Sugestão de citação: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "I servidori", em: Lo Spettatore italiano, Vol.4\25 (1822), S. 174-177, etidado em: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Os "Spectators" no contexto internacional. Edição Digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.889 [consultado em: ].


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I servidori

Citação/Divisa► Alla natura umana forza mi paiono fare coloro i quali
non amano col cuore, e non guiderdonano amore-
volmente colui il quale sagace, fedele e costumato
esser comprendono, e dal quale sè amati e riveriti
esser conoscono per isperienza

(Della Casa, Ufficii comuni). ◀Citação/Divisa

Nível 2► Nível 3► Egli mi pare, diceva un dì Eugenio, che trattando i moralisti dei vari officii degli uomini in ciascuna condizion della vita, non abbiano abbastanza di quelli parlato dei padroni verso i loro servi. Ma certo si è nondimeno che, atteso il loro fedele servigio, dritto hanno alla benivolenza e riconoscenza nostra; conciossiachè i vincoli che ai servi ci annodano, prendano fino dalla infantilità cominciamento, siccome tutti gli altri legami di famiglia; e così questi come quelli esser non possono se non per orgoglio, o per durezza, o altro così fatto vizio troncati o disciolti.

Lo avere a schifo di esser caro a chi da noi dipende, e di cui necessarie ci sono le cure, fa, per mio avviso, segnale di animo non diritto e di cuore per avventura malvagio. E nel vero un amorevole famiglio non è egli un amico assai più sicuro che i più di coloro che tali si chiaman nel mondo? Io istimo che dopo il vantaggio di non aver cosa che ci rimorda, nulla tanto faccia alla felicità dell’uomo dabbene, quanto lo essere amato da’suoi inferiori, [175] e massime da quelli che conesso lui si mettono per familiari.

In questo mio stato, continuò Eugenio, e coll’indole che io ho sortito, vi ha forse minor merito a provare cotali sentimenti, che se immerso mi trovassi nel tumulto degli affari e nel gran vortice del mondo. Scevro dell’ambizione ed amico del riposo, io confesso che dopo essermi dipartito da indifferenti brigate, la mia casa è per me un luogo di conforto e di piacere, perciocchè vi ritrovo antichi servidori, da me risguardati siccome amici da gran tempo sperimentati, che io avviso di governare con dolcezza e bontà, mentre che per avventura sono io governato da loro. Hacci di pochi che tutto comprendano il piacere che sento io, quando appresso qualche assenza all’uscio picchiando di mia casa, odo Pietro precipitoso scendere per le scale, e brillar gli veggo in viso la contentezza nel rivedermi, vezzeggiando il mio cane, quasi che a lui pure far voglia una lieta accoglienza; e godo quando egli mi dice che al modo di picchiar mi riconobbe, quando contezza mi chiede di mia salute, e la porta mi spalanca della mia camera, dove tutto già e in pronto per ricevermi, e dinanzi al fuoco mi colloca le mie pianelle, e al solito luogo mi pone la grande sedia a bracciuoli, dove con tanta compiacenza mi assido, che un malvagio, se lice pur dirlo, non è di sentirla capace.

Alla educazione principalmente io debbo il conoscere gli officii miei inverso de’servi. Perciocchè non rassomigliava già mio padre ai più [176] dei genitori che incuorano i loro figliuoli a trattar con orgoglio e durezza i famigli, e ad essi per tempo un’alta opinione instillano della maggioria di lor condizione, adusandoli a riguardarne i servigi siccome pienamente compensati col tenue salario, e inducendoli a credere non essere eglino da contraccambiare coll’amorevolezza e colla riconoscenza. Ma il padre mio mi assuefece per tempo a trattarli con piacevolezza, e a risguardarli siccome amici inferiori; e spesso mi diceva che a rendere lo stato loro infelice fa sopra ogni cosa il tenerli sempre in una umiliante distanza, nè colla dolcezza e colla affabilità temperare quella serietà che a padrone si addice, ma con aspre e riottose maniere far loro sempre la propria bassezza sentire: conciossiachè nulla tanto appalesi un animo basso, come l’essere altiero con chi ci è sottomesso; nè cosa v’ha tanto vile e inumana, come aspramente usar con coloro cui dura necessità riduce a servire.

Nível 4► Exemplum► È generalmente da imitare il modo che i Francesi tengono inverso i famigli, perciocchè non par che dimentichino essi mai essere i servi a noi come uomini uguali; onde non pure li trattano con bontà, ma con una dimestichezza amorevole tanto che loro obbliar fa il grave peso della servitù. Gli Inglesi all’incontro non hanno le più volte maniere così umane, essendo che i più di loro cresciuti sono con questo principio: che i servi sono un mal necessario. ◀Exemplum ◀Nível 4 Nível 4► Exemplum► Uno io ne conobbi che piena aveva la testa di cotal massima, e sovente la ripeteva alla presenza de’suoi domestici stessi. [177] Venne un dì la fantasia a sir Hardman di menar le mani sopra un suo donzello per cagioni che nè io potetti mai penetrare, nè potrallo così il donzello come il padrone, attesa la violenta ed impetuosa natura di questo. Il servo lo abbandonò allora allora, e fe’ sacramento che più non avrebbe padrone, ripetendolo parecchie volte con assai enfasi ed energia; perciocchè cotai giuramenti aveva egli apparati dal suo signore, e in così fatta ragione di eloquenza quasi agguagliava il maestro. Mi fu avviso che una così solenne e ripetuta abiura della servitù saria per essere irrevocabile; ma indi a pochi dì scontratomi per la strada in lui d’altra assisa rivestito: Qual meraviglia! gli dissi; egli mi sembra che, malgrado dei vostri giuramenti, voi serviate altro padrone. Ah! mio signore, ei rispose, io ho per isperienza provato essere il padrone un mal necessario. Un cotal detto, che il così falso e odioso proverbio di Hardman mi richiamava al pensiero, esprimeva una manifesta verità. Ed infatti qual disavventura maggiore può al mondo provarsi che vedersi alla misera condizione astretto di vendere la sua libertà per sostentare faticosamente sua vita? ◀Exemplum ◀Nível 4 ◀Nível 3 ◀Nível 2 ◀Nível 1