Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "Il verme della terra", in: Lo Spettatore italiano, Vol.3\78 (1822), S. 338-340, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.850 [aufgerufen am: ].


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Il verme della terra

Zitat/Motto► Rerum natura nusquam magis quam in minimis tota est.

(C. Plin. Secun. lib XI. c. 2).

Non si manifesta in nessuna cosa quanto nelle piccolis-
sime tutto il potere della natura. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► A parer di prosontuosi filosofi, diceva Eugenio, certe fiate viltà diventano in noi le affezioni per gli animali, e perciò conviene schermirsene. Ma nel cuor nostro, qual è de’dolci affetti che sia da siffatta colpa esente? Adunque sarebbe egli perciò da spegnere? S’anderebbe per avventura a gran rischio di rimaner privi di gioia e di virtù. Perciocchè i delicati sentimenti inducono nell’animo nostro mansuetudine, benivoglienza e liberalità. Ebene 4► Exemplum► Mirabilmente dilettami tutte le volte che alla memoria mi si reca l’atto del vecchio Tobia1 , il quale infestato per un noioso moscherino, lo pigliò, e levatosi di tavola, andò ed aperse la finestra, dove liberandolo gli disse: “Non ti voglio far male: va via, che il mondo ci cape amendue; sì è egli grande”. ◀Exemplum ◀Ebene 4 Or chi opera siffattamente, potrebbe egli giammai commettere mala cosa contro una creatura a lui simigliante?

Tiene alcun moralista che non convenga per-[339]cuotere un cane, nè un animaletto uccidere, quando non apparisca cagione la quale a scolparci nella corte dell’equità sia sufficiente. E non ha torto; considerando che tutti gli esseri eziandio piccolissimi, senza guardare alla specie a cui s’appartengono, hanno giusto titolo nella nostra discrezione e nella nostra umanità, purchè siano formati e disposti a sentire le dolorose affezioni.

La gente che il più suole tener conto dell’apparenza, fa stima solamente del sofferire degli animali dimostrato co’moti convulsivi del loro corpo, e con gli altri segni che far gli si veggono per lo dolore. Imperciò a tutte le creature così grandi, che per le convulsioni e per li guai che mettono, possono la lor pena manifestare, essi si guardano di fare alcuna offesa. Costoro stessi però degli animali, in che per la lor piccolezza non si possono gl’indizi del dolore discernere, crudelissimi strazi fanno, e scempi ed esterminazioni, senza punto badare a quel che fanno. La quale crudeltà per certo non userebbero, se ripensassero che ogni animale, avvegnachè piccolissimo, avendo organi e sensi, può ricevere piacere e pena; ed oltre a ciò, l’edificio del suo corpo, quanto è fievole e gentile, più vivamente le cose che il toccano, sente. Che se ciascuno avesse in su gli occhi il microscopio, onde gli si potessero discuoprire gli spasimi crudeli e mortali degli animali minutissimi, lo muoverebbero i tormenti di quelli, e compassione porterebbero fino al più misero insetto.

Ebene 4► Allgemeine Erzählung► Andandomene io in su la levata del sole per [340] mio diporto nella stagione che fa risentire la natura, ed aere spira più sincero e più vitale, accadde che guardandomi casualmente a’piedi, vidi che io aveva calcato nel mezzo il corpo di uno sventurato vermicello, il quale a’suoi moti convulsivi faceva vedere che acerbissimo dolor sentiva, e rannodandosi di sè stesso in cento modi, si faticava di ritirarsi di sotto a’piedi di sì feroce ma non colpevole oppressore. Perchè io incontanente alzai la pianta; ed egli, sì tosto come si sentì libero, si cominciò a muovere, a fatica lo stracciato corpo portandosi verso un forametto, dentro al quale ricoverò. Dovette egli esser uscito a ricevere i beneficii che dalla non parzial mano della Provvidenza piovono sopra tutte le cose create, e sopravvennegli un punto che quasi gli recò la morte. ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 4 Vedi, diss’io a me stesso, questo è una vera immagine di quello che d’ora in ora incontra nella vita umana. Nel mezzo della felicità, nelle braccia della letizia e de’recreamenti s’avventa colpo, del quale non pensavamo, e il filo spezza di nostra vita! Aimè! non è ella men fragile che quella de’vermicciuoli! Così facesse il conoscimento della nostra fragilità che noi fossimo umani e compassionevoli verso le creature le quali hanno comune con noi il diritto di vivere. ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1

1Tristam Shandy di Sterne.