Lo Spettatore italiano: La giostra del toro
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Ebene 1
La giostra del toro
Zitat/Motto
Nous
devons la justice aux hommes, et la benignité
aux autres creatures qui en peuvent être capables.
Après qu’on se fut apprivoise à Rome aux specta
cles des meurtres des animaux, on vint aux hom
mes et aux gladiateursNoi dobbiamo la giustizia agli uomini, e la benignità
aux autres creatures qui en peuvent être capables.
Après qu’on se fut apprivoise à Rome aux specta
cles des meurtres des animaux, on vint aux hom
mes et aux gladiateurs
(Montaigne~k).
Noi dobbiamo la giustizia agli uomini, e la benignità
agli altri esseri i quali
ne sono capaci. Conciossia
chè quando in Roma si fu la gente assuefatta a ve
der le morti
degli animali, trapassò poscia a quella
degli uomini e de’gladiatori.
Ebene 2
Ho io giudicato sempre che di qualunque sorta spettacoli dovessero di
sollievo o d’ammaestramento altrui servire: ma in quelli ove s’uccidon bestie, nè piacer, nè bene ho
mai saputo trovare. Crudel trastullo è il vedere un toro in balía di uomini che gli piantan
ne’fianchi asticciuole con fuochi artificiali, che lo involgono di razzi e di scoppii, non
altrimenti che se vivo il volesser ardere; guatarlo, dopo questo primo strazio, esser al collo, alle
coste, alla pancia da uno stuol di mastini addentato e dilacerato a brani, ed udirlo muggire e
dolorar miseramente fra le pene di morte. Diranno peravventura, esser molto alla caccia simigliante
questo spettacolo: ed io rispondo, che la caccia è utile, la qual diminuisce le bestie che,
moltiplicando, danneggierebbero le colture; e ci fornisce in copia di buone e varie vivande; ma che niente di tutto ciò si trae dalla giostra de’tori, nella quale, senza perchè, si
sparge del sangue, non altro operando ella, che indurire ogni senso di pietà, quell’inestimabile
tesoro che n’ha la natura donato. Ed è così vero che per l’uso de’feroci spettacoli si perde questo
senso, che se gli uomini rei fossero più sovente giustiziati, la gente alla veduta di un reo
condotto a morte, nè più nè men si turberebbe, che soglia fare a veder passare un mortorio.
Da queste pugne dove gli uomini entrano in lizza con le bestie, a parere de’più degli
Spagnuoli, proviene utilità e sollazzo; conciossiachè elle rassembrino le imprese de’cavalieri
antichi, e possano senza orrore a senza spargimento di sangue giovar quanto i crudeli e spaventosi
torneamenti. Elle ammaestran gli uomini a non si curar de’pericoli, mostrando loro la più sicura via
di superarli, esser l’andar loro incontra, o con forte viso aspettarli. Ma io avviso
dalle giostre de’tori avvenire quello che dal battagliar dei gladiatori avveniva; cioè, farsi
sanguinolenta, senza crescer d’ardire, la moltitudine; perchè non consiste nella efferatezza il
valore. Qual virtù può insegnare all’uomo la scuola dell’inumanità?
Ebene 3
Exemplum
In Ispagna, più che altrove, merita la considerazion dei moralisti lo
spettacolo della giostra de’tori: la qual si fa in un certo cerchio, o anfiteatro che dir vogliamo,
sufficiente talvolta ad un ventimila persone, tra le quali si osserva una quantità di donne e di
donzelle che potrebbono meglio in altra guisa la sensibilità loro adoperare. « Confesso, dicevami un
viaggiatore, muover assai, e forte sollevar l’animo questi spettacoli. Perciocchè uno immansueto
toro che si precipita nell’arena punto e ferito a sangue nelle prime percosse, infestato senza
triegua dalle picche di tre cavalieri, accerchiato da’suoi nemici, che dagl’impeti suoi non d’altro
si fanno schermo che d’una roba rossa: questo toro sbuffando, muggendo, imperversando, co’piè
zappando la terra, e coprendosi la testa collo scarlatto che ha salvato altrui dal suo assalto,
s’atteggia in sì pittoresco ed altiero stato, che porta per forza i riguardanti a’suoi
atteggiamenti, accatta la loro benivolenza, e adiragli contro que’vili e spietati che lo assediano.
No, non mi fanno meraviglia le grida e la festa del popolo, i reiterati plausi, lo
spiegar in aria i fazzoletti, e il tanto battere di piedi, che sotto ne rimbomba l’anfiteatro;
quand’il toro s’avventa all’uno de’cavalieri, gli sbarra il cavallo, e lui d’arcione stramazza, ed
infuocato da questa vittoria corre in volta a gran corso, d’alcun’altra cercando. O bella e ardita e
feroce bestia! tien ella il campo; e più trionfa, e più piace; nè più paion uomini gli assalitori
suoi: perciocchè in arena altre qualità non si notano che la maggior prodezza, ed a cotesta solo
s’applaude. « Rosseggia intanto l’arena di sangue, e va l’umano col ferino mescolandosi, e la gente
si avanza a vederlo scorrere senza ribrezzo. Ed io che, per un mio natural abborrimento, ad ogni
pensier che di sangue o di dolor fosse, mi turbava sì forte, che ogni minima immaginazione me ne
sbigottiva, e certe volte la fantasia m’ha fatto que’colpi sentire che io udiva narrare; ora nella
seconda giostra cominciai a poter affisare lo sguardo allo spettacolo; e tanto in processo mi si
andò scemando quell’avversione, che al decimo toro si era quasi affatto dileguata.