Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "La felicità nella campagna", in: Lo Spettatore italiano, Vol.3\61 (1822), S. 266-270, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.833 [aufgerufen am: ].


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La felicità nella campagna

Zitat/Motto► Io per vivere con meno vizi, con meno maninconia e
turbazione, con meno spesa, con più sanità e con
più onestà, io sì che lodo abitare alla villa

(Pandolfini, Gov. della fan.). ◀Zitat/Motto

Ebene 2► La campagna ci offre a un tempo il più seducente degli spettacoli, ed una fonte abbondevolissima d’innocenti piaceri. La vita campestre ha ognor qualche cosa per noi d’interessante che ci rammenta le dolcezze del secol d’oro. Ma le delizie della campagna, dice l’uomo di mondo, non son che finzioni, ed è soltanto l’immaginazion de’poeti che ha creato quelle dipinture così lusinghiere. Infelice! che non sente nè sentir può la loro realtà. Egli ha perduto quella tenera e viva sensibilità di cui avealo fornito natura; e quanto egli vede, quanto a lui si para dinanzi, non tocca che leggiermente i suoi sensi. Va egli errando pe’boschi, senza fermarsi ad udire i molli e delicati canti dell’usignuolo, cui l’arte umana indarno si prova d’imitare; ed i teneri gemiti dell’amorosa colomba non destano nella sua anima alcun sentimento. Non si arrestò egli mai a guatare un belante agnelletto che scherzi sull’erba presso la madre che si sta pascolando; ed invano i dolci odori delle fiorenti praterie imbalsaman [267] l’aria ch’egli respira, e che riempie nel suo seno il vuoto lasciatovi da un alito pregno di corrotti vapori. La gioia e la riconoscenza non entraron giammai nel suo cuore neppure allo scorgere le pendenti mamme d’una feconda capra, il cui puro latte rese al languente suo corpo la sanità.

Ebene 3► Fremdportrait► Gli stessi lavori della campagna sono piacevoli a contemplare, perciocchè interessano per pubblica e privata utilità che ne arrecano. E chi vi ha in fatti, la cui immaginazione non si riscaldi al mirare gli arati campi e le ricche messi? Chi riguardar puote senza commozione i prati coverti di allegri falciatori che cantano, e gli sparsi armenti che in lontananza biancheggiano? La voce della natura penetra i nostri cuori, e ci richiama alla mente la prima vocazione dell’uomo.

Chi la sua vita consacra alle campestri fatiche, è più presso alla felicità che quelli i quali sembran ricolmi dei favori della fortuna. Il puro aere che lo circonda, il continuo ma temperato esercizio, il parco vitto e frugale lo tengono lunge da que’tanti malori che paiono aver locato lor sede nelle città. Estraneo alle tumultuose faccende ed ai brogli dell’ambizione, ei non conosce nè sollecitudine nè disgusti. Così la trista noia non viene ad assalirlo co’suoi languori, poichè tutte le sue ore egli parte fra le cure ed i piaceri domestici: nè i folli godimenti del lusso divorano l’aver suo, cui vede anzi ogni dì moltiplicare per la sua felice industria; ed ogni dì acquista nuovi mezzi per dare alla sua beneficenza accrescimento.

[268] Le occupazioni dell’agricoltura sono ancora un fonte di cognizioni, e sono degne ugualmente del gusto più delicato e del genio più sublime. La natura dispiega le sue bellezze tanto ad istruire che a dilettare chi la contempla; ed ogni volta che i suoi pomposi ornamenti si cangiano, novelli oggetti a presentano all’ammirazione. E che vi ha di più dilettevole e di più istruttivo, che il seguire i progressi delle piante, degli alberi, delle frutta dal primo sviluppo del germe fino alla perfetta maturità! Qual argomento di studio non offrono gli animali destinati al servizio immediato dell’uomo, e quelli che conservano tuttavia la loro indipendenza? No, non vi è quasi alcuna scienza che l’agricoltura servir non faccia a’suoi usi, e di cui ella non miri a promovere gli avanzamenti.

Ma la maggiore utilità della vita campestre è favorire la innocenza e la pratica delle virtù. La campagna ha una certa influenza morale, che l’uomo anche men riflessivo è costretto a riconoscere; e le svariate sue scene hanno una semplicità, una importanza che da’nostri cuori allontanano ogni torbido sentimento, e prevengono i traviamenti della immaginazione. Vi gode lo spirito di una calma propizia alla riflessione, che mitiga la violenza delle passioni ed il tumulto dei desiderii. Egli è ben difficile di starsi astratto, meditando sul margine d’un ruscello, senza indi riscuotersi fatto migliore e più saggio. ◀Fremdportrait ◀Ebene 3

Ebene 3► Exemplum► Sol nella pace de’campi ha per noi collocate natura le vere delizie; ed ivi il saggio [269] Amintore ha trovato la felicità. Ei la cercò lungo tempo fra i godimenti del lusso, dell’amor proprio e dell’ambizione; ma non ne ritrasse che amarezze, inquietudini e sinistri. Convinto al fine dell’error suo, abbandonò la Corte e la città, e si ritirò in campagna. Ma cercando egli un ritiro, non già pretese di esimersi dall’obbligo che ha la natura imposto ad ogni uomo, di esser utile a’suoi simili.

Ei suol consacrare la mattina allo studio, e dividere il restante del giorno fra i suoi amici e la cura de’suoi beni. È piacevole l’osservare con quai sentimenti di rispetto e di affezione lo salutano e gli parlano i suoi coloni, i quali son pure in qualche modo amici suoi. Egli ha in maniera ragionato il prezzo delle allogagioni de’suoi fondi, che ciascun coltivatore può nutricarvi la sua famiglia senza soverchio stento ed inquietudine; e ciascuno sì ben conosce la generosità del padrone, che il timore di vedersi accrescere il fitto, senza compensi, niuno rattiene dal migliorare il terreno col suo travagliare. Così per questa fidanza degli agricoltori ei non ha un pezzo di terra che non sia diligentemente studiato.

Talvolta alcuno de’suoi coloni viene a recargli la sua rendita, e sembra tristo all’aspetto. Amintore lo interroga, s’egli sia stato contento dell’annata. Oimè! signore, gli risponde, se io non avea qualche avanzo, non avrei potuto pagare il mio debito, poichè una pestilenziosa mortalità è venuta ad assalire il mio gregge, ed eccomi al di sotto per lungo tempo. Amintore, senza indugiare, gli rilascia generosamente la metà del fitto.

[270] In tal guisa questo saggio benefico ha trovato il segreto della felicità, avendo nel proprio cuore un sollievo contro l’avversa fortuna, ed un riparo all’inclemenza delle stagioni. Le devastatrici procelle non meno che le fertili pioggie concorrono a renderlo felice, poichè gli porgono il destro di accordare al povero industre, alla vedova ed all’orfano i suoi soccorsi. ◀Exemplum ◀Ebene 3

O uomo veramente saggio e dabbene, possa tu lungo tempo adempiere l’onorato ed utile uffizio di cui facesti elezione! Le tue azioni non isfuggono l’occhio di Colui che ti ha dato la vita. Egli dall’alto le applaude, e te ne prepara la meritata mercede. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1