Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "L’esempio degli animali", in: Lo Spettatore italiano, Vol.3\81 (1822), S. 346-350, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.853 [aufgerufen am: ].


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L’esempio degli animali

Zitat/Motto► Vade ad formicam, o piger, et considera vias ejus

(Salomon.).

Vattene dalla formica, o infingardo, e ad operare impara da lei. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Dialog► Metatextualität► Io sono in proponimento, diceva io ad Erasto mio amico, di scrivere un capitolo delle virtù degli animali, nel quale io estimo non dover essere meno di morale che negli altri della mia opera si contenga. ◀Metatextualität

Guardate, rispose Erasto, di avvilire il santo nome della virtù dandolo ad insensate creature, anzi a macchine. Senza ragione vi può essere morale?

Chi lo sa? soggiunsi io, verità è che le più volte si veggono alle bestie alcune cose fare, e certe maniere tenere, le quali se in un uomo fossero, s’avrebbero per virtù, e meritamente sarebbero dalle savie ed oneste persone commendate. Ora conciossiachè elle negli animali si trovino, qual nome s’ha da por loro? O forse se istinto, o altro quelle noi nominassimo, sarebbe perciò la lor natura mutata? Io credo che troppo i convenevoli termini ecceda l’uomo nell’usar il privilegio che conceduto gli è di intendere più una cosa che un’altra per lo suon della voce che egli distingue ed acconcia. Chiama macchine egli le bestie che talora mostrano senno, giustizia e gratitudine, come la [347] sola materia nelle diverse specie costantemente potesse adoperare quello che nell’umana generazione non può (generalmente dico) far l’anima con tutto l’intelletto e l’altre sue potenze. Ma io mentre che negli animali conoscerò dimostramenti di gratitudine, di fedeltà, di amicizia, di paterna e filial pietà, non avrò mai tema di appellarle virtù, e di additarle a’miei simili, perchè esempio ne prendano e frutto; ed in ciò sieguo la Sapienza eterna, la quale dirizza l’uomo alla scuola della provvida formica e della studiosa pecchia. Metatextualität► E mi pare che tutte queste qualità e pregi siano posti in alquante novellette che ora mi piace di raccontarvi. ◀Metatextualität

Ebene 4► Exemplum► Pochi luoghi sono in Omero pietosi a comparazione della storia del cane di Ulisse, la quale certamente non è una fantasia del poeta. Ricoverato Ulisse nella sua terra, non è da persona raffigurato, nè eziandio dal mandriano Eumeo amico suo fedele, dal quale per ospitalità è ricolto, nè dalla sua mogliera Penelope che gli recita pur le fatiche della lunga sua vedovanza: ma il sagace e fidato Argo, già caro da Ulisse avuto, sentì tantosto l’antico suo signore; e considerandolo, e facendogli la festa e le accoglienze che poteva maggiori, fu da tanta affezion soprappreso, che dalla soprabbondante tenerezza e letizia vinto, cadde morto tra’piedi del suo signore, ucciso dall’amor che gli portava, e dalla riconoscenza. Pianga adunque il conoscente amico quanto più pietosamente può la sua morte, e vergognisi l’ingrato di non aver nel cuor suo que’sentimenti che in una bestia gli son discoperti. ◀Exemplum ◀Ebene 4

[348] Ebene 4► Exemplum► Grande è la sagacità degli elefanti, nè piccoli sono i sentimenti che in sè ricevono: onde che alquante carezze e poche impromesse che lor fatte siano, hanno virtù di condurli a sforzarsi oltre a quello che altrimenti non avrebbero fatto. Lungamente ritengono li ricevuti benefizi, e quivi, dove il tempo il richiede, chiara testimonianza della lor gratitudine danno. Un uomo d’arme a grave pena sentenziato si fuggì, e presso un elefante riparò: sotto il cui schermo più e più giorni stette, senza essere da alcuno per paura noiato. L’elefante d’ogni cosa che data gli era mangiare, gli faceva parte con incredibile affezione, la quale procedeva dall’aver lui ricevuto per lunga usanza mangiare e bere dall’uomo d’arme. ◀Exemplum ◀Ebene 4 Questi portamenti in alcuno amico se stati fossero, sommamente lodati e magnificati sarebbero: e perchè non li pregerei e non gli esalterei io in qualche animale?

Ebene 4► Exemplum► In uno squadrone di cavalleria fama è che fosse un cavallo tanto oltremodo vecchio, che paglia nè fieno più non potea masticare. Ora solevano a lato essergli posti due cavalli, i quali infragnendo la paglia e il fieno co’lor denti, e poscia sotto il muso del vecchio spingendolo, gli ressero la vita buon tempo con questa cortese benivoglienza. ◀Exemplum ◀Ebene 4 La qual cosa di un fortissimo istinto, e da stupefar l’uomo, fa argomento. Ed ove è più commovente esempio di compassione, e quasi che non dissi di umanità?

O scorno e vituperio dell’uomo! grida Sterne, che se gli uomini tanto almeno s’amassero mutuamente, quanto le bestie amano i lor figliuoli, pure sarebbe, un gran fatto. Egli non è [349] solamente una e altra fiata addivenuto che gatte e cagne di dolore de’figli che s’hanno veduto portar via, si sono morte. Ebene 4► Exemplum► Ed una cagna alla quale furono tolti i suoi catellini, ed affogati in un ruscelletto non guari lontano, come sconsolata madre e senza consiglio andò, e ricolsegli dall’acqua, e l’un dopo l’altro a piè del suo signor crudele ne li portò: e quivi sopra ciascuno stata lunga pezza disperatamente a riguardare, e come se lui ne accusasse e rimordesse, fu dal gran dolore uccisa. ◀Exemplum ◀Ebene 4

Ebene 4► Exemplum► Dirò un’altra bella prova di materna affezione, la quale presente me e veggente fu fatta. Ebbe un passere troppo ancor fanciullo ardir di levarsi a volo, non avendo il corpo ben fornito ancora di piuma, sicchè gli convenne andar giù, e cadde in mezzo della strada; dove il figlio d’un calzolaio tanto gli andò dietro, che lo prese e serrò in una gabbia. Soleva la porta della bottega star di continuo aperta; il perchè la mattina appresso il passerotto, levata sua voce, si fe’ sentire; e meraviglia nacque d’un altro che venne, e si posò in su la gabbia; e senza aver paura alcuna, che che uomo facesse a spaurarlo e mandarlo via, tanto stette che gli venne fatto di entrar nella gabbia, e nido fece al suo passerotto; perocchè era la madre di quello venuto l’altra mattina; ed ecco apparve ancora il padre, e tanto si ravvolse intorno alla gabbia, che all’ultimo v’entrò, come aveva fatto la sua consorte. Sono adunque degnamente nominati questi uccelletti come specchi della materna tenerezza: e veramente, quanti sarebbero questi genitori che a consolare [350] i dolenti figliuoli si conducessero a sostener gli stimoli del bisogno e la pena di una scura prigione? ◀Exemplum ◀Ebene 4

Il coniugale affetto sì nobilmente è dalle bestie conosciuto, che di meno farebbe onore alle creature intelligenti. Ebene 4► Exemplum► Avendo un cacciatore a due pernici tirato che erano insieme, pur l’una ebbe; e l’altra datasi al volo, come s’avvide che la consorte sua non veniva seco, così rivolò a lei, e con sue grida s’ingegnava di chiamarla a sè, perchè cessasse il periglio. Avvenne che il cacciatore niente dal pietoso spettacolo commosso, da capo caricò l’archibugio e tirò all’altra pernice, a cui il piombo altro non fece che levar poche piume. Nè pertanto di meno ella fu punto sgomentata, nè dalla cara compagna si potè dipartire, infin che dal terzo colpo giunta, cadde vittima della marital tenerezza. ◀Exemplum ◀Ebene 4 ◀Dialog ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1