Lo Spettatore italiano: Il fulmine
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Ebene 1
Il fulmine
Zitat/Motto
Res est sacra
miser.
È l’infelice un sacrosanto oggetto.
Ebene 2
Ebene 3
Allgemeine Erzählung
Tempo fa m’avvenne di trovarmi in villa nella casa del mio amico
Benviglio, il quale aveva per moglie una che molto male a lui stava; conciofossechè egli natura
avesse aperta, liberale e pietosa, laddove ella era avara, superba, crudele senza modo. Or con
costei n’andai per via di diporto su per una collina che faceva cerchio ad una bella pianura, ed
onde molto veder si poteva e lontano. Appena vi fummo pervenuti, ed ecco si turbò di subito il
cielo, e cominciò paurosamente per gli scuri nuvoli a tuonare. Per la qual cosa essendoci messi a
prestamente ritornare al nostro casamento, sopravvenne il malvagio tempo, e colseci in parte ove non
era luogo da rifuggire; sicchè fummo costretti di porci sotto un grandissimo albero di quercia che
quivi era senza più. Al cui piè si giaceva una povera femmina con due suoi figliuoli; de’quali ella
aveva l’uno in grembo fra le braccia, l’altro tutto avvolto, come poteva il meglio, nei laceri
vestimenti della madre si stava, e dirottamente piangeva. Quando la vide madama Benviglio, fece
vista d’averla a schifo e di non avere ardire di appressarlesi, some se temuto avesse non alcuna mortifera pestilenza la contaminasse; e sì le impose che di presente si levasse di là. A
cui la poverella umilmente rispose: Gentil donna mia, non vedete che qui tengo i miei fanciulli,
perchè il mal tempo non gli offenda? Disse allora madama Benviglio: Mi meraviglio bene della fronte
che avete; or su, volete che ve ‘l ridica? Via di qua. A questo eccesso d’inumanità fui oltremisura
adirato, e dissi: Madama, non vi sia grave che questa poverella si rimanga pur nel suo luogo; chè
ella, se volete por mente, ci ha due fanciulli i quali son più nudi che vestiti; e potrebbero
gl’infelici fuori di qui assiderare, e forse ancor morire di saetta: senza che, questo coperto ci
cape tutti; e se per avventura il luogo vostro a voi par piccolo, eccovi ancora il mio. Rispose
ella: Che è questo che voi dite? e’ par che voi vaneggiate. Guardate bene che non è colei già delle
nostre pari. Costoro sono avvezzati a tutti i disagi, sicchè il piovere poco gli offende; e gran
mercè sarebbe che il cielo con alcun fulmine levasse dal mondo questi fanciulli, i quali mostra che
altrimenti anderanno a morir di fame. A queste parole la povera donna si strinse i suoi figliuoli al
petto, e caramente baciandoli, senza alcuno lamento fare, con gli occhi molli di lagrime si discostò
dalla quercia. La seguitava io colla vista, pure aspettando che fosse alcuno spazio dilungata,
perchè la limosina che io voleva farle, non avesse sembianti di vanità; ma stringendomi forte la
sentita compassione della misera, e non mi potendo rattemperare, n’andai correndo dietro a lei; e come sopraggiunta l’ebbi, così le porsi alcun sussidio, troppo, ahimè! scarso;
nondimeno, veggendomela un poco sorridere, ne fui lieto assai. Mentre che io mi dipartiva da essa,
d’improvviso udii un grido altissimo di verso il luogo al quale eravamo ricoverati. Io mi rivolsi, e
vidi fulminata la pianta, e madama Benviglio tutta spaventata e di sè tolta fuggire giù per la
pianura, non ostante che una pioggia si dirompesse delle più impetuose del mondo. Le andai appresso,
ed a lei arrivato, le dissi: Ora potete vedere come il cielo ha in sua cura quest’infelici, ai quali
voi con tanta crudeltà avete tolto il refugio che anche alle selvatiche fiere egli concede. Anzi a
campare la miserella e gl’innocenti suoi figlioletti, egli ha preso argomento dalla vostra inumanità
medesima. Ma poichè pur gli è piaciuto lasciarvi in vita, fate che questo orribile ammaestramento vi
vaglia, e fin ad ora non vi fugga più dalla memoria che i poverelli sono vostri simili.