Mobilitate viget.
Di moto sol vive.
he la moda dal lusso proceda, dalla bizzarria e dal capriccio, si è detto per molti che l’origine sua ricercarono. Ma ovechè pongasi mente quanto ella eziandio su i più barbari popoli e più selvaggi, non meno che su i più inciviliti distenda l’impero, fia giuocoforza confessare che suo principio muova dal cuore umano. Perciocchè gli uomini hanno in tutti i tempi tenuto, e terranno capitale di quello che puote fare in verso di sè rivolgere gli occhi altrui, e in uno meraviglia eccitare di lor ricchezza, potenza e grandezza. Ora l’esterior pregio molto dipende dal modo di vestirsi; e quindi viene il tanto ricercar che si fa dei preziosi ornamenti, delle rare pietre e dei ricchi metalli, i quali non sono meno ornamenti, che segni da cui gli altri distinguer ci debbano, e riconoscer la nostra maggioranza. E quanti ci ha egli che sufficienti sieno a separar la persona dal vestito, e giudicar dell’uomo senza confonderlo col metallo? Così per insino a che gli uomini più prode trarranno dalla opulenza che dalla virtù; per insino a che i mezzi di apparere pregiati saranno diversi da ciò che solo merita V. Buffon, Hist. nat., Disc. sur l’homme..
Non è senza ragione l’origine di parecchie mode, come sono quelle che intendono ad ascondere i difetti, e a far meno disaggradir la natura. Chi gli uomini risguarda in generale, trova che più assai delle belle persone e ben formate sono le sconcie figure e i laidi volti. Ora le mode, che sono l’uso del maggior numero, al qual uso si sottopongono gli altri, furono da quei molti introdotte e stabilite, ai quali caleva di rendere meno rincrescevoli i loro difetti. Perciò le femmine a colorir presero il viso quando si erano appassite le loro rose, o quando un natural pallore le faceva aggradire meno delle altre; e gli uomini similmente imbianchirono colla polve i capelli ad occultare la canutezza indotta dal tempo, e a dissimulare l’età.
Le donne fornite di quelle
Petr.
non dovrebbono tener dietro alle mode; avvegnachè la semplicità degli abbigliamenti fa meglio vedere quanto essi avanzino le altre per le loro attrattive, e l’attenzion degli uomini non è dal verace incanto del sembiante e della persona distolta per istudiati e bizzarri acconciamenti. Se non fosse l’esempio delle belle, non oserebbero le difformi adottar fogge che ad esse prestano armi e le accostano a quelle.
La più voluminosa delle istorie saria quella delle mode; ma pure sendo l’immaginar dell’uomo circonscritto, spesso ricompariscono le antiche. Un antiquario, assai nello studio delle medaglie versato, osservò che nel giro di cinquant’anni furon tutte esaurite le antiche maniere in più secoli inventate per le acconciature del capo. E un altro medesimamente ha dimostro che l’invenzione delle Fontange, ond’ebbe il vanto una Bella del secolo di
Per bizzarra che sia una moda, mentre che dura, ti abbella e ti accerta che piacerai. Ma non sì tosto ella è disusata, che divien ridicola
Alle volte, posciachè tutte si sono esauste le fogge dello abbigliarsi, si è fatta una moda della nudità. Così, ponendo giù la modestia e il pudore, hanno le donne lasciato alcuna lor parte discoperta, o di sì leggieri e trasparenti robe si son rivestite, che elle si facevano vedere quasi nude.
Non pure sul vestire e sull’esterno esercita
Tempo già fu che i padri davano ai loro figliuoli il nome di alcun apostolo o d’altro minor santo: ma si diria che i santi medesimi sono soggetti ai mutamenti della moda. Perciocchè i nomi di
Sottoposte ai capricci della moda sono state ancora le fisiche doti che danno buon temperamento e sanità. Tempo già fu che l’esser bene in carne, lo che tanto si richiede per la bellezza, era tenuto qual retaggio degli umili stati, non meno che la robustezza e la forza. Bisognava allora esser gracile e snello; e perciò
Regola la moda eziandio i nostri cibi, sentenziando se alla foggia italiana o alla francese debba mangiarsi. Perciò se ella dà il bando a qualche vivanda, non pure è interdetta, ma tenuta anche insipida. Tempo già fu quando gli uomini per nascita illustri potevano, come quelli dell’infime classi, inebriarsi; se non che facea mestieri che lor ragione affogassero, per così dire, in vini stranieri, altrimenti non avria la moda approvato l’ebrezza.
L’influenza della moda sopra i costumi è spesso più potente che quella delle leggi. Perciocchè ella è talvolta proceduta così oltre, che ha perfino screditato l’amor coniugale, intanto che non s’arrischiava più uno sposo a dirsi innamorato della sua donna, nè a farsi vedere in pubblico con esso lei. Vietavalo la moda sotto la pena delle altrui beffe, e per tal guisa riduceva gli sposi a viversi in una specie di continuo divorzio. Nè a questa è stata contenta; conciossiachè alle volte ha prescritto per legge l’amore delle donne di Corte, allorquando
Vede tutt’ora l’Italia nelle prime sue classi una moda eziandio più scandalosa, se pure moda si puote chiamare il serventismo, che da tanto tempo ancor dura. Se egli è vero che dallo spirito della cavalleria e dal platonicismo abbia avuto cotesta usanza l’origine, siccome alcuni pretendono, bisogna pur confessare che ella ha coll’andar del tempo assai tralignato. Avvegnachè non è mica questo gusto una sola galante e tenera amistà di cui la virtù non debba arrossire, ma sì bene un legame che stringe insieme una maritata e un amante quasi approvato dal marito, lo che è il più alto grado di disordine a cui pervenir possano i costumi.
Le qualità che rendon l’uomo socievole e dabben cittadino, sono similmente alle leggi della moda soggette. Vi è alcun paese ove a tutte queste doti vien sostituita una cotal pretesa amabilità, la quale è riposta in voler piacere a tutti, senza amare veracemente persona, e senza esser da persona amato. Ella si compone delle più frivole doti, indifferenti ci rende siccome al ben pubblico, così al debito dello stato e della professione nostra, e ne adusa a non onorare il merito e la virtù, quando non si V. Duclos, Considér. Sur les Mœurs, ch.VII..
È proprio ancora dell’uomo amabile l’avere maniere e linguaggio alla moda, lo che francescamente dicesi buon tuono; e posto è in dire piacevolmente dei nonnulla, a non arrischiare il più breve sensato discorso, purchè la superficialità non te ne possa escusare; e se tu dei mostrare la ragione, a coprirla d’un velo con tanta cura, quanta ne vuole il pudore, ovechè sia mestieri esprimersi con qualche libertà. Lascerebbe ancor la maldicenza di piacere, se spogliata fosse di piacevolezza. Cotesto preteso buon tuono, il quale in sentenza è un abuso dell’ingegno, cangiasi sulle labbra degli sciocchi in un gergo per se stesso non intelligibile, sendo un faticoso ammasso di parole vuote di senso, una volubilità di discorso che fa ridere lo stolto, che sgomenta l’uomo sensato o timido, e rende incomportabile la società.
L’amabilità e il buon tuono formano, più che altro, l’uomo alla moda; col qual nome si addimanda non già colui che è reputato per qualche suo merito, ma colui che è da quelle femmine carezzato, le quali più amano d’esser conosciute che stimate; e chiunque a questa gloria perviene, è sicuro di essere agli altri preferito, comechè egli non più amore infonda che
Avvi nella nostra letteratura un altro eziandio peggiore sconcio che dalla moda procede; e questo è la servile imitazione, la quale nel loro nascere schiaccia i germi dei migliori ingegni.
Dopo siffatta moda, è più volte ricomparsa l’altra della servile imitazione. L’inimitabile ossianesca. Di che ne consegue che la moda egualmente consacra le bellezze di un classico autore e i brillanti difetti di un cattivo originale. Talvolta le prime passano di moda come i secondi, solo perchè perduto hanno l’attrattiva della novità.
I sistemi possono chiamarsi le mode delle scienze, e passano essi pure come le mode. Così il Peripateticismo ha dato luogo al Cartesianismo, e questo ha dovuto darlo al Neutonianismo. Similmente infra tutte le scienze che più state sieno al poter della moda soggette, è [...] [S. 136, 137 fehlen]