Citazione bibliografica: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "L’ottimismo e il pessimismo", in: Lo Spettatore italiano, Vol.4\26 (1822), pp. 178-182, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.890 [consultato il: ].


Livello 1►

L’ottimismo e il pessimismo

Citazione/Motto► Scire uti felicitate, maxima felicitas est

(Senec.).

Il saper far uso della felicità, si è la felicità più grande. ◀Citazione/Motto

Livello 2► Le cose che intrattengono l’anima nostra, quasi tutte hanno l’uno aspetto buono e l’altro cattivo: e chi s’adusa a riguardarle nel tristo, s’affligge continuamente, innasprisce se medesimo, e si toglie ogni benessere; laddove chi le mira sempre nella faccia gioconda, è rimosso da noie e da gramezze, e trastulla e ricrea sè ed altrui.

Livello 3► Exemplum► Congiunte di perfetta amistà Amenia e Tedilla, sono l’una all’altra somiglievoli di lignaggio, di educazione, di stato e di ogni altra dote. Erano esse nell’infanzia e nell’adolescenza d’indole parimente uguale; ma contraendo coll’andar degli anni abiti diversi, l’una è divenuta l’opposto dell’altra. Livello 4► Eteroritratto► Tedilla non suole in altro lato veder le cose, che nel brutto; quindi se alcun nuovo romanzo esce, o nuova commedia sia recitata, la quale entro infinite bellezze una macula abbia, travalca di salto tutti i luoghi leggiadri e dilettevoli, e s’affige in que’soli che il suo delicato gusto offenderanno. Se tavola per alcun abile maestro dipinta le sia fatta vedere, toglie a considerare qualche parte un poco negletta del panneggiare, o una mano, o un dito non finitissimo. Costei ha un [179] bel giardino, e di gran costo, e con molta arte e diligenza guardato. Ma chi vi può con essolei passeggiare e prenderne diletto? Non favella che di turbini e di nebbie, di bruchi e di topi, e di tutto ciò che il bello d’un giardino guasta: vada uomo a seder seco lei sotto alcun tempietto o pergola per vaghezza di guatare una deliziosa prospettiva, ella gli verrà discuoprendo quivi troppo fronzuto il bosco, ivi il fiumicel troppo pieno; i casamenti mal posti e peggio ornati; lo spazzo verdeggiante sempre di erba fresca esser un veder sempre una cosa. E quando in compagnia d’essa si torna alla brigata con desiderio di ricrearsi e sollazzarsi, ella imprende il lunghissimo racconto delle sue indisposizioni, o d’alcun sinistro accidente all’un de’suoi piccoli nepoti seguíto: facendo trista sè e gli altri; e pur meravigliandosi di non veder lieti e ridenti gli amici. ◀Eteroritratto ◀Livello 4

Livello 4► Eteroritratto► Tutta contraria alla natura di Tedilla è quella di Amenia. Essendo usata di rimirar nella miglior sembianza le cose, sta essa sempre di buon’aria, e per una felice influenza la sua gioia passa e s’appicca a tutto ciò che l’è d’dappresso. S’ella è sola, le giova d’aver agio da considerare se stessa; e se è con altri, gode di poter altrui far parte della sua letizia. Quando le vien veduto un vizio in alcuno, essa vi cerca e vi trova in contraccambio una virtù, avendo in simil modo sempre argomento di tener da conto e da molto chi ha a far con seco. Amenia non apre libro se non se con intenzione o d’apprendere, o di ricrearsi; e non se ne [180] trova mai ingannata. Prende festa e piacere di andarsene a diporto su pe’campi e praterie e boscaglie, dove le occorrono sempre nuove bellezze che per addietro non aveva notate. Nella conversazione ha preso per partito di non entrar mai ne’fieri e miseri ragionamenti, nè di far mai parole di suo cagionevole stato, o di altro suo dispiacere. I suoi vicini, avvegnachè incomodi o ridicoli sieno, non le porgono mai materia di ragionare; e s’altri ne le parla, ella gli fa mutar tema, o temperar la censura, e quella rivolgergli in pregio. Amenia in questa guisa rende similitudine all’ape, la qual da ogni selvatica erba coglie mele; ◀Eteroritratto ◀Livello 4 e Tedilla assembra quel ragno il quale da’fior più dolci trae veleno. ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► In questa contrapposizione sono similmente Tetrio ed Ilario, de’quali Livello 4► Eteroritratto► il primo è di modi e di cuor sì torto e sì disagiato, che malgrado il bene onde ad esser felice hallo fornito la Provvidenza, si rammarica dì e notte della disposizione del mondo, e biasima i fatti del sommo Facitore. Avvegnachè non sia stato mai mal daddovero, egli si fa tribulare alla paura. Non gli vien mai da paragonar la sua con la condizion d’innumerabili che stan peggio di lui, ma sempre s’agguaglia a certi pochi che gli son di sopra. Vive Tetrio in paese saviamente e dirittamente governato; ma egli vi sta con sospetto d’alcuna ribellione, secondo ch’ei dice, ond’è minacciato. Nato egli in una gran città posta in bel sito, sotto buon clima, con fecondissime pianure attorno da un vivo e nobil fiume attraversate; gli aggrada la vista di [181] monti, di selve e di mari, e lo noia il non vi star dappresso. Bella e virtuosa donna ha per moglie costui; ma si pente della sua elezione, perchè Giulia è più savia che festevole, e senza quella vivacità e senza quel fuoco che rade volte ne va col senno. Due figliuoli ha egli di grandissima speranza, ma stimasi un meschino per essergli morto il primo di tutti in su lo uscir delle fasce. È egli uomo di sottilissimo intendimento nello antiveder gli scontri che romper ponno o ritardare una impresa, e nel provvedere agl’inconvenienti ed agli scapiti; ma per li guadagni necessari che a trarre se n’hanno, è cieco. Gli ha fatto peggio la sola paura del male, che non gli avrebbe fatto il patimento. ◀Eteroritratto ◀Livello 4

Livello 4► Eteroritratto► Ilario guarda le cose nell’aspetto benigno, e non si lascia attristare al timore del mal non presente. Subitáne disavventure gli han tolta la maggior parte de’suoi averi, perciocchè figlio unico di ricchissim’uomo egli è, ed in ben mezzano stato l’han messo, ed egli non ispasimando soprabbondanza di ricchezze, si ritrova tuttavia ricco, ed acconcio a poterne dare altrui. Or che avrebbe a desiderar altro? È stato Ilario in assai fatti d’arme, ed in una giornata ebbe una gloriosa ma crudel piaga: ed alla gente che gli se ne vuol condolere: Io, risponde, n’ebbi buon mercato, se ne fui solamente ferito, laddove moltissimi amici miei vi fur morti. Ilario con tutto che abbia per moglie una donna che egli sopra ogni cosa ama, non gli è venuto ancor fatto di divenir padre; e pur, pensando quanti ribaldi figli [182] fanno vergogna a’loro parenti, se ne passa con pazienza. Paragonasi egli ognora ai men felici di sè, e questo paragone gli fa più dolce e più pregiato parere il ben di che gode. Per mio avviso, dice egli, la vita è un lotto, ed io mi contento che la mia sorte non sia degli estremi. ◀Eteroritratto ◀Livello 4

Può giustamente essere ripigliato Tetrio di cavar con la fantasia dal futuro i mali che lo attristino: e può Ilario essere sgridato di troppa fidanza e di poca cura nel prender guardia delle avversità; ma chi non torrebbe anzi esser questi che quegli? L’ottimismo suo non è un egoismo mascherato. È egli d’un sentimento e d’una altezza d’animo da non credere tutto esser bene in terra; ma, perciocchè s’accorge de’privilegi avuti dalla natura e dalla fortuna, egli, grato alla lor grazia, ne usa e ne gode. ◀Exemplum ◀Livello 3 ◀Livello 2 ◀Livello 1