Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "La metempsicosi", in: Lo Spettatore italiano, Vol.3\84 (1822), S. 357-360, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.856 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

La metempsicosi

Zitat/Motto► . . . . . . . . . . . . . Muta ferarum
Cogit vincla pati; truculentos ingerit ursis
Praedonesque lupis, fallaces vulpibus addit.

Claud. lib. 2 in Ruf.

Patir lor fa di belve il carcer muto;
Negli orsi i truci, i predator ne’lupi
Chiude, e i fallaci colle volpi aggiugne. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Molto parzial son io, diceva Morfisio, della metempsicosi; e nol celo, perchè nessuna opinione par che meglio senta della futura vita, che la perpetua trasmigrazion delle anime. Prima di tutto essa è giusta, poichè ella risponde ottimamente alla gran legge del contrappasso e della uguaglianza. Certo per via di questa metamorfosi posson gli uomini quelle ingiurie patire in una vita che essi avran fatte in altra, ed anche nelle stesse membra per opera solamente d’una trasmutazion di stato. Come, per esempio, un crudele tiranno, stato in una vita vago e lieto delle pene de’suoi schiavi, può, cangiandosi in altra vita, sostener tutti li martirii della schiavitù sotto una signoria più della sua tirannica. Il giudice per li torti e le crudeltà commesse può essere incarcerato, martoriato ed appiccato. Divenuti cervi e lepri e pernici, ponno esser assaliti ed uccisi in caccia tutti coloro i quali col nome di cacciatori si piacquero di perseguitare e distruggere i non [358] nocivi animali. Si potranno addentare e sbranare a vicenda in forma di tigri, di lupi e di mastini tutti i famosi eroi che del disfacimento dell’umana moltitudine hanno goduto e riso. A nessuna maggiore e peggior pena potrebbon esser addetti i principi ed i gran consigliatori e gli altri ministri, per delitti ch’essi avessero, che a quella di dover rivivere la vita medesima che già vissero.

Giustizia ed utilità si tengono in libra in questa opinione; perciocchè la trasmigrazione adegua tutte quelle intrinseche disuguaglianze, e attribuisce le dure condizioni della vita a chi nell’antecedente stato, scelleratamente vivendo, se ne fece reo: il che diventa una giusta retribuzione a’malvagi ed un utile compenso insieme alla società. Ed in tal guisa il tiranno, che male la sua potenza esercitò, sarà messo in atto di schiavo ai servigi di quella patria ch’egli ebbe, in officio di Re, tiranneggiata. Chi sa che adesso Fernando Cortes non sia obbligato ai lavori nelle miniere del Messico? Io m’avviso che i sommi conquistatori sieno con le fatiche delle gravidanze e con le doglie de’parti esercitati a popolare la terra che essi anno voluto dipopolare: e forse che Alessandro e Cesare già vi saran morti parecchie volte dopo il tempo ch’essi ci vissero da vincitori: e Carlo XII dovrebb’esser moglie d’alcun ministro Protestante di campagna con un branco di figli grande e di dì in dì crescente: e Kouli kan se n’anderà per avventura di porta in porta mendicando a frusto a frusto la vita, con un fanciullo in braccio e due sulle spalle e sei appresso.

[359] Molto probabile è pure la trasmigrazion dell’anime, poichè senz’essa non si potrebbe degli affanni che tanti innocenti sopportano, rendere ragione. Pogniamci mente quinci e quindi, e ci vedremo intorniati da innumerabili animali per loro specie e per crudeltà nostra a miserie inestimabili sottoposti; incapaci di colpa, ne’degni d’esser puniti; tratti alla vita per solamente farla dilettevole coi lor mali a creature più di lor difettive: e perchè tutto l’esser loro si ristringe nel chiuso della vita presente, neppure hanno speranza di essere del loro sofferire rimeritati. Ma la metempsicosi rimuove tutte queste difficoltà; ammonendoci che i tormenti de’quali certi animali non paion degni, son giuste pene da loro forse in altra vita con le scelleraggini medesime declinate. Ella ci ammaestra poter la volpe, oggi bramosamente accaneggiata, essere stata alcuno astuto e rapace ministro, al quale i guadagni e le rapine avevano partorita quella sicurtà che or la fuga non gli produce: potere il toro, adesso tormentato e straziato con tutti gl’ingegni che può pensar la malizia dell’uomo, essere alcun empio tiranno stato, il quale avrà per addietro mandata la gente ai supplizi che egli or porta: potere il dolente uccelletto, ora cattivo e chiuso e digiuno dentro la gabbia, esser già stato qualche creditor dispietato che avrà fatto finire in fondo di carcere il suo debitore: potere la tortorella, che va la sua consorte piangendo e di dolor morendosi, essere stata anticamente alcuna disleal femmina, a cui la morte del marito, da lei stessa macchinata, avrà recato [360] contentezza. Prima che sì discreta e consolante opinione mi credessi, m’era rincrescevole il salire in carro di posta, perchè quelle bestie che ‘l portavano, mi parean semplici cavalli a quel duro tormento ingenerati per agio mio: ed ora mi vien da dir fra me stesso: Chi sa che queste rozze non siano state ruvidi pedagoghi, o atroci manigoldi, o peggio? E così mi diletta di stimolarli alla via, con avviso di esser io nell’andata uno strumento di rigidissima giustizia.

A chi bassamente la dignità dell’umana natura concepisce, parranno forse queste opinioni frascherie e ciance e trastulli d’immaginazione: ma son esse in sostanza assai ragionevoli e ben credibili, perchè tutto l’aspetto hanno della verità. E buon saria egli che tutti coloro che le divine fondamenta di morale senza ritegno percuotono, se ne illuminassero: conciofossechè la paura di trapassare in uno stato dove sino all’ultima dramma si pagasse il fio d’ogni loro iniquità e lordura, ne li potesse rivolgere, e far pensar loro la propria salute, e verso la virtù ravviarli. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1