evangeliche? Eh no; vuol sollevarsi sugli altri. Mentre che egli conforta altrui all’umiltà cristiana, intende a provare sè essere molto da più che altri non s’avvisa. Predica il dispregio ed il rifiuto delle ricchezze per ottenere alcun ricco beneficio. Desideroso si mostra di essere esaltato di laudi dalle donne gentili e dagli uomini di bel tempo, i quali commendano con pari ardore un autor drammatico e un romanziere. Qual frutto i discorsi di Neofilo produrranno? Si ascolterà sempre [290] con indifferenza un oratore che predica se stesso: non persuade chi non è persuaso. ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► Filodeno non predica mai le grandi verità della religione; imperciocchè sono esse troppo guerreggiate e comunali. I suoi temi sono filosofici e nuovi. Qual finezza ne’pensieri! qual simmetria ne’periodi! Ingegnosi sono i suoi ritratti; lo stile è accademico e vivace. Ben sa Filodeno che la sua eloquenza niuno di quegli effetti produce che aspettar si debbono dalle verità del Vangelo. Ignora però ch’è mal atta pur anche a fargli ottenere quel lieto successo che ambisce, il plauso cioè delle persone di buon gusto. ◀Exemplum ◀Livello 3

Vi sono oratori de’quali la sola presenza commove, e da essa incomincia la persuasione che dal favellare si compie. Livello 3► Exemplum► Ma chi non si sdegna al vedere in pulpito Crisaldo, che nato sembra a parlare in un caffè o in un crocchio galante? Predica in aria vezzosa e quasi scherzevole le virtù evangeliche, quelle virtù che dimandano mortificazione, umiltà e distaccamento da se medesimo. Il fine de’suoi sermoni non è già di spronare a penitenza gli ascoltatori, ma d’esser egli tenuto per amabile. Pensa egli soltanto a farsi vagheggiare, e a convincer tutti ch’egli è un bell’uomo, che sa ben atteggiarsi, e che non ha obbliati ancora i fioretti rettorici appresi nel collegio. Crisaldo ottiene tutto quel buon successo a cui aspira, se le femmine di lui dicono: Oh il grazioso predicatore! ◀Exemplum ◀Livello 3

L’esempio infonde grandissima forza nella parola evangelica; ed è notabile che tutti i [291] grandi predicatori hanno congiunto l’esempio all’insegnamento. Livello 3► Exemplum► Qual frutto pertanto Celione potrà promettersi da’suoi sermoni? Egli dal suo chiostro fuggesi per andar portando di casa in casa la sua mollezza; siede alle mense de’secolari tutta la settimana; con essi giuoca; si trastulla colle loro donne, e poi si riserba un giorno per rampognarli e dipingerli per la famiglia di Satana. “Anatema, egli grida, a tutti quelli che sieguono il mondo! Anatema a tutti quelli che corrono dietro ai piaceri mondani!” Celione ad un tempo e contraddice a sè, ed è ipocrita ed è ingrato. ◀Exemplum ◀Livello 3

In tanta folla di oratori meno sacri che profani risplendono alcuni apostolici uomini degni di calcare la cattedra di verità. Livello 3► Exemplum► Chi non ascoltò con gran cura e con frutto il facondo Teodoro? Lo studio de’grandi esemplari gli fe’ conoscere tutti i secreti e i rincalzi dell’arte: ma egli l’arte appunto studiasi di nascondere, come egualmente contraria alla semplicità evangelica ed alla vera eloquenza. Sdegna tutte quelle di visioni sottili, compassate e frivole che si oppongono all’unità del discorso, scuoprono la debolezza dall’ingegno, e nuocciono pur anche alla chiarezza. Sceglie a trattare d’alcuna verità che ne istruisca a un tempo e ne commova a virtù; la svolge e dichiara tutta quanta, e tutte ne nota le circostanti cose per imprimerla nell’anima de’suoi ascoltanti. Teodoro è senza sforzo eloquente; passa per tutti i gradi dell’arte, e non devia mai da quelli della natura; e ottiene, senza ambirlo, il voto delle persone d’ingegno. La dolce persuasione surge [292] spontanea da’suoi ragionamenti; nè allaccerebbe con tanta utilità gli animi altrui, se spontanea pur non fosse la sua facondia. ◀Exemplum ◀Livello 3

L’eloquenza sacra ben di rado aggiungerebbe all’onorato segno cui è rivolta, se d’uopo fosse che il predicatore tutti in sè accogliesse i pregi e le doti di Teodoro e degli altri celebrati oratori. Ma la santa parola non domanda che di essere predicata con semplicità e zelo, per ammaestrare e muovere. Vi sono uomini apostolici i quali senza artificio e senza pompa, non predicando se non per convertire, offrono tuttavia esempli di cristiana eloquenza. Livello 3► Racconto generale► Mi sovviene che passando un giorno per una piccola città, io entrai in una chiesa, la cui architettura gotica avea eccitata la mia curiosità. Vi trovai molto popolo, e vidi un cappuccino che montava al pulpito. M’aspettava di sentire un ragionamento pieno di idee comuni e triviali, e forse anche di bizzarre e sciocche minuzie; ma qual meraviglia fu mai la mia! Quel predicatore ch’al primo aspetto mi era paruto decrepito e quasi stomachevole nel suo grossolano vestimento, appena incominciò a parlare, che il fece con sì nobil aria e dignitosa che mi commosse veracemente. La sua barba venerabile, di già imbianchita dagli anni, ed il suo abito stesso ne rendeva l’aspetto reverendo, per tal maniera che io quasi meco medesimo dubitava non egli più fosse quell’uomo da me già visto salire sul pergamo.

Livello 4► Exemplum► La voce di Serafino era forte e dolce; il tuono, tenero e maestoso; naturale e facile l’esposizione. La semplicità del suo stile aggiungeva [293] più forza a certi tratti di eloquenza e di genio, non avvisati forse da lui, perchè gli uscivano spontanei del cuore, nè creati erano dall’immaginazione. Esortava da padre, persuadeva da amico, minacciava da profeta. Nell’ascoltarlo io mi occupava più di me che di lui parlante; meno pensava ad ammirarlo, che a correggermi. Mi moveva egli vivamente in tutto ciò che dicea; ed io sentiva che il suo parlare risguardava me; che trattava egli degli affari miei; che parlava come un uomo che porta la verità, come un uomo che la crede. Oh quanto è insinuante e persuasiva una sì fatta eloquenza! Somiglia essa quegli interni colloqui che noi facciamo con noi stessi, quando prendiamo ad esaminare alcuna cosa che ci preme. Noi siamo allora sincerissimi con noi medesimi; non cerchiamo di apparere, nè di mostrare il nostro ingegno. Vogliamo semplicemente vedere, conoscere e determinarci. Serafino si sarebbe detto l’interpetre di quella coscienza di cui procacciamo di spegnere la voce: e tale si è la vera eloquenza del pergamo. ◀Exemplum ◀Livello 4 ◀Racconto generale ◀Livello 3 ◀Livello 2 ◀Livello 1

1V. La Harpe, Cors. di lett., tom. V.